IV° "Ascolta!"
 
Nel N.T., in S. Luca
 
Luca attribuisce un'importanza straordinaria al tema dell'ascolto. Egli non solo accogliere la dottrina della tradizione antica sul valore vitale dell'ascolto religioso, e del Signore Gesù e della sua parola, ma mette in risalto l'interesse che ha per questo argomento.
Luca, come Marco e Matteo, nel racconto della Trasfigurazione, riporta il comando del Padre celeste di ascoltare il figlio suo diletto (Lc 9,35). Questo passo mostra che l'atteggiamento fondamentale del discepolo dinanzi al maestro è l'ascolto. Dio infatti esige dall'uomo soltanto che ascolti il Signore Gesù: “Questi è il Figlio mio prediletto, ascoltatelo!”. L'ascolto del Cristo costituisce l'atteggiamento fondamentale del discepolo: esso contiene l'elemento essenziale della vita di fede. Quando infatti si presta orecchio alla parole di Gesù, si esegue docilmente ciò che il Maestro divino comanda. Chi ascolta il Figlio di Dio, si pone nella situazione religiosa ideale per conformarsi alla volontà del Padre celeste per eseguire il suo piano salvifico. In realtà il vero discepolato non consiste in un vuoto attivismo ma solo nell'ascolto religioso e docile del Signore Gesù per interiorizzare la Sua Parola divina.
Luca dunque nel suo Vangelo mette in risalto il valore vitale e l'importanza dell'ascolto del Signore Gesù.
Nella guarigione del lebbroso - Lc 5,15: le folle desiderose di ascoltare! Questi porta il messaggio di salvezza! Vuoi salvarti? Ascolta!! In Lc 6,17: è tutta una folla che viene da ogni dove per ascoltarlo. Perché è dall'ascolto che nasce la fede, l'adesione, il comportamento consequenziale. La fede, in Luca, viene posta in rapporto di dipendenza con la Parola. Anche San Paolo ai Rom. 10,17 dirà “fides ex auditu”. Per Luca la fede sboccia nel cuore ad opera dell'ascolto. Es. Lc. in Atti 15,7: i pagani ascoltarono, secondo Pietro, e credettero! Ancora in Atti 2,37: è il cuore che si sveglia nell'ascolto; Lc 24,32: i discepoli di Emmaus: “non ci ardeva forse il cuore…” ecc.
In realtà l'ascolto della Parola è orientato alla fede; tale docilità alla Parola prepara ad accogliere, nella fede, tutto il messaggio evangelico. Atti 10,28-33: è la conversione del centurione Cornelio. E lo Spirito scende sui convertiti mentre stanno ascoltando la Parola Atti 10,44. E' il sigillo della avvenuta accettazione della fede. È una nuova Pentecoste che si verifica e tutto questo ad opera dell'Ascolto. Per Luca dunque la condizione per giungere alla fede e alla salvezza è l'ascolto! incentrato in Cristo risorto!! Ed è bella e in questa stessa luce, la conversione di Lidia: Atti 16,14! E come termina il libro degli Atti? 28,28 “ascolteranno!”. Cioè crederanno! E tutto dall'ascolto!
Tutto quanto abbiamo detto lo troviamo ben chiaro e disteso in Lc 8,4-21: anzi voleva essere una preparazione a questo capitolo lucano. Questa pericope è formata da quattro brani:
  • la parabola del seme 8,4-8
  • la spiegazione della parabola 8,9-15
  • detti sulla lucerna e sul dare e avere 8,16-18
  • i veri consanguinei di Gesù 8,19-21
Il 19-21 rappresenta la chiave di lettura di tutta la pericope, è in conclusione su ciò che Luca voleva affermare.
C'è da sottolineare che questa pericope è in parallelo con un'altra pericope di Luca: 11,27-28: anche in questo secondo caso la pericope è a chiusura di un discorso! Chi nutre ancora dubbi sul valore vitale che Luca annette all'ascolto? Per il terzo evangelista la beatitudine dell'uomo consiste in questo atteggiamento di ascolto religioso e operativo della Parola. La Madre di Gesù non è beata per aver portato in grembo Dio ma perché ha ascoltato. Ma è un ascolto che si attua nel fare la volontà di Dio. Non è intimistico, evanescente ma si realizza, si incarna. La volontà di Dio reale è dell'ascolto! L'episodio della madre e dei fratelli è  per far risaltare che si diviene consanguinei… figli… fratelli nell'ascolto che stimola l'impegno concreto consequenziale.
