8 La preghiera

 

Non vogliamo qui fare una trattazione della preghiera: ritorneremo come trattazione completa. Ora interessa dare un inizio alla Preghiera perché ciascuno di noi la trovi come strumento necessario per dare la risposta di popolo alleato alla chiamata vocazionale .

La preghiera: colloquio con Dio.

a) preghiera di domanda.

Una delle prime manifestazioni della vita religiosa nell'uomo è la preghiera concretata sotto forma di domanda. Sperimentando di non poter raggiungere i fini che gli sono propri, accorgendosi di non poter avere tutto quello che gli necessita per il suo perfezionamento, istintivamente l'uomo si volge a Dio per domandargli o le cose che gli sono necessarie per la vita o la liberazione dai pericoli che lo minacciano oppure il conforto nel dolore. “Maestro, che io veda... che sia [mondato]... salvaci, noi periamo... aumenta in noi la fede”.

Noi, davanti a Dio, non possiamo se non vantare la nostra indigenza. “Tutti, scrive S. Agostino, quando preghiamo siamo mendicanti di Dio; ce ne stiamo davanti alla porta del Padre di famiglia, anzi ci prostriamo fino a terra; supplichevoli innalziamo gemiti, desiderosi di ricevere qualche cosa”.

Dio, infinitamente buono, non solo non disdegna tali preghiere, anche se volte principalmente ad ottenere beni transitori, ma le gradisce, anzi le vuole e, nei (limiti) della sua saggezza, le soddisfa. “Chiedete, esortava Gesù, e vi sarà dato; cercate... e a chi picchia.... Qualunque cosa, credendo, la otterrete”. [Lc.] 11, 9-10; Mt. 21,22. Più volentieri Gesù ascolta le domande volte a ottenere beni spirituali. Nella sua sapiente pedagogia Dio ascolta elargisce beni transitori... ma per preparare a richiedere e vivere i beni spirituali: la serenità e la salvezza, il dominio sulla concupiscenza degli occhi e della carne, la superbia della vita, la capacità al servizio, la capacità della preghiera, della [elemosina], della ricerca della giustizia, della verità, della pace.

Gesù fa dunque anche il miracolo del pane: ma ai Giudei che lo rincorrono per avere ancora di quel pane miracoloso, Gesù, pedagogicamente, li porta più su: devono procurarsi non tanto il cibo che passa ma il cibo per la vita eterna. Ogni miracolo è sempre una occasione pedagogica per la fede: “Se hai fede... la tua fede ti ha salvato...”.

I miracoli sono sempre in relazione alla fede nella Riv.; per questo Gesù è venuto. “Se non credete alle parole, ... alle opere.. a conferma della Riv.: “Per la vita dei figli di Dio rinnovati!”

Perché dunque le nostre domande possano essere ben accette a Dio è necessario che siano, contemporaneamente, atto religioso, di culto, di fede.

“Quando pregate, ammoniva Gesù, non fate come gli ipocriti... piazze... per essere veduti... ma entra nella tua...”. E ancora: “non vogliate, nelle vostre preghiere, moltiplicare... perché il Padre conosce tutto prima che glielo domandiate” Mt. 6, 5-8.  

Alla Samaritana, dubbiosa sul luogo ove dovrà essere adorato Dio se a [Garizim] o a Ger. Gesù risponde: “è venuto il tempo... adorare in spirito e verità”. Tutto ciò cosa vuol dire? Che la preghiera è atto religioso, profondo, interiore innanzitutto! Una preghiera che mancasse totalmente di interiorità, sarebbe solo moto della labbra, domanda dall'orizzonte limitato, atto puramente umano, senza alcun riferimento a Dio, non sale a Dio: Così scriveva Agostino: “Sia che preghiamo vocalmente sia che preghiamo mentalmente, dobbiamo pregare con il cuore. La preghiera del cuore ha bisogno di un gran raccoglimento della mente, il quale è segno del grande ardore di chi desidera e prega, così da non disperare di avere quanto chiede”.

