“ Credo! Aiuta la mia incredulità ”  Mc. 9,24
 “ Abbiate la fede in Dio “  Mc. 11,23
 
Innanzitutto un poco di vocabolario.
  • Pisteno: credere, avere fiducia, avere fiducia in uno che dice e che esegue qualche cosa; essere certo,  sicuro, non dubitare, credere e sottomettersi, credere e confidare in Dio.
  • Pistis: fede, fiducia, obbedire a una parola come vera; sottomissione, fedeltà alle promesse; verità da credere, dottrina da professare, via da seguire.
  • Pistos: sicuro, certo; colui che si fida, che ha fiducia e crede.
 E poi tanti altri termini: star saldo, ascoltare, mantenere, obbedire alla Parola, attesa fiduciosa.
Nel Nuovo Testamento, di fede si parla ovunque. È il massimo tema della salvezza, ma non se ne discute a tavolino: è la descrizione di quanto il Signore attende e di come l'uomo deve rispondere, sul piano oggettivo, reale e teorico. Comunque San Paolo ne tenta una definizione che coglie alcuni aspetti della fede. Afferma in Ebrei 11,1: “Ma la fede è fondamento delle realtà sperate, dimostrazione dei fatti non visibili”. Non è una definizione data a caso, pensiamoci: fondamento … realtà sperate … dimostrazione oggi, qui …!
Qui inizia la nostra meditazione: la fede come dono di Dio.
Come nell'Antico Testamento ora il dono della fede proviene esclusivamente e unicamente da Dio e dalla sua bontà. L'iniziativa divina è unica, è esclusiva, è netta, è senza condizioni e compromessi umani.
Uno dei testi più interessanti dove emerge la nuova condizione dei cristiani che tutto hanno avuto da Dio è Ef. 2,11-20 !  Leggere.
Dalla disperazione senza risposta, senza senso, senza storia, condannati …, alla libertà di figli!  Concittadini dei Santi. Questo è il mistero di Cristo, un mistero nascosto nei secoli che è stato rivelato e dove tutti sono stati chiamati alla familiarità con Dio.
In questo modo l'iniziativa divina è totale. Essa appare come attuata “con ordine” dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo secondo il loro infinito amore. San Paolo ha fatto di questa incondizionata iniziativa divina il cardine della sua predicazione e lo ribadirà tantissime volte anche nei momenti di tensione, come a Corinto quando si creò divisione fra loro; allora San Paolo scrisse 1 Cor. 3,5-9 , leggere!  Così pure annuncia ai Filippesi che tutto viene da Dio: 2,13 , leggere!  San Paolo vuole che si riconosca che l'iniziativa della salvezza proviene solo da Dio. Un padre ebreo, che soffre orribilmente per il figlio in condizioni straziate, chiede al Signore con fede, con confidenza e con umiltà, di riavere il proprio ragazzo sano e restituito alla vita. Il testo è un serrato scambio tra Gesù, i discepoli, il padre afflitto e le folle. Gesù pone come sola condizione un netto e forte invito a credere (Mc. 9,23) e allora il padre grida: “credo! Aiuta la mia incredulità”.
Il padre ha ascoltato la voce di Gesù, la Parola di Dio. Egli sa che questa è veramente la Parola, in questa vuole credere e si apre a questa fede. Conosce però i propri limiti, sa che tutto viene da Dio e perciò chiede aiuto al Signore, perché solo da Lui viene la fede e senza di Lui non esiste la fede. Riconosce che la sua fede non sarebbe vera senza l'aiuto della divina iniziativa.
Su chi opera la divina iniziativa? Su tutti. Solo con il dono della fede, come per Abramo, gli Apostoli “lasciate le reti lo seguirono”. La promessa della pesca miracolosa si può assimilare “alla paternità su molte genti”. È Dio che dona la fede, e precisamente che opera la fede nell'uomo sono: la Parola, la Sapienza, lo Spirito del Padre. Questi tre doni di Dio operano nella storia della salvezza e investono Abramo, Mosè, i Profeti e gli Apostoli. La fede è la nuova e reale creazione divina, è la novità nel mondo come dono di Dio e risposta dell'uomo. Il Regno di Dio inizia dalla fede e si sviluppa con la fede. Gesù presenta le parabole del Regno nel suo farsi e dilatarsi a poco a poco con il suo dono e tutte le ambiguità della risposta, con alcune grosse difficoltà.
a)  La Parola: Lc. 8,4-15 straordinaria parabola del seminatore. Il seme è la divina Parola che deve suscitare la fede, il seme è il Vangelo. L'uomo deve predisporre il cuore e l'intelligenza ad un ascolto attento della Parola. Il mistero “concesso a voi”, agli umili di Dio, ai poveri in Spirito, non ai forti, autosufficienti ecc.. Conoscere il mistero è conoscere finalmente Gesù. Per chi si apre alla fede, nella conversione del cuore e nell'abbandono fiducioso, per chi ascolta nell'obbedienza generosa e totale, per chi si apre senza condizioni alla divina volontà, il mistero del Regno è qui e diventa vita vissuta. Chi si chiude colpevolmente e respinge la realtà nuova cade nelle tenebre, nel buio, nell'odio, nella perdizione. Si avvera quanto Isaia, ripresa poi da Gesù, affermava: “ascolteranno senza comprendere”, Is. 6,9-10.
Lc. 8,10: il seme vivo deve essere gettato nella terra buona e ivi disfarsi, morire e quindi dare nuova vita.
b)  La Sapienza. Gesù è la Sapienza personificata dal Padre e anche oggi continua ad esserlo nella Chiesa. Il testo base è: Mt. 11,25-30. Solo ai bimbi è data la Sapienza. Gesù invita gli uomini a venire a Lui che è il divino benedetto. Il dono della fede dunque, attraverso la Parola e la Sapienza.
c)  Lo Spirito di Dio. Nella nascita della fede un compito originario l'ha preso lo Spirito di Dio. È la grande promessa di Gesù nell'ultima cