Itinerario verso l'Incontro. Premesse.
La pazienza, la costanza e la speranza saranno come tre angeli che ci accompagneranno nel cammino, senza permettere che la notte della desolazione ci sorprenda.
.. C'è bisogno di calma. Un cristiano dominato dalla dispersione interiore, sconvolto dall'agitazione e dal nervosismo non può giungere all'unione trasformante con Dio. Per vincere il nervosismo indicheremo una serie di esercizi facili da praticare.
.. C'è bisogno di pace. Un cristiano gravato da forti cariche aggressive, resistenze segrete e ribellioni viscerali, non può entrare nel tempio della pace che è Dio. Anche per questo indicheremo alcuni esercizi pratici di abbandono.
.. C'è bisogno di unità interiore. Mentre si cammina, incapacità di sintesi, di raccoglimento, distrazioni, siccità, aridità. Tenteremo di dire qualcosa per superare tali.... Ci sono aspetti che sembrano secondari nella vita spirituale ma che incidono nella preghiera. Non è indifferente il come, quando, le posizioni, la respirazione nel pregare. Dovremo quindi entrare anche in questi problemi concreti. A questo punto c'è da sottolineare una osservazione: non è facile pregare. Non è solo e sempre come conversare con il papà e la mamma. C'è anche questo momento. Ma continuare, addentrarsi negli imperscrutabili misteri di Dio, abituarci a corrispondere alla Grazia, abituarci ai cambiamenti di età, vita, tensioni è impresa grande. La Grazia di Dio che sollecita è infinita... Noi sappiamo che comunque dobbiamo corrispondere... diversamente è aridità! Con poca orazione, senza perseveranza e disciplina non attendiamoci una forte esperienza di Dio. Non attendiamoci neppure una nostra trasformazione con conseguente profezia come vita, parole e opere in mezzo ai fratelli.
La preghiera è il risultato, in via normale, della grazia di Dio e dello sforzo nostro. La preghiera è pure un'arte.
La tecnica senza la Grazia non... ma pure la Grazia senza la perseveranza, la disciplina non raggiunge..! Persone chiamate alla preghiera non hanno fatto nessun passo perché senza disciplina e metodo e sforzo continuo metodico. Se ci vuole tutto ciò per qualsiasi arte che vogliamo raggiungere, tanto più per la preghiera! E un metodo non dà subito i risultati. È questa una osservazione valida per tutte le arti... quanto tempo. I risultati si vedono a distanza di anni! Quindi perseveranza!
Breve sintesi del cammino con Dio.
Nelle prime tappe Dio lascia l'iniziativa all'anima, secondo il funzionamento normale dei meccanismi psicologici. La partecipazione di Dio è scarsa. Lascia che l'uomo si cerchi i propri mezzi, gli appoggi, come un uomo che deve costruire la propria casa. Possono anche abbondare le consolazioni di Dio, (ti senti soddisfatto, gratificato) ma l'orazione sembra un edificio poggiato su una impalcatura umana. Quanto più si avanza verso gradi più elevati, lentamente Dio prende l'iniziativa intervenendo in modo diretto mediante sostegni speciali. Ormai i mezzi psicologici non servono più. È Dio che prende sempre più l'iniziativa e spinge alla sottomissione, all'abbandono. È lo Spirito che prende l'iniziativa ormai: Rom. 8 - 26-27: leggere!!
I primi passi sono complicati. Abbiamo bisogno di calma, un modo per rilassarci, punti di riflessione. Ma quando Dio irrompe, l'anima si sente trascinata verso continue purificazioni. È una espropriazione generale fino alla configurazione a Cristo. “vivit vere in me Christus”. Pure in mezzo a tensioni e sofferenze violente, una regione di pace, un'oasi e fonte di gioia e di forza.
+ Molti intraprendono il cammino dell'orazione - (Taizè!)
Alcuni lo abbandonano quasi subito dicendo: io non sono fatto per questo. È tempo perso, non vedi risultati! Altri, stanchi, si fermano alle prime difficoltà, altri rimangono nella mediocrità... continuano nella preghiera ma volano raso terra. Altri invece... fino a Dio!
