2° La santità come strumento per il fine ultimo ed assoluto.
 
In che cosa consiste questa santità
  • nella configurazione a Cristo
  • nell'unione con Dio mediante l'amore
  • nella perfetta conformità alla sua volontà
 
innanzitutto vorrei fermarmi sulla prima affermazione, la più profonda e teologica, che getta le sue radici nelle fonti stesse della rivelazione. Tutto il messaggio di S. Paolo si può ridurre alla necessità, per noi, di configurarci pienamente a Cristo onde glorificare il Padre.
 
Configurazione a Cristo
 
La configurazione a Cristo è lo scopo di tutta la vita cristiana ordinata alla glorificazione di Dio. Nell'attuale piano della divina Provvidenza noi non possiamo né santificarci né glorificare Dio se non attraverso G.C. Spesso nella predicazione o in vari libri di preghiera si dà poco risalto alla parte preponderante della persona di Cristo nella nostra santificazione. La devozione a N. Signore viene presentata come una dei tanti mezzi per la santificazione. Si deforma così il piano ascetico e si dà un'idea molto confusa su ciò che costituisce, in realtà, la pietra angolare dell'edificio spirituale.noi non raggiungeremo lo scopo dell'esistenza se non nella misura in cui Cristo vivrà in noi e noi in Cristo. Il processo di santificazione è un processo di cristificazione. Il cristiano deve diventare “alter Christus”. Quando potremo dire: “è Cristo che vive in me” e mi orienta saremo sulla strada della glorificazione del Padre.
L'attività che Cristo svolge in noi costituiva l'idea ossessionante di Paolo. Infatti Gesù è “la via, la verità, la vita” (Gv. 14,6) per l'umanità intera.
  • Gesù Cristo via.
Gesù Cristo è l'unica via. Nessuno può andare al Padre se non per mezzo di Lui (Gv. 14,6) giacchè non ci è stato dato altro nome sotto il cielo nel quale possiamo salvarci (At. 4,12). Gesù Cristo ha ristabilito il piano divino della nostra salvezza, distrutto dal peccato di Adamo. “L'amore di Dio verso di noi si è dimostrato in questo, nell'avere il Padre mandato nel mondo il suo Figlio unigenito affinché noi avessimo la vita per mezzo di Lui” (1Gv. 4,9). D'ora innanzi Gesù C. sarà l'unica via per andare al Padre. “Nessuno viene al Padre si non per mezzo di me” (Gv. 14,6). Senza di Lui non possiamo fare assolutamente nulla: nihil (Gv. 15,5). Tutta la nostra preoccupazione deve essere quella di vivere la vita di Cristo.. nell'incorporarsi a Lui, nel lasciar circolare in noi la sua linfa vivificatrice senza frapporre ostacoli. Perché egli è la vita e noi i tralci; la vita del tralcio dipende dalla sua unione con la vite, dalla quale riceve la linfa vivificante. Separato da essa, secca e viene buttato nel fuoco. Per S. Paolo tutto è con Cristo: vita, morte, risurrezione. Non riesce a trovare nel vocabolario espressioni che possano pienamente esprimere il suo concetto e allora ne conia di nuove, “commortui, consepulti, conresuscitati”. Don Colomba Marmion in “Cristo vita dell'anima” scrive: “Dobbiamo comprendere che non saremo santi se non nella misura in cui la vita di Gesù Cristo sarà in noi, Dio ci domanda questa santità, non ve n'è un'altra. Saremo santi in G.C. o non lo saremo affatto!” (Sappiamo il valore di certe espressioni?). Cristo dunque è l'unica via per andare al Padre, l'unica forma possibile di santità nel piano attuale della divina Provvidenza. Solo in Lui, con Lui, per Lui possiamo raggiungere la meta stabilita dal Padre. La