Introduzione alla 4 giorni di Annecy
La personalizzazione ovvero la dinamica della liberazione “Liberarsi per essere”
1 Tesi, progetto, disegno di Dio Padre = una grande famiglia, comunità. Ha questo unico scopo: è l'inizio della vita eterna
- Per questo il Cristo = unico scopo = unità, ricapitolare….
- Per questo la Chiesa, noi: Unità, Comunità: unico scopo!
- Salvati per intervento suo: la nostra vita per annunciare a tutti che è Lui il salvatore. Saremo “incontro” nella misura in cui “sperimenteremo” la Salvezza!
- “Sperimentare” vuol dire “seguire” per “conoscere”…! Non vuol dire trascinarsi, seguire perché da sempre… perché mi sembra logico e giusto! E' necessaria la sperimentazione =  diversamente saremo sempre in crisi e piegati dai diversi venti.
- Liberarsi per essere “Uno”. E' vivere il Regno e per il Regno!
2 Ma è personalizzarsi questo “liberarsi”?
Anche sul piano semplicemente umano l'aprirci alla natura, agli altri, il liberarci da noi stessi per.. è valorizzarci!
  • Sul piano biologico. Sul piano psicosociale.
  • Donarsi dunque
  • A questo punto comprendiamo che il comando divino è per la piena valorizzazione del nostro essere!!
Non è contro natura! E' sempre valorizzante, personalizzante!
3 la personalità è il risultato di due forze =
a) per donarmi devo possedermi ( chi è ancora schiavo…)
b) possedermi per donarmi ma verso un fine: orientarsi verso…
4 Orientarsi verso chi? Che cosa?
a) se a livello biologico, psicosociale, morale per gli altri… Infatti il Dewei fonda la sua pedagogia sul “social efficenty”. I marxisti: collettivismo
b) Ci personalizziamo così. Ma dove trovare la forza e per qual fine in definitiva?
c) tesi divina: mi personalizza definitivamente. Mi libera da tutto per essere! (Secondo il sesso. Sessualità…)
5 Se le cose stanno così come siamo stati educati moralmente. Solo egoismo…
6 Appare come base della personalità il morire all'egoismo, base è Matteo 16,25. Un ragazzo dovrebbe chiedersi, se così educato: dove posso, con le mie qualità, servire meglio il Regno? Non deve peròguadagnare di più ecc..
7 Con questa base domani sentiremo i vari orientamenti: ma solo come servizio al Regno!
- Una personalità (perché ormai liberata…) che si orienta secondo le proprie possibilità a servire il Regno!
Giov. 8,31: Liberarsi nella verità
 
Dal ripensamento del primo giorno, da cui i vari orientamenti, abbiamo capito:
  • dobbiamo interpretare la nostra esistenza come servizio come dono; essere per gli altri. Liberarsi dall'egoismo
  • dobbiamo vivere per realizzare e dilatare il Regno, dono di Dio. La nostra esistenza ha questo scopo
- Nascono così le varie tesi sociologiche, politiche: liberare l'uomo dalle strutture, realizzare una maggiore giustizia, pace ecc. Cose giustissime
- Nascono così anche le tesi apostoliche, le tesi riguardanti la testimonianza, l'essere presenti nell'ambiente per rivelare Cristo. Direttamente parlandone e indirettamente facendo.
  Cose giuste, doverose, sante. Se non si è più che attenti nascono pure le forme più svariate di ipocrisia, cosciente e incosciente, le forme più sottili di alienazione e, quindi, come conseguenza, stati di insicurezza, di scontentezza, di angoscia esistenziale
  Questa angoscia dipende, frequentemente, dal nostro essere ipocriti, nonostante tutto il lavoro apostolico che facciamo, dal nostro non essere giunti alla verità!
1° Gesù, un giorno, dopo aver parlato ai Giudei della sua missione, si rivolgerà a coloro che avevano “in Lui creduto”.
Tutto inizia da qui. Qualsiasi discorso possiamo fare, se non c'è questo atteggiamento previo, tutto è inutile.
  • E' un atteggiamento fondamentale della persona tutta che aderisce, vive, segue e sperimenta. Non è dell'intelligenza soltanto. Tutto inizia da qui. Credere…!
  • Anche la nostra meditazione diventa completamente inutile se manca questa fiducia.
  • Se manca questa iniziale fiducia non può iniziare l'esperienza né continuare!
  • Dirà dunque a cloro che avevano creduto: “Se persevererete nei miei insegnamenti, sarete veramente miei discepoli, conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”.
  • E' già verità vivere per gli altri, vivere per il Regno, aver capito che dobbiamo spendere la nostra esistenza per il Regno e ci buttiamo a pesce. E' Vverità. Ma è pure alienazione se non è la conclusione di un “conoscere” la verità per cui ci liberiamo. In altre parole: non è un fare la verità ma è un esprimersi dell'essere.
