Universitari 14-2-1971
Siamo veri, autentici solo quando abbiamo coscienza del nostro essere "peccatori", "del nostro non farcela da soli" nonostante tutti i nostri sforzi; siamo veri nella misura in cui abbiamo detto almeno una volta in vita: "allontanati da me, Signore, perché sono un povero peccatore".
Riconoscerci per quello che siamo apre le porte alla salvezza e, quindi, alla liberazione-conversione.
Questa è la prima conversione, a mio avviso, necessaria per essere veri. Nel vederci quello che siamo, secondo gli occhi di Dio; nel superare, quindi, ogni idea sfacciata di noi, ogni doppia personalità che ci siamo fatti (verso la quale dobbiamo faticare parecchio per tenerla a galla), nel non accettare il sogno, l'evasione folle, il rincantucciarci in un angolo o piega del nostro animo dove nessuno potrà entrare e lì ci rifugiamo giudicando tutti.
Non siamo migliori degli altri... non abbiamo maggiori meriti, ma più responsabilità.
All'inizio della Messa: tre volte: "per mia colpa...". Allora coscienti di questa realtà potranno darsi la mano tutti coloro che si sentono tali, e tentare una profonda conversione. Non si può iniziare la meditazione sulla conversione se non siamo coscienti del nostro essere peccatori bisognosi, sempre, di una continua conversione.
- Durante il periodo dello stalinismo, un parroco polacco stimato ecc.: per conservare il posto e l'amore, spia. Infatti il giovane sacerdote aveva... e la polizia segreta era a conoscenza. Chiederà tempo... alla messa domenicale: confessione pubblica. Chiederà di andarsene... la popolazione lo fermerà. Presenterà a tutti la sua indegnità: vera conversione: sono il peccato... devo togliermi questa maschera di onorabilità. La Chiesa santa ci fa dire ogni giorno: "perdona a noi i nostri debiti...".
Si fa eco 1 S. Giov. 1,8-10: "se diciamo di essere senza peccato inganniamo noi stessi. La verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da rimetterci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non avere peccati facciamo Lui mendace e la sua parola non è in noi".
Questa umile confessione è un dovere per tutti noi.
Raggio: il foglio ciclostilato discussione!
II°
Per il parroco in questione quell'avvenimento fu un momento di grazia. La salvezza ci viene offerta... è per tutti e può avvenire in svariati modi!
Può essere anche un peccato... qualcosa che va male... qualcosa che volevamo raggiungere e che invece...: ci fa essere concreti tutto questo... è salvezza!
Oppure è la scoperta di essere figli suoi... di essere amati.
- Può avvenire, questa scoperta, attraverso la gioia o il dolore: ma ci porta, l'una e l'altra, ad una conversione totale.
- Nella gioia: discepoli di Emmaus...
- Nel dolore: il figliol prodigo: lettura: Lc 15,11 ss
La conversione attraverso un'esperienza dolorosa!
- Conversione come ritorno al Padre: ritornerò! (in ebraico Push!)
- La salvezza non la portiamo in noi... noi non reggiamo...
- La salvezza viene da Lui. Ci salva come persone!
Ma è necessario ritornare, convertirci. Tornare al Padre!
Altra pista di meditazione:
- è necessario tornare alla Parola...
- è necessario tornare alla Eucarestia
- è necessario tornare alla comunione fraterna!
- è necessario tornare ad essere "persona" salvata e "donata"; comunità "salvata e donata".
Da Lui solo la salvezza: tornare... convertirci...
Comprendiamo bene questo termine "conversione" solo nella fede... solo nella fede ci convertiremo rettamente ai fratelli; diversamente non ci sarà più conversione ma solo impegno, decisioni da prendere, azioni più o meno violente. Etica della situazione come situazione in cui mi incarnano dopo la contemplazione.
III °
Che cos'è questa conversione?
