9 La vita di orazione
 
La preghiera: uno dei più importanti aspetti della vita cristiana; fenomeno culminante dell'antropogenesi, l'espressione interiore più evoluta della natura umana. Julian Green lo aveva avvertito questo quando, terminando il suo diario, confessa: "Se dovessi partire questa notte e mi chiedessero che cosa è che più mi ha colpito in questo mondo, risponderei forse che è il passaggio di Dio nel cuore dell'uomo". È la preghiera.
Pregare. Un modo per riconoscere che Dio è presente, sta passando, un modo per testimoniare che il mondo è vincolato a Dio; che noi siamo a Lui legati. Chi prega si rivolge a colui dal quale riceve, in continuità, la sua consistenza, la sua origine, l'essere. Sul nostro pianeta all'uomo è l'unico essere capace di questo. Motivo per cui pregare è un'attività specifica dell'uomo.
- San Gregorio Nisseno: l'orazione è una conversazione o colloquio con Dio
- S. Giovanni Cristostomo: l'orazione è parlare con Dio.
- S. Agostino: l'orazione è il pensare a Dio con pio e umile affetto
- S. Giovanni Damasceno: è la elevazione della mente a Dio
- San Bonaventura: è il pio affetto della mente diretto a Dio
- Santa Teresa: non è altro che un intimo rapporto di amicizia, un frequente intrattenimento da solo a solo con Colui da cui sappiamo di essere amati.
È dunque un dirigersi, pensare, conversare: Gesù lo aveva indicato: quando pregate, dite: "Padre nostro...". È il tono con cui si inizia una conversazione. E possiamo conversare sempre con Dio perché Dio si trova in ogni parte. Egli non è l'universo, ma riempie l'universo. Salmo 138: "Come potrò allontanarmi dal tuo volto? Se salgo al cielo Tu sei là, se vado in fondo agli abissi, eccoti".
- S. Tommaso ha ripreso la definizione: "elevatio pia mentis in Deum". Ecco: Dio esiste indipendentemente da noi. Ma perché diventi Dio in noi, perché diventi il nostro Dio è necessaria l'elevazione, lo sforzo nostro. Questo consenso a un Dio in attesa è la preghiera. Nell'istante in cui lasciamo che Dio diventi "Dio in noi", in quell'istante si verifica l'incontro, la preghiera. "È il qui della sua nella mia vita". De Lubac aggiunge che la preghiera è un audace sfumatura, è il tentativo di rendere mistico il mistero di Dio, di incorporarlo cioè nella nostra esperienza intima.
Ossia: di partecipare alla stessa vita di Dio. Pio XII da questa meditazione affermò che la preghiera è "la respirazione dell'anima in Dio". "Incontro" fu sempre la preghiera di Gesù verso il Padre: "Padre, ti ringrazio...". "Padre, se è possibile...". È l'autentico orante: "se è possibile". È un incontro. L'uomo frequentemente è impenetrabile all'uomo, diviene muro, isola. Dio, il totalmente altro supera tutto per farsi il nostro intimo: Dio solo può abitare nella profondità della nostra anima. Là dove un uomo si sente estremamente solo, negli abissi del proprio io non è mai solo: Dio è presente.
- Noi dovremo appena prendere coscienza di questa presenza che è molto di più di quanto noi siamo a noi stessi. Abbiamo solo bisogno di aprirci, per incontrarci con Lui. È questa presa di coscienza ciò che chiamo preghiera. Infatti non c'è preghiera genuina, orazione autentica senza coscienza della sua presenza in noi e nel mondo. Ogni tentativo di guardare, prendere coscienza di Lui in me e nel mondo è preghiera... e diventa un'operazione piena di intelligenza, amore, affetto, calore. Tutto ciò può essere sintetizzata nella frase di Bernard Bro: "La preghiera è lo sforzo di comunicazione cosciente con Dio".
- ogni espressione ha valore: è sforzo: è un atto di volontà. E' impegno, iniziativa, non automatismo vuoto.
- è sforzo di comunicazione: il mettersi in dialogo, in relazione, in collegamento: unisce l'immanenza alla trascendenza.- è sforzo di comunicazione cosciente: intenzionale, di proposito, sforzo voluto, amato. Non è "recita"...
- con Dio:...
Convenienza della preghiera.
