Gesù e i rivoluzionari del suo tempo
Cullman
Ogni epoca ha attribuito a Gesù le sue proprie idee.
Soprattutto nel secolo XIX, ma ancora oggi, si fa di Lui il rappresentate di un certo ideale filosofico, sociale e politico. Si strumentalizza Gesù a fini prettamente umani.
Succede frequentemente che la sociologia influenzi la teologia e da questa poi nasca una moda teologica che si riflette nel ritratto di Gesù. Moda teologica che chiamiamo, oggi: Teolog. della morte di Dio, della violenza, del pacifismo, della rivoluzione, della secolarizzazione, della non violenza ecc. ecc.
  Vediamo allora come Gesù si comporta con le idee e partiti del suo tempo; tentiamo di andare alla radice per capire il comportamento della Chiesa e del Cristiano, oggi.
  A quel tempo, come oggi, vi era un forte movimento di resistenza religiosa e politica che veniva incarnata dagli “zeloti”. Questi erano degli uomini decisi, “impegnati”, con una sfumatura di fanatismo. Attendevamo il Regno di Dio che pensavano molto vicino. Come Gesù ha reagito di fronte a questo movimento?
Si aggiungeva, poi un altro gruppo di estremisti: i Sicari, ”gli uomini dal lungo coltello” che avevano, mentre gli zeloti volevano la riforma radicale della legge, del culto, del sacerdozio, un programma politico mirante all'espulsione dei Romani e all'instaurazione di un nuovo Regno.
I due gruppi di proponevano di raggiungere un cambiamento mediante la violenza e, per questo, dovevano lottare contro l'autorità costituita. Ciò però che è interessante, perché tocca molti uomini di oggi, che anche questi gruppi mescolavano fede e politica. E questa guerra santa, da loro preparate ed attesa, avverrà nel 70d.c.con la distruzione di tutto da parte dei Romani. Un gruppo resisterà eroicamente fino al 74 nella fortezza di Masada.
  Per i Palestinesi questo, della occupazione dei Romani, della presenza di questi padroni, era il problema più grave!!!
  Ma anche per i Romani, che vedevano zeloti e Sicari dovunque ed erano ossessionati…
Tenda e Giuda di Gamala, due capi, morirono infatti durante una insurrezione armata. Att. 5,34
  Oggi alcuni teologi della violenza pongono Gesù come zelota , “un resistente zelota”.
A prima vista potrebbe sembrare esatto anche perché Gesù venne condannato dai Romani, morì come i romani…e venne posta una iscrizione. Motivi politici insomma. Comprendiamo, a questo punto, come alcuni gruppi, impegnati in lotte sindacali o politiche contro istituzioni di vario genere, si richiamino a “Gesù resistente”. Purtroppo sostenuti da alcuni teologi che mirano a fare sensazione.
  Dobbiamo comunque affermare che, nel Vangelo, si trovano due categorie di parole di Gesù.
La prima categoria avvicina realmente Gesù allo zelotismo. La seconda lo avvicina a coloro che erano estremi difensori dell'ordine costituito. Chi si basa unicamente sull'una o sull'altra fa di Gesù un rivoluzionario oppure un reazionario.
Voleva mettere d'accordo un po' tutti oppure superare radicalmente le posizioni dei diversi gruppi di persone? “lascia che i morti.. ma tu va ad annunciare il regno”.
  Alcuni tratti che avvicinano Gesù agli zeloti o sicari: la sua predicazione del Regno. Gli zeloti volevano farlo questo nuovo Regno di Dio! - il suo atteggiamento di critica verso Erode che chiama “volpe” Lc. 13,32. L'ironia coi cui parla dei sovrani i quali dominano i popoli e si fanno chiamare benefattori Lc. 22,25. Alcuni argomenti riguardanti la spada, la violenza; l'irruzione nel tempio. La sua morte per motivi politici.
  Gli argomenti portati dagli avversari sono pure forti per la non violenza: non resistere al male, l'amore ai nemici, il discorso della montagna. Il suo andar d'accordo e parlare con i rappresentanti dell'ordine stabilito. Il suo ritornare al tempio. L'invito ai malati di farsi vedere dai sacerdoti, ecc.. Ma, soprattutto, il rifiuto energico nel compito divino, di ogni elemento politico. Egli ha coscienza di un compito divino e considera lo zelotismo una tentazione per eccellenza.
  Allora, concludiamo noi, atteggiamento e parole contraddittorie? O dobbiamo scegliere ciò che più ci aggrada? Sarebbe un errore il primo e una scelta sbagliata il secondo.
Gesù, verso un mondo ingiusto, del quale predica la fine e nel quale gli Apostoli devono lavorare per un Regno che non è di questo mondo (ma del quale già si devono vedere gli effetti) presenta questa duplice serie di parole con un unico fondamento: vivere in novità in attesa di un Regno futuro.