L'uomo moderno non è molto sensibilizzato sul tema della conversione. Dalla conversione a Dio si intende. Dies Allegria a Pavia: la lotta del cristiano è la lotta per la giustizia umana ovunque ecc. Secolarizzazione..! Di fronte alle grandi sfide che si impongono all'uomo moderno, l'uomo moderno sia che si tratti di fame, ignoranza, ingiustizie, è conscio delle proprie responsabilità, si dichiara pronto a mobilitare tutte le sue energie; il compito è esigente e sa che deve scuotersi da tutte le comodità.
Anche questa è una conversione, continua, dura che lo rende grande, lo appaga, pensa di salvare il mondo! È l'esperienza del primo Mosé! E quando questa va male allora è la demoralizzazione... si lascia tutto... Non si vuole accettare o ci lascia indifferenti la disponibilità radicale a Dio; la rinuncia totale di noi stessi; infatti questa conversione rimanda l'uomo, pur nel lavoro e impegno quotidiano, alla sua debolezza, lo fa sentire inefficace... forse non presente alla storia che le sinistre o le destre stanno costruendo!
+ Non tiene presente che: "se non è il Signore a costruire la casa, invano lavoreranno i suoi costruttori!".
+ Eppure questo modo di pensare alla conversione come ad un preciso impegni di lavoro (anche quello) è diffuso, molto, fra i cristiani cosiddetti "impegnati". Infatti il cristiano impegnato non cerca certo l'evasione; sa che deve collaborare per un mondo più giusto; si sente collaboratore di Dio nel dirigere l'universo verso la pace. Allora dona tutto se stesso! Ma in tutto questo, dove si trova il ritorno, la conversione a Dio? Se non facessi tutto come convertito, cioè nell'amore, nei rapporti rivoluzionati dall'amore, a chi gioverebbe tutto ciò che faccio?
+ Se i cristiani perdono il senso della conversione a Dio, il cristianesimo di cui danno testimonianza non presenta più che un volto di un umanesimo fra tanti altri e viene ad essere svuotato di ogni densità propriamente religiosa.
IV° L'esigenza di conversione in Israele.
a) in tutte le religioni tradizionali, il contatto con il divino suscita un sentimento più o meno profondo di colpevolezza o di nostalgia.... Ci si è allontanati... desiderio di compiere dei riti per riparare... per rimettersi sulla strada della salvezza. Riti penitenziali.
b) secondo periodo: la colpa che Israele commette è una colpa storica. Manca di fede. Rifiuta l'intervento di Jahvè nella storia... fa altre alleanze...
c) terzo periodo: sotto la guida dei profeti, l'esigenza di conversione subisce un processo di interiorizzazione. Dio alla guida... lasciarsi guidare... povertà radicale di fronte a Jahvè! Dio è Padre: vivere ritornando a Lui... e imitare le sue virtù, come la bontà, la misericordia...
È Lui che salva: è necessario battere le sue vie, non le nostre!
d) quarto periodo: predicazione di Giovanni Battista: Dio sta per venire. Conversione radicale..!
Gesù è l'invito alla conversione.
Continuità con l'A.T. con una nuova particolarità:
a) la conversione è solo di ordine religioso: l'opzione per il Regno invita allo spogliamento di sè, alla rinuncia ad ogni forma di orgoglio; la via regale che bisogna seguire è quella della disponibilità agli impulsi dello Spirito, dell'obbedienza allo Spirito fino alla morte.
b) l'uomo che vuole "seguire" Gesù, convertirsi a Lui, è chiamato a fare il vuoto dentro di sé, a perdersi in Lui.
c) ma a mettere in moto tutte le sue risorse per un amore senza frontiere in cui si verifichi la piena identità tra l'amore a Dio e ai fratelli.
Questa conversione a Dio non aliena l'uomo ma lo stimola profondamente a mettere in moto progetti umani consistenti, nell'amore.
Conversione: piena valorizzazione dell'uomo! E reale salvezza dell'uomo! Salvato nell'intelligenza, nel cuore, negli istinti...
VI° Noi dobbiamo essere un popolo di convertiti!
