8°  La perfezione cristiana
 
Dopo aver meditato sul fine, la struttura della vita cristiana, come cresce, cioè le leggi fondamentali del suo sviluppo, vediamo ora in meditazione, in che cosa consiste, in definitiva, la perfezione cristiana.
Consiste soprattutto nella carità. S. Tommaso lo prova soprattutto con l'autorità di S. Paolo: "Super omnia autem haec, caritatem habete, quod est vinculum perfectionis" Col. 3,24. E la prova è semplice. Se un essere è tanto più perfetto quanto più raggiunge Dio, ci dà Dio, allora è nella carità la perfezione cristiana. "Quand'anche... ma non avessi la carità...". E' la carità Dio presente; è la carità che ci spinge al fine, che ci spinge sulla via, verità, vita; che ci fa agire per ipsum... che ci fa inabitare... e che dà valore ai sacramenti, alle azioni e impegni della vita, alla preghiera. Tutto ciò che abbiamo meditato fino a questo punto rende valore nella carità. Senza la carità: cembali!
1) la perfezione cristiana consiste soprattutto nella perfezione della carità.
La Sacra Scrittura lo conferma: è una verità fra le più inculcate dalle pagine ispirate. Cristo afferma che dall'amore di Dio e del prossimo dipende tutta la legge e i profeti. I testi di S. Paolo sono numerosi: "Su ogni altra cosa abbiate la carità che è la perfezione" Col. 3,14.
"La pienezza della legge è l'amore". Rm 13,10.
"Ora rimangono la fede... la più grande di queste è la carità". 1Cor. 13,13.
"Finis autem praecepti est caritas". 1Tm. 1,5.
La stessa fede riceve tutto il suo valore dalla carità: "Infatti in Cristo non è la circoncisione o altro che valga ma la fede che opera attraverso la carità". Gal. 5,6.
La ragione, la motivazione di S. Tommaso nasce con l'esame della natura e degli effetti della carità. Soltanto la carità ci unisce totalmente a Dio come fine ultimo. Le altre virtù sono di aiuto, ci facilitano l'unione. La fede e la speranza lo contemplano e ci portano a Lui come principio. La fede ci dà una conoscenza di Dio imperfetta; la speranza è pure imperfetta... [chi avrà]... la carità ci unisce a Lui fin da ora con un vincolo perfettissimo donandoci il possesso reale di Lui e stabilendo con Lui una reale corrente di amicizia. La fede e la speranza possono convivere in un certo senso con il peccato: la carità no! La carità = possesso di Dio! La carità suppone la fede e la speranza... ma le supera infinitamente. E' fuori dubbio, quindi, che la carità costituisce l'essenza stessa della perfezione cristiana; essa suppone e racchiude tutte le altre virtù e senza di essa le altre virtù non avrebbero alcun valore, come afferma Paolo in 1Cor. 13! Con tutto ciò non si vuole declassare nessuna altra virtù: è dalla carità infatti che prendono valore le altre virtù; anzi la carità potrebbe essere o diventare un grosso abbaglio o un grosso sentimento se non venisse saggiata dalle altre virtù: fede, castità, obbedienza, povertà, ecc.
Insomma la perfezione cristiana non è una somma di atti o di virtù che ci programmiamo di praticare ma è una sintesi della nostra esistenza nell'amore in cui tutto viene orientato, prende senso, valore; in cui esiste la lotta contro l'egoismo, il controllo di ciò che in noi è disordinato, il distacco dai beni, ecc. per cui ne consegue che tutto entra nella perfezione cristiana della quale la carità è l'atto esplicito e di sintesi. (E' come nella vita di matrimonio: l'amore è un risultato... non è vero amore anche se... ma poi è disattento in tante cose...)
2) La perfezione cristiana, proprio per essere concreti e realisti e non fuggire in un vago spiritualismo, consiste in una carità che si misura innanzitutto sui precetti e secondariamente sui "consigli evangelici". Es. testimonianza - non scandalizzare, non dire bugie - onorare i genitori - pregare - amare i nemici - amare gli altri e tutti come amiamo noi... la castità, la purezza ecc. Solo in questa concretezza la carità si alimenta. Abbiamo detto che non può convivere con il peccato! La carità deve coordinare il tutto, dare a tutto il valore e indirizzarli al fine: entrare in Dio.