Il nemico principale è l'incostanza dovuta, frequentemente alle... non vedo niente, nessun progresso... Non c'è progresso..!
Vogliamo applicare le leggi della civiltà tecnologica a quella della grazia. Nelle prime: rapidità, efficacia; causa, effetto! Tale azione, tali i risultati e questi sono premi, stimolano gli sforzi. Ognuno continua a sforzarsi quanto più vede i risultati. Ma non è così nella vita della grazia. È qui che ci prende la fede..! Gli Apostoli che non avevano pescato nulla tutta la notte. Qui deve prenderci la virtù della pazienza! Però con queste certezze: quello sforzo Dio l'ha gradito e serve..! Che Dio risponderà... che la vita spirituale avanza in questo modo anche se non ce ne accorgiamo!!
Perdere la pazienza con Dio perché non risponde, perché non ce la facciamo, si giunge allo sconforto e ad abbandonare tutto. Dio è l'infinito, è sconcertante. In Dio tutto è gratuità, grazia, dono. Con Dio dobbiamo metterci in un altro piano che non con gli uomini. Dobbiamo prendere coscienza che trattare con Dio è diverso che trattare con gli uomini. Nel momento in cui meno ce lo aspettiamo, Dio interviene. Sappiamo che è gratuità, amore; ma non sappiamo del suo modo di agire con il mondo! Perché a Lui sì e a me no? Suor Therese Vasous: perché a Bernadette sì e a me no con la mia vita di astinenza, sofferenza? E' qui il valore della pazienza. molti si spazientiscono: ho gridato a te, ho fatto, quanto ho pregato e... niente! Perché? Ma esisti? Dio è infinitamente "Altro"! La nostra pazienza! Vi sono persone a cui Dio da un'immensa aridità... altri di gioia infinita; altri che non si preoccupano e... Dio si mosse loro incontro... altri navigano tra consolazioni... altri in una perpetua notte senza stelle... altri in giorni pieni di nubi grigie e pesanti. Vogliamo incamminarci seriamente verso Dio? Prendiamo coscienza che Dio è l'imprevedibile, la gratuità, l'incognita, il mistero d'amore! Che ci sconcerta. Parabola dei lavoratori che vengono pagati alla stessa maniera! Da Dio tutto si riceve, tutto è regale. Non segue la nostra giustizia, non segue le nostre misure! È necessario rendersi conto di ciò che è Dio, del suo modo sconcertante di agire diversamente si cade nella confusione più completa. Molti giungono ad abbandonare tutto perché a loro appare la vita con Dio senza senso, senza logica... non capiscono, rifiutano, è irrazionale e... abbandonano! Prendere coscienza che Dio è fuori della nostra logica... pazienza. La pazienza genera la perseveranza. Nella crescita di un bimbo, di un fiore, di un seme che diviene pianta: mese dopo mese con pazienza che diviene perseveranza. È necessario, per noi, conseguire l'amicizia con Dio o recuperarla. Che deve recuperare l'amicizia con Dio... si sente come atrofizzato nelle energie spirituali e percepisce un grande desiderio di uscirne! Ma mentre camminano alla sua ricerca trovano difficoltà... non riescono a stabilire un colloquio caldo con il Signore, la loro preghiera sembra che cada nel vuoto. È la notte spirituale. Scoramento... tanto non ce la faccio! Non ottengo nulla!
Guai lasciarsi prendere da questa osservazione. Che cosa succede a chi dice: non prendo medicine... tanto... non mangio più tanto! È l'inedia, e la morte. Come si mangia anche se non se ne ha voglia così è nella preghiera! E' la perseveranza. Perseveranza anche se si ha l'impressione di perdere tempo... perseverare nella preghiera vocale, nella meditazione. Anche se si ha l'impressione che non ci sia nessuno dall'altra parte. Se siamo stati lontani è da superficiali pensare di fare dei salti nella vita spirituale. È già gran cosa fare dei piccoli passi. La perseveranza è l'alto prezzo che bisogna pagare per tutte le conquiste. La crescita sarà osservabile nei frutti! I frutti sono nella perseveranza!
