III° "Ascolta!"
 
Dopo aver meditato l'urgenza dell'intimità con Dio, diversamente è la morte di Dio stesso; dopo essere entrati nel dramma della fede per ritrovare noi stessi con tutti i nostri interrogativi, aridità ecc., ritorniamo, con fiducia, ad ascoltare Dio, nonostante le oscurità, ritorniamo a fondare la nostra esistenza di fede sulla sua Parola. Vogliamo allora, in queste due meditazioni ripercorrere, nella Rivelazione il termine "Ascolta Israele". Ascoltate oggi la sua Parola pperchè, obbedendo nella fiducia, possiamo ritrovare la nostra serenità. Ascoltata
I° punto: "Ascolta Israele". In deut. 4.
Nell'economia generale del libro, questo termine serve a preparare e a introdurre la successiva esposizione della legge: come nel Vangelo di Marco la Parabola del Seminatore, predispone al vero ascolto della sua Parola.
"Shemà Israel": è dunque per tutto Israele. Non è per un ascolto privato o solo personale, ma sempre un ascolto eminentemente ecclesiale, un chiamare all'ascolto tutto un popolo. Deut 4,1. Ciò che è interessante vedere è pure la continua attualizzazione nell'ora, nell'oggi della Sua Rivelazione. L'oggi, l'ora, ritorna, nel Deuteronomio almeno 70 volte. Ciò vuol dire che ogni volta che noi ascoltiamo la sua Parola, è una realtà sempre nuova... La sua alleanza va vissuta per noi oggi! (Nel mio oggi...). In Deut. 4,12 si legge: "Il Signore vi parlò dal fuoco: voi udivate il suono delle parole ma non vedavate alcuna figura; vi era soltanto una voce". Vale per oggi! Che significa? Noi non siamo invitati, per oggi a vedere Dio. Non c'è visione di Dio: noi dobbiamo passare attraverso il dramma purificatore della fede. La visione ha un'evidenza oggettiva che si impone. L'ascolto invece richiede che si abbia fiducia in colui che parla. Il fatto allora che la nostra esistenza spirituale sia posta sotto il segno dell'ascolto, anziché della visione, significa che dobbiamo accettare responsabilmente il rischio della fede, credere senza vedere, sperare, senza vedere, la piena realizzazione delle sue promesse! (App. a Medjugorje e messaggi). E un'altra conseguenza pratica che viene dalla fede in Dio che vuole farsi ascoltare, ma non vedere, è che l'ascolto, al contrario della visione, è sempre un'esperienza aperta che non può esaurirsi in se stessa ma richiede una realizzazione operativa della parola udita. In tutta la Scrittura, quando Dio parla, raramente lo fa per dirci qualcosa di sé, ma è quasi sempre per dire all'uomo che cosa lui debba fare. La religione biblica è una religione dell'ascolto. Non esiste ascolto senza risposta: in questo caso senza responsabilità morale. La religione degli idoli che si vedono, vecchi e nuovi..., può invece offrire a noi tutti degli oggetti affascinanti e suggestivi, che sono solo da contemplare e non esigono nessun impegno morale. Quanti cinici adoratori...!
E il divieto biblico delle immagini, (ricordate?) costituisce precisamente la radicale negazione di una religiosità di questo genere, come evasione "estetica" dalla realtà. (Dio non vuole che ci facciamo degli idoli, alienanti...). E la radice più profonda di quanto stiamo dicendo sta proprio nel fatto che ogni idolo strumentalizza l'uomo mentre è l'uomo l'unica immagine visibile di Dio. Servizio di Dio è servizio all'uomo che mi rappresenta Dio. Così da ogni azione idolatrica perché giunge a sottrarci dalle nostre responsabilità concrete verso gli altri, ci aliena anche dalla vera adorazione del Dio invisibile. Giov. in 1,4,20 scrive: "chi non ama il proprio fratello che vede non può neppure amare Dio che non vede".
Amici... teniamo ben presente che ascoltare oggi la voce del Signore resta sempre un evento straordinario, spirituale e che non può se non sfuggire al nostro controllo - se l'ascolto è serio -perché è Dio che prende l'iniziativa e determina situazioni critiche e giudizi e scelte radicali. Isaia 55,10-15. Non si può rimanere neutrali di fronte alla Parola. Essa crea in noi la conversione; se superficiali... l'indurimento. Ed è necessario che vi siano persone che, chiamate da Dio, giungano a spiegare, spezzettare... per renderla più comprensibile; si gioca l'esistenza nel non riuscire a capire o a prendere seriamente: Deut. 5,27: è il popolo che dice a Mosé: "Avvicinati tu ad ascoltare quanto il Signore nostro Dio dirà: poi ci riferirai tutto ciò che ti avrà detto il Signore nostro Dio e noi lo ascolteremo e lo faremo".
Infatti questo ascolto non è facile e, soprattutto, non può essere preso alla leggera; ha bisogno di una disciplina, di una ascesi di tempi lunghi e di guide provate cioè di uomini autorizzati a parlare della Parola per il fatto di averla essi stessi ascoltata prima e a lungo. Prenderla alla leggera, occasionalmente, è avviarci ad una esperienza di morte.
In Deut. 5,27 (ascolteremo e faremo) e in Es. 24,7: tutta la realtà dell'alleanza, il popolo giura: "tutto ciò che ha detto il Signore noi lo faremo e lo ascolteremo". Or dunque: "faremo" "ascolteremo": fare la Parola di Dio e ascoltare vengono associati cioè con l'ascolto c'è la prassi corrispondente (capiamo?)