- Rispondendo alla salvezza che ci viene offerta, facciamo Chiesa in Cristo. Allora la Chiesa non risulta dall'addizione dei suoi membri né da qualche attività specifica, ma esclusivamente da una conversione radicale a Dio.
- E capiamo che questa conversione radicale a Dio almeno sei realtà ci dona:
a) un'urgenza continua di lasciarsi fare da Dio, di non distaccarci da Lui, e di ritornare a Lui ogniqualvolta...
b) questa conversione sta all'origine di una nuova mentalità con cui guardiamo, giudichiamo, ci incarniamo; sta all'origine di un nuovo comportamento. Seguirlo vuol dire morire all'egoismo.
c) iniziamo, solo a questo punto, nuovi rapporti con tutti, rapporti veri perché basati sull'amore e umiltà. L'uomo che torna a Dio è l'uomo che ritrova la verità. L'identificazione tra verità ed Essere: non si può che esprimere nella verità: amore - umiltà - dialogo!
d) appare in tutta chiarezza che questa conversione sta alla base di ogni autentica promozione umana! Vivendo da popolo convertito non si può se non compiere un servizio di promozione umana, di umanesimo integrale. Incarnati in ogni ambiente, presenti ovunque è possibile per promuovere, educare l'uomo non per alienarlo ancora una volta!
- Solo convertiti si potrà agire disinteressatamente..!
- Solo convertiti la carità sarà "segno". E la storia che faremo sarà quella di Dio...
- Qui si capisce ancora il valore della evangelizzazione: come sacerdote e gruppo: comunità: annunciare a parole. Testimonianza: servizio all'umanità! Personalmente come laico, legato al magistero per un servizio reciproco, incarnato ovunque sono e con altri per un autentico servizio all'uomo!
e) come convertiti l'autentica promozione sociale la troviamo nell'ascolto della Parola e nell'Eucarestia. Niente è più esigente della Parola di Dio e del momento dell'offertorio..!
f) appare finalmente evidente che ogni conversione sta all'origine di ogni autentica liberazione. Non c'è liberazione autentica, vera, senza conversione!
Se quindi, giungiamo a scoprire che in questo ritorno al Padre sta tutto questo, deve nascere, come per i profeti, questo desiderio di gridarlo ai quattro venti e di viverlo fino alla morte!!! "È Buona novella per noi e per tutti".
 
II° incontro
- Il convertirci come ritorno al Padre, abbiamo visto, è alla base della ristrutturazione della nostra persona, è fonte di autentica promozione umana, è autentica libertà.
- Soprattutto in questo periodo di Quaresima seguire il Cristo sul cammino della croce nel ritorno al Padre per la salvezza dei fratelli vuol dire liberarci finalmente da tutto quanto ostacola il ritorno al Padre attraverso i fratelli con i fratelli. In altre parole significa liberarci per rifare, nella nostra esistenza e secondo le nostre diverse vocazioni, la vita, il dono, l'esistenza del Cristo.
Qui inizia il nostro ripensamento: liberarci, d'accordo. Ma da che cosa? Dai peccati, disimpegni ecc. Già lo sappiamo. Ma poi? Allora scopriamo che dobbiamo liberarci da tutte le cose che ostacolano, in un modo o nell'altro, la crescita della fraternità, della reciproca fiducia, della crescita di un mondo più giusto.
Sappiamo ancora che, liberarci dall'egoismo significa rinunciare a tutte le parole che potrebbero offendere, per una più attenta delicatezza e sensibilità per tutti gli altri; per quando parlano, per quello che dicono ecc.
Liberarsi dall'assenteismo... anche in cose concrete! Ma vorrei invitarvi ad un qualcosa di più profondo e cioè:
1° punto: liberarci dalla legge!
San Paolo ha il complesso di chi ha avuto nell'adolescenza, un'educazione stretta, degli educatori molto rigidi e non può ricordare quel tempo se non con una certa stizza.
+ La legge può interporsi tra l'uomo e Dio: va a scapito della fede e produce l'uomo religioso... non è l'ideale cristiano!
