29-11-70 Ritiro studenti.
L'Avvento come preparazione ad un grande avvenimento, è un periodo forte dell'anno liturgico che ci fa ricordare che siamo in un periodo di attesa, che siamo in un periodo "del già avvenuto ma del non ancora compiuto".
In questo periodo storico in cui gli uomini vivono da alienati oppure da disperati, il popolo di Dio deve avere il coraggio di vivere in attesa operosa.
"Beati quei servi che il Signore troverà vigilanti al suo ritorno". Attesa operosa che significa: impegno nell'amore, speranza, pace, gioia profonda.
A metà Messa noi pronunciamo una espressione che così suona: "annunciamo la tua morte o Signore; proclamiamo... nell'attesa della Tua venuta". Il che significa: mentre siamo qui, in questa vita, mentre si snoda giorno per giorno e sappiamo e attendiamo il tuo ritorno, annunciamo e proclamiamo, con la nostra vita, la tua morte e risurrezione.
1 - Questa dichiarazione, fatta al momento culminante della S. Messa, ha un enorme valore ed è ben giusto farne motivo di una attenta meditazione. Si tratta, infatti, di una precisa dichiarazione di fronte a tutti, di una presa di posizione di fronte a tutti. Sarebbe da sciocchi e da buffoni, da persone "leggere" se dovessimo, subito dopo, svuotare la dichiarazione con un comportamento equivoco.
- Potremmo pure essere dei "falsari", dei bugiardi...
Mentre scorrono i giorni e ci avviciniamo all'incontro finale con Cristo, la nostra vita vuole annunciare la morte e proclamare la risurrezione di Lui. Se le parole hanno un senso questa è la dichiarazione che facciamo tutti noi dopo la Consacrazione.
- Il Signore Gesù con la sua morte e risurrezione ha voluto glorificare il Padre portando a tutti la salvezza. È morto e risorto perché tutti tornassero alla casa del Padre, perché tutto si ricapitolasse, perché si facesse una grande famiglia, perché giungesse a tutti la salvezza.
- Dichiarare, con la nostra vita, la sua morte e risurrezione è accettare concretamente, senza sentimentalismi, secondi fini o ritorni di decisioni, di camminare sulle sue orme, cioè di morire per tutti perché tutti vivano, risorgano, facciano Pasqua.
- Se non è una barzelletta quello che dichiaro, o una buffonata, con quell'espressione dichiariamo di essere pronti a morire per tutti, di vivere solo di "doveri verso tutti" e non di diritti; dichiaro di essere il servo di tutti perché tutti risorgano, facciano Pasqua!
Con quella dichiarazione ognuno dei presenti, come dei lontani, ha detto di contare su di noi..!
- Il segno esterno che conclude questa dichiarazione, è la comunione - Cristo in me! E viene in me non per rimanerci... ma per rivivere, con me, la sua morte e risurrezione, per il mondo intero.
- Nel momento in cui ci stacchiamo dal nostro posto per comunicarci non facciamo altro che dichiarare pubblicamente: Cristo mi ha salvato e vuol continuare a salvare: tutti avete il diritto di pretendere da me..!
- In altre parole dichiariamo che Gesù è il salvatore, la salvezza; che Lui ci ha salvati e questa salvezza, oggi, passa attraverso la vita donata della comunità da Lui voluta a questo scopo.
- Ci ha salvati:
a) dalle tenebre e dall'errore; dal buio: antiche filosofie!
b) ci ha salvati dall'annichilamento: la luce.
c) ci ha salvati impegnandoci... rispondendo...
d) e la salvezza gli è costata quella morte... quella crocifissione; ma poi venne la risurrezione!
- Per chi pensa, di noi, a queste cose, non può nascere se non il desiderio di ringraziare insieme per ciò che ci ha dato... di essere a Lui uniti... di fare come Lui vuole: nasce la comunione! Persone che vivono e seguono e predicano Lui.
- questo vivere in comunione dice che siamo a Lui legati, stretti; siamo salvati.
- gli Apostoli predicheranno, all'inizio, solo Cristo Gesù morto per la salvezza di tutti: dall'ascolto di questa realtà nascevano le prime comunità di persone che si amavano in Cristo.
- Nasce così la Chiesa, la comunità autentica: è la risposta personale ad una chiamata di Cristo e non è un'organizzazione per fare qualcosa...
- La Chiesa è nata così, come adesione; e così solamente continua la sua missione: nella fede del Cristo presente, nell'amore reciproco fino alla morte, nell'invio nel creare altre comunità portatrici di salvezza!
- Così è la nostra comunità di G.S.: risposta personale ad una chiamata. Mi sono accorta che Cristo mi ha salvato. Voglio rispondere... sperimento la salvezza e la porto a tutti.
Dichiariamo, nell'attesa della sua venuta, la sua morte e risurrezione, cioè che ci ha salvati, con il rispondere, come le prime comunità cristiane, con una vita di comunione; una vita in cui crediamo che possa portare la salvezza nella misura in cui questa vita comunitaria si modella su Cristo Signore.