Ma in Es. 24,7 c'è una inversione di termini e la prassi precede l'ascolto. E' interessante come meditazione.
È da questo testo che nacque anticamente una diceria - diciamo - secondo cui Dio offrì la sua legge a tutti gli altri popoli prima che ad Israele. Alla sua domanda se essi fossero in grado di accoglierla, tutti risposero di voler prima conoscere ciò che vi era scritto per sapere se vi si potessero impegnare. Senonché, una volta saputolo, si sentirono come schiacciati dal peso di esigenze troppo radicali e rifiutarono il dono di Dio. Soltanto Israele non oppose a Dio alcuna condizione preliminare di conoscenza, non volle misurare in anticipo la propria forza, accettò il rischio di quel dono, a caro prezzo, e rispose: "noi lo faremo" ancora prima di conoscere, di ascoltare. Come dobbiamo interpretarlo noi oggi? In questo modo: la vera radice dell'obbedienza, della grande disponibilità a Lui, Dio, non si trova tanto nella conoscenza dei comandamenti quanto nella fiducia e nell'amore verso colui che, attraverso i suoi comandi, vuole la libertà e la pienezza della nostra vita.
Questo tutto dunque ci dice che l'ascolto fine a se stesso, la conoscenza per la conoscenza è una tentazione gnostica che non giova alla conversione e all'azione e finirà per creare caos e superbia intellettuale perché non legata all'obbedienza a Dio, alla fedeltà, alla sapienza profonda del cuore che ascolta e capisce! Buber, celebre studioso, traduce questo punto della Bibbia nel seguente modo: "noi faremo al fine di ascoltare". Ora se è vero che solo l'ascolto della Parola di Dio rende possibile una prassi che le sia conforme, è altrettanto vero che solo se siamo impegnati in questa prassi, ci è reso sempre possibile e fecondo l'ascolto. Ovviamente non si tratta di trasporre nella Bibbia la disputa moderna tra idealisti e materialisti sulla priorità della prassi sulla teoria o della teoria sulla prassi ma nella Bibbia noi troviamo sia l'invito ad ascoltare per fare sia l'invito a fare per ascoltare. Il primo ci orienta... il secondo diventa conferme e ricerca! La prassi è il metro di misura della verità del nostro ascolto. Letture: Mt 7,24 e seg. .
Deut. 6 - soprattutto 6,4-5: Ascolto è amore!
È la confessio fidei di Israele in Jahvè come unico Dio e l'affermazione del comandamento più grande, quello dell'amore! "Ascolta Israele...". È diventata la preghiera sinagogale per gli israeliti. E la recitano tenendo le mani sugli occhi per significare che il mistero di fede annunciata da queste grandi parole, è un mistero accessibile all'ascolto e non alla visione. Ma ciò che prendiamo soprattutto da questo "Shemà" è l'unione che esiste tra l'ascolto e l'amore. L'amore è la condizione fondamentale perché sia possibile un vero ascolto della Parola; è l'amore fiducioso verso colui che parla al nostro cuore, è l'amore che rende comprensibile la parola! Ora possiamo definitivamente dichiarare che senza la fede assoluta nell'unicità di Dio e senza l'amore radicale per Lui, come emerge da questo "Shemà", il nostro cuore resta chiuso al vero ascolto; "è il mondo che non può capire...". Il vero ascolto è realizzato con un amore che si caratterizza con tutta le forze.... L'amore radicale a Dio e l'ascolto radicale della sua Parola sono due aspetti della stessa realtà, è lo stesso comandamento fondamentale. Ma c'è un'ultima cosa da aggiungere secondo la traduzione rabbinica. I maestri rabbini del secolo II d.C. affermano che nulla nella Bibbia è scritto a caso. Perché, se amare con tutto il cuore è profondamente radicale, si aggiunge: "con tutta l'anima e con..."? Dicono: "con tutta l'anima" significa: "perfino se Egli vi strappa l'anima!" Cioè fino al martirio; "con tutta la forza”: "con tutti i tuoi beni" ([…]).
L'ascolto e l'amore è dunque fino alla donazione assoluta di quanto abbiamo e di ciò che siamo, fino al martirio! È veramente bello, è formidabile: diventa dunque una immensa base per la nostra vita interiore, per l'intimità con Lui, il superamento di tutti i drammi di fede!
Se ora consideriamo la parabola del Seminatore e la spiegazione che Gesù ne dà: Mt 13 Mc 4 Lc 8, la troveremo in coincidenza con lo Shemà dell'A.T.. Coloro che sono incapaci di ascolto ecc. tre categorie: a) coloro che non hanno il cuore che sappia capire la parola (Mt 13-18-19) b) coloro che non sanno restare fedeli di fronte alle persecuzioni e sofferenze (20-21) c) inganno delle ricchezze (22). In sostanza non sanno amare Dio con tutto il cuore... ecc! Fino al martirio e alla rinuncia dei beni! Coloro invece che portano frutto è perché amano... fino al martirio ecc..
Conclusione del primo punto: salviamo la nostra fede con l'ascolto; ma è veramente capace di ascolto, di comprensione spirituale della parola di Dio solamente colui che ama il Signore con un amore che tende a diventare conforme all'amore che Lui ha per noi.
 