+ può interporsi tra uomo e uomo: e quindi impedisce una personalizzazione dinamica
+ fra uomo e mondo: e quindi farlo un alienato e un chiuso alla storia
+ può interporsi fra l'uomo e se stesso (vorrei fare... ma non si può...) e quindi ostacolare la identificazione!
X Nel Vangelo la vittima della legge è rappresentata in un tono sarcastico: ad es. nel capitolo 12 di Luca il ricco tambureggia il suo ventre e dice: "caro mio tu hai grandi riserve di beni... riposati, mangia, bevi e divertiti...". Questo uomo è un frutto di questa nostra società strutturata sulla legge.
X Il fariseo nel tempio misura la fedeltà a Dio non dalla identificazione con Lui, ma dalla identificazione alla legge: "Digiuno... pago la decima...". Ha fatto della legge un dio. E pure noi facciamo della legge un dio ogni qualvolta non vogliamo essere persone autentiche, quando vogliamo salvarci da una reale personalizzazione. Il darsi alla legge è sempre stata la tentazione di tutti. Ma non si libera il vero io! Per non prenderci troppe responsabilità, "troppe grane" paghiamo allora questo tributo all'idolo-legge: questo però ci porterà ad evitare ogni vero incontro con Dio, l'uomo, il mondo.
Non solo ma penso che sia un ateismo nascosto sotto il velo di un'ubbidienza isterica e tesa che ci porta a giudicare e criticare gli altri: "non sono come gli altri uomini, rapaci...". Chi ha realmente incontrato Dio è talmente perso nell'oceano del suo amore da rendersi incapace di giudicare più nessuno! Giudicare dai grammi della carne, un tempo, al venerdì; giudicare se sono arrivato prima o dopo l'offertorio ecc... se, con il pensiero... fino a che punto... Dio sta lì e mi attende: vado oltre a tutto! Sono io che decido il mio rapporto con Dio. Il sacerdote e il levita non vedono il prossimo, sulla strada di Gerico, per fedeltà alla legge. È un uomo sconosciuto, non della mia parrocchia, città; non è iscritto nel mio registro e, quindi, posso proseguire nel cammino. Per loro l'amore non è disponibilità totale, attenzione. È "cosificazione" cioè cose da fare unite ad un certo ideale d'amore. Quante comunità sono su questo piano..! Anche la nostra "decima" può diventare tale se non siamo più che attenti. "Ho dato la mia decima"... basta... il resto lo uso per conto mio..!
Non dobbiamo essere legati a "leggi fisse". È la fine della storia. L'unica legge è l'amore e l'amore: oltre la legge. Andare oltre la legge è la paura blu dei farisei. Questi non vogliono saperne dei profeti e li uccideranno perché li mette sempre in discussione: "l'uomo vale di più di una pecora! Dunque è permesso fare del bene anche di sabato".
X Nell'uomo della legge (legge politica, economica ecc.) esistono cose da fare! Questo legame assoluto alla legge non ci permette di scendere alla radice della persona e di contemplarla così com'è e sentirsi a lei completamente disponibile! (Legati alla legge scolastica, alla legge del comportamento, della moda ecc.). Da questa situazione pesante nasce, in molti, l'angoscia, l'incapacità... la reazione.
In Lc 10,30 si dice "E una donna di nome Maria lo accolse in casa sua". Esiste una legge dell'ospitalità, cioè all'ospite è necessario preparare questo e quest'altro. Alcuni dicono: “mi è impossibile ospitare... perché mi manca..." "per evitare la vergogna!". Maria ha superato tutto questo per fissarsi nella persona che viene a casa. Supera tutte le leggi e va, sicura, alla verità: fissarsi nella persona!
X Eppure la legge ha le sue funzioni! Ga. 3,24: "La legge è stata il nostro pedagogo per condurci a Cristo". Identificazione a Cristo: verità - libertà: vita nelle beatitudini. Fine di ogni dualismo, fine di ogni moralismo.