  • Se rimaniamo sull'aver capito la verità, ne verrà come conseguenza il dover fare…
  • Se l'avremo “conosciuta” ne verrà come conseguenza l'essere veri, testimoni ovunque!
(Ho capito che una donna mi vuole bene, allora anch'io gliene voglio. Sforzo!... Ma se l'amore è entrato in me, è diventato me stesso, non ci sarà sforzo, ma gioia)
 
 
Anche in Giov. 15,10: “se osserverete - se persevererete - in ciò che vi ho detto sarete miei discepoli. Vi ho detto queste cose (se osserverete…) perché dimori in voi la mia gioia e perché la vostra gioia sia al colmo.
  • Anche qui: esperienza profonda, completa di Lui.
Nell'osservare, perseverare nascerà la gioia sua.
Nel diventare “veri”, nel liberarsi dall'ipocrisia: la gioia
  • Nel perseverare a “seguirlo” ci liberiamo da noi stessi, dalla legge, dall'ipocrisia e diverremo liberi.
“Perché lo conosceremo”
La conferma a tutto questo: 1 Giov. 2,3-6 è fantastico. (Se lo conosceremo, come conseguenza agiremo come Lui…; chi dice: lo conosco e poi agisce: è bugiardo, ipocrita. Chi dice di “stare in Gesù” cioè essere in Lui, deve necessariamente “vivere” come Lui, non perché vuole vivere come Lui: la legge, ma perché “sta” in Gesù. Relazione di intimità.
In ciò sta tutto l'errore dei farisei antichi e moderni: legati ad una legge esterna. Giov.
Guardiamo alle nostre confessioni: non è  forse un esame sulle leggi piuttosto che sulla fedeltà a Lui? Non è una sfilza di: ho fatto, non ho fatto! Con la propria donna si fa così? No sicuramente perché non c'è dualismo con la propria donna quindi non posso essere ipocrita.
L'ipocrisia e il fariseismo nascono dal nostro non essere “una cosa sola” con Cristo, quindi con i fratelli, nasce dal dualismo per cui la nostra religione diviene fedeltà ad una legge, non ad una persona viva. Si fa del moralismo in definitiva. E' Giovanni (1a 2,4) chi dice di conoscerlo e poi agisce male, è un bugiardo e in Lui non c'è la verità! “La verità ci renderà liberi”. L'essere una cosa sola con Cristo via, verità, vita, si diventa “vere” persone, libere!
2° Ad un certo punto della nostra esistenza può capitare che non capiamo più niente: un senso di scontentezza ci prende… che faccio al mondo… che significato ha la mia esistenza (Tutto non mi soddisfa… religione soprattutto ) mi sento assurdo. Capito a tanti…!
-   Capita anche, a questo punto, di volerne uscire e allora ci si butta in discussioni, ricerche, lotte, impegni; è il momento dell'entusiasmo, dell'impegno, del desiderio di fare qualcosa e, nonostante tutto, si rimane scontenti. ( a meno che si tratti di persone decisamente leggere e superficiali)
E' il risultato di una vita vissuta ad un livello non nostro; è uno stato nevrotico: si faccio tutto questo ma non sono contento. Uno studente, una studentessa: non vive nel profondo e non scopre… Una sposa: amareggiata, disillusa! Un prete: perché ha scelto questa vocazione? E' uno stato nevrotico perché uno stato non “vero”. Nasce l'esaurimento, la scontentezza di tutto: non è una vita che si costruisce nel profondo e ci si accorge che si sta recitando la commedia, si è impostori, ipocriti a lungo andare!
Vita alienata perché non vive la verità! Quindi una vita da schiavi, non libera! Qual è la verità?
“Io sono la verità e questa verità ti renderà libero!”.
Verità non come prova della sua esistenza, dai fondamenti razionali della fede ma verità come qualcosa di realmente sperimentato e di così sperimentato da aver scoperto Cristo verità come solutore di tutte le difficoltà. E' una coscienza del suo possesso che mi dà chiarezza sul tutto e mi libera da tutto ciò che è alienante.
  Verità non come un alienarci in un principio, perché rimarremmo legati ad un principio,a qualcosa di esterno dove verrebbe come conseguenza l'abdicazione della nostra intelligenza e, quindi, non saremmo liberi. Capita a qualcuno di costruirsi faticosamente un principio, una verità, una religione, di giungere a dire: Dio c'è. Da tutto questo poi trae la propria esistenza e le regole di vita. Se tutto questo non viene interiorizzato, scoperto, fatto nostro sul piano esistenziale ne conseguirà che questa verità verrà accettata a livello superficiale,alla maniera dei farisei (si, ho capito… ma se non diviene coscienza… è alienazione, è dualismo angosciante…) non a livello di profonda verità. Infatti al primo vento contrario tutto svanisce.
