Sineidesis in S. Paolo
 
V
 
Paolo si trova pienamente d'accordo sulla dottrina fin qui esposta e, in più elabora qualcosa sulla sineidesis.
Innanzitutto l'uomo, per Paolo, è una unità di essere, pensare e agire. Dio e la sua Parola fondano questa unità (unità che manca in tantissimi … quante alienazioni per mancanza di questa unità…) e questa unità (che è il perfetto equilibrio dello spirito che si esprime nella materia) si esprime attraverso la coscienza stimolata ad agire dallo Spirito S. Uomo: unità di essere, pensare e agire!! E' lo Spirito Santo, secondo Paolo, che ci dà questa unità; è lo Spirito Santo che interiorizza la legge e ci libera così dalla legge; ma noi la  completiamo, con Lui, attraverso l'amore diffuso nei nostri cuori.
In base a questa presenza dello Spirito si possono distinguere coloro che sono guidati dallo Spirito e coloro che sono guidati dalla carne. “Dio ci ha segnati con lo Spirito” 2 Cor. 1,22. Allora ecco gli Spirituali con frutti spirituali che sono, opposti ai canali con frutti della legge: “Gal 5, 18-26! La Presenza dello Spirito è una liberazione e una libertà!
Liberazione = da tutto ciò che non è …
Libertà = di Cristo, dei figli di Dio..! Rom. 8,14-21; 2 Cor. 3,17
Questo Spirito in noi che ci dà la libertà ci dà pure un preciso criterio di discernimento e apprezzamento. Il cristiano ha ricevuto la Sapienza di Dio in sé con lo Spirito (la Rivelazione ecc.) e arriva così alla conoscenza profonda delle cose e di se stesso; con lo Spirito l'uomo supera se stesso perché  arriva al fondamento del suo essere!  1 Cor. 2,12 - 16! Leggere!
Appare dall'insieme come l'uomo in Cristo, per Paolo, è veramente l'uomo nuovo anche per un punto di riferimento nuovo  dei valori e una nuova capacità di comprenderli e comprendersi in essi!
Lo Spirito che agisce fa e fonde l'uomo che si autorealizza nello Spirito. Allora l'essere, il pensare e l'agire non possono separarsi; sono azioni diverse ma dello stesso uomo. La coscienza diviene così lo stesso uomo:
L'uomo è la sua coscienza morale!
Se non c'è questa coscienza morale, non c'è uomo, ma un essere diviso, in angoscia! Che significa e che contenuto ha questa coscienza morale?
L'uomo, per S. Paolo, è in Cristo. Allora il contenuto di Valore e la capacità valutativa della coscienza derivano interamente dallo stato di fede: ciò che dirà e farà la coscienza non sarà se non una testimonianza di fede! Ne deriva, per Paolo, che coscienza e fede coincidono! Se l'uomo, la coscienza è in Cristo, nello Spirito non può, l'uomo, se non esprimersi nella fede! Quanto più grande sarà la fede tanto più lucido sarà il giudizio e la valutazione morale che l'uomo farà!
Nella fede l'uomo nuovo indirizza, scopre se stesso, le cose e il mondo. E' una nuova valutazione del tutto. Si scopre la volontà di Dio! Rom. 12,2-3
Da qui tutta l'urgenza di vivere, crescere nella fede! Di esaminarci se siamo nella fede! 2 Cor. 13,5
Paolo riassume, dopo tutto ciò che è stato detto, la sineidesis con “uno stato di consapevolezza”, che comporta responsabilità  e obbligatorietà morale! Coscienza illuminata da Dio! In Cristo e nello Spirito! Ancora:
Essere consapevoli del bene o del male, sentire un preciso impegno morale di responsabilità fa parte, per Paolo, della nuova realtà ontologica dell'uomo salvato e redento da Gesù Cristo: è la nuova realtà dell'essere cristiano. E' la “coscienza cristiana” insomma! Dove la coscienza e la fede coincidono e dove l'agire e il pensare è naturale conseguenza dell'essere nuovo, cristiano.
