Le voc. individuali nel Giudaismo

 

Oltre la voc. Generale di Israele l'A.T. presenta vocazioni particolari cioè vocazioni individuali: dei patriarchi, giudici, re, profeti, sacerdoti; ma pure voc. di gruppo. Ad es. la casa di Eli è chiamata al servizio del culto e così per gli appartenenti alla tribù di Levi ma tutte si spiegano solo nel contesto della vocazione di Israele. Non hanno, come scopo primario, quello di dar valore e sviluppo ad un individuo: mirano al bene di tutto il popolo; e se richiedono l'impiego di tutte le risorse personali di colui che si capisce “chiamato”, ciò avviene per il bene di tutta la collettività. Ogni voc. di individuo ha per obiettivo di assicurare il compiersi della voc. del popolo (quanto stiamo dicendo ha un valore di meditazione e di contestazione di tutte le nostre scelte molto profondo e molto radicale).

Il primo esempio di ciò che stiamo affermando lo troviamo in Abramo. In questo caso si tratta quasi di una identità: la voc. di Abramo contiene quella di Israele. La fedeltà ad Abramo sarà la fedeltà al popolo per la sua vocazione. La scelta di Mosè e di tutti i capi è la scelta per un popolo che ha una missione, un destino; la voc. dei sacerdoti, dei profeti ecc. sono in un certo senso, funzioni organiche di tutto il popolo e per tutto il popolo. I leviti rappresentano il popolo nel servizio al culto. I profeti come continuo richiamo, orientamento, visione storica del popolo. Insomma nessuno ha una vita per sé! Tutti hanno vocazione di servizio al popolo e si giustifica la voc. in riferimento al popolo che è e deve rimanere l'eletto fra tutti i popoli. Così nel libro della Consolazione è presentata la figura del servo sofferente, del profeta che vive per il riscatto del popolo. Ma è figura anche di tutto il popolo di Israele che si carica delle iniquità di tutti ed offre sacrifici per tutte le moltitudini. Così si vede ciò che abbiamo più sopra detto: le vocazioni particolari sono portatrici della vocazione di tutto Israele.

 

II La voc. atto di Dio che viene verso l'uomo!

L'incantevole racconto della voc. di Samuele (1Sam 3,1-21) offre il grande vantaggio di farci comprendere la realtà della chiamata rivolta a un individuo. Il piccolo Sam. si sente chiamare tre volte per nome, in maniera da non poterne affatto dubitare: il fanciullo si alza e corre per rispondere. La chiamata è misteriosa, ha luogo nel corso della notte e proviene da uno che resta invisibile, ma è simile alla chiamata che un uomo rivolge ad un altro. Dio si mette in un contesto umano e la sua voce si fa simile a una voce umana.

Questa voce ci fa intuire il modo di procedere di Dio: porsi al nostro livello per raggiungere, insieme, lo scopo. E' il modo di agire di Dio nell'Alleanza. E' il modo con cui Dio si muove cioè è Dio, il primo, che viene verso noi, il popolo eletto. E questo modo di agire lo ritroviamo nella vocazione dei vari profeti. Iavhè viene a prendere Amos pastore “ di dietro al bestiame” (7,15); è a entrare in dialogo con Geremia per inviarlo in missione (1,5-15); Lui che espressamente si mostra a Isaia (6) e a Ezechiele (1) in una visione che deve inaugurare il loro ministero. E' il gesto di Dio che si accosta all'uomo, da sempre, dall'A.T. fino a G.C. alla Chiesa, a noi. E' Dio che chiama per la redenzione di tutto.

 

III La voc. atto sovrano e gratuito di Dio

Pur associandosi all'uomo per rivolgergli la Parola-Chiamata Dio rimane assolutamente sovrano nel modo con cui decide e mantiene la Chiamata. Questa sovranità divina appare nella scelta del momento della vocazione.