In questi casi (si! Ho capito!...) si prende la verità come arma. E allora ci si divide, si lotta, ci si irrigidisce. E' l'antiamore la realtà più pericolosa per l'uomo. E' uno che incomincia a capire quindi parte… è il momento in cui si diventa odiosi agli amici: è infatuazione non è verità posseduto! E' arma!!!
Nascono così i partiti, le divisioni, le varie correnti!
Per Gesù: la verità si è fatta in Lui. Il dover essere non è se non l'essere nella verità. Non c'è un voler essere ma un “essere”.
Per noi frequentemente, la verità la congeliamo a livello di conoscenza, la assolutiziamo e lottiamo e combattiamo. E' una idea. Siccome non si realizzerà l'unità interiore (mentre lottiamo rimaniamo nel compromesso per altre realtà) questo ci darà insicurezza e il segno maggiore di questa insicurezza è il fanatismo che è la sicurezza guadagnata con l'aggressività.
  • L'aggressivo, il violento è a livello della superficie, non nel profondo. L'uomo aggressivo, violento non vive completamente la sua esistenza, è un insoddisfatto. Vive una parte di verità al limite, non la verità. La verità si vive, non si può imporre. Si può indicare il cammino della verità, non si può costringere
  • Gesù è la verità: non la impone né discute, è! E perché è la verità lo si uccide. Il profeta non viene discusso, viene ucciso perché è e rivela la verità. Il profeta è sempre scomodo per tutti: fa venire a galla le ipocrisie di tutti.
  • Conoscere la verità, per noi sarà la fine dell'insicurezza, del non essere, dell'angoscia; sarà gioia e libertà
Ma è un cammino lungo quello del [liberarci] nella verità!
E' un cammino lungo per liberarci pure dalla verità per essere nella verità, per essere veri. Ma è il nulla questo! E' proprio il nulla di tutto per possedere Dio (siamo stati abituati all'apologetica, alla difesa ecc.. per cui la verità è una costruzione esterna, non interna). E' anche esterna ma se rimane tale rimaniamo nell'alienazione!
Infatti il fariseo, come tanti di noi, esce dall'insicurezza e dall'angoscia della morte con una costruzione del dover essere. Più di 600 regole. Una verità legge. E si aggrappa a questa e lotta. Non va alla radice dell'essere dunque! (E' come uno che si sposa solo per raggiungere la serenità, la posizione sociale: non va alla radice dell'amore!)
 
  La vanità, il giudicare gli altri, il perseguitare gli altri, il difendere una verità come assoluto, con aggressività sono manifestazioni di una stessa causa: il non essere scesi alla radice dell'essere, non essere liberi nella verità, Dio. L'aver, insomma, ancora qualcosa da difendere, da possedere. E, infatti, a questa liberazione si oppone il peccato, l'egoismo.
- Quando accettiamo di essere crocifissi con Cristo Gal. 2,19-20, è la somma liberazione. Vuol dire che la verità è diventata me e questa verità, così, si è fatta liberazione. Si fa liberazione quando è me!
 
  Se cresciamo con questa esperienza - “la verità si è fatta me” - “un tutt'uno con me”, saremo allora testimoni! Cioè martiri; quando la verità si fa carne non può essere difesa come qualcosa di diverso da me. Allora è la morte. Il martirio è la testimonianza della verità! Il martirio in tanti luoghi e sensi…!
Così il martire diventa l'antitipo del fariseo e salva e scuote il fariseo. Il fariseo gioca e si addormenta sulla legge. Il martire muore. Quando la verità si fa persona non c'è altro da fare che colpire la persona. Gli Apost. assimilati alla verità, la difendono con la morte!!
  Questa coscienza di verità non può farsi se non amore! Dio verità è “pienezza di Gioia” è amore!
  liberarsi in Dio verità è liberarsi per amare, come conseguenza. Non come sforzo! Anche se avremo bisogno di sforzarci per la nostra pigrizia!
  questa coscienza di Dio verità ci fa “comunione”, incontro, dialogo, servizio, presenza, portatori di pace! La verità è sempre trasformante!
 
3°Come far si che la verità ci liberi?
La psicanalisi ci libera da parecchio e ci fa aggrappare ad un ancora di salvezza. E' una alienazione. Non ci libera nel profondo e non ci dà l'essenziale. (Benché serva per terapie…). Per far si che la verità ci liberi è necessario scendere nella povertà estrema, nel profondo, nella morte, giungere allo zero, e capire, finalmente, che non sono gli idoli a salvarci, ma solo Dio. Solo Lui ci salva, ci sostiene: allora è Lui la radice del mio essere. Questa scoperta ci porterebbe a tagliare tutte le altre radici; giungeremmo a rifiutare tutti gli idoli….