Per diventare madre e fratello di Gesù non è sufficiente un ascolto qualsiasi ma è necessario un ascolto profondo, esistenziale, che ci impegni in modo globale. Non tutti infatti coloro che ascoltano la Parola ottengono la salvezza! Il racconto della Parabola del Seminatore e la sua giustificazione nei rispettivi passi finali insinua questa triste realtà: non tutti quelli che ascoltano, comprendono. Per ascoltare, bisogna aguzzare l'udito: “chi ha orecchi, intenda!”.
Delle quattro categorie tre non raggiungono la salvezza per superficialità. Dunque per Luca l'ascolto profondo è fonte di salvezza perché suscita la fede.
Prima categoria: superficiali. Seconda categoria: apostati. (Bisogna resistere alla tentazione: Gesù nel deserto:… “ma di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio”.) E' la rovina eterna l'apostasia: credono ma non si salveranno!! Vengono meno nella prova! Terza categoria: affanni, lusso, edonismo, volontà di riuscita, di primeggiare ecc. Non sarà possibile in questa situazione ascoltare con profitto la Parola!
"Anzi è  più facile che un cammello passi... che un ricco...". Lc 18, 25. Chi si preoccupa solo di accumulare beni di fortuna è stolto (Lc 12, 16-21). La parabola di Lazzaro e il ricco epulone ci dice ampiamente le difficoltà di un ricco e la rovina del mancato ascolto, fede, conversione, operosità: Lc 16, 19-31! Quest'uomo nuotava letteralmente nella ricchezza: indossava, banchettava: la morte. Ha rifiutato di ascoltare Mosè e i profeti 16, 29: i piaceri infatti impediscono un ascolto profondo e la condizione ideale per l'ascolto è la povertà evangelica!!! Piacere, ricchezza: pericolo grosso! Ma anche gli impegni, gli affanni della vita? Per Luca anche quelli se non sono orientati dall'ascolto serio. La preoccupazione di ospitare Gesù impedisce a Marta di ascoltarlo, l'unica cosa veramente importante è compresa da Maria Lc 10, 38-42. Noi non dobbiamo affannarci per il cibo, il vestito Lc 12, 22 ma del regno 12, 31; l'affannarci senza ascolto è rovina! Tutto ciò ci dice quanto sia difficile e importante l'ascolto. Diventa possibile quando siamo seri e saggi e non ci lasciamo rubare la parola, non la lasciamo soffocare con l'affanno dell'ultimo esame ecc., non ci lasciamo prendere dai piaceri ecc. ma con costanza interiorizziamo e operiamo. Solo eliminando tutti gli ostacoli si diviene terreno buono e, quindi, fruttuoso. Ed è bella la frase conclusiva: "producono frutto con perseveranza! Finalmente!!! L'espressione: "fate attenzione a come ascoltate" è logica conseguenza di quanto sopra detto. Se, infatti, solo un piccolo gruppo raggiunge la salvezza... possiamo immaginare quanto importante sia lo stare attenti a come..! È un ammonimento grave!
Gli altri brani: la lucerna che emana luce e la parola di Dio che deve portare frutto... Sono quindi frutto della perseveranza! "A chi ha" ecc.. A chi ha fatto fruttificare: risultati... A chi non ha fatto fruttificare, sarà privato anche da ciò che gli sembrava di possedere..! E non raggiungerà la salvezza. Tutto ciò accentua l'ammonimento: "fate attenzione a...". La figura di Maria che ascolta... "beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la vivono con profondità".
 