- Se Lui ci ha salvati, Lui il tutto, il modello, colui che risponde alle mie... allora:
+ perché ancora trovo tante difficoltà a vivere la comunità con gli amici della città, parrocchie, Istituto, classe ecc?
+ perché mi lascio "andare" frequentemente?
Attenzione: per vivere Cristo, sperimentarlo, scoprirlo, annunciarlo: il raggio e il Vangelo partecipato. Non c'è nulla di più importante... presenza... fedeltà... prepararsi... mettersi in crisi! Diversamente il nostro non è vivere Cristo, ma seguire un istituto religioso...
- facciamo comunione attorno alla Parola - salvezza - per poi ritornare nei nostri ambienti a viverla, sperimentarla
- moriamo ai nostri schemi per risorgere nella Parola di Cristo e portare la risurrezione nei nostri ambienti
- la Parola ci cambierà, convertirà se la prenderemo sul serio! Perché siamo così superficiali nell'ascolto?
- Ascoltando la Parola vivremo di fede...
- Ascoltando la Parola faremo "comunione"...
- Ascoltando la Parola ameremo... non con sforzo... non violentati... ma come un'esigenza che parte da un avvenimento che ci ha toccati...
- Ascoltando la Parola pregheremo...
- Ascoltando la Parola ci riuniremo, soprattutto al venerdì per la Messa (alla domenica per chi può!)
- Nell'Eucaristia capiremo gli altri come fratelli veri fratelli: condividere, solidarietà, ascolto...
- Nell'Eucaristia capiremo fino a che punto il Signore Gesù si è donato e vorremo agire come lui.
- Nell'Eucaristia nascerà la comunità "donante"; nasceranno i rapporti rivoluzionati..!
Prendere seriamente quella dichiarazione, vuol dire prendere seriamente la risposta al Cristo che chiama e quindi l'ascolto, l'Eucaristia, il servizio ecc.
Rispondendo così al Cristo annunceremo, come popolo profetico, dove sta, dove si trova la salvezza!
E questo: a) con il suo modo di vivere: esaminiamoci per carità, sul modo di vivere: con umiltà; ma anche questa, senza ostentazione, senza parole in più, senza dire nulla: solo con dolcezza, amabilità, disponibilità!
- con semplicità - con la puntualità - con il canto per tutto: all'unisono!...
b) annunciando, ogni qualvolta qualcosa venga assolutizzato, che Cristo è la salvezza, la novità per eccellenza. Quindi demistificando e demiticizzando!
II°
Addentriamoci, in questo secondo punto, a vedere ciò che è stato, per il Cristo, la sua morte e la sua risurrezione. Perché non ci venga mai più l'usanza di recitare, come una formuletta, quella dichiarazione; perché non ci capiti più di pronunciarla con leggerezza e superficialità.
È certo che una volta meditata, scoperta questa terribile realtà, terribile realtà che noi vorremmo rivivere, come dichiariamo nella Messa, ci scapperà la voglia, forse, di pronunciarla; certo non la diremo più con tranquillità perché ci conosciamo non all'altezza della missione..! Leggiamo. Mc 8, 31-37
Al versetto 32 S. Marco dice: "Gesù stava parlando apertamente". Sa che cosa gli sta per accadere ed è impressionato: è il momento della verità, dell'intimità in cui, agli amici in ascolto, si dice tutto, tutto ciò che sta a cuore. Così dice: essere riprovato, messo a morte (mi abbandonerete...).
Gesù prevede il suo insuccesso umano. Tutte quelle persone che avrebbero dovuto capire, agire diversamente, dargli una mano; tutta l'Israele intelligente, lo respingerà, lo farà soffrire, non ne terrà conto.
Per Gesù, annunciare la morte è annunciar il proprio insuccesso agli occhi degli intelligenti, dei furbi; è annunciare qualcosa che a nessun costo vorremmo che fosse! Abbiamo tutti qualcosa che dà fastidio solo il pensarci, e qualcosa di ancor più fastidioso se dovessimo accettarlo. Abbiamo però anche qualcosa che non potremmo tollerare, fino a quel punto no! Nessuno potrebbe spingermi..! Potrebbero pregarmi in ginocchio ma quello no! Ecco che cosa significa annunciare la morte. Fino a quel punto..! Non essere più padroni di noi stessi, essere dei servi che lavorano alacremente, per tutti. Non ci possediamo più! Gesù non avrebbe potuto accettare tutto questo terribile calvario (se è possibile, passi...) ma lo accetta perché vede in questo insuccesso completo la salvezza, la liberazione. Nella croce la vittoria, la liberazione. Anche noi comprendiamo che solo nel sacrificio, nell'insuccesso delle nostre volontà, dei nostri desideri, nella croce quotidiana accettata con amore sta la liberazione nostra... (egoismo, superficialità, problematica...) e la salvezza del mondo. Quando allora diciamo: "annunciamo la tua morte" annunciamo questa nostra scelta, di essere cioè seguaci di Cristo (versetto 34-37) ("chi vuol venire dietro di me, rinneghi... prenda la sua croce...”); scelta incomprensibile, scelta pesante, scelta non capita dai più e criticata; ma è la sola scelta che porta alla liberazione e salvezza. Sulla Croce con le carni di Cristo è stato crocifisso e distrutto, vinto per sempre l'egoismo umano, un tornaconto, una visione o ideale proprio della vita ecc.; nella misura in cui ci crocifiggiamo o ci lasciamo crocifiggere c'è una nuova personalità cristiana; una personalità nuova, risorta! La morte in croce (e la nostra morte in croce) a cui, sempre, segue la risurrezione, è veramente il centro del piano divino (chi dona la vita la troverà... se il chicco di frumento...).