3) Altro principio: lo sviluppo della perfezione cristiana è proporzionato al fervore con cui la carità produrrà i suoi atti espliciti. E quanta più attenzione, fervore mettiamo tanto più aumenta la carità, la grazia. Siccome la perf. c. consiste soprattutto nella carità è ovvio che quanto più viviamo intensamente gli atti di questa tanto più aumenta la perf. c. Quanto più amore tanto più perfezione cristiana.
L'amore quanto più è attuale tanto più fa crescere.. Ogni mattina.. ma se viene ripetuto... E' come l'amore per una persona: [affermato] quando ci si sposa e poi reso tradizionale! Attualizzato non come atto, ma come spirito che accompagna o sollecita l'atto! E' diversissimo il valore di un atto di umiltà o una preghiera perché si deve fare e invece fatta per suo amore..!
4) Altro principio: perfezione cristiana si identifica nel duplice atto: amore di Dio e amore del prossimo. Esiste una sola virtù per cui amiamo; ed esiste un unico motivo per cui amiamo: la sua infinità bontà e sua presenza. E' per lo stesso motivo che noi amiamo: Dio, noi, il prossimo, le cose. Non c'è vero amore, vera carità verso chiunque se non procede dall'amore soprannaturale di Dio. E' necessario meditare questo principio se vogliamo distinguerlo - come è necessario - da qualsiasi inclinazione verso il prossimo nata da una compassione puramente umana... o da altri motivi che sono comunque legati alla natura: bellezza, povertà, dolore, simpatia, stando così le cose - essendo un solo amore - ne verrà che aumentando l'amore aumenterà la capacità di amare Dio e il prossimo. Profondo esame! C'è chi dice e sente di amare Dio... e poi con il prossimo... e c'è chi invece, al contrario...! La carità ci riporta alla verità e ci fa sfuggire alla possibilità quotidiana di ingannarci! Quanti infatti si ingannano in un senso o nell'altro..!
Comunque essendo la carità Dio e il nostro ultimo fine Dio innanzitutto la carità è volta verso Dio e secondariamente verso il prossimo per amore di Dio, perché  mi rappresenta Dio.
5) Altro principio: la perf. c. consiste nella perf. della carità affettiva ed effettiva; principalmente nell'affettiva, secondariamente nell'effettiva. È necessario anzitutto distinguere attentamente i due diversi modi di esercitare la carità. Così scrive S. Fran. di Sales: “Due sono i principali esercizi del nostro amore verso Dio: uno affettivo ed uno effettivo. Per il primo noi amiamo Dio e ciò che egli ama, per il secondo osserviamo e facciamo quanto egli ci comanda; quello ci unisce alla bontà di Dio, questo ci fa eseguire la sua volontà. L'uno ci riempie di compiacenza, di benevolenza, di slancio, di desiderio, facendoci provare l'intimità dell'animo nostro con quello di Dio; l'altro suscita in noi la reale risoluzione, la fermezza del coraggio e l'inviolabile obbedienza, richiesta per effettuare gli ordini della divina volontà e per soffrire, accettare, approvare e abbracciare tutto ciò che proviene dalla sua volontà. L'una ci fa compiacere in Dio; l'altra ci fa piacere a Dio”. Avevamo affermato che la perfezione cristiana è tanto più tale quanto più è l'intensità dell'atto di carità: se le cose stanno così ne deriva che la perfezione consiste soprattutto nella carità aff. e solo second. nella carit. eff. Se dunque amiamo debolmente, ci trasciniamo; se le altre virtù vengono non coinvolte dal fuoco della carità, tutto è debole e poco meritorio. Un piccolo atto fatto con amore grande ha un valore infinito; un atto enorme fatto con amore debole o trascinandoci… vale molto poco! Un meraviglioso programma parte da questa considerazione: il mio piccolo lavoro, il mio studio, il mio esame, in questa luce prendono un valore infinito e aumentano in noi…! Quindi amore affettivo, intenso, continuo, universale. Però attenzione: l'amore aff. più nobile ecc. può prestarsi a grandi illusioni o mistificazioni (è la non preparazione dei giov. al matrimonio oggi. È  pensare amore quando non sanno cosa sia né l'hanno mai sperimentato… si illudono di amarsi e poi… diatribe e il divorzio…). È molto facile dire a Dio infinite parole, presentare infiniti programmi; che vogliamo amarlo con tutte le nostre forze,,, che vorremmo essere martiri e poi… non riuscire neppure a rispettare il silenzio… la puntualità.. oppure ci ostiniamo nelle nostre idee, programmi: e tutto ciò è incompatibile con l'amore precedentemente affermato. Attenzione pure all'amore affettivo… amore del prossimo che diventa sensuale! Ci si affina cero… ma l'amore di Dio nella persona che ci sta di fronte ci porta ad un profondissimo rispetto onde si svegli e [salga] l'esigenza di Dio. Diversamente blocchiamo tutto!allora il nostro amore verso Dio diventa meno sospetto quando ci spinge a praticare in silenzio e con perseveranza; nonostante tutti gli ostacoli e le difficoltà, il penoso e monotono dovere di ogni giorno. Cristo stesso ci insegna che gli alberi si conoscono dai frutti e che non entreranno nel regno dei cieli coloro che solo gridano “Signore, Signore…” ma coloro che compiono la volontà del Padre celeste (Mt 7,21);
6) Altro principio interessante: e su questo importa molto pregare: per la piena espansione della perfezione cristiana la carità deve essere perfezionata dal dono della Sapienza. Quanto lavorare a vuoto, errori, sbagli e pensavamo di essere perfetti. Programmazione umana, visione umana! Bisogna che la ragione cessi di prendere l'iniziativa: è necessario che il dono della Sapienza, Intell. Consiglio la illuminino perché si produca la modalità divina, la scelta di Dio, la carità perfetta. “Dammi la Sapienza che viene da Te”… è un agire nella carità “passivamente” … ma “attivamente”.