 
... Iniziamo il cammino..! I°
 
Quando si entra o si desidera entrare nell'intimità con Dio, incominciamo a sentire come delle barriere che non ci permettono di essere totalmente in Lui. Vorrei essere... e non riesco..! E si accorge che nel suo subcosciente si agita qualcosa che è il cumulo di molta energia aggressiva. E ci si trova quindi stonati. Ci si rende conto che l'egoismo vive forte in noi e soprattutto risentimenti contro noi stessi, i fratelli... la o il ragazzo, la vita, Dio stesso infine. Quando apriamo gli occhi ci scopriamo in uno stato lamentevole: tristezze depressive, malinconia, blocchi emozionali, frustrazioni, antipatie, insicurezze di ogni genere, aggressività... Con una simile situazione interiore come è possibile una corrente di intimità pacifica ed armonica con il Dio della pace? Sentiamo il desiderio, forte, della purificazione che può giungerci solo attraverso la riconciliazione: con noi, i fratelli, Dio! E sarà la pace interiore. Perché si sviluppano in noi le frustrazioni? Perché di fronte alla realtà noi ci poniamo: o con una aderenza possessiva... vogliamo ciò che vediamo; o con il timore di perderla... o con la volontà aggressiva, distruttiva! Insuccesso-dissesti, infermità, discredito... Di conseguenza viviamo cupi, timorosi, sospettosi, aggressivi. In definitiva scopriamo che tutto ciò significa che siamo pieni di attaccamento e di brame di possesso. Orbene per entrare in relazione con Dio dobbiamo diventare poveri e puri, dobbiamo purificarci, staccarci! Però attenzione: in questo campo c'è il possibile e l'impossibile! È bene vederci chiaro per liberarci delle frustrazioni. Un mezzo per liberarci dalle frustrazioni è la meditazione sull'amore del Padre. In questa meditazione ci si sente improvvisamente inondati da una presenza paterna, dolce e tenera. Si tratta di un'impressione profondamente liberatrice, nella quale il figlio amato sente l'impeto irresistibile di uscire da se stesso per comunicare con tutti così come il Padre comunica con lui. Quest'esperienza diventa sconvolgente quando non è risultato normale di lenta acquisizione ma l'irruzione sorprendente, improvvisa. Per uscire dalle frustrazioni esiste pure l'esperienza dell'amore oblativo. A nessuno piace perdere la considerazione di cui gode, essere destituiti da cariche, incompresi, essere buttati in pasto a maldicenze! Ecco, in questi casi, dovrebbe emergere l'oblatività: abbandonarci nelle mani del Padre con un'offerta dolente... Tu sai!! È un amore puro, oblativo: non esiste gratificazione e si fa nella fede oscura! Tu sai..! Si crede alla sua giustizia piuttosto che a quella terrena! Quante volte scombussolati: di fronte a palesi e sfacciate ingiustizie, offese, preferenze; desideri di vendetta, antipatie... soprattutto quando l'incidente non voluto né causato che procura una deformazione fisica permanente... un grave dissesto finanziario, uno sgambetto sul posto di lavoro: in questi casi ricordarci del Padre e sentirci aiutati da Lui. Tutto è suo! Lui darà... e un sentimento di calma... e prendiamo nelle mani la situazione dolorosa e si offre al Padre. La resistenza di prima diviene atto puro d'amore. E tutto ciò produce pace! Questa è l'esperienza dell'amore oblativo. C'è da rafforzare la fede! Diversamente quante notti senza dormire per quella diceria, per quelle parole... Ma è Lui che ha permesso tutto e tutto noi deponiamo, con tenerezza, nelle sue mani: "Tutto ti dono! Giacché Tu l'hai permesso sono d'accordo, Padre mio. Sia fatta la Tua volontà". E ci si sente gli uomini più felici del mondo. Nella fede c'è nascosta tutta la capacità dell'abbandono e con tale abbandono la pace interiore.