Chi prega davvero, anche se non se ne rende conto chiaramente, tende verso l'infinito, l'assoluto, cioè verso Dio. Prega veramente chi cerca la verità. Prega chi, oppresso dai rimorsi, anela alla redenzione. Prega chi ama. Prega chi già possiede la fede... o è in cerca della fede. La preghiera di domanda è pertanto la via ordinaria per cui l'anima di dispone ad una orazione più perfetta: quella di ringraziamento, di lode, di ammirazione.

      [E] quando si arriva, con l'orazione, dice ancora Agostino, a contemplare la perfezione infinita di Dio e ci congratuliamo con Lui” amiamo, gioiamo, siamo contenti che sia così!  

      Quanto più la domanda è disinteressata, spoglia di egoismo, fatta in adesione alla volontà di Dio, tanto più essa si spiritualizza, fino a risolversi in preghiera di pura lode. È questo il punto in cui preghiera di domanda ed orazione mistica vengono a trovarsi sul medesimo piano: ambedue verificano attentamente quanto vi è di più essenziale in ogni preghiera: “un'elevazione dell'anima a Dio” ambedue, nel loro genere, sono preghiere perfette.

Si può domandare qualcosa a Dio e si può lodare Dio sia a voce... anche con il Pater noster..., sia mentalmente, lasciando all'anima l'iniziativa della offerta dei pensieri, sentimenti, desideri.

In pratica però si dà il nome di preghiera mentale a quella particolare attività dello spirito, per cui l'uomo, deposto ogni altro pensiero, ogni altra cura per un determinato spazio di tempo, si trattiene da solo a solo con Dio, per adorarlo, ringraziarlo, contemplare le perfezioni, e così amarlo di più, meglio servirlo, maggiormente glorificarlo.

b) la preghiera mentale, colloquio non monologo

 

L'intrattenerci con Dio non si riduce però mai ad un monologo. Dio ci ascolta; a sua volta ci parla, anzi è lui stesso a iniziare il dialogo. Sicché ogni preghiera si risolve sempre in un colloquio tra il creatore e la creatura: “La preghiera è una conversazione con Dio”. Il che non significa affatto che dobbiamo sempre parlare. Vi possono essere dei lunghi silenzi, pause. I veri amici possono conversare anche rimanendo in silenzio. Ed è proprio nel silenzio, deserto... che Dio ci parla con le parole più luminose e più suadenti ed è sempre nel silenzio che noi riusciamo a trovar meglio noi stessi e così rispondere meglio a Dio.

Quella di Dio contenuta nell'A. e N.T. è la parola sensibile di Dio. È la parola spirituale, che risveglia i profondi recessi del cuore; è l'illuminazione interiore, la luce che fa scoprire la verità, oppure è il trasalire di chi sperimenta di essere amato dal Padre che è nei cieli o la pena di chi sente di amarlo poco; o l'invito alla rassegnazione o quello alla gioia.

“La parola di Dio”, scrive [Balthasar] “è un invito ad essere nella verità con Lui. È una scala di corda gettata da bordo affinché noi, nel pericolo di annegare, possiamo essere tratti in salvo sulla nave. È la fiaccola che risplende... è finalmente Dio stesso... è il suo Figlio con tutto ciò che è e porta... il figlio del quale il Padre... “ascoltatelo”.

      Compito nostro è di metterci in condizione di ascolto. Credersi cioè davvero indigente, destituito di ogni reale possibilità, bisognoso, soprattutto nei rapporti con Dio, dell'aiuto che scende dall'alto:

“Alzai gli occhi versi monti, donde mi verrà l'aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore che fece il cielo e la terra” S. 120

      Nei principianti, ordinariamente, il dialogo procede a fatica. Infinita è la distanza che separa gli interlocutori, diversissimo il loro atteggiamento interiore.

Da una parte Dio con le sue infinite possibilità, con la sua illuminata benevolenza, sempre generoso nell'aiuto, magnanimo nel perdono; dall'altra parte noi, i limitati in tutto... appesantiti dalla materia, con un senso di colpa non mai del tutto eliminato, sempre tiranneggiati dalle passioni, sempre oscillanti tra la timidezza e l'audacia che non sempre trova parole per parlare, o parole adatte... o ci si esprime a fatica....