7) Ultimo principio sul quale esaminarci: la carità può essere infinitamente nell'uomo; di conseguenza la per fez. crist. in questa vita  non ha limite. Perché mai dunque noi ci stanchiamo, diventiamo aridi, sembra ormai di essere giunti ad una certa saturazione?
Aggiungiamo un corollario a questa meditazione: esiste un obbligo per tutti raggiungere la perfezione crist.? Si. È tutta la Riv. che ce lo chiede ed è tutta la chiesa che lo afferma! “Estote ergo vos perfecti  come è perfetto il Padre vostro” (Mt 5,48).  (In riferimento al precetto dell'amore, della misericordia, del perdono, del dono dell'esistenza, del lavoro, ecc.) con tutto il cuore, la mente, le forze: questi sono precetti non consigli. Se sono tali sono per tutti, nessun escluso. I consigli per i chiamati..! obbligo della perfezione dunque. La perfezione è per la nostra verità e consistenza perché ci dà Dio, il fine della esistenza: la gloria di Dio.
 
Dunque la perfezione:
  • Consiste soprattutto nella carità
  • Si alimenta della Parola-Umanità di Cristo e dei Sacramenti
  • La mortificazione-Purità del cuore.
  • La fede e la confidenza in Lui: Gesù. Imitazione.
  • Umiltà-povertà in spirito.
  • Amore alle croci.
 
3°  Il no! A tutto. Il peccato
 
  quaderno rosso righettato: universitari a [S'Abresle]
        “Ma libera dal peccato”. “dal male”.
  Quaderno verde [filettato]: il peccato come irresponsabilità ecc.
 
 
Il no! A tutto quanto meditato; il no! Alla creazione, alle redenzione, alla Paternità, alla fratellanza all'essere e rimanere figli; il no! A tutta la storia della salvezza, a tutti gli aiuti, le ispirazioni; il no! Al significato dell'esistenza, all'eternità, in Dio! È, insomma, la caduta nel non essere! È il vero, grande, reale male. A confronto tutto il resto è male minore! Proviamo a meditare e capire! Guerre, malattie, cataclismi ecc. male minore del peccato. Il peccato è il “non essere” per eccellenza. È la distruzione di ciò che di più prezioso esiste sulla terra: la persona!…
Vediamo innanzitutto che cosa è il peccato nella pagine rivelate dell'A.T.
 
Il peccato è la dimenticanza di Dio, la superficialità e, quindi, il formarsi di altri idoli:
  • Adamo che passeggia con Dio.. Eva come compagna!
  • Subito, nelle pagine seguenti: l'uomo fugge da Dio… non si intende più con le persone: Eva! Caino fugge… non ci si intende più! È Babele!
  • Esperienza di Davide: “contro di Te ho peccato”. È rifiuto di Dio e del rapporto essenziale con Lui.
  • È ingratitudine, infedeltà: storia di Israele e uscita dall'Egitto; limiti a non finire.
  • È la storia della trovatella in Ezechiele.
 
Il peccato va visto pure nel contesto dell'alleanza. “Io sono il Signore Dio tuo che ti ha fatto uscire dalla schiavitù di Egitto”. Non è dunque innanzitutto rottura o rifiuto di una legge ma rifiuto di [veri] rapporti.