Abbandono - non passività pagana (buddismo). In ogni atto di abbandono c'è un no e un sì. No a quello che avrei voluto fare: vendetta, ritorsione, parole ecc. Sia la volontà del Padre. Ci sono cose poi superiori alle nostre forze: vanno è resistere o lamentarsi. Qui è valido ciò che dicono gli orientali: “se c'è un rimedio perché lamentarsi? E se non c'è perché lamentarsi?". Ci sono delle leggi inesorabili che ci circondano: la precarietà, la transitorietà, insuccesso, mediocrità, solitudine, morte! Cosa possiamo fare? Vivere di frustrazioni? È necessario accettare! È necessario metterci nell'orbita della fede e inserirci in pieno nel mistero universale della vita. Accettare il limite, il peccato che... le ricadute... Padre mi abbandono a Tre. Accettare la irreversibilità del tempo! Fugit irreparabile..! E accettare tutte le ferite del passato... senza continue recriminazioni! Se non accettiamo quelle ferite continuiamo a respirare attraverso essere e dalle ferite si respira solo risentimento. Il fratello che ricorda gli avvenimenti dolorosi rassomiglia a colui che prende nelle sue mani la brace ardente. E si distrugge a poco a poco! Energie sprecate inutilmente! Dio ci ha messo in un giardino: o lo facciamo fiorire o lo inondiamo di lacrime. Ancora una volta la risoluzione di tutto sta nella fede! Bacio le mani di Dio che mi hanno permesso questa ultima dolorosa purificazione..! Dobbiamo metterci in testa chi è Dio! E che cosa ne sappiamo noi dei suoi progetti immediati? Sappiamo con certezza che è per nostro amore e questo ci basta! Che cosa ne poteva sapere Giobbe ... Giuseppe... ecc. Dio sa e questo basta! Vite spezzate di martiri: sul piano solo umano infelici! Pianta fulminata! Alla luce di Dio noi veniamo ancora oggi illuminati, potenziati dal loro esempio! Se avessero rifiutato... chi li ricorderebbe! Dio sa e questo ci basta! In riferimento al presente, immediato, nelle attività o professioni, nell'educazione dei figli, lavori, attività c'è da darsi al massimo. Ma se, malgrado lo sforzo le cose non risultano come si sperava, non si devono consumare energie, umiliando noi stessi; anzi con sapienza si deve accettare la realtà e, nella fede, consegnarsi nelle mani del Padre. Riassumiamo i concetti:
Abbandonarsi è, dunque, rinunciare, distaccarsi da se stessi per affidarsi, senza misura nè riserva, a Colui che ci ama. L'abbandono è il cammino più sicuro perché è straordinariamente semplice. È anche universale perché tutte le possibili emergenze della vita vi sono incluse. Non c'è pericolo di illusioni, giacché in quest'ottica si contempla la realtà pura e nuda con obiettività e sapienza. Dove c'è sapienza non ci sono illusioni. L'abbandono fa vibrare ad alto voltaggio la fede pura e l'amore puro. Fede pura perché attraversando il mondo delle apparenze si scopre la realtà invisibile, basilare e sostenitrice. Amore puro perché si assumono in pace i colpi che feriscono e addolorano. L'abbandono fa vivere in spirito di orazione in ogni momento della vita, tutte le molestie della vita, i disinganni, le frustrazioni, gli scoramenti, il caldo, il freddo, il dolore ecc. Tutto questo un figlio di Dio lo mette in rapporto con il Padre che lo ama. Lungo questo cammino si muore con Gesù per vivere con il Padre. "Allontana... ma sia fatta...". L'abbandonato soffoca la proprie volontà che si manifesta in tante resistenze, spegne le voci del risentimento, rimane in pace. Diventa come l'ostia che si consegna per diventare Cristo. Come l'acqua che si perde  nel vino! Con abbandono si lotta senza angoscia perché si sa che i risultati dipendono da Dio. Potenzia le nostre facoltà al massimo. Addolcisce la morte, "sorella nostra morte corporale". Anche di fronte a tutte le traversie della vita! L'abbandono è la via più rapida e sicura di ogni liberazione.
Esercizi pratici di abbandono:
accettazione dei propri genitori
accettazione della propria persona fisica
accettazione dell'infermità, della vecchiaia, della morte
accettazione della propria personalità
accettazione dei fratelli
accettazione della propria storia
"Padre mio io mi abbandono a te. Fa' di me ciò che vuoi. Per tutto ciò che farai fin d'ora ti rendo grazie. Sono disposto a tutto, tutto accetto perché la Tua volontà si faccia in me e in tutte le tue creature. Non desidero null'altro, Dio mio. Metto la mia anima nelle tue mani, te la offro Dio mio, con tutto l'ardore del mio cuore perché ti amo. È per me una necessità di amore il donarmi, il consegnarmi nelle tue mani senza misura, con infinita fiducia, perché Tu sei il mio Padre. Amen. "C. de Facault).