Per pregare bene, entrare in colloquio con Lui dobbiamo conoscerlo... amarlo! Quanto più si conosce non si può se non amare e il nostro ascolto verso Lui si fa attento, umile; tanto più il dialogo si fa intimo, aderente alla realtà e ai veri bisogni dell'anima. Non è una semplice conversazione, come alcuni scrissero, ma  una conversazione dove tutto emerge, dove tutto finalmente mettiamo a nudo, dove non abbiamo vergogna a dire tutto e con amore, simpatia perché sappiamo che ci ascolta, ci ama.  

Quando l'iniziativa è tutta di Dio, allora non siamo più padroni di noi. Pur rimanendo liberi ci trasporta in regioni ove solo Lui abita, ove c'è sole e luce, ove c'è amore... ma anche dolore... si guarda con il suo sguardo. Pianto.

Ma questi sono casi straordinari. Ordinariamente è l'uomo, sempre sollecitato dallo Spirito, ad esprimersi secondo gli infiniti stati d'animo. Pensiamo alla gioiosa esplosione di S.F. d'Assisi nel “cantico delle creature”; la preghiera insistente di Abramo, Mosè; quella dolente di Giobbe colpito dalla sventura, il Benedictus, il Magnificat, i vari salmi sulla natura  sull'azione di Dio nella storia pieni di stupore o di esaltazione; la preghiera di S. Teresa del B. Gesù: “per me la preghiera è uno slancio del cuore, un semplice sguardo lanciato verso il cielo, è un grido di riconoscenza e d'amore in mezzo alla prova come in seno alla gioia”.

c) La preghiera è il solo colloquio

1° possibile.

Per chi di noi è attento e ha fatto esperienza di colloqui sa che, come persone in terra, quello con Dio è il solo possibile.  Infatti nonostante buona volontà il dialogo tra uomo e uomo è praticamente irrealizzabile. Ci sentiamo chiusi... o non riusciamo a esprimerci completamente, o capiamo che fino a quel punto l'ascoltatore non ci segue: diviene monologo. S. Tommaso afferma che tra uomo e uomo il pensiero è praticamente incomunicabile. Diverso è con Dio. Egli ci conosce più di quanto noi conosciamo noi stessi; le pieghe del nostro animo, i ripostigli più nascosti. Prima ancora che io mi esprima sa già cosa dirò; sa se i miei propositi sono fermi, se il mio dolore è sincero; anzi è lui a suscitare tutto ciò che di buono posso dire nella preghiera. Perché possa aver luogo questo dialogo è necessario lasciarsi possedere, far deserto, meditare, prepararci. Allora il colloquio diverrà:

2° fatto di gioia. I colloqui che possono dare i rapporti umani sono sempre un poco inquinati dall'interesse, dall'egoismo, dal compromesso; ti danno qualcosa, non tutto. Il colloquio divino, donandoti la carità, che è Lui stesso, ti dà la fonte della vera gioia, l'acqua zampillante fino alla vita eterna. In un passo: “Vi ho detto questo... affinché sia... la... gioia e [piena]”.

Ogni momento della giornata può essere un momento di gioia. Non vi è occupazione per quanto faticosa, snervante, distruttiva che possa impedire a Dio di attirarci a sé e di darci la sua gioia. E tutto ciò nella preghiera quando, superata ogni brama di realizzazione solo terrena a Lui ci apriamo... È attraverso la preghiera che infonde in noi la sua consolazione: S. Teresa d'Avila: “è apportatrice di tanti beni ed è anzi così necessaria, che nessuno in essa ha mai trovato un danno che sia più grande di quello che deriva dal tralasciarla... a meno che non sia per voler assaporare in tutta la loro amarezza i dolori della vita o chiudere a Dio la porta per la quale egli suole infondere nell'anima la sua consolazione”.

3° ci arricchisce: ancora la nostra esperienza in mezzo al mondo. I nostri dialoghi, discussioni: quante volte e quanto ci hanno arricchito? Ci accorgiamo di avere poco da dare e poco pure riceviamo. Sempre le stesse cose. Perché avvenga il nostro arricchimento è necessario che il nostro interlocutore sia a noi superiore in tantissime cose. Ma quanti difetti e lacune! E quando lo incontriamo, è difficile parlargli perché troppo occupato. S. Agostino di fronte ad Ambrogio: aveva bisogno... come posso andarlo a disturbare per le cose mie?