Sulla convenienza esiste una posizione chiara di S. Tommaso il quale cita l'argomentazione di Gesù nel Vangelo: "oportet sempre orare". Nel corpo dell'articolo insegna che spetta alla divina Provvidenza determinare quali effetti si devono produrre nel mondo, per quali cause seconde e con quale ordine. Ora tra le cause seconde figurano principalmente gli atti umani di cui l'orazione è uno di più importanti. Dunque è convenientissimo pregare, non per cambiare la Provvidenza di Dio, che è assolutamente immutabile, ma per ottenere da essa quello che da tutta l'eternità ha determinato di concedere alla orazione. L'orazione cioè non è causa nel senso che rinnova in questo o quel senso la volontà di Dio, dal momento che egli non può essere determinata da quanto è a Lui estrinseco. Tuttavia è causa da parte delle cose, nel senso che Dio ha disposto che tali cose siano vincolati a tal'altre e che si compiano le une se si producono anche le altre. È un volere di Dio condizionato, come se avesse detto da tutta l'eternità: "concederò tale grazia soltanto se mi sarà chiesta, diversamente no". Per conseguenza, non mutiamo con la preghiera la volontà di Dio, ma ci limitiamo ad entrare nei suoi disegni eterni. Per questo conviene chiedere sempre le cose in conformità alla sua volontà perché diversamente, oltre a dispiacergli, la nostra orazione non otterrebbe assolutamente nulla. Così dunque afferma San Tommaso parlando non solo della convenienza ma della necessità!
Un problema: la solitudine!
Rollo May dimostrò magistralmente nel suo libro: "L'uomo alla ricerca di se stesso" che il maggior tormento dell'uomo moderno non è il problema politico, economico, energetico ecc. ma la solitudine. Del resto non è stato l'unico psicoterapeuta a fotografare questo fenomeno. Altri lo hanno fatto con la stessa obiettività: solitudine, vuoto dentro... e profondo! Quanti sborsano delle vere fortune per avere qualcuno che gli ascolti. E l'analista viene addirittura pagato a borsa nera! Ha l'agenda zeppa di appuntamenti. E i. salitori fanno a gomitate... anche per telefono. Ed ecco dunque il superuomo moderno divorato dalla solitudine, dalla paura. Sono numerosi? È una processione interminabile in questa nostra epoca. Comanda astronavi, fa nuove grandiosi invenzioni e si ritrova nel vuoto. E nel suo vuoto consuma, è una statistica del 1965, più di 300 tonnellate di tranquillanti all'anno. È l'uomo moderno che bussa alla porta dell'analista per mendicare un viaggio senza bussola.
- Confessione: ritorno a casa tardi... ho bevuto… ho paura di guardarmi nello specchio, butto giù due pastiglie di sonnifero, ma tutto ritorna con l'alba. Tutta la mia solitudine, la mia angoscia e il mio vuoto!
- Qualcuno ricorda l'attrice Judy Garland quando rivelava ai reporter la solitudine che la divorava. Non c'è niente di peggio che rimanere in casa, sola! C'è una distanza enorme fra gli applausi e l'amore degli spettatori e il silenzio della mia camera. Non sopporto il silenzio. E non so cosa farmene di tante notti vuote...". Continua: "Ho conosciuto Marilyn Monroe a casa di comuni amici, la mia stessa angoscia, paura, vuoto. Mi rincorreva perché potessimo parlare un poco". Uomini, donne troppo schiacciati dalle mille luci vuote per accorgersi della Luce vera. Nomi noti e sconosciuti tutti scontano l'errore (anche se alcuni senza colpa) di non aver creduto all'espressione di Gesù: "senza di me non potete fare nulla".
Molti sono obbligati ad affrontare, in Brasilia, la dura esperienza di ritrovarsi soli con se stessi. Le lunghe distanze della capitale federale obbligano quegli uomini, lo vogliano o no, a passare ore intere soli al volante. Più volte al giorno devono percorrere quelle corsie che si confondono con l'orizzonte; ma il peggio è che man mano che la macchina corre sull'asfalto il guidatore avanza sulle piste dell'anima. E il viaggio diventa scomodo, inquietante, perché dentro non c'è proprio nessuno. C'è solo lui con i suoi problemi. Tutto è solitudine, è vuoto. Da qui l'orrore che alcuni esprimono verso questa capitale federale. Vivere lì è vedersi obbligati ad avere ogni giorno diversi incontri con se stessi, il che vuol dire non incontrare nessuno, essere soli! Chiuse agli altri, chiusi a Dio. È la terribile solitudine collettiva. Non fa meraviglia, con la dimenticanza di un Padre, che a molti faccia schifo la vita, si sentono nauseati... Ciascuno di noi è fatto in modo che possa ritrovarsi soltanto se si pone di fronte ad un altro, solo se vive in una qualsiasi comunità verso la quale si sente aperto. Oggi quest'altro è soprattutto Dio! Infatti qualsiasi "altro" non è in grado di rispondere a tutte le nostre domande: e questo non farebbe altro che aumentare le nostre ansietà. La non risposta finisce con il lasciarci soli, più incerti di prima, in un mare di difficoltà. Solo mettendoci davanti all'infinitamente "Altro" ritroviamo finalmente noi stessi... Rudolf Allers, grande e profondo critico di Freud affermava che la preghiera è la possibilità di vittoria sulla solitudine perché uno non può ritrovare pienamente se stesso senza ritrovare Dio. Dire che Dio è l'Altro, è già molto; che mi dà risposte, è molto: ma dire che l'Altro è l'amico fidatissimo, è moltissimo. Dio è amico: e anche nel peggiore anonimato urbano Lui mi conosce, conversa con me e non permette che mi possa ridurre a zero. Anche se tutti dovessero abbandonarmi, Dio no! La croce del Golgota è lì come prova sicura! Il cuore dell'uomo ha un amico: Dio prende posto nel cuore dell'uomo.