La legge è pedagogo a Cristo perché la legge mi aiuta a scoprire la contraddizione della persona, mi aiuta a liberarmi... ma giunto alla identificazione è un nuovo principio di azione che mi muove; sono liberato da ogni egoismo e vivo nella povertà dell'amore.
X "Io sono il Signore Dio tuo" "non avrai altro Dio...".
Unità che ci garantisce la libertà da tutto. Ma questa libertà sarà sempre insidiata e messa in gioco dalla pluralità (degli idoli) Gal. 3,1-9 "O Galati insensati... Voi che siete stati conosciuti da Lui e da Lui amati, come ma mai vi rivolgete di nuovo a quei deboli e miseri elementi, dei quali volete ancora essere schiavi?".
X La liberazione della legge, quindi, si può dare solo in direzione dello Spirito. Sono pochi coloro che aspirano ad essere uomini spirituali perché il fariseismo (accontentarsi) è una perenne tentazione. Ma nel tendere ad essere uomini spirituali attenzione a non far diventare la castità una legge in cui costruire un "super-io", in cui rifugiarci (una castità come dono, amore...) e la povertà come mezzo per costruirci il personaggio del povero! (Povertà verso Dio e il mondo!). Le strutture imposte dalla povertà riescono a fare un personaggio, non un uomo povero! Un vero povero! Anche la povertà come la castità sono leggi liberanti solo come pedagoghi a Cristo. Guai a fermarci prima! Facciamo una farsa, una costruzione che non reggerà! Nel superamento di tutto questo ritorneremo ad essere buoni, veri, reali, normali che non è altro che l'accettazione della propria vita e della propria miseria e della vita e della miseria di tutti!
L'uomo che si libera in direzione dello Spirito non può accettare di vivere nella menzogna. Lo Spirito è spirito di verità. Per questo avrà uno sguardo di bontà su se stesso e tutto il mondo.
Gesù non viene a distruggere la legge, ma a sovvertire la società cristallizzata attorno ad un certo modo di vivere e vedere la legge. Non abbatte il Sinedrio ne l'Israele del suo tempo che produceva l'ipocrita, ma si è presentato come segno di contraddizione!
Il servizio all'uomo è un servizio reale, concreto, storico. La liberazione della persona è una liberazione da leggi che provocano la miseria, l'ignoranza, la non conoscenza di Dio.
La liberazione allora diventa storica, politica.
Ma con queste caratteristiche: lettura di Mc. 10,42-44. Autorità come servizio... come educatore... come amore.
Anche in questa realtà sarebbe ipocrisia se giocassimo al personaggio. O è identificazione con Cristo per una presenza e liberazione storica o è una montatura. Allora per la legge non c'è alternativa: o rimane idolo o pedagogo. Con la prima l'angoscia e l'ipocrisia, con la seconda la verità! Amore.
II punto.
Oltre che dalla legge è necessario, in questo periodo quaresimale, liberarci da tutto ciò che minaccia il nostro essere, da tutto ciò che lo deforma, che lo fa non essere. Liberarci da tutte le scorie, le pesantezze per camminare sulla strada della croce, speditamente, libero; liberarci da tutto ciò che non ci permette di essere persone vere, autentiche, responsabili, come Cristo. Liberarci per permettere una perfetta identificazione tra noi e il Cristo, tra noi e la verità.
Una prima liberazione, a cui dobbiamo essere molto attenti: 1° liberarci dall'aggressività!
È una carica potente del nostro desiderio di vivere. È "uno spirito di vita" che è in noi; però l'aggressività distrugge l'essere! Fa vivere l'essere nell'alienazione.
Abbiamo questa forza in noi, questo spirito potente in noi: tutta la nostra volontà dev'essere indirizzata verso lo spirito di mansuetudine perché "l'uno possa essere amabile all'altro". Di Gesù Isaia dice (53,6) “come un agnello condotto al macello e come pecora davanti al tosatore restava muto e non apriva bocca".