Ogni espressione, ogni parola e atteggiamento al fine di un Regno futuro, che non è di questo mondo. Gesù è Re di un altro mondo ma il suo giudizio inizia ora!
Se è questa la speranza e l'azione di Gesù allora ne deriva che tutti i fenomeni di questo mondo non sono degli assoluti a cui consacrare tempo, andare per un paradiso in terra! E per la piena realizzazione di questo Regno terreno usare tutti i mezzi; violenza, movimenti ecc.. devono essere relativizzati. L'atteggiamento di Gesù si pone allora sempre al di là dell'alternativa “ordine stabilito o rivoluzione”, sempre al di là di ogni politica progressiva o retrograda, anche nella Chiesa di oggi.., lotta sociale, economica. Si vive e si deve vivere di una realtà nuova dove il Regno di Dio è dono di Dio e non risultato della nostre forze (Mc. 4,28). Il seme si sviluppa senza concorso da parte nostra.
X Gesù, attraverso tutte le espressioni, vuole la salvezza del cuore dell'uomo, salvezza che si attuerà in noi attraverso il Battesimo, guadagnata con la morte e Risurrezione.
  Questa vita nuova portataci da Gesù non distoglie dall'azione in questo mondo che passa e per questo mondo che passa; però i mezzi, gli strumenti, gli scopi non sono più di questo mondo carnale, ma solo del mondo spirituale che si estrinseca fin da questo momento. (amore, misericordia, perdono...)
La vita nuova non è immobilismo, ma la sola strada della salvezza. In questa luce comprendiamo l'atteggiamento di Gesù di fronte:
  • all'ordine stabilito del culto
  • all'ordinamento sociale
  • alla spinosa questione politica.
 
 
a) la questione del culto.
Gesù ha purificato il tempio. Questo atteggiamento…fiumi di inchiostro e polemiche a non finire: “Gesù è un rivoluzionario violento”. Gesù è uno zelota perché, come gli zeloti volevano, ha purificato il tempio. Era il programma degli zeloti!
Ma, a differenza degli zeloti, Gesù voleva purificare, mentre gli zeloti volevano distruggere il sistema esistente per mezzo della violenza; Gesù poi aveva una prospettiva escatologica, gli zeloti solo terrena. Gesù ha si attaccato un elemento essenziale del culto di allora; ma non voleva il rovesciamento di tutta quanta l'organizzazione del tempio e del sacerdozio; ha si preso una chiara posizione, ma per un superamento, per un divenire migliore, non presenta altre attività culturali ma un ritorno alla conversione… Ha un atteggiamento critico, come sarà sempre di fronte ad ogni istituzione terrena ed esistente, ne annuncia il carattere perituro (tutto passerà!) e tenta di purificare ciò che è possibile purificare senza che niente venga distrutto. Non perde del tempo a partecipare a lotte armate o a facili dimostrazioni perché non vuole allontanare i cuori dall'oggetto della sua predicazione: il Regno di Dio, Lui stesso, che non è di questo mondo. Vuole, con questo gesto, attirare l'attenzione su un culto spirituale, genuino; vuole un cambiamento non la soppressione del culto.
Quindi la realtà nuova non è una realtà immobile ma un cambiamento molto più radicale di quello zelota. Un cambiamento interiore. Infatti in Mt. 5,23: “ se stai facendo la tua offerta all'altare…” Non, quindi, una distruzione dell'altare, ma una purificazione profonda. Come, del resto, non vuole la distruzione di Israele; dice, infatti, “andate alle pecore perdute della casa di Israele, ma non confonde Israele con il Regno di Dio. L'annuncio di salvezza è per tutti. Questo atteggiamento rivoluzionario doveva scandalizzare ebrei e zeloti i quali nutrivano odio per i pagani. Un superamento dei confini senza una distruzione, perché il Regno di Dio arrivasse a tutti.
 
B) la questione sociale.
 
Nella sua predicazione Gesù ha stigmatizzato l'ingiustizia sociale del suo tempo e questo atteggiamento lo avvicinava agli zeloti. Ma tutta la questione sociale è vista, da Gesù, nella luce del Regno di Dio.
Il “guai a voi ricchi”, la parabola del ricco epulone, le follie del ricco ci dicono, nella predicazione di Gesù, che, alla luce del regno futuro la differenza tra ricchi e poveri è contraria alla volontà divina. Tale giudizio, riferito all'ordinamento sociale presente, come tale è rivoluzionario. Non lo è però nel senso di un appello da parte di Gesù, a rovesciare questo ordinamento. Però non è neppure uno starsene fermi in vista del rovesciamento radicale che Dio un giorno farà. Allora? Ciascuno, individualmente, deve applicare, fin da ora, nell'ambito personale, quelle norme che sono proprie del regno futuro. Sono tutte le raccomandazioni di Gesù. L'uomo, individuo, deve interiormente cambiare; deve essere cambiato con la legge dell'amore. Infatti diviene l'oggetto dell'appello alla conversione, della penitenza.