- Quando San Paolo scoprirà questo piano, con al centro la morte, illuminerà la propria esistenza in termini di "perdita di guadagno" Filippesi cap. 3 ,7-11. Dobbiamo perdere per guadagnare,. Rimetterci, accettar di bruciarsi per guadagnare. Che cosa rimetterci? L'esempio di Cristo e di Paolo sono sufficientemente chiari: Cristo da ricco si fece povero; accettò di essere in tutto simile... si fece a tutti; per Paolo è la rinuncia alla propria onorabilità! Per noi: posizione, cultura, personalità secondo il mondo, buon piazzamento sportivo, la mia fine educazione che non mi permette di sporcarmi, il discutere e basta...
- Ma c'è ancora di più: non solo tutto questo si stima perdita per guadagnare, ma addirittura si rinuncia alla propria giustizia, quella della legge umana, per accettare quella della fede.
Ecco allora l'annuncio della morte: una perdita per guadagnare! Come per Paolo così per noi se dovessimo pensare un poco ciò che abbiamo detto, sentiremmo un brivido di terrore. Con questo annuncio della morte siamo disponibili a rinunciare a qualsiasi progetto, che abbiamo fatto, della nostra vita; al nostro progetto personale, e chi non l'ha fatto?, a quel progetto che ci sostiene nello studio, nei nostri rapporti ecc. progetto che speriamo di raggiungere. Allora perdita, croce, morte significa: butto il mio progetto di servizio al mondo nelle mani di Dio... il mio domani sarà come Lui vorrà! Sono pronto a rinunciare a tutto per rendermi meglio disponibile al servizio. Perché il mondo ritrovi Cristo stimo tutto una perdita per guadagnare molti a Cristo.
È certo un cammino di fede: ma è in questo cammino che realizzeremo una autentica personalità nuova... in una vera, profonda comunione con Cristo e i fratelli; quella comunione che annuncerà non solo la morte ma la risurrezione di Cristo.
III° Proclamiamo la Tua risurrezione!
A prima vista sembrerebbe più facile comunicare la risurrezione ma... diventa veramente difficile! Annunciare la morte: è qualcosa di vicino a noi, qualcosa ancora legato alla nostra natura. Non la risurrezione.
La risurrezione è una rottura completa con il passato. È un definitivo passaggio! È una vera nuova vita. Pur vivendo nella carne non siamo più tali ma corpo spirituale. È una trasformazione radicale.
Il motivo di questa novità sta nella crocifissione. Nella croce è la risurrezione nostra e del mondo. Sono le espressioni dell'angelo: "quel Gesù di Nazaret non è qui, il crocifisso è risorto!" Il crocifisso viene annunciato come colui che vive! Attraverso il superamento totale di noi stessi si vive e si porta la risurrezione.
Questo può essere interessante a dirsi; ma quando siamo schiacciati da mille difficoltà e problemi... San Paolo ci aiuta in questa speranza: in Asia fallisce ovunque... è schiacciato da mille difficoltà, viene perseguitato: "La sua fiducia riposa in Dio che risuscita i morti".
- Vivere e annunciare la risurrezione ci porta a scegliere tra la fiducia nelle nostre possibilità o la fede in Dio! Impegno in Lui.
- Vivere e proclamare la risurrezione diverrà una continua testimonianza a Lui nella croce quotidiana. Nell'accettare di essere crocifissi ogni giorno.
- Vuol dire vivere sperando nonostante prove, croci; anzi soprattutto in queste prove...
- Vuol dire essere nella gioia, nonostante il cuore sanguini, vuol dire continuare a cantare. Vuol dire portare ovunque tanta gioia... vuol dire far risorgere il mondo.
- Come giovani vivere la risurrezione vuol dire far splendere il sole, ovunque, ogni giorno nonostante che questo sia plumbeo...
- Vuol dire far risorgere, vivacizzare tutto...
Quando dunque annunciamo la risurrezione non dichiariamo altro che siamo pronti per lasciarci crocifiggere da tutti perché tutti vivano la risurrezione, la gioia, la Pasqua.
Tutto deve, con la nostra continua e giornaliera crocifissione, fare Pasqua! Tutto a tutti!
- Nell'attesa della sua venuta la nostra esistenza sarà una esistenza da crocifissi ma nella gioia, nella libertà; per la gioia e la libertà di tutti!