Il peccato diventa pure un rifiuto a camminare nell'alleanza, nella storia della salvezza. Per gli israeliti questo rifiuto si esprimeva nella nostalgia dell'Egitto. Per noi nella nostalgia e nell'ancorarci a una vita senza finalità, addormentarci!
Il peccato è negargli fiducia e dipendenza. Si dipende da altro: episodio del vitello d'oro. (Gen. 3). A livello umano l'atteggiamento del peccatore è quindi orgoglio (Isaia 14; Ez. 28; Dan. La figura di Nabucodonosor); infedeltà; in circoncisione del cuore; adulterio, mancanza di convergenza con Dio.
Nel N.T.: la salvezza è giustificazione, liberazione, riconciliazione: il peccato è il rifiuto a tutto ciò. Il peccato dunque diventa stoltezza.. cecità… mancati rapporti.. non seguire.. non ascoltare o non mancati rapporti.. non seguire.. non ascoltare o non mettere in azione la sua Parola. È non vivere in comunione, è diventare quindi autosufficienti, superficiali, sciocchi nel vivere e scegliere. Dunque nell'A. e N.T. il peccato prima di essere in disordine sociale, una mancata giustizia, uno sfruttamento del povero ecc. è mancato rapporto con Dio, dimenticanza di Lui da cui tutto il resto. È la struttura interiore… per cui l'azione prima che l'uomo deve fare è la conversione, il ritornare a Lui..
Il significato della Incarnazione, Redenzione: famiglia, comunione! Il peccato è innanzitutto rottura… la conversone è, dunque, il ritorno alla comunione! Dimenticando tutto questo l'uomo di oggi combatte invano, fa esperienza di disgregazione, di vuoto, di mancata relazione umana, di solitudine.
Invano ci metteremmo a costruire, lavorare, impegnarci se non abbiamo che il disordine, l'ingiustizia ecc. sta nel peccato come mancato rapporto con Dio. Se vogliamo agire nella società dobbiamo sapere dove sta il male fondamentale dal quelle tutti gli altri mali dipendono per non combattere invano. È inutile curare esternamente una malattia se non facciamo una diagnosi precisa per curare i germi da cui quella malattia continua e continuerà a devastare un corpo!
 
2) l'uomo di oggi come concepisce il peccato.
  • In Nietzsche e seguaci il peccato è una realtà da distruggere perché crea problemi, uomini deboli, inutili sentimenti di colpa. L'uomo è il super-uomo che non dipende da nessuno, non deve rendere conto e, quindi, non pecca. Non c'è peccato! In questi scrittori c'è dunque lo sforzo di riscattare l'uomo da ogni accusa di peccato, da ogni pentimento, da ogni problema di virtù, tutte cose che rischiano di non dare la pienezza della vita, l'anelito verso l'assoluto. Il “saggio che viene da lontano” in “Così parlò Zaratustra” rivela agli uomini i veri nemici: coloro che vedono ovunque colpa e miseria, che scatenano la “caccia alle streghe, che propongono un amore al prossimo per nascondere la propria debolezza e non permettono all'uomo di affermarsi.
  • Nei seguaci del marxismo  ci si chiede: da dove viene l'idea tradizionale del peccato? Da dove viene il senso di colpa? Da una coscienza alienata e sfruttata che cerca in una inesistente colpevolezza e nel conseguente castigo la ragione delle sofferenze provocate in realtà da una società ingiusta e dallo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
  • In Freud e seguaci: la religione è rifugio e protezione per l'uomo angosciato e per le sue diffuse e ricorrenti nevrosi. L'etica -e con essa ogni impegno morale concreto - e di conseguenza il senso di colpa “derivato” dai peccati, sono il frutto della difesa che l'io deve costruire finchè non comprende “scientificamente” l'origine delle proprie inquietudini psichiche.
 
Lasciando stare le correnti, come si trova l'uomo di oggi di fronte al peccato?
  • uomo tecnologico: l'oggi e il domani è nelle nostre mani. E chi pensa al peccato? Che cosa è il peccato? E chi parla di una morale?
  • Uomo secolarizzato: è l'uomo che costruire tutto! È l'uomo che diventa coscienza e si fa una coscienza.