Chiesa ce lo ricorda ogni giorno mel momento importante della S. Messa: con Cristo, per Cristo ed in Cristo… per ipsum, etc. omnis honor et gloria. Per Christum il Padre accetta tutto il nostro amore e tutte le nostre disponibilità e preghiere. I santi questo l'avevano ben compreso. Valga per tutti la preghiera di Sr. Elisabetta della Trinità, una delle anime che più profondamente compresero questo mistero. Così pregava: “Rivestimi di Te, immedesima la mia anima a tutti i movimenti dell'anima Tua, sommergimi, invasimi, sostituisciti a me, affinché la mia vita non sia che una irradiazione della Tua vita. Vieni in me come Adoratore, come riparatore e come Salvatore. O Verbo eterno, parola del mio Dio, voglio passare la mia ad ascoltarti, voglio rendermi docilissima ad ogni tuo insegnamento, per imparare tutto da Te; e poi, nelle notti dello Spirito, nel vuoto, nell'impotenza voglio fissarti sempre e starmene sotto il tuo grande splendore. Affascinami perché io non possa pii sottrarmi alla tua irradiazione. O Spirito d'amore, discendi in me perché si faccia nell'anima mia quasi una incarnazione del Verbo. Che io gli sia un prolungamento di umanità in cui Lui possa rinnovare tutto il suo mistero. E Tu, o Padre, chinati verso la tua povera creatura…”
Cristo è la via! Lavoro di ricerca, di abbandono di false devozioni, di comparazione. Lui il modello di preghiera intensa per poterci configurare a Lui! Per giungere a dire: mihi vivere Christus est. Via per per il Padre, ma via nel servizio ai fratelli, ecc…
  • Gesù Cristo Verità.
La Parola del Padre, la sapienza del Padre si comunica a noi attraverso la umanità del Figlio quindi , arriva a noi la sapienza e la scienza di Dio. La verità! In che modo diviene verità?
1) Con la sua persona. Cristo è il figlio di Dio per natura e per diritto in virtù dell'unione del Verbo eterno (il suo essere Dio) con la natura umana. Noi lo siamo per adozione e per Grazia ma lo siamo realmente ed a un titolo molto vero. Cristo possiede la pienezza della Grazia santificante e attraverso la sua umanità ci dà la stessa Grazia e ci divinizza. Diventiamo veri figli nel Figlio. Questa è, in sostanza, il fine lo scopo nostro, per ora e per l'eternità; è dunque la nostra verità. Siamo veri solo se figli perché così da sempre il Padre ci ha pensati e il figlio ci ha redenti. Se non figli nel figlio: nulla! Non siamo nella verità! Nella incarnazione Gesù è costituito per diritto figlio di Dio. Noi, accettando giorno per giorno la sua Grazia e la sua parola, dobbiamo diventarlo. Gesù è il modello di figlio. Tutta la nostra azione deve essere impostata nella rassomiglianza. E questo è fondamentale nella vita spirituale nostra! Se le cose stanno cooosì tutto si riduce a questo assioma: “essere per Grazia ciò che Gesù è per natura: Figlio di Dio! Questa è la preoccupazione fondamentale del cristiano che vuole lodare il Padre, raggiungere la verità, lo scopo dell'esistenza. Questa realtà, scrive sempre Colomba Marmion “costituisce la essenza del cristianesimo tanto che, non comprendendola, non si capisce più né la Chiesa come comunità di figli, né l'impegno per il Regno, né la giustizia, né l'indifferenza, né i sacramenti nel loro crescere dinamico, ecc…
  • Contemplare Gesù e far nostro il suo atteggiamento verso il Padre. Grazia che deve diventare verità: figli di Dio
  • Preghiera di colloquio per il tempo perso o per le idee confuse…!