Avere una  “buona coscienza” significa quindi avere una coscienza purificata dalla fede, lavata dal Sangue di Cristo: significa essere fedele nella propria esistenza, alla azione del Cristo nella storia della salvezza Atti 24, 14-16. Una coscienza cattiva è tale per il rifiuto di Dio!
Coscienza e carità
E per terminare leggiamo due passi di Paolo con indicazioni concrete a riguardo della coscienza:
1 Cor. 8,1-13 e 10,23-30
Rom. 14.   Questa è la dottrina che emerge:
  • identificazione tra coscienza e fede.
Ciò che dice in Cor a riguardo della coscienza lo ripete in Rom. a riguardo della fede. Identificazione che porta ad una unità di essere, pensare e agire. E l'uomo è così o deve essere così: un'unità. “La fede, per Paolo, è un atteggiamento globale e unitario del cristiano e in tale atteggiamento è assunto anche il suo valore umano. Non c'è per il cristiano un duplice atteggiamento o comportamento, una naturale e uno soprannaturale: per lui c'è una sola decisione di coscienza e tale decisione è determinata dalla conoscenza della fede”. (Snachemburg). In un problema qualsiasi il cristiano non ha due coscienze: è una sola coscienza radicata in Cristo e nello Spirito che giudica e orienta.
  • Dove questa identificazione è avvenuta, per cui c'è scienza (come sapienza divina che ci fa giudicare il tutto secondo Cristo Signore e non secondo il mondo) e libertà (libertà dovuta alla Sapienza e, quindi, libertà dagli ideali della carne, liberi di fronte a tutto…) si ha una coscienza “forte”. Sono le persone in cui la fede ha operato una illuminazione e liberazione decisiva. I “deboli” sono, al contrario, coloro che hanno una coscienza dubbia e scrupolosa.
  • La coscienza “forte” caratterizzata dalla scienza e libertà ha un duplice compito:
    • deve rispettare la coscienza altrui Rom. 14,1”Non sia oggetto di calunnia il vostro bene” Rom. 14,16. La vera libertà non ammette ingerenze. Né il forte, il debole nè il debole il forte: Rom. 14,4-6;
    • avere una convinzione salda Rom. 14,5; 14,22 ciò che conta è che chi agisce non debba condannarsi a riguardo della sua azione, ma sia sicuro Rom 14,1.
  • Tutto ciò ci porta alla seguente considerazione: la libertà inviolabile e la sicura convinzione di fede sono a fondamento del primato assoluto  della coscienza.
  • Ultimo punto. Questo primato assoluto della coscienza deve subordinarsi alla carità fraterna. L'istanza personale diventa assoluta quando ha assunto l''istanza interpersonale. In altre parole si vuol dire che la nostra coscienza pur essendo libera non può attuarsi se non nel rispetto della coscienza altrui. Così capiamo le frasi di Paolo: 1 Cor. 8,1; 1 Cor 10,23; 1 Cor 8,9.
La sapienza e la libertà sono genuine se non feriscono o non causano la caduta del fratello.
La carità diviene il criterio pratico supremo dei valori, per cui ogni coscienza senza abdicare alla propria libertà favorisce la libertà del fratello.
1 Cor. 8,10 -11 e poi Rom. 14,19-21.
La percezione delle esigenze in cui le altre coscienze vivono la propria libertà è la misura dell'esercizio della era libertà cristiana.
La coscienza personale è nella libertà quando ha come fondamento e contenuto la carità.
 