Samuele è ancora fanciullo … non sa … è bimbo … ancora non prende decisioni: Iavhè ha già deciso per lui. L'intervento divino precede ogni decisione umana. In questa luce è bellissima la chiamata di Geremia: è anteriore alla nascita stessa; è la chiamata che fa nascere: “Prima di formarti nel grembo materno, io ti conoscevo: prima che tu uscissi alla luce ti avevo consacrato"”(1,5). Già Sansone era stato dichiarato "“azir"” consacrato, fin dal seno materno (Giudici 13,7)-

E in Isaia [si fa] riferimento al Servo di Iavhè: “Il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fin dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome” 49,1. Ritroviamo qui, applicato ad una persona singola, la vocazione di tutto il popolo; la caratteristica chiamata al servizio di Dio coincide con la chiamata all'esistenza e la formazione della persona come la formazione del popolo è tutto guidato dalla vocazione e missione futura.

In questa luce si comprende pure che è solo Dio, l'Assoluto, che chiama, forma, crea con la sua sovranità assoluta. Quando la chiamata arriva si fa chiara, ci si sente interpellati, sorprende, si rimane sconcertati, si prende coscienza di tutta la realtà della vita e della storia. Samuele è ben lontano dal sospettare il motivo della chiamata; Amos è distolto improvvisamente dal suo lavoro; Geremia dimostra stupore, così in Isaia, Ezechiele (la Madonna, gli Apostoli, Ch. De Foucaud “da quando … non ho più potuto vivere senza rispondere …). La chiamata, quando se ne prende coscienza, interrompe il corso di una vita … la sconvolge, le impone una nuova direzione.

E' la sovranità di Dio. E questa sovranità va ben oltre le capacità umane. Geremia è un timido: “non so parlare, sono giovane”. Mosè: “sono balbuziente …”. Giov. D'Arco ecc.

Dio è sovrano e Signore: non ha bisogno delle attitudini umane. Il popolo eletto non eccelle proprio in niente: rispondendo testimonia la chiamata alla quale è libero, come la storia dimostra, anche di non rispondere.

Iavhè chiede: “chi manderò e chi andrà per noi?” e Isaia risponde: “eccomi, manda me”. E' una sovranità, quella di Dio, che risponde e rispetta la libertà dell'uomo.

Il dialogo con Isaia mostra tutta la delicatezza con la quale Dio procede; egli manifesta quasi il suo imbarazzo e fa entrare nella sua deliberazione; è un po' come se si consigliasse con l'uomo; esprime il suo desiderio soltanto attraverso una interrogazione. Qui sembra che sia l'uomo nel suo entusiasmo ad offrirsi a Dio; ma è vero dire che ci si offre è perché prima Lui ci ha attratti. Insomma: sovranità …

 

IV La voc. come atto di amore divino

La parola “amore” non è usata per descrivere l'azione di Dio che chiama un individuo, ma l'idea non è assente. La espressione “ti ho conosciuto” applicata a Geremia comporta un contenuto di predilezione, di favore particolare, come abbiamo detto a proposito della voc. di Israele. Così si trova questo termine nella voc. di Mosè: “Tu hai trovato grazia ai miei occhi e io ti ho conosciuto per nome”.

La predilezione è per Mosè e per il popolo: stessa missione! Questa predilezione viene chiamata “scelta”. E' Dio che sceglie Abramo ecc. Sceglie il popolo! Atto di amore!

Nella vita dei profeti, uomini scelti, l'amore si manifesta nella rivelazione di se stessi, della sua volontà, o nelle grandi [teofanie]. Il che significa amore, intimità, colloquio, dialogo. E' una intimità che vuole svilupparsi e passare, dal profeta, a tutto il popolo.

 

V La voc. considerata in colui che viene chiamato

Come per tutto il popolo la voc. produce degli effetti nelle persone sia sul piano dell'essere come su quello dell'attività.