2) Con le sue opere. Le opere di Gesù, in tutto conformi alla volontà del Padre, glorificavano infinitamente il Padre. Allora le sue opere, il suo comportamento sono la nostra verità. Secondo S. Tommaso d'Aquino Gesù si incarnò, visse e morì e resuscitò in mezzo a noi non con il solo unico scopo della redenzione, ma anche per volerci dare nella sua Persona un modello perfettissimo di comportamento. “Faceva sempre ciò che piaceva al Padre”; “il suo cibo era la volontà, la gloria del Padre”. Il Padre guarda il Figlio e si compiace in Lui: è la compiacenza del Padre. E quando guarda noi? Quindi è l'infinito amore di Dio, lo possiamo affermare senza paura (compiacenza del Padre!) è l'ideale vivente, splendido, infinito, personale del Padre. (Abbiamo scoperto l'amore del Padre per ci è… come quando scopriamo l'amore di un ragazzo che cerca, trova ed ama una ragazza che stima perfetta…) è l'amore del Padre dunque! È per mezzo di questo figlio che tutto crea e non c'è nulla al mondo che non sia stato fatto per mezzo suo” (Gv1,£). È l'ideale di Dio, degli Angeli; è dunque il nostro ideale, la nostra verità nel crescere, operare, scegliere, vivere, donarci. A pensarci è sbalorditivo: l'ideale di Dio è il nostro ideale. È pazzesco!! L'amore con cui ci ama, amarci! Pazzesco! Ma si capisce la morte di Gesù, la nostra morte per i fratelli perché tutti siamo figli! Trovino la verità! Perché questo ideale diventasse abbordabile per noi, si fece bimbo, uomo, servo; volle conoscere le debolezze dei nostri primi anni, i nostri lavori, le nostre fatiche; la povertà, l'oscurità, la fame, la sete, il dolore e la morte. In tutto simile eccetto il peccato! A questo punto deve farsi profondissima la nostra contemplazione, guardare dento a questo mistero d'amore, a questo mettersi a disposizione di Cristo modello e verità, Lui ideale e compiacenza del Padre, e pregare. È il nostro modello e si è reso abbordabile, sperimentabile (lo dobbiamo rendere abbordabile, sperimentabile…). Bisogna sperimentare tutto questo per poterlo trasmettere, farlo sperimentare!
3) Con la sua dottrina. È verità con la sua Rivelazione. Questo deve essere scoperto, sperimentato, discusso da voi. Fatevi le domande più cruciali sul vivere, morire, sull'impegno, sull'amore e cercate se vi sono altre risposte-verità per im nostro essere profondo se no quelle rivelate. La verità dell'essere, la morale, la prospettiva del lavoro, ecc., tutto è chiaro e illuminante dal Vangelo. “Chi segue Cristo si scopre uomo e, seguendolo, diviene sempre più uomo”. Ci sta proprio bene qui il Magnificat o il Benedictus.
  • Gesù vita. Non solo via, non solo verità ma vita. È l'aspetto più profondo e nello stesso tempo più
commovente del mistero di Cristo per quel che riguarda noi. Tre sono i principali motivi per i quali Cristo può essere detto la nostra vita:
  • perché ci meritò la grazia, vita soprannaturale dell'anima
  • perché questa nostra vita soprannaturale sgorga da Lui
  • perché ce la comunica
e tutto ciò diventa vita ed equilibrio autentico della Persona.
 
d) Gesù Cristo, causa meritoria della Grazia
Il merito di Cristo per noi è legato intimamente al suo sacrificio redentore. Vogliamo ricordare brevemente questo grande miracolo che ci meritò e restituì la vita soprannaturale persa in Adamo; miracolo del nostro passaggio di creature a figli (cicogna - Hoggar - C. Carretto). Tutti sappiamo che la stirpe umana mai avrebbe potuto soddisfare in modo adeguato il peccato. Dio poteva, se avesse voluto, condonare il debito. Invece non volle. E il genere umano era nella più completa impotenza di renderla. Solo un Dio fatto uomo avrebbe potuto colmare questo abisso infinito e offrire alla giustizia divina una soddisfazione piena ed esauriente. L'incarnazione del Verbo era, dunque, assolutamente necessaria per la redenzione del genere umano. “E il Verbo si è fatto carne e abitò fra