 
 
La “coscienza presso i Padri della Chiesa”
I Padri della Chiesa sviluppano la concezione della sineidesis di S. Paolo. Per i Padri sineidesis significa generalmente: consapevolezza, coscienza dei valori, conoscenza, interiorità, riflessione modo di pensare e di sentire, atteggiamento spirituale.
+ Origene “L'intus hominis  è la base reggente della struttura e attività spirituali, morali, religiose. E' l'interiorità in relazione con Dio. La coscienza non è una inclinazione moralistica, ma si identifica nello Spirito che ha funzione di “pedagogo”, di “rettore”. Dal che scaturisce l'orientamento morale dell'esistenza.
+ S. Girolamo: da sineidesis a sinderesi. Anche in Gir. identificazione  tra Spiritus e coscienza. Funzione di correttore verso l'anima e l'appetito irascibile e concupiscibile. Costituisce la parte suprema dell'uomo, superiore alla ragione. Cioè la coscienza divina ed è la fonte, la parte che costituisce l'uomo.
+ S. Agostino: La coscienza è la centralità dell'uomo, è la sede di Dio. Se l'essenza vera dell'uomo e l'interiorità, la coscienza come interiorità lo definisce nella sua qualità centrale: l'uomo è la sua coscienza; ritrova se stesso nella sua coscienza che contiene e gli detta la norma del comportamento morale.
L'uomo ritrova se stesso nella coscienza perché qui ritrova Dio e, quindi l'unità dell'essere, agire e pensare!
 Dal sec. XII con la scolastica (Pietro di Poitiers, Alessandro di Hales e con S. Alberto Magno) abbiamo la distinzione tra sinderesi e coscienza. Anche S. Tommaso riprenderà questa dottrina. Allora:
+ a) Sinderesi: è il soggetto dei principi universali che dirigono nel discernimento del bene e del male; è la legge universale  e naturale oppure, in altri termini, sono gli universali principi  del diritto. E' una facoltà innata che ci guida verso le leggi universali.
+ b) coscienza : è la funzione dell'applicare i principi universali al particolare. E' della ragione pratica e si attua per mezzo di un sillogismo.
(es. il furto è male = sinderesi o coscienza fondamentale- dunque devo evitare questo furto = giudizio della coscienza)
 
Osservazioni direttive!!!
Il risultato di quanto abbiamo detto: 1) esistono due momenti della coscienza: fondamentale o sinderesi o attuale o coscienza come giudizio 2) la coscienza, essendo atto della persona abbraccia tutta la persona nelle sue funzioni essenziali ed esistenziali.
  • il problema della coscienza è il problema dell'umanità della persona, dell'essere, operare ed agire! Il principio fondante dell'essere e oprare è Dio! Un Dio rivelato che si chiama Cristo per cui Cristo diviene il principio universalissimo e concretissimo della morale che diviene, a sua volta, cristiana; coscienza cristiana.
  • In che modo agirà? e si esprimerà la coscienza cristiana? Cristo Signore vuol vivere la storia della salvezza tra il già avvenuto e il non ancora compiuto. La coscienza cristiana vive in se questa tensione generale della storia della salvezza; è la sua esistenza. E' il suo agire e operare! Fino al compimento della storia della salvezza! Perciò la coscienza cristiana è la coscienza che prende le sue decisioni in conformità al Vangelo, nella coscienza della storia della salvezza e con la responsabilità di chi è chiamato a collaborare alla sua prosecuzione. In questa luce si capisce che la coscienza cristiana vive nell'escatologia. Infatti il cristiano non vive solo per la terra ma per tutto il Regno! Quindi è implicita alla coscienza un'istanza di crescita di dinamismo ecc. le cui tappe sono quelle della storia della salvezza! Che diviene storia personale con decisione di accettazione!
 Questa visione della coscienza non può se non potenziare la responsabilità e libertà.
Se Cristo Signore con il suo disegno storico è in noi e illumina così la nostra coscienza, noi siamo chiamati ad una risposta responsabile. La responsabilità e la libertà diventano “risposta” al Cristo o al prossimo nelle nostre scelte giornaliere. Qui l'uomo trova finalmente l'unità nell'essere, operare ecc. L'agire secondo l'essere diviene l'autorealizzazione della persona. L'attività secondo coscienza è espressione dell'essere in coscienza. L'atto che si compie in coscienza, che diviene giudizio e norma…, è un atto in cui la persona attua se stesa per essere persona e raggiungere l'unità.
 
Testi fondamentali del Vatic. II sulla coscienza:
G. et Spes. n. 16 : “ Nell'intimo della coscienza … all'abitudine del peccato”.
G. et Spes  n. 17 : “ L'uomo può volgersi al peccato… : mezzi convenienti…”.
G. et Spes. n. 19 : “ Coloro che volontariamente .. non sono esenti da colpa”.
Dignitatis humanae 1: “Tutti gli essere umani.. in virtù della verità”.
Dig. humanae 2: “A motivo della loro dignità … non può essere impedito”.
Dig. humanae 3: “Ognuno ha il dovere… in campo religioso”.