II° punto 1 Sam. 3,9-10
 
La descrizione drammatica della vocazione profetica del figlio di Anna appare uno dei brani più significativi ed eloquenti sul tema dell'ascolto.
Qui l'ascolto è presentato in forma viva e drammatica, perché questo scritto sacro da un lato mostra concretamente che il servo di Dio è caratterizzato da tale atteggiamento di docilità piena alla Parola di Dio mentre dall'altro descrive le conseguenze nefaste e tragiche derivanti dal rifiuto di ascoltare la voce di Jahvè. In antitesi con il comportamento di Samuele, i figli di Eli e specialmente Saul non si mostrano docili alla volontà di Dio, non ascoltano la sua parola e perciò sono puniti severamente con una fine ignominiosa, con una morte disonorata. (Samuele è visto da S. Luca come una figura del Salvatore).
È tutto da leggere e meditare dal libro primo di Samuele i Cap. 1-2-3. Antitesi precise, radicali tra tutto ciò che è di Samuele e ciò che è dei figli di Eli. Mentre i figli di Eli non ascoltano la voce del padre (2,25) di Samuele è detto che per ben tre volte si precipitò con prontezza al letto del vegliardo non appena sentì la sua voce. Il triplice eccomi... e il "Parla signore” sono in antitesi con il rifiuto dei figli di Eli. La struttura di questi tre capitoli: nascita prodigiosa di Samuele, e la descrizione così diversa dei figli di Eli e il figlio di Anna! Parallelismi tra Samuele e Gesù in San Luca: 1 Sam. 2,21-22; 3,19: Lc 8,40-52. Sulla verginità ecc. cap. 46-47: è formidabile!! Il Magnificat e il cantico di Anna!
 
III° Samuele, figura del Redentore, è il modello dell'ascolto religioso!
 