Gesù dà la priorità al cambiamento individuale del cuore. (così Cullman, Bultman e i migliori teologi). Gesù vuol far scomparire (vuole che venga crocifisso!) nell'individuo, l'egoismo, l'odio, la menzogna, l'ingiustizia. In questa strada vuol cambiare il rapporto dell'uomo con Dio e quindi dell'uomo con l'uomo. “Cercate prima… e il resto in soprappiù”. E questo viene detto ai ricchi e ai poveri. La conversione è la base per un ritorno alla pace e alla giustizia. In questo solo senso noi ci troviamo di fronte anche ad un programma di riforme delle istituzioni-strutture, come le parole-invita a lasciare tutto…. a odiare il proprio padre ecc.. ma non devono essere considerate come un programma-crociata per una riforma generale. La riforma ognuno, individualmente, deve realizzarla e in forma radicale secondo le norme del Regno futuro. Sarebbe facile dimostrare come ogni questione sociale si risolverebbe da sé se avvenisse questa radicale conversione.
Ricordiamo solo Zaccheo.
Questa conversione personale è prioritaria a qualsiasi atteggiamento verso il povero o la giustizia sociale o impegni politici. Mc. 14,17 una donna versa profumo prezioso e i presenti biasimano perché tutto poteva essere dato ai poveri.
“i poveri li avrete sempre con voi..” Esiste un interesse prioritario, superiore.
Così in Lc. 10,38 Marta e Maria: “Maria ha scelto la parte migliore”.
La posizione di Gesù per la questione sociale è analoga a quella rispetto al culto. Gesù denuncia l'ingiustizia, ma non semplicemente per una denuncia o per una rivoluzione, ma per una conversione radicale del cuore che, da subito, opererà un cambiamento nei rapporti con Dio e il prossimo. La questione quindi viene posta nella luce del Regno di Dio, le cui norme sono del tutto diverse da quelle del mondo degli uomini. Entriamo nella novità di Dio.
 
c) la questione politica
La confusione di allora è la confusione di oggi: identificazione del Regno di Dio =  regno dell'uomo.
Infatti fin dall'inizio: uccisione innocenti. Erode Antipa vorrà ucciderlo… Gli Apostoli con la stessa confusione.. (anche oggi molti) la folla vorrà Lui Re. Pilato glielo chiederà espressamente. Altri zeloti, prima di Lui, si erano dichiarati Re di un regno futuro ed erano stati uccisi. L'atmosfera che si viveva: oppressione romana. Il processo che fu politico. Chi lo prelevò fu la coorte romana. Come morì e l'iscrizione. Sinedrio = responsabilità morali. Pilato-roma: responsab. giuridica.
  Per tutti questi motivi alcuni videro in Gesù lo zelota, il rivoluzionario, il resistente.
  Tutta questa confusione che lo avvicinava ai veri Gruppi ma da questi si distingueva nettamente, nasceva dalla non comprensione della sua predicazione e dei suoi atteggiamenti: “il mio regno non è di questo mondo.”
Gesù non si è mai dichiarato  “messia politico” ma “servo dell'uomo” “sevo sofferente di Javhè”. Non solo ma vede la messianità politica come una tentazione permanente. All'inizio della vita pubblica  passerà 40 g. nel deserto. Il demonio nelle tentazioni gli proporrà precisi ideali zeloti: “tutti i regni ti darò…” “Vai via, Satana!” Mt. 4,10
In un'altra circostanza Pietro vorrebbe impedire la missione di sofferenza di Gesù. Anche in questa circostanza Gesù ripete: “Vai via da me Satana!” Mc. 8,27
Pietro ancora non è liberato da questa visione politica, ma diabolica se Gesù dice: “vai via…” E' la visione zelota: la religione al fine di una pura attività politica. Ed un'altra tentazione demoniaca: Gesù è nell'orto del Getzemani e arriva la soldataglia [prezzolata]. E' il momento di scatenare una guerra santa e Dio sarebbe al suo fianco con dodici legioni di Angeli Mt. 26,52. Ma invece “riponi la tua spada nel fodero” Mt. 26,52. Ma, alcuni dicono, l'entrata così osannata, di Gesù, in Gerusalemme, non fu un tentativo? Basta a noi il sapere che entrerà su un asino, anziché su un cavallo, per scoprire tutto il carattere buono e pacifico della missione sua. L'attesa del Regno futuro rendeva critico Gesù nei riguardi dell'impero Romano. Doveva [considerare] l'occupazione romana come una occupazione violenta e doveva conoscere anche la pretesa dell'imperatore a farsi adorare, a richiedere ciò che a Dio solo si deve donare.