II° ... abbiamo bisogno di calma...
Quando noi incominciamo a immergersi nelle acque profonde dell'orazione ci accorgiamo di alcuni ostacoli fastidiosi che non ci permettono quali... il nervosismo, l'agitazione, la dispersione generale. Per pregare bene, per entrare in relazione con Dio abbiamo bisogno, come prima condizione, di controllo, di calma, di silenzio interiore.
Dall'alto della montagna Gesù aveva detto che per adorare e contemplare il Dio vivente non  necessitano grandi discorsi né abbondanti e vaghe parole. Si deve creare silenzio interiore. Si deve entrare nel recinto più segreto, isolarsi da tutti i rumori, stabilire il contatto con il Padre e poi semplicemente "stare" con Lui. Per questo è necessario calmare le acque, zittire i rumori, essere "signori" della vitalità interiore, controllare i moti dell'animo e non permettere che ricordi e distrazioni possano condurci un po' ovunque. Questo significa la parola evangelica: "entra nella tua camera". Dove è necessario entrare perché avvenga il vero incontro con il Signore. Gesù aggiunge: "Chiusa la porta". È facile chiudere la porta e le finestre di legno! Non troviamo difficoltà a isolarci, salire sulla collina; ma è difficile chiudere fuori i ricordi, gli impegni, le distrazioni, le preoccupazioni, le inquietudini che assalgono e uccidono il silenzio e la calma. In una parola: la dispersione interiore. Andiamo alla preghiera e la nostra testa è avvolta dallo scompiglio; incapaci di essere "signori" di noi stessi. Incapaci a fare unità interiore. E poi c'è l'inconscio, le paure ecc. la nostra attività mentale molto agitata, dispersiva, soggetta alle minime sollecitazioni!
E poi ci sono le distrazioni. E qui dobbiamo esercitarsi con un continuo controllo mentale per non viaggiare inutilmente. Questo controllo è la capacità di orientare tutte le forze su Dio, in completa quiete. Diversamente è ancora frustrazione.
Esercizi per ottenere la calma:
pag. 177-189
Per trovare una soluzione al male del secolo che è l'ansietà profonda, la nevrosi (lo stress) e per assicurarsi una vita di unione con Dio non basta esercitarsi metodicamente nelle varie pratiche di pacificazione. Abbiamo pure il bisogno di "tempi forti" per un nostro incontro esclusivo con Dio. I tempi forti ci fanno nuovamente prendere coscienza, risvegliano il cuore e allora anche il salmo, il canto, che prima era parola fredda ed arida, riprende il valore del dialogo con Dio. Quando il cuore è vuoto, tutte le preghiere diventano vuote (senza confondere vuoto con assenza di sentimento…). Quando il cuore ha presente Dio, tutto..! E' necessario ritirarsi ogni tanto per recuperare l'unità interiore. Se non si recupera, tutto naufraga: dispersione e senso dell'esistere... E poi si diviene vuoti, nervosi, eccitati. Il lavoro apostolico frenetico come fuga! I tempi forti per essere uomini, popolo di Dio. Chi sa entrare in una solitudine e contemplare Dio ne esce come testimone, rivela la luce di Dio, perché ha "visto", "ha udito"! Ritirarsi per lasciarsi infuocare da Dio, incendiare da Dio e trasformarsi in Lui. Dobbiamo trovare una volta al giorno il nostro momento forte, il deserto. Lo dobbiamo trovare una volta al mese e recarci in un luogo solitario: montagna, mare ecc.. nel silenzio: iniziare con degli esercizi di calma, di abbandono e disporre bene la giornata con preghiere, salmi, meditazioni. Senza impazienza! Gli angeli custodi sono la pazienza, la costanza, la speranza. Tutto ciò è valido per chi fa i primi passi, più avanti si scopriranno come grucce inutili perché sarà Dio a prendere l'iniziativa. Ma tutto ciò avverrà dopo una lunga purificazione!