Uno degli elementi più caratteristici che l'autore di 1 Sam., 3,1-10 vuole mettere in risalto è la docilità piena del figlio di Anna alla voce del Signore, è l'apertura del suo cuore all'ascolto della Parola.
 
a) la vocazione profetica... era rara la parola e le visioni non erano frequenti. Samuele costituito profeta. Come gli altri profeti: Amos, Osea, Geremia, Isaia, Ezechiele: il profeta ascolta e comunica la Parola di Dio. Quando in Israele la Parola era rara Samuele ascolta e Dio gli rivela la sua volontà nella casa di Eli.
b) Eccomi! Come Maria SS: docilità, agilità, apertura...
c) "Parla Signore, perché il tuo servo ascolta". Questa espressione indica con chiarezza qual è l'atteggiamento religioso fondamentale dell'uomo al cospetto del Signore; è l'ascolto docile di chi ama ed è quindi pronto a eseguire quanto gli verrà detto! "Come sono i servi attenti agli occhi dei loro padroni..." così dice il salmo 123,2, così è Samuele. Attento alle sfumature degli occhi!!! Così Samuele, fin dalla sua fanciullezza si è mostrato attento alla Parola di Jahvè, a ascoltarla, comunicarla, eseguirla. Così sarà tutta la sua vita. Gli altri capitoli sono a conferma! Con i figli di Eli, al contrario di Samuele, in antitesi con l'atteggiamento di Samuele, è il primo re d'Israele, Saul. Si caratterizza, Saul, con il rifiuto di ascoltare la Parola: è la disgrazia, la sua fine!
Gli inizi del regno di Saul sono caratterizzati dal rifiuto della Parola del Signore. Il re osa offrire l'olocausto agendo da stolto. Il castigo è il rigetto della sua persona e della sua dinastia (1 Sam. 13,8-14). Nel salmo 80 troviamo una dottrina non troppo dissimile: abbandono di Israele perché non vuole ascoltare la Sua Parola, mentre se ascoltassero..! (80,12-17)
C'è poi un nuovo rifiuto di Saul all'ascolto: si attacca al bottino degli Amaleciti anziché distruggere tutto. È la sua fine (1 Sam. 15,19). E Samuele contro Saul esclamò: "1 Sam. 15,22-23!: Cioè obbedire alla voce del Signore è meglio di qualsiasi sacrificio e di qualsiasi iniziativa anche grande: Isaia 1,10-15!! e Amos 5,1; 21. 53!! Jahvè esige l'ascolto della sua voce, l'obbedienza alla sua Parola divina. Sacrifici, doni, attività ecc. non possono mai diventare alternativa all'ascolto docile e operativo della Sua Parola. A conclusione del secondo punto: Samuele = modello di ascolto docile e operativo! In questo ascolto e operosità è vissuto, come Maria, la sorella di Marta, seduta ai piedi di Gesù. Per essere suoi discepoli... è Dio stesso che invita: "questo... ascoltatelo!" La risposta più vera...: "Parla Signore il tuo servo...".
 
III° punto: salmo 94
 
“Ascoltate” oggi la sua voce". Entra esattamente nella teologia del Deuteronomio questo salmo. Il salmo, nella sua prima parte ci invita ad entrare nel tempio, alla presenza di Dio per adorarlo, con la motivazione: "perché Lui e il nostro Dio e noi il popolo del suo pascolo".
È la formula dell'Alleanza! Il passaggio dal tema dell'Alleanza a quello dell'ascolto e dell'obbedienza è del tutto naturale secondo la teologia del Deuteronomio. L'alleanza vive nell'ascolto obbediente, così l'amore diventa fedeltà: "Se ascolterete la mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me la proprietà fra tutti popoli".
Ascoltare "oggi": ascoltare per eseguire oggi. Ascoltare, avere fiducia, credere oggi! Seguire, fare la sua volontà, oggi! Il Salmo riceve il suo significato più pieno con Cristo e nel Cristo. L'epistola agli Ebrei ce lo spiega. 3,9 - 4,11.
Dopo aver parlato in vari modi, oggi, finalmente, per Cristo! L'oggi dunque è Cristo che parla: ascoltiamolo. Concludiamo questa meditazione affermando come la più sacra delle tradizioni ebree e quella dell'ascolto della Parola di Jahvè fino ai nostri giorni. Ci auguriamo la stessa esperienza dei profeti, dei santi, dei martiri: "Lampada ai miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino". Salmo 118. E Gesù: "Chiunque ascolta queste mie parole... Mt 7,24 Lc 8,21 "Mia madre e i miei fratelli sono coloro che..." Mc 4,23: "Se uno ha orecchi per intendere, intenda".