Fede e missionarietà  - Riconciliare con l'annuncio
 
  • La nostra esistenza è una chiamata. Se ci siamo è perché Dio ci ha chiamati. Chiamati personalmente e comunitariamente. C'è tutta la storia dell'uomo… di Israele. Non ci saremmo se non ci avesse chiamati. Noi poi messi a parte, come Israele, curati particolarmente. Per noi la Riv. i profeti, gli interventi storici, Gusù Cristo, la Madonna, la Chiesa. Tanta premura e attenzione deve far sorgere il perché di tutto questo. Dio non chiama per chiamare, per divertirsi. Quando chiama Adamo - Abramo - Mosè - Davide - Isaia - Amos - Elia è per un progetto preciso. Coscienza di essere stati chiamati.
  • Coscienza dunque di essere un popolo Chiamato, un popolo messo a parte. Un popolo con cui Dio steso scende a patti e giunge addirittura a creare Alleanza.. a sposarsi per sentirsi in comunione, consanguineo..!
  • Tutto ciò era il motivo della creazione: formare un popolo, una cosa sola, una sola famiglia. E' il fine di tutta l'azione di Dio. Poi venne il peccato, la rottura. Ma il piano di salvezza di Dio per recare comunione continua. Fino alla venuta di G.C.: nella croce la riconciliazione.
  • Gesù ha iniziato la missione, il senso della chiamate del popolo messo a parte, ma deve essere continuata, perché tutti sappiano, ringrazino, vivano così nella luce della Riv. o nelle conseguenze della Rivelazione. Qui nasce la Chiesa che ha come scopo la continuità della Missione della Trinità e, quindi di Gesù: annunciare a tutto il mondo, fare discepoli tutti!
  • Noi siamo la Chiesa! Il popolo messo a parte, il popolo che si chiede, oggi, il perché della chiamata al mondo.
  • Prendere coscienza che abbiamo una missione da compiere.
Prendere coscienza che siamo popolo storico, con una tradizione, alleato, e che la nostra nascita è stata voluta in funzione di una missione: la riconciliazione del mondo con G.C. Come era chiara e vissuta da Gesù la missione, così  è per la Chiesa, così è per noi che della Chiesa facciamo parte.
Dobbiamo mettere in crisi le nostre finalità grette e meschine. Dobbiamo scardinare tutte le finalità che non fossero in sintonia con la finalità della nostra esistenza.
E' il grande scopo della nostra esistenza. E' il nostro turno nella storia. E' la finalità di Dio; è operare secondo Dio! Da qui il coraggio, le decisioni, le preghiere, il vivere comunitariamente, il far esplodere mille proposte, avere fervida fantasia, donare se stessi e tutto il proprio tempo non solo quello libero!
  • Tutte le nostre giornate, tutte le nostre iniziative, tutte le collaborazioni, i dialoghi sono da vedere, giudicare e orientare alla luce della missionarietà. Ogni riconciliazione deve avvenire nel piano di Dio che è la missionarietà!
  • Guardando per il mondo con gli occhi di Dio, guardando l'umanità della Croce di Cristo come è  possibile rimanere abulici, chiusi nei propri schemi, non buttarci a capofitto nel mondo, in famiglia, fra gli amici per evangelizzare o sollecitare una promozione umana? No! non si riesce a capire come può esistere un cristianesimo della domenica, della Messa, delle parate o del folclore e poi mai una parola, di annuncio, una presenza missionaria, a essere solidale..!
  • E' mia coscienza che non si abbia una coscienza storica, di essere stati chiamati personalmente, di avere una missione precisa! Non avendo coscienza viva, attuale, giornaliera di tutto ciò ci capita di chiuderci, non sapere che fare, trovare addirittura noioso parlare di queste cose.. perdere tanto tempo in cose effimere e futili nonostante l'età .. gli anni passano e non ci evangelizza nulla! Si è troppo ripiegati su se stessi; sentiamo l'esigenza di divertirci, ci sentiamo stanchi .. sfiduciati! Ma dov'è il coraggio dei martiri, l'infaticabilità dei santi, il coraggio dell'Eucaristia che riceviamo, la rivoluzione della Messa?
  • Le conseguenze della mancanza di un popolo incarnato cristianamente è di fronte a tutti noi: immoralità, amoralità, cultura materialista, ignoranza, corsa al benessere, allo star bene, accasarsi bene, al divertimento, all'egoismo. Eppure sappiamo che cosa dobbiamo fare, non ci sentiamo proprio a posto nel nostro materialismo camuffato che appare cristianesimo! Eppure abbiamo anche gli strumenti per realizzare la nostra vocazione storica: la radio, il giornale, un centro culturale, un consultorio, la forza della comunità! Ma rimaniamo gretti, chiusi nei nostri interessi; ho un esame… ho la ragazza, ho preso moglie… devo lavorare! Gesù dice a questi invitati alle nozze della vita: “non gusteranno mai più la mia cena, in eterno”.