III° posizioni e circostanze.
Sono indicazioni... ognuno dovrà applicarle secondo... le medicine vanno secondo i nostri diversi organismi... alcuni sono allergici. Comunque, per pregare, bisogna fare i conti con il corpo. Una posizione corporale adeguata può risolvere uno stato di aridità. Una respirazione fatta con lentezza e profondità può far svanire l'ansietà. Una posizione corretta può scacciare le distrazioni. Quando c'è difficoltà di parola si può pregare con il corpo: posizioni significative del corpo che significano adorazione: prostrarsi al suolo e rimanere lì, vuoti... sotto lo sguardo di Dio..! Una posizione esterna aiuta l'anima ad avere i sentimenti che il corpo significa... e possono diventare un aiuto sostanziale per l'incontro con Dio. Certe difficoltà non dipenderanno proprio dal non aver scoperto il valore della posizione, della respirazione? Posizioni: in piedi! E retti non cascanti..! Le braccia aperte o stese in atteggiamento ricettivo. Aperte e alzate verso l'alto per esprimere gratitudine, gioia, esultanza!
Aperte largamente: supplica! Raccolte, incrociate: intimità ecc.. Il salmo 87-602-118: "... verso di Te protendo le mie mani". Occhi: chiusi... semichiusi... aperti ma immobili: aiuta la quiete interiore. Fissi nel nulla, verso il tabernacolo, il crocefisso ecc. Seduti: panca, a terra, sui talloni come inginocchiati: umiltà, ascolto, disponibilità.
Prostrati: aiuta molto: umiltà! San Francesco! Dove? Si scelga... Quando? Mattino presto, il crepuscolo - la notte. Nella tradizione biblica gli uomini di Dio usavano la notte per le loro comunicazioni con Dio. Così faceva Gesù. Non lasciarsi prendere dall'inclinazione: "ne ho voglia".
Con fede, fermezza, perseveranza. Tempi forti e comunità ci possono aiutare. Se li lasciamo, cadiamo.
Per chi di noi vuol fare i primi passi o vuole recuperare una intimità perduta perché si sentono vuoti, tristi è necessario ritrovare il valore primo della preghiera vocale, meglio, l'orazione scritta... da altri o da me. In quel momento per evitare le distrazioni e per dialogare con Dio leggi i salmi, altre preghiere, a voce alta, lentamente, adagio, ripeti... falle tue... inginocchiati, prostrati e alza le braccia... e poi la preghiera si svilupperà da sola... termina la preghiera con un proposito di vita.
- Oppure ripetere senza stancarsi - nella posizione giusta, una frase che ci dice qualcosa... fino a interiorizzarla... fino a entrare nel Suo silenzio e nella Sua presenza. Anche il sapere a memoria qualche salmo può essere di giovamento nel ripeterlo lentamente in diversi momenti..!
Fare uno studio personale dei salmi. Diverranno un alimento sorprendente! Poi: la lettura meditata... Non solo approfondimenti, ma preghiere sorprendenti. Terminare con un proposito di vita. Scegliere bene il libro, scegliere il tempo, mettersi di fronte a Dio..!
- Poi meditazione comunitaria: ognuno..! Il Vangelo diviene vivo..! Poi orazione comunitaria: uno dopo l'altro preghiera a voce alta. Orazione liturgica: la grande preghiera del popolo dell'Alleanza! C'è poi il grosso problema della consolazione-gratificazione che abbiamo o cerchiamo nella preghiera. Lui stesso: "a voi che siete... c'è...". Ogni assenza produce tristezza. Il silenzio di Dio... lascia in noi un senso di vuoto, di tristezza, di desolazione... Ma Dio è presente. Amarlo gratuitamente è la perfezione!... Da meditare: S. Paolo 2 Cor. 1,3-7. Importante e da leggere!