La mansuetudine, la dolcezza, la non violenza sono virtù disprezzate dagli uomini perché spesso vogliono dire: distruzione, rinuncia, compensazione orgogliosa. Certo: la mansuetudine e la dolcezza quando non sono nella verità, sono deformazioni. Se la dolcezza è una conquista, una cima raggiunta, è una aggressività camuffata, è un lupo vestito da agnello; se, al contrario, è frutto vero di una liberazione, è energia liberata!
I convegni di pace sono convegni di guerra: perché si vuol costruire la pace..! Ma se la pace sarà una realtà che "verrà sprigionata" da ciascuno di noi allora non avremo più bisogno di incontri nè convegni di pace.
Liberarsi dall'aggressività della verità. La verità è il nostro essere in Dio che è mansuetudine e dolcezza!
* La liberazione dall'aggressività non avviene nel vuoto: ma nei continui incontri che ciascuno di noi ha. Incontri provvidenziali che ci liberano dall'aggressività nella misura in cui li scopriamo come provvidenziali!!
* E teniamo presente che ci liberiamo dall'aggressività solo subendo, solo donandoci senza riserve, perdendoci nell'altro: "come un agnello che viene portato...".
Non solo verso chi viene a noi con animo bellicoso, ma negli incontri di ogni giorno: la mansuetudine!
* È necessario scendere fino all'osso: è facile dire: sarò delicato, gentile, affettuoso, però non potrò mai perdonare. È facile, quindi, passare da una aggressività affettiva a una aggressività offensiva.
Dove trovare la forza di liberarci da questa aggressività? In silenzio, contempliamo le piaghe di Cristo...
Possiamo accettare questo svuotamento del nostro essere lupi o leoni solo in questa contemplazione di Cristo.
La radice dell'aggressività è la ricchezza della persona: voler essere, voler dominare, voler realizzare. E' giusto! Ma svuotandoci del nostro io nella contemplazione della croce per lasciar libero l'amore.
Poniamoci nel silenzio, nella contemplazione, lasciamoci pervadere dallo spirito di mansuetudine e sarà, in noi, la pace della fede! Ma non addormentiamoci: il lupo dorme dentro di noi. È necessario ridimensionarlo al massimo perché l'epifania del volto di Cristo parli e risplenda a tutti.
2 Liberarsi dalla paura
L'uomo ha paura, di mille cose ha paura: la fede facendo accettare la morte e l'aldilà della morte come dono, liberandoci dal personaggio che ci siamo fatti, liberandoci dal super-io, ci libera dalla paura, dal timore. Paura e timore che sono, in molteplici espressioni, causa di ogni egoismo, di ogni sfruttamento dell'altro, di ogni peccato. È causa di ogni ingiustizia. È la paura che attanaglia l'uomo al presente, al conservatorismo, alla grettezza, all'avarizia. Volendosi attaccare ad ogni costo al bene presente, l'uomo calpesta l'uomo, non lo riconosce, non lo serve e vive per il proprio tornaconto. Con la incosciente paura del domani, non accetta il rischio, la legge della carità, del condividere, del perdono. Non tiene conto del giudizio morale pur di avere... oggi! Si vuole avere subito e tutto! Non importa un processo educativo...: la legge della furbizia con le mille contraddizioni, politica ecc.
La fede ci fa accettare il rischio di una vita spesa per tutti, di un perdere oggi per guadagnare domani, di dare senza speranza di ricevere, di dare la tunica a chi chiede il mantello ecc.
La fede come una identificazione in Gesù Cristo ci libera dalla paura, dall'angoscia e libera, sprigiona in noi e intorno, l'amore, la mansuetudine, la bontà! Attraverso le intuizioni della scienza psicologica abbiamo intuito che l'uomo è fatto per il dono. Ora, l'uomo sapendo di realizzarsi nel dono completo di se stesso al mondo, supera il rischio esistenziale con la fede, identificandosi nella passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo.
- libertà dal denaro-potere-laurea
- libertà dalla storia
- libertà dal tempo.