noi”. Unendosi in Cristo le due nature, la divina e l'unica, nell'unica persona divina del Verbo, tutte le sue azioni risultavano di un valore infinito. Con il più lieve sorriso, con qualsiasi gesto Gesù avrebbe potuto redimere milioni di mondi. Tuttavia, di fatto, la redenzione si operò solo con il sacrificio della croce. Testimonianza non discutibile e rasserenante per noi. “O felix culpa..” Cristo non merita solo per sé ma anche per noi. Tale merito trova il suo fondamento nella Grazia capitale di Cristo in virtù della quale è stato costituito capo di tutto il genere umano: nella libertà e nell'amore. L'efficacia della sua soddisfazione e dei suoi meriti è assolutamente infinita e, di conseguenza, inesauribile. Ciò deve essere per noi fonte di una illimitata fiducia nel suo amore e nella sua misericordia. Nonostante la nostra situazione di infinita meschinità i meriti di Gesù hanno una infinita efficacia e sono capaci di portarci al vertice della perfezione. La nostra debolezza e povertà costituiscono un titolo alla sua misericordia divina. Facendo valere i nostri diritti - perché così siamo nati - ai meriti soddisfatori di Cristo - (per Christum Dominum nostrum…) glorifichiamo e diamo gioia al Padre perché riconosciamo nel Figlio l'unico mediatore a Lui gradito. A nessuno è lecito scoraggiarsi considerando le proprie miserie, cadute e deficienze. Cristo e i suoi meriti sono a nostra disposizione (Ef. 3,8). “Non chiamarti povera, pochè tu possiedi me” diceva Gesù ad un'anima che si lamentava della sua povertà.
  • Cristo, causa efficiente della nostra salvezza, vita soprannaturale.
Tutte le grazie che l'uomo ricevette da Adamo fino alla venuta di Gesù gli furono concesse unicamente in vista de meriti di Cristo. Tutte le grazie… fino alla fine dei tempi, sgorgano dal cuore di Cristo come unica sorgente. Non abbiamo più la “Gratia Dei” come per gli Angeli e i progenitori, ma la “Gratia Christi”. Grazia di Dio cristificata. Questa Grazia ci viene comunicata nelle forme più diverse ma la sorgente è unica: Cristo con la sua umanità santissima unita al Verbo personalmente. Tale è il significato della frase: “Cristo, causa efficiente della salvezza, della Grazia, della vita soprannaturale”. Gesù fonte di vita. Da Lui solo la vita. La vita naturale per la vita soprannaturale. Gesù è tutta la vita. Io sono la vita. È la sua umanità lo strumento attraverso il quale abbiamo la vita soprannaturale e, volendolo, corporale. Il Vangelo ci dice che da Lui usciva una virtù che sanava gli infermi, risuscitava i morti (Lc. 6,19). Il lebbroso, il cieco nato, l'emorroissa, il paralitico, il sordomuto, la figlia di Giairo, il figlio della vedova di Naim e il suo amico Lazzaro ci parlano eloquentemente di Gesù fonte di salute e di vita corporale. Qui vogliamo sottolineare soprattutto la vita soprannaturale che Gesù ci guadagna e dà. È solo per Lui che siamo diventati figli! E' questo il miracolo. È transustanziazione come nella Messa! Per comunicarci la vita fisica Dio ha voluto servirsi dei genitori; per la vita soprannaturale: della umanità di Cristo, costituito capo, pontefice supremo, mediatore universale, fonte e dispensatore di ogni grazia. E questo, soprattutto, in vista della sua passione, per aver realizzato con le sue sofferenze e i suoi meriti, la salvezza del genere umano.
Il Vangelo ci mostra in qual modo Cristo, durante la sua dimora sulla terra, si serviva della sua umanità per conferire la vita soprannaturale alle anime. Remissione dei peccati al paralitico Mt 9,1-8; Mc 2,1-12; Lc 5,17-26. Usa proprio il termine “figlio dell'uomo”. “Io te lo comando”. O un Dio o uno che ha ricevuto la potestà da Dio. Lo conferma con un portentoso prodigio che dice di avere la potestà.. di essere personalmente Dio. È Dio e c'è ed esiste ed ha autorità, potestà e in forza della sua autorità come sana, risuscita, cammina sulle acque così rimette..!