Abramo, nella povertà totale, taglia le radici dell'esistenzialismo per radicarsi sulla radice dell'Essere.
Muore ma per rivivere totalmente. Si incammina verso la vita perché, ormai, radicato sulla radice della vita! Giov. 15,4-6: “come il tralcio…”. La fede sola dà questa totalità, ma pretende la morte. La fede non come costruzione o idea ma come coscienza di Dio: diversamente sarebbe un'altra alienazione. Infatti la fede deve sparire come virtù intellettuale. Benché sia pedagogo come ragionamento, come la legge, ma non deve rimanere, diversamente è alienazione!
  A noi che desideriamo agire, impegnarci dico: Dio costruirà nello svuotamento di noi stessi. Lasciamo campo libero a Dio, rimaniamo aperti a Dio… Iniziamo questa esperienza con Dio. Anche se iniziamo con un desiderio di concupiscenza e di aggressione, come per la donna. Ma poi subentra la ragione e il sentimento ed è allora che si fa strada l'aspirazione all'amore, all'unità, alla pace. Solo se ci si libera verso la donna questa aspirazione prenderà posto. Pur rimanendo sempre “uomini”. Non ci si spersonalizza! Ci si svuota per raggiungere. E' gioia di stare insieme. Quando ci si svuota, impoverisce è allora che si costruisce. Anche verso il mondo è così: quando ci si svuota dall'occhio economico, utilitaristico, di conquista, entra in noi la bellezza delle cose, la contemplazione. Anche il lavoro come peso, il lavoro alienante sparisce. Sarà solo un lavoro comunione per la costruzione dell'ordine, un cercare l'ordine con chi vuole con onestà!
  Allora la liberazione diventa esaltante! Perché è toccare il fondo della nostra povertà e alienazione è svuotarci, è accettare questo innesto nell'essere infinito, principio e fondamento di ogni essere.
Quando gli uomini sentono il desiderio della purificazione, di rinunciare, di fare pulizia dentro di sé oppure di creare nuovi sistemi, è bene. Ma se non scendono alla radice dell'essere si butteranno in un'altra avventura, in un'altra alienazione, in un'idea. Si cercherà di fare la pace, la giustizia: in altre parole si farà la commedia del giusto. Non si tratta di crederci giusti. Si tratta di esserlo.
  E' qui che prende una grande importanza la contemplazione. Sono i contemplativi coloro che vedono di più e più lontano. E' nella preghiera, soprattutto, che ci facciamo “veri”. E' il momento dell'offertorio che spinge al superamento dell'ipocrisia, per essere “veri”.
  Essere una cosa sola! “Io e il Padre siamo una cosa sola come…” Giov. 17,21
  Il dualismo è frequentemente il risultato di una difesa della verità, dicevamo prima. Ma il Vangelo ci viene presentato come qualcosa che è in noi. Il Regno è in noi.
  La sete di verità è sete di Dio e questa sete si distingue dalla curiosità.
La curiosità ci porta ad un aggiungersi di nozioni, di nuove conoscenze; la verità, al contrario, è qualcosa che ci cambia, che vive in noi, che ci toglie da tutte le alienazioni. La verità è la nostra morte. Se non avverrà questa morte, da cui la vera giustizia e il vero amore, ci sarà solo una accettazione quasi beffarda della legge, in sostituzione di Lui. Le nostre confessioni…!
  Se le opere sono le espressioni esterne di una persona, una persona in armonia con se stessa non potrà se non avere opere di pace, gioia e questa armonia solo Dio ce la dà, giustizia misericordia.
Esaminandoci sulle opere sappiamo se siamo in Dio oppure alienati. Liberandoci avremo ristrutturato allora la nostra persona. La liberazione qui appare come il mezzo per ristrutturare la persona!
  Questa persona che, un giorno venne distrutta in Adamo, oggi viene ricostruita in Cristo, nella libertà.
Diventiamo così, e solo così, “l'uomo nuovo” del quale parla S. Paolo.
Non è, però, che siamo confermati nella santità:[momenti] equivoci, sciocchezze ne faremo ancora; ma non sarà la stessa cosa perché queste realtà non ci toccheranno nel profondo, che, ormai, basa sulla verità.
  A questo punto appare tutto il valore della vocazione: liberi per servire il Regno non da alienati, ma nella verità, come persone “vere” “autentiche”.
I nostri talenti, i nostri numeri per il servizio [mio] nella verità cioè nella libertà. “E' la verità che ci rende liberi”.
Gesù dice a Nicodemo: “se non rinascerai in acqua e Spirito Santo…” Cioè libero perché ormai nella verità.
Essere “veri” con Cristo Gesù significa portare verità e vera libertà ovunque: nella politica, nell'economia, nella religione, nel sacerdozio ecc.. perché essere “veri” significa portare in noi Dio, salvezza del mondo.