 
 
II° punto: l' Ascolto in S. Giovanni
 
Se era interessante la meditazione dell'ascolto in Luca tanto più in S. Giovanni ove il Cristo stesso è la Parola! Il quarto evangelista, nel tema dell'ascolto, raggiunge profondità inaspettate. Giovanni ci insegna che la Parola udita deve essere interiorizzata e assimilata, deve penetrare nel nostro cuore per trasformarlo radicalmente. Il verbo "akonein" (udire, ascoltare) si incontra 58 volte nel quarto Vangelo e 16 nelle lettere giovannee. Dunque questo verbo appartiene alla Rivelazione.
Il riferimento a Cristo: "in principio era il verbo..." "quello che vi dico è ciò che ho udito dal padre". 15, 25; 8, 26; 8, 40. In riferimento agli Apostoli che diventano tali nel sentire la sua voce, o, i primi due, nel sentire la "voce" di colui che grida nel deserto: Giovanni Battista.
Il tema è sviluppatissimo nella Parabola del Buon Pastore: 10, 1-18: questa scena descrive la formazione della comunità cristiana. E dopo il primo ascolto: "... ed esse conoscono me". È formidabile!!
L'ascolto della Samaritana e dei suoi concittadini: "dopo aver udito... credettero in Lui". 4, 39. E nel discorso dell'opera del Figlio: 5, 24 ancora la connessione tra ascolto e fede: "chi ode la mia voce e crede... ha la vita eterna". Poi il testo fondamentale 6, 45: "chiunque sta in ascolto del Padre è istruito da Lui, viene a me".
Partito Gesù è ancora la Parola fonte di fede e di esperienze ineffabili: "ciò che abbiamo udito ecc..". Questa esperienza iniziale rimane il fondamento del cristianesimo.
Comunque in tutto ciò Giovanni vuole che la Parola venga interiorizzata. Perché? Perché è la Nuova Alleanza. Spieghiamo: l'antica alleanza nell'antico testamento: la legge mosaica: "ciò che ha detto lo faremo". Geremia in 31, 31-34 così dice: "Ecco, giorni verranno, dice il Signore, quando stringerò con Israele e con Giuda una nuova Alleanza. Questo sarà il patto che stringerò con la casa d'Israele: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò nei loro cuori, essi mi avranno per loro Dio e io li avrò per loro popolo... tutti mi conosceranno...". Il termine "Alleanza" non ritorna negli scritti di Giovanni però è tema per Giovanni fondamentale. In Giovanni la legge non è più quella di Mosé, ma la verità, la Parola di Gesù e lo Spirito. Questa realtà che tutti dobbiamo ascoltare, deve entrare in noi, rimanere in noi, diventare un tutt'uno con noi. È la via da seguire per arrivare alla Sua conoscenza: e alla vita di comunione. Quindi della Parola la fede, la conoscenza, la comunione: è il popolo nuovo la nuova alleanza che si realizza!
E poi tutti i discorsi sulla verità, sul "rimanere in noi" delle sue parole: un numero grande di citazioni...
I frutti della Parola
Dopo il discorso sul pane di vita... discepoli sconcertati... "volete andarvene?". "Tu solo hai parole di vita eterna". La parola dunque suscita la fede, l'esperienza dell'eterno!...
I° : primo frutto: la purificazione. Giov. 15, 3: "Voi siete già puri in virtù della Parola che vi ho annunziato". Gesù stesso aveva detto che chi voleva vincere il male, il diavolo... esser liberato... doveva rimanere nella sua Parola 8, 31. "Questa è la vittoria che vince (ci purifica da tutte le cose negative) il mondo: la nostra fede! 1, Giov. 5, 4: frase lapidaria!
Insomma in Giovanni quanto più uno rimane nella Sua Parola, si purifica e si libera, non pecca!
II° frutto: la vita filiale. Quelli che hanno ricevuto il Verbo... hanno ricevuto il potere di diventare figli di Dio. Da Dio sono nati". 1, 12. E nella 1 di Giov. 2, 24: "se in voi rimane quello che avete udito fin dal principio anche voi rimarrete nel Figlio e nel Padre." Figli di Dio si diventa progressivamente, con l'approfondimento della fede, con la docilità alla Parola di Dio, con il Battesimo e l'accettazione di tutta la Rivelazione.
III° frutto: amore fraterno. Tutto ciò che abbiamo detto fino a questo punto potrebbe indirizzarci verso una forma di intimismo; una vita interiore che potrebbe portarci ad essere indifferenti verso il prossimo, o a dimenticare gli impegni verso il mondo! Giovanni è il teologo dell'amore e dell'amore fraterno! Ma una carità che deve venire dall'interno, essere frutto della fede, essere frutto della parola e interiorizzata. Questo e solo questo è l'amore cristiano... La vera fede, per Giovanni, è la scoperta gioiosa dell'amore di Dio rivelato in Cristo: pertanto il cuore del cristiano, come il cuore di Cristo, è un cuore che ama. Tutta la morale Giovannea si può compendiare in queste due parole: "nella verità e nell'amore" 2 Giov. 4.
IV° frutto: pienezza di gioia: e infiniti richiami: 3, 29; 15, 11; 16, 24; 1 Giov. 1, 4; 2 Giov. 12
ma poi è la gioia delle nozze messianiche (ascolto!) 3, 29 della mietitura 4, 36: e infiniti insomma: "vi ho detto questa cosa perché la mia gioia sia in voi, gioia completa".
Conclusione: interiorizzare la Parola!
Questo tema dell'interiorità cristiana, oltre al suo aspetto dinamico (nuovo popolo dell'Alleanza...) è importante nel momento culturale in cui ci troviamo. Siamo in un momento dominato da correnti idealistiche, positivistiche, materialistiche, dove si è persa l'interiorità della fede. La reazione esistenzialistica fece correre il rischio contrario, quello di un soggettivismo radicale. È necessario allora ricuperare il vero senso di interiorità, quello che Sciacca chiamava: "l'interiorità oggettiva". Essa è molto diversa dall'interiorità soggettiva, che caratterizza le varie forme di immanentismo che mette in pericolo la verità e la sua trascendenza. L'interiorità oggettiva o la vera spiritualità è la contemplazione o l'ascolto o il rimanere della Sua Parola ovvero la verità. È Cristo questa Parola, questa verità. Ma deve entrare, essere presente, essere fatta nostra: "e allora conosceremo la verità, che ci fa liberi"!!