  • Uomo socializzato: massmedia… tutto… l'uomo è secondo la società. L'etica è data dal comportamento generale. Togliere tutti i tabù è liberare finalmente..! Films, riviste, [contatti], parole: perché deve esistere una morale, un peccato? Sarebbe un ritorno al medioevo! Ricordiamo come sono stati accolte alcune indicazioni pontificie sulla sessualità! Le barzellette porno e le caricature di Paolo VI dopo la “Humanae vitae” o affermazioni del genere. Tutte le indicazioni verso il pervertimento… la esaltazione della omossessualità e la raggiunta categoria di lavoro con pensione, malattia ecc. delle prostitute! È una realtà della società a cui ci si deve adeguare! È la distruzione del senso del peccato, della colpa; è il segno evidente del mancato rapporto con Dio!
Emerge allora con chiarezza ciò che innanzitutto l'uomo deve fare: ritornare a Dio, mantenere saldo il proprio rapporto con Dio. Diversamente è il caos, Babele! Ecco il valore della Chiesa, di chi ha capito questa realtà profonda del peccato, ha capito la passione di Cristo, il valore della confessione, fa la scelta prioritaria, prima di qualsiasi azione nella storia, prima di qualsiasi promozione umana (almeno da noi!) non c'è se non l'evangelizzazione per la salvezza dell'uomo!
3) Il peccato nella teologia:
innanzitutto si fa una distinzione tra peccato mortale e peccato veniale.
  • Il peccato mortale: se fatto con piena avvertenza e chiaro consenso rompe la comunione, l'amicizia con Dio. Ma deve essere un male gravissimo se Dio lo punisce con grande rigore. Nonostante la sua infinita misericordia, sappiamo:
  • gli angeli ribelli divennero demoni per un solo peccato e tali resteranno per tutta l'eternità.
  • Cacciò dal paradiso.. (!) i nostri progenitori e sommerse l'umanità in un mare di dolori, lacrime, morte, per un solo peccato.
  • La privazione della visione di Dio per sempre
  • Gesù che arriva a dire: “Dio mio…” per il peccato!
  • Il Padre che abbandona il figlio a tale passione!
Tutto ciò ci fa pensare che sia veramente una cosa orribile, è una ingiuria fatta a Dio, un no! A Dio! Il peccato mortale causa in chi lo commette :
  • La perdita della Grazia santificante, delle virtù e dei doni dello Spirito Santo.
  • La perdita della presenza della S. Trinità in noi.
  • La perdita dei meriti acquistati nel passato
  • Una certa schiavitù al demonio, il rafforzamento delle cattive inclinazioni, i rimorsi di coscienza.
  • La distruzione continua del nostro essere per tutta l'eternità.
Certo che se il peccato mortale è tale ne deriva come conseguenza non solo la fuga … ma evitare tutte le occasioni prossime… non trastullarci scioccamente… pregare, pregare = unione alla SS. e a Maria Santissima! La confessione frequente.
B) Il peccato veniale: ci soffermeremo alquanto. Dopo il peccato mortale non c'è nulla che debba essere evitato con maggior cura che il peccato veniale. Meno disastroso del pecc. M. ma è sempre male infinito. È più grave di qualsiasi altro male fisico, storico. Niente può comperare: somma ricchezza, ecc. il peccato veniale non è una opposizione al Signore, al nostro fine; è una malattia, una deviazione, ven: morte. È una vera offesa a Dio, una disubbidienza volontaria alle sue leggi e una ingratitudine ai suoi benefici. Da una parte Dio e, dall'altra, i nostri comodi, gusti, gloria, soddisfazioni: e volontariamente preferiamo questi ultimi. S. Teresa d'Avila così scriveva “sul peccato veniale”: è come se dicessi: Signore, io so che questo vi dispiace, capisco che mi vedete, so che non lo volete, ne sono pienamente convinto, ma lo voglio fare ugualmente: amo meglio seguire il mio capriccio e il mio appetito che la vostra volontà. E un peccato di tal fatta sarà piccolo? Io non lo credo. Per quanto possa essere leggero come colpa io lo trovo grave assai”.
Insomma è contro Dio, l'infinito, il Padre…! Pensiamoci. A meno che sia dovuto a fragilità, mancata avvertenza: ma lo sforzo a non contristare lo Spirito. Es. nella preghiera, libertà di espressione, grossolanità, pensieri non custoditi, ecc. tutto ciò, se non governato bene, porterà, nel tempo, gravi conseguenze. Es. uno che va sempre a messa, fa tutto bene… passano gli anni: poi vengono ripresi, non sono presi in considerazione: l'abitudine al peccato veniale emerge: non sono capaci di contenersi, si arrabbiano, non salutano più, sono tesi. …! Perché si vive ormai sempre più senza raccoglimento,vivo e attento esame di coscienza: si evita il peccato mortale e basta. Lo Spirito non parla più, non prega…!