Sul piano dell'essere essa comporta una consacrazione, fin dal seno materno cioè da sempre: es. di Geremia 1,5 oppure in Sansone, Samuele: significa che da sempre si è votati al servizio del Signore. Implicando l'appartenenza di noi a Dio, tutto ciò comporta una separazione da tutto ciò che è profano, come nel caso di “nazireato”, perché la santità divina esige un ambito che le sia proprio senza comune misura con le cose umane. La necessità di questa purificazione è particolarmente proclamata per i leviti. Possediamo un esempio sorprendente di purificazione al momento della vocazione di Isaia (6,5-7): gratificato dalla visione di Dio egli prende subito coscienza della sua impurità davanti alla santità divina: “ohimè, un uomo dalle labbra impure io sono … Ma il Serafino e il carbone ardente … purificato.

Sul piano dell'attività la voc. impone una missione. La missione è presentata come sovrumana e colui che la riceve non si stima all'altezza, si pensa incapace nell'attuarla.

Così in Mosè, Gedeone, Isaia, Geremia: ma Dio: “Non temere, io sarò con te”. Non è frase consolatoria o semplice aiuto: comunica effettivamente al missionario la forza necessaria: Davide di fronte a Golia. Maccabei …

E' lo spirito di Iavhè che si cala nell'esistenza del chiamato perché abbia la forza di parlare, lavorare giungere al termine del cammino, della missione affidata. C'è tutto il N.T. qui …

La missione si realizza nel momento in cui ti lasci prendere dallo Spirito …

 

VI La voc. di Cristo

Tutto ciò che abbiamo detto si incentra, nel N.T. su Cristo. Si tratta di una vocazione unica, essendo Dio uomo con una missione unica, unica in quanto infinitamente sovrumana ma esemplare, caratterizzante e orientativa per tutta la Chiesa.

Nella lettera agli Ebrei: si tratta di una consacrazione definitiva, di una scelta chiara: così dovrà essere la Comunità, Chiesa. “Preso di mezzo a tutti” e consacrato per la salvezza del mondo intero. Questa consacrazione importa il sacrificio totale, l'offerta di se stesso, nell'obbedienza fino alla morte. E' tutto di Dio … è tutto per Dio …

E si tratta pure di una missione definitiva: è il suo cibo, la sua ansia, la sua preghiera incessante.

“Ecco, io vengo per fare la tua volontà”. E' certo illuminante per chi, domani, si fregerà col nome di cristiano.

Nel Vangelo: sono parecchie le indicazioni della sua voc. Nella fuga in Egitto: Mat. 2,15 “Dall'Egitto ho chiamato mio figlio (Osea 11,1). E' una chiamata … è una ricapitolazione, una sintesi di tutta la voc. di Israele che qui prende senso, significato, sintesi. Allora la voc. di Israele era la “figura” della “realtà” che doveva venire e che doveva, poi, continuare.

Il figlio e poi il popolo nuovo è il prediletto Mt 3,17 così in Lc 3,22 Mc 1,11. E' quanto Isaia affermava 42,1. Nell'A.T. avevamo affermato che la voc. apre all'azione dello Spirito; in Lc 4,18-19. Is 61,1-2: “Lo Sp. Del Signore è sopra di me … mi ha consacrato … mi ha mandato … per proclamare, predicare …” Vediamoci la funzione della Chiesa-noi!

E' l'inviato dal Padre: tutto il N.T. in questa luce! Ma si afferma: “ come il Padre ha mandato me così io mando voi”.

Gesù Cristo è la sintesi della voc. e della mis. Della voc. e miss. di tutto l'A. e di tutto il N.T.

In Cristo noi siamo i chiamati a testimoniare, predicare, annunciare ecc. In Cristo la parabola del convito Mt 22,2-14 è illuminante … In S. Paolo … in S. Pietro: popolo messo a parte, eletto. Il nuovo popolo sac. Reg. profetico. “Nuova alleanza … fate questo in memoria …”