  • Se guardiamo la situazione del nostro ambiente vigevanese, scuola, amici, piazza, lavoro, politica ecc. dobbiamo arrivare alla conclusione che la nostra presenza, la nostra azione è solo quella missionaria che coinvolge l'azione caritativa e culturale. Prendono senso, questi due ultimi, dall'azione missionaria, azione che è il motivo della nostra esistenza. Non dimentichiamolo! Non abbiamo altro scopo!
  • Dobbiamo assumere una mentalità e un costume missionario. Uno stile missionario in tutto! Ciò significa che la nostra azione non è di conservazione, non è di Chiusura, non è soprattutto aperta verso quelli che, credono, praticano, ma agli inerti, ai lontani, a quelli in crisi, a quelli che hanno abbandonato tutto..!
La Civiltà Cattolica, a proposito del Convegno della Chiesa Italiana a Loreto scriveva: “Se non vogliamo giocare con le parole, questa è l'urgenza della Chiesa Italiana. A che cosa servirebbe il prossimo convegno ecclesiale se non mettesse la Chiesa in stato dimissione?”.
  • La Chiesa, da noi, non è più “cristianità”. Si vuol dire con cristianità: una fede che nasce dall'ascolto e che genera comportamenti consequenziali, diviene arte, cultura insomma, una evidenziazione di una vita di comunione che diviene comunità! Ora noi vediamo che i cristiani che vanno in Chiesa e coloro che si dichiarano tali sono ritornati a una vita neopagana dove vale il vestito, il nome, la moda, lo spettacolo per tutti … e immoralità nel commercio, nel pagare tasse, nel soggettivismo morale (nella messa, sulla sessualità, sull'aborto, nel divorzio) nel non preoccuparsi dell'educazione morale e religiosa dei figli permettendo tutto, nel disimpegno nelle responsabilità.. nell'infischiarsene di tutto.. basta star bene … un non voler affrontare qualche sacrificio per il bene di tutti, disimpegno..! Spese per tutti fuorché per le missioni o altri. La messa se si ha tempo e tralasciata.. la domenica non più giorno del Signore! A questo punto ognuno capisce che è finita l'attesa in parrocchia, una pastorale di accoglienza nelle parti della Chiesa, una pastorale di burocrazia sacramentaria ma si tratta di lasciare “l'unica pecora dell'ovile per andare verso le 99”. Si tratta di metterci in stato di missione -siamo in terra di missione- si tratta di invitare, andare incontro, dialogare, creare amicizia. E' finita la pastorale residenziale. Ma una pastorale di annunzio, di testimonianza, di dialogo.. è necessario trovare nuove forme espressive. Passaggio: da una pastorale di conservazione a una pastorale di evangelizzazione di missione, di sofferente attenzione! Quanto lavoro per il giornale, radio, attività culturale, consultorio!
  • Dobbiamo prendere coscienza  che siamo una “minoranza”! Le scoppole che abbiamo ricevuto dovevano farci ricredere.. dopo il primo colpo siamo ridiventati trionfalisti. La prima scoppola nel 1974 a proposito del divorzio: il 43% sono gli allineati. Nel 1981 la seconda grave scoppola che doveva togliere tutte le illusioni, quella dell'aborto: il 32,60% gli allineati e non. E' la verifica del cristianesimo in Italia. Sappiamo chi è pronto ad obbedire alle leggi di Dio! A questa grossa scoppola si aggiungono le allarmanti statistiche: la messa domenicale 38% nel '53 - 20% oggi! Matrimoni civili  a Roma 3% nel '68; 28% nel '85. Funerali civili a Milano l'8% nel '70- il 30% oggi! Il numero degli aborti, delle separazioni a Vigevano! Già nel '75 la Cei affermava che l'Italia era diventata terra di missione. Ma come risponde la Chiesa? A questa provocazione la Chiesa rispose con un volto stanco e sfiduciato! Non parliamo, a questo punto di Vigevano perché ci sarebbe da star troppo male e di criticare moltissimo.
Iniziative scialbe , fatte senza entusiasmo, che non vanno oltre il tentativo della conservazione. Troviamo, oggi, nelle nostre chiese un forte incremento delle iniziative non fondamentali… gite, teatri.. sports, folclore oppure..odore di morte, di stantio, di vecchio..!