E si serve della sua umanità congiunta certo alla divinità. egli dunque usa l'espressione: “Figlio dell'uomo” come per significare che, se precisamente in quanto uomo opera i suoi miracoli, proclama i peccati e distribuisce grazie, ecc… ciò avviene perché la sua umanità è per natura sua santificante, è strumento atto a produrre e causare la grazia in virtù dalla sua unione personale con il Verbo divino. Devozione alla umanità di Cristo. Preghiera che si ispira alla umanità di Cristo.
  • I principi fondamentali della dottrina del Corpo mistico ci svelano e ricordano come Cristo è capo del Corpo mistico e dà la vita a tutto il corpo. Ce lo ricorda Paolo nella lettera agli Efesini, 1,22: “Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa”. La prova di ragione viene data da S. Tommaso che per dimostrarla stabilisce una analogia con l'ordine naturale. Nel capo dell'uomo possiamo considerare tre cose: l'ordine, la perfezione e l'influsso sul corpo. L'ordine perché il capo è la prima parte dell'uomo a partire dall'alto. La perfezione perché nel capo tutti i sensi, i comandi: nel corpo solo il tatto. L'influsso perché dal capo tutto prende il via e senso. Così è nell'ordine spirituale del Corpo mistico. Cristo è il capo della Chiesa perché:
  • Gli spetta il primato di ordine. “Egli è il primogenito di molti fratelli (Rm 8,29) ed è stato costituito nel cielo sopra ogni principato e potestà, su tutto (Ef 1,21) affinché “tenga il primato su tutte le cose” (Col 1,18).
  • Gli spetta il primato di perfezione, giacchè risiede in Lui la pienezza di tutte le grazie. (Gv 1,14).
  • Primato di influsso. Gv 1,16. S.Paolo sintetizza tutto questo in un bellissimo passo della lettera ai Colossesi: 1,18-20. A chi si dà questa vita - grazia capitale - di Cristo e in che misura?
    • Innanzi tutto a tutti gli Angeli. “Capo di ogni potestà, principato dominazione ecc. Così dice la scrittura. Il corpo mistico non è formato solo da uomini ma pure dagli angeli, perché tutti siamo ordinati allo stesso fine: la gloria di Dio, Gesù, con la sua umanità unità al Verbo comunica la sua grazia.
    • E poi a tutti gli uomini. Innanzitutto i santi. E poi a chi è in grazia attuale. E poi a coloro che sono in stato di peccato mortale perché con la grazia della fede e della speranza. Agli eretici: in potenza la grazia. Per i dannati: separazione reale.
  • e come si comunica la sua vita?
    • mediante i sacramenti
    • mediante la Parola
    • mediante la fede
    • mediante l'amore nella comunità
  • Mediante i sacramenti: inizio del corpo mistico, della vita di comunione. Gesù è l'autore dei sacramenti e per Lui questi segni esterni significano e producono la sua vita in noi, la Grazia santificante. Vite che alimenta i tralci. E li ha istituiti proprio per darci questa sua linfa e ci invita a rimanere in Lui perché senza di Lui, niente. “Ego veni ut vitam habeant ed abundantius habeant” (Gv 10,10). Tramite il sacramento è Gesù che dà la prima grazia battesimale, la grazia del perdono.. la Grazia eucaristica: la sua vita.
    • E' la sua vita che ci dà: prima di qualsiasi devozione, preghiera, ecc.. la messa - comunione
    • Entriamo a far parte vitalmente della comunione che si fa vedere.
  • Mediante la Parola: pane di vita.. Gv 6. Parole per la vita eterna!
  • Mediante la fede: è la sua affermazione: se mi ami verremo… Se dunque ora.. è qui. È lui che l'ha detto! Di notte, di giorno per fede è con noi se noi lo vogliamo. Ed è sicuro che sia a noi vicino: non poteva ingannarci. Quanto più ci avviciniamo con fede, amore ai sacramenti, alla parola, tanto più sarà in noi la vita. Via ogni sciatteria, superficialità, abitudine: ma oggi più di ieri, domani più di oggi. La sua vita aumenta in noi e noi così glorifichiamo il Padre, scopo di tutto.
  • Mediante la vita nella carità, nella comunità.