Non riconosceva alcun diritto divino all'imperatore, ma non predicherà mai la guerra anche quando lo perseguiteranno. Egli era lontano sia da una accettazione interiore, sia da una rivolta contro lo stato. Questi due atteggiamenti non potevano coesistere con la predicazione della “Buona novella”. Voleva una liberazione ben più profonda e non perdeva del tempo a voler solo quella superficiale!
  L'amore per i nemici poi, lo pone al di là, anche per quelli che lo seguiranno, di tutti gli antagonismi politici del suo tempo. Esclude quindi ogni violenza!
  La domanda posta: “è lecito o no pagare il tributo a Cesare” permetterà a Gesù di definire la sua posizione verso il mondo che finirà e l'attenzione verso un mondo futuro che ognuno può iniziare fin da ora. La risposta non è diplomatica, ma è fedeltà al Regno. Allo stato i soldi. A Dio ciò che è sua proprietà: tutto noi stessi. Non è una risposta in cui si mette Cesare e Dio sullo stesso piano. Che cosa a Cesare? Ciò che passa, ciò che finirà…! Anche le affermazioni sulla spada sono chiare: Gesù non inculca la guerra, ma constata che le decisioni che ognuno deve prendere di fronte alla sua Parola, sarà causa di dissensi, di persecuzioni. Ed ognuno deve prepararsi. Basterebbe, a questo proposito, riprendere tutta la tesi del servo sofferente, della croce e dell'agnello che viene portato al macello dell' A.T. per capire!
Dopo la morte di Gesù i discepoli non faranno causa comune con gli zeloti. Al tempo della guerra giudaica si rifugeranno sull'altra sponda del Giordano.
  • Che i cristiani scoprissero e vissero secondo questa impostazione lo sappiamo dal loro comportamento nei primi secoli della Chiesa.
 
Conclusioni
 
Gesù è lineare nei problemi presentati. Tutto è visto nel suo radicalismo escatologico. Questo si traduce, da una parte, in una decisa critica alle istituzioni esistenti; dall'altra, nel rifiuto di ogni gruppo o movimento di resistenza perché, con la violenza, allontanano dal Regno e non permettono la salvezza dell'uomo né l'amore e la giustizia.
Ma Gesù rimaneva nell'interno del mondo, pur non sentendosi più di questo mondo, per salvarlo, per creare quella pace, amore, giustizia, che, senza di Lui non potrà mai avere. Questa è la nostra posizione. Vivere in “novità di vita” in questo mondo che dimostri la speranza che poniamo in Lui anche se, per questa forma di presenza e predicazione verremo perseguitati o derisi, non compresi, emarginati come si fece con Gesù, Paolo ecc..
Perché ciò che ci interessa è ciò che lo interessa: la conversione individuale dei cuori innanzitutto superando le riforme sociali e politiche. Questo è tutto conseguenza!
“Cercate prima…” prima di qualsiasi riforma o bene materiale. E' necessario, da parte di tutti, prendere sul serio questa conversione dei cuori. Come nei primi secoli, senza obbligatorietà, ognuno di noi dovrebbe esaminarsi se vive, anche sul piano pratico, concreto la conversione. Anche chi è impegnato in attività politiche e sociali: i nostri mezzi, norme e fini li ricaviamo dal Vangelo, non dal mondo. Attenzione a noi dunque! Come allora la resistenza ai Romani secondo norme umane era diventata così comuni che il riferirsi al Regno diventava anacronistico per il credente stesso, così oggi. Il secolarismo e il materialismo ha portato tanta confusione che il cristiano non sa più cosa scegliere… diventa dapprima marxista… e confonde la fede con l'impegno politico. Non solo ma nella sua confusione si identifica nei gruppi esistenti e vive e opera e parla come loro. E' la confusione assoluta. Nessuno nega la difficoltà del cristiano in questi gruppi. Se fosse tale, però, non lo sopporterebbero per tre giorni: perché dovrebbe rivelare, per la loro stessa salvezza, che lo scopo, i mezzi, le forme non sono evangeliche anche se il desiderio di una maggiore giustizia li avvicina al Vangelo! Impegnati si ma non vergognarsi del Vangelo! Impegnati, ma pronti alla persecuzione che avverrà! Persecuzione non per motivi sociali o politici, ma per motivi di fede! Perché apparirà chiaro che il cristiano “è si nel mondo ma non del mondo”. Vive una novità di vita che ha dell'incredibile! Diogneto 6!