Bertrand Russel confessò, nella sua Autobiografia, di aver sperimentato, negli ultimi anni della sua vita,1 terribile solitudine; lui che non aveva mai desiderato pregare. Ignorava che la causa del suo scontento risiedeva in questo punto la solitudine senza Dio è la peggior solitudine: non una via di salvezza, di speranza.
Eppure esistono persone che si sentono sole nonostante la preghiera. È perché manca l'amore. La preghiera è solo commercio. Si prega perché si è in necessità. Questa persona non esce da se stessa, rimane chiusa, rimane ancora sola perché vede solo il suo problema. Non si apre all'Altro nell'amore.
Eppure è così anche nell'amore umano. Ci si sposa ma si sperimenta una terribile solitudine perché ci si è sposati per vincere la solitudine, non per amore. Mancando l'amore l'altro né lo si vede, né lo si sente, né lo si prende in considerazione. Solo donandosi, solo dirigendosi verso l'Altro si supera la solitudine e la preghiera diviene colloquio di amicizia. Quando prendiamo la testa tra le mani e preghiamo: o solitudine, o estasi d'amore. Se molti sapessero! È la parola di Gesù conforta: "non abbiate paura", "io sarò con voi...".
-> Preghiera ovvero a alienazione?
Il nostro tempo presenta una nuova classe di cristiani: coloro che hanno abbandonato la preghiera perché preferiscono guardare a Gesù come avvenimento storico, come a un rivoluzionatore di strutture, un ispiratore di nuovi modelli politici, di un nuovo stile di società, di nuovi sistemi economici. E molti si buttano così nell'azione! Molti sono diventati attivisti perché sono un prodotto della paura di cadere nel vuoto, appunto l'alienazione della preghiera, della liturgia e doversi, quindi, staccare dall'urgenza della situazione storica."non prego perché non voglio essere un alienato" mi diceva una ragazza. Ma ciò che aliena non è la preghiera ma un dio falso, un dio lontano, un dio nemico dell'uomo: di questi... ve ne sono ancora molti... è ignoranza
Quando un orante seriamente si incontra con il Dio vivo e vero, il Dio della Bibbia, con il Dio che interviene, che libera, che si incarna, muore, risorge; con il Dio che ha ed esprime un progetto di salvezza per l'uomo del mondo, "nuova terra e nuovi cieli", che prega non può se non sentirsi coinvolto in questa azione di Dio e desidera diventarne il collaboratore... non quindi alienato come fuori del mondo, ma il vero orante è veramente il centro dell'evoluzione del mondo.
Non è la religione che aliena l'uomo. Oggi chi aliena l'uomo dai suoi veri interessi è la scienza aggiogata al potere. È questa scienza che diviene la coscienza oggettiva, fornisce così menù e gusti alla società dei consumi, alla struttura tecnocratica che schiaccia l'uomo. Scienza = coscienza obiettiva e dipendenza dal potere: una nuova divinità. Infatti è per la onnipotenza della coscienza obiettiva che il mondo diventa divoratore, disumanizzante. Osserviamo: lo psicologo in relazione al paziente dal laboratorio, l'antropologo in relazione al gruppo tribale, lo scienziato politico di fronte al proprio elettorato: sono la scienza, la facciata; non ci si lascia coinvolgere.
Contaminati da questa mentalità, il medico non si incentra più con la persona malata ma con dei casi: il 7,8,9... Il giornalista non vede più le persone che hanno avuto incidenti ma "materiale scottante". E così via... nessuno va oltre la facciata, nessuno si lascia coinvolgere, umanità disumanizzata e disumanizzante.
La preghiera, al contrario, riesce a vaccinare lo spirito umano contro la piaga della burocrazia tecnologica. Solo essa permette all'uomo di dire di "no" alla dittatura tecnologica. Solo essa mi allontana dalle chimere del progresso. La scienza tocca la cellula, l'atomo; la preghiera va oltre: tutto diviene amore! Dov'è allora l'alienazione?