Effetti del peccato veniale deliberato:
  • ci priva di molte grazie attuali che lo S. Santo aveva pronto per noi. Questa privazione fa sì che tutta la nostra tensione di grazia, di apostolato diminuisca. Ne risentiamo nelle tentazioni, nella aridità. Alla luce della eternità comprendiamo e comprendiamo l'immenso tesoro distrutto scioccamente con la nostra enorme leggerezza.
  • Diminuisce il fervore della carità e la generosità del servizio di Dio. Si diviene apatici, svogliati… e si potrebbe giungere fino a deridere i più impegnati. A tale cecità….! Scompare l'ardore, l'anelito genuino, le aspirazioni a Dio: “ti amo”. La carità non emerge con il pecc. ven. deliberato… come nella famiglia, fra coniugi…
  • Aumentano quindi le difficoltà per l'esercizio delle virtù. Privati di molte grazie, diminuiti il fervore e la generosità… ci debilitiamo e perdiamo energie necessarie per far fronte… le virtù appaiono troppo difficili e subentra uno stato di abbattimento, di vuoto…!
  • Predispone al peccato mortale. Diminuite le difese, prese con leggerezza ormai tante cose senza troppa sensibilità, improvvisamente… ma è stato da lungo preparato nell'aver tolto ogni remora. Come ad una diga a cui ogni giorno si toglie qualche pietra: ad una improvvisa alluvione… crolla!
  • Nel purgatorio: in cielo meno Grazia, meno santità. È certo una necessità curare l'abolizione progressiva del pecc. ven. deliberato. Esame di coscienza. Preghiera attenta: confessore stabile… in cui si ragiona… sacrificio. Raccoglimento interno e somma attenzione.
 
C) le imperfezioni. S. Giov. della Croce ne parla molto per chi vuole e deve tendere alla santità. Ne svela tutta la malizia… come l'abitudine a parlare spesso o l'attaccamento alle piccole cose… cibo, vestito, mania di sapere le novità… e torna frequentemente a descrivere i danni nell'anima di colui che si lascia andare nelle imperfezioni. Questa dottrina di S. G. della Croce trova conferma nella dottrina di S. Tommaso là dove anche noi affermavamo che la vita spirituale cresce con un atto più intenso di amore. Ora questo atto più intenso si realizza con la Grazia aumentata. Se l'imperfezione diminuisce la Grazia ecco che noi regrediamo… e possiamo passare tutta la nostra esistenza in una stasi o regresso, superficialità. Non è con noi che Dio forma i santi. Nella vita di Grazia o c'è aumento o si regredisce fino?…!
Questa è la causa per cui molti non arrivano alla santità. Ancora Giov. della Croce: è proprio perché non si vuole spezzare quel piccolo filo… che si rimane attaccati alla terra e non si riesce a fare un balzo verso il cielo. Sono le imperfezioni volontarie: civetteria, comodità, mancata prontezza, prendersela… purezza del cuore, pratica del più perfetto (vittoria sulla curiosità su un rumore che viene dalla strada ad es.). S. Teresa d'Avila: abbandono delle imperfezioni è la condizione per progredire nella amicizia con Dio. Ma chi si mette su questa strada, riprende S. G della Croce nella “notte dell'anima”, Cristo aiuterà, darà forza, farà passare attraverso la “notte”, arriverà al “nada” per il “todo”.
Oltre a quanto detto è necessario aggiungere:
    • lotta contro il mondo: occidentalismo = consumismo, piaceri, divertimenti, conformismo, moda, false massime, sostenere films ecc. Fuggire le occasioni e ravvivare la fede. Scegliere la Sapienza anche contro tutti!
    • le tentazioni…
    • l'ossessione demoniaca…
    • la possessione demoniaca. Con tutti i suoi segni…
    • la concupiscenza della carne…
    • concupiscenza degli occhi…
    • la superbia della vita…
  • confessione frequente
  • parlarne al direttore dell'anima
  • preghiera continua
  • spirito di sacrificio
  • ideale aperto , costante, impegnato
  • medit. sulla Passione di Cristo
  • amore alla Madonna
A questo punto esame, preghiera, assumere la direzione della nostra spiritualità, promesse, osservazioni, preghiera.