IV°  alcuni particolari
Quando la distrazione non è un atto passeggero bensì un'impossibilità completa di concentrarsi nel Signore e se questa si prolunga per un certo tempo allora si chiama "siccità". La siccità è accompagnata normalmente da una sensazione di incapacità depressiva e da un certo snervamento delle facoltà. Il pessimista tende a pensare che non è nato per pregare o che tutto è perduto. La siccità può giungere, in certe persone, a produrre tristezza e incapacità a entrare in relazione con il Signore. La siccità in Santa Teresa d'Avila: ci assicura che ha gettato molte volte il secchio nel pozzo e altrettante volte lo ha ritirato senza acqua. Molte volte capita di non aver la forza nemmeno di alzare le braccia per sollevare il secchio; in quei momenti sei incapace perfino di esprimere un solo pensiero. Certe volte anche una sola goccia d'acqua cavata dal pozzo era motivo di gioia profonda. Ancora la Santa: quanto guardavo l'orologio del coro... mi sarei sottomessa a qualsiasi lavoro piuttosto che all'orazione. È del demonio o della nostra natura? E' certo permissione di Dio! È certo che troppe persone tralasciano tutto nel periodo di siccità che diviene la vita! Le cause sono di diversa natura:1) un attivismo incontrollato che scompone l'unità interiore 2) la natura stessa dell'orazione: silenzio di Dio, oscurità della fede eccetera. 3) le indisposizioni fisiche, psichiche e che sfuggono alla nostra diagnosi. Momenti di malumore, depressione, "un non so che" di indefinibile... 4) mancanza di equilibrio emozionale 5) prove: la purificazione dell'amore di Dio!
Che fare? Combatterle? Vano! Allora:
1) pazienza. Accettando e abbandonandosi al Signore. "Per un'anima che ama Dio è veramente croce non piccola trovarsi in queste miserie e non poter fare quello che si vuole...". Santa Teresa d'Avila.
  • la speranza. Passerà, e...3) perseveranza! Nonostante tutto..!
Perseverare quando si vedono i frutti... quando il cuore canta... quando tutto va a gonfie vele... Ma stare in piedi, pregare, impegnarsi quando... è la gratuità che Dio attende da noi. La perseveranza in queste circostanze è la grande purificazione!. C'è poi da fare attenzione all'atrofia spirituale. Come per i muscoli che non vengono più esercitati. Non è la morte, ne è l'anticamera. L'immobilità è segno di morte e produce morte. Se si cessa di mangiare, di innaffiare una pianta, appassirà... morrà! A molti succede la stessa cosa nella vita spirituale. Per anni non fecero uno sforzo ordinato, metodico, paziente e perseverante per entrare in comunione frequente e profonda con il Signore. Hanno fatto per lungo tempo un'orazione sporadica, superficiale. Hanno inventato mille pretesti per giustificare questa situazione dicendo che colui che lavora già prega, che Dio bisogna cercarlo dell'uomo... Con ciò hanno tranquillizzato la loro coscienza. Hanno fatto chiacchiere piuttosto che preghiere. A poco a poco hanno perso il senso di Dio e il gusto dell'orazione. A poco a poco hanno rovinato le energie di profondità e Dio se n'è andato sempre più lontano, vaporoso, inesistente. E poi, finalmente, si sente il bisogno di Dio, di entrare in orazione viva. Quant'è difficile concentrarsi, pregare allora! Sentono di aver perso moltissimo, di essere stati sciocchi, leggeri, lontano, vogliono recuperare... Ma questi sentono... altri finiscono nell'aredità più completa senza sofferenze. Si sentono compensati dall'attività apostolica, sociale... ma non vivono più. Sono morti. L'aridità e morte, è deserto. L'aridità è certo anche una grossa prova per le anime che hanno intrapreso sul serio l'ascensione verso Dio. È la prova che impedisce il contatto con Dio. È uno stato di desolazione, tristezza, noia... eppure ebbi tanta gioia in Dio in altre circostanze. Mi sento come una pietra. Dio è lontano, assente, non so neppure se esiste. Tornerà ancora il Signore per me? È "la notte dello Spirito"! San Giovanni della Croce. Queste prove le subiscono le anime più profonde, e se non