Ben diversamente vanno le cose con Dio. Dio, per trovarlo, basta volerlo. Non  solo ma è lui stesso che attende, ci vuole, vuole donarci se stesso. Frequentandolo, a poco a poco, la sua intelligenza diverrà la nostra intellig.; la sua sapienza, bontà, pazienza ecc. diverrà la nostra...! Nella contemplazione di Lui un formidabile arricchimento per la vita, per il colloquio, per il comportamento. Quanto è necessario anche qui il deserto...! Ci arricchiamo di infinito...!

4° è colloquio essenziale. Quanto sopra detto ce lo fanno capire. Possiamo fare [a] senza del coll. Con gli uomini. Ma non di questo che ci rivela il senso della vita e delle ultime cose; ci fa scegliere il bene, ci orienta e indirizza, ci fa capire tutto il nostro comportamento. Quando, ad es., non sappiamo più che fare, ci sentiamo storditi e incapaci di scelte... preghiamo? In genere è il risultato del mancato colloquio che è essenziale per la freschezza della vita spirituale.

5° il solo che sazi: nei colloqui umani tutto ciò che ci possono dare non supera mai i limiti del finito. Non si raggiunge pienamente e in forma soddisfacente la verità. Solo Dio ci parla in modo da estinguere in noi la sete della verità. Solo Lui è capace di darci l'ultima ragione delle cose; solo Lui ha parole che illuminano la mente e muovono efficacemente la volontà. Scrive l'autore della [Im.] di Cristo: “non mi [parlò Mosè], ma Tu piuttosto parlami. Signore Iddio, che ispirasti ed illuminasti i profeti: perché tu solo, senza di essi, mi puoi perfettamente ammaestrare; mentre essi senza di te non riuscirebbero a nulla. Costoro possono bensì farmi risuonare le parole, ma non possono comunicare lo Spirito. Dicono bellissime cose, ma se tu taci, il cuore rimane freddo. Insegnano la lettera, ma tu invece ci scopri il senso. [Espongono?] i misteri, ma tu schiudi le intelligenze delle cose adombrate. Insegnano i tuoi precetti ma tu ci sostieni nel metterli in pratica, e ci sostieni nel percorrere la via che loro ci mostrano. Tu agisci e illumini dall'interno... [fecondi] le parole... e mentre essi predicano tu ci concedi intenderle interiormente.”.

Come l'eucaristia è la preghiera. Non c'è dubbio, perplessità che non possano essere chiariti nella preghiera; non c'è angoscia che non possa essere dissipata; tentazione che non possa essere vinta; non giusto desiderio che non possa essere esaudito; è l'infinito di Dio messo a nostra disposizione.

Se dunque la preghiera è questo necessario colloquio con Dio, questa unione con Dio che porta infinite ricchezze, illuminazioni, equilibri ecc. perché trovo tanta difficoltà a pregare?

Com'è la tua vita? Preghi come vivi...!

Impara a meditare: non c'è preghiera senza medit.

Impara a fare unità...

Impara a sentirti scelto, eletto, popolo con tutte le conseguenze...

Confessati frequentemente!

Scegli un metodo.

Chi è scelto, fa parte di questo popolo eletto non può se non trovare nella preghiera il suo [fonte] fondamentale.

 

 

“L'orazione” scrive S. Giovanni [Climano], “è nella sua essenza, conversazione e unione con Dio; nei suoi effetti è sostegno del mondo, riconciliazione con Dio, madre o, nello stesso tempo, figlia della [lagrima], propiziazione dei peccati, rimedio alle tentazioni, muro contro le tribulazioni, [sparizione] di lotte, nutrimento di ogni creatura, futura letizia, occupazione senza fine, fonte di ogni virtù, procuratrice di grazie, progresso invisibile, alimento dell'anima, illuminazione della mente, fine della disperazione, indice di speranze, fine della tristezza, rivelazione del proprio Stato, pegno di gloria futura”.