Insomma ci troviamo di fronte a pseudo-comunità: non si legge la stampa cattolica, non si partecipa mai ad una catechesi non si partecipa a nessuna collaborazione ecclesiale; si ha vergogna a esporsi, a parlare, a scrivere perché forse non si ha niente..!
Si pensava che il Convegno della Chiesa Italiana desse un risveglio su piano pastorale-missionario! Macchè! Doveva essere un grosso risveglio! E allora? Che fare dunque?
Allora è necessario buttarci nella evangelizzazione; è necessario iniziare la evangelizzazione capillare; studiare, incontrarci, confrontarci nelle esperienze missionarie. E' necessario realizzare vasti e più attenti gesti missionari. Sono da studiare o da sistemare i gesti! Ad ogni livello e per ogni ambiente ove operiamo. Trovare gesti o renderli tali: segni di Dio nella storia. Vincere la nostra presenza superficiale, che non sa e non dà nulla! Infatti, quale segno noi siamo per il mondo, quale modello alternativo emerge dal nostro vivere, dal nostro stare insieme, e quale ne proponiamo alla gente? Dobbiamo finalmente con coraggio, arrivare a risvegliare la nostra fede perché conti nella vita. Perché vi sia questo risveglio è necessario che abbiamo una continua coscienza dell'urgenza dell'essere comunità con una missione continua. La vita nostra è missione. Non esiste cristiano che non sia pure in stato di missione..! Il famoso “praticante“ è missionario. Se non è missionario è falsa e alienante la pratica religiosa, la sua messa, il suo andare in Chiesa. Non può esistere cristiano che non sia missionario!! Le Chiese giovani non hanno distinzione tra praticanti e cristiani non praticanti. Vivono e portano il messaggio evangelico! Dobbiamo imparare molto dalle Chiese giovani! Tutta la loro vita ecclesiale è missionaria. C'è per un lungo discorso nella missionarietà attraverso la carità. La carità segno, gesto della missionarietà. La carità come mezzo di evangelizzazione. E' la testimonianza dell'amore di Cristo per tutti ed ad ogni livello.
C'è poi la evangelizzazione della cultura. “La rottura tra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca” Paolo VI° . L'uomo privo della proposta culturale che nasce dalla fede è un uomo tradito, dimezzato, amputato.
Come rendere incidente la fede, la promozione umana vera nella vita quotidiana dell'umanità? Con la missione culturale! Che non è semplicemente quella nostra del libro cattolico o della conoscenza delle encicliche e dei documenti del Papa e dei vescovi ma soprattutto impegno dei cristiani a fare cultura vivendola, essendo segno della presenza di Cristo e poi nell'illuminare, attraverso tutti gli strumenti che abbiamo a nostra disposizione, l'umanità attorno ai grandi problemi della nostra epoca: giustizia, pace, fame nel mondo, lavoro! Abbiamo la Rivelazione che ci rigenera e ci sostiene: è gravissimo non essere sale e luce illuminante. In definitiva: il cristiano è colui che segue le orme missionarie di Cristo oppure perde tempo. E' colui che vive realmente l'impegno missionario attraverso gesti che devono test. e dire dell'evangelizzazione o perde tempo.
Non raccoglie con Cristo e disperde.
Vedere: “Eucaristia-Comunione-Comunità Cap. VI “Eucarestia e missione” da proporre!!
 
Un “gesto”, una “testimonianza” valida, oggi: Il Volontariato
 
“Il volontariato è come il segno e l'espressione della carità evangelica, che è dono gratuito e disinteressato di se stesso al prossimo, particolarmente ai più poveri e più bisognosi. In una società dominata dalla brama dell'avere e del possedere per consumare… (Foglio fotocopiato.)
Non ci si può improvvisare volontari solo sulle ali dello entusiasmo senza le necessarie e comprovate qualità di carattere. Tale servizio, infatti, esige spirito di povertà, capacità di prestare la propria opera senza ostentazione ma con discreta e cordiale amicizia. Esso postula ancora allenamento e sacrificio, atteggiamento di ascolto, sensibilità ai valori culturali e spirituali dell'ambiente, prudenza nei giudizi, discernimento nelle scelte testimonianze di vita autenticamente cristiana. Da tutto ciò appare quanto sia necessario un adeguato tempo di formazione e quanto accurata debba essere..”
Giov. Paolo II alla Fasciv. Il 1 1 Febb. 1981.
Il card. Martini dice: “Se il volontariato riesce ed attingere dalla fede della comunità una sua nitida motivazione cristiana, può, a sua volta, alimentare la fede della……………………