avessero il ricordo di Dio e di giorni felici passati con Lui volterebbero per sempre le spalle a Dio.. Se ha sperimentato Dio... l'aridità diviene un inferno. L'aridità è fondamentalmente una sensazione di assenza. Se si amava profondamente, la desolazione diviene abissale. Può arrivare anche l'impressione che tutto sia menzogna, che tutto succede così, per caso ecc. Oppure sono il risultato, l'eredità, di incomprensioni, calunnie, accuse ingiuste, diserzioni di amici e tutto rientra nel mistero e nell'oscurità. Ne parlano i santi e soprattutto Francesco, Teresa d'Avila di aridità lunghe e tempestose. L'aridità viene descritta come il prolungamento del dramma del Getsemani. la lontananza del Padre - nessuna risposta! Che fare? La fede, speranza e: sia fatta la tua volontà! Non lasciarsi abbattere dallo scoramento, resistere all'oscurità. Vincere lo sgomento con l'umile abbandono. Non cedere se la notte si prolunga. Vigilare, senza dormire, come Gesù, con Gesù! Un esempio a questo punto è la vita di Santa Teresa del Bambin Gesù. Questo esempio è valido non solo per la chiarezza con cui si esprime e per la forza semplice e drammatica delle sue parole ma soprattutto per la forza d'animo con cui le visse in un perpetuo atteggiamento di abbandono. Le espressioni della Santa di Lisieux sono a conforto di molti che passano attraverso l'aridità. Prima di prendere l'abito, da poco ritiratasi dal mondo, scrive a una monaca, nel gennaio 1889: "Di fianco a Gesù niente. Siccità..! Sonno!". Denominandosi "agnellino", in un'altra lettera dello stesso anno evoca il tragico silenzio di Dio con un linguaggio infantile. "Il povero agnellino non può dire niente a Gesù e soprattutto Gesù non gli dice assolutamente nulla". Nello stesso anno, fra fini ironie e simbolismi, coniugando la semplicità dell'espressione con la grandezza poetica, dice: "L'agnello si sbaglia credendo che il trastullo di Gesù non sia nelle tenebre; è avvilito in esse... Talvolta, e l'agnellino è d'accordo, queste tenebre sono luminose, ma nonostante tutto sono tenebre...". Sono passati 18 mesi, si prepara per la professione dei voti, con il fervore che molti hanno sperimentato per la medesima occasione. Ma Ella si sente come una fonte disseccata in mezzo al deserto: "Non crediate, scrive a una sorella, che non pensi niente. In una parola, sono in un sotterraneo molto scuro". Nessuno dei suoi direttori spirituali è capace di allontanare da lei l'aridità. Dio è per lei "Colui che sempre tace", ma prosegue nella pace, in totale abbandono; e sebbene niente veda, niente senta, al di sotto di tutte le apparenze intravvede la presenza dell'Amato che ispira ed edifica: "Il mio Amato istruisce la mia anima, le parla in mezzo al silenzio, nelle tenebre". Ancora è nella sua prima gioventù, ha appena 19 anni e intravediamo in lei una maturità sproporzionata alla sua età. È una fragile donna, ma possiede una grande sapienza. C'è nella sua vita un mistero che sconcerta: ha un'intelligenza privilegiata e tuttavia non intende ciò che legge: "Non crediate - scrive alla sorella - che io nuoti in mezzo alle consolazione. No! La mia consolazione è non averne sulla terra. Senza mostrarsi, senza farmi udire interiormente la sua voce, Gesù mi istruisce in segreto; non per mezzo di libri. Io non intendo ciò che leggo". È una donna dalla forza unica. Non ci sono nella sua vita fatti straordinari. L'unica cosa straordinaria è la densità e persistenza del silenzio di Dio nella sua esistenza. Ma essa vive quieta, nel completo abbandono. Neppure si lamenta della sua aridità. Con una vertiginosa rapidità divora le distanze della santità; con il semplice abbandono brucia tappa dopo tappa. È il modello che si deve seguire nell'aridità. Non lasciarsi dominare dagli avvenimenti. "Camminiamo lungo un sotterraneo, tuttavia stiamo scalando una cima. Come? Io non lo so, ma Lui lo sa". Dio tace. Il Signore mi istruisce nel silenzio. Abbandonarsi, sperare e vegliare è l'atteggiamento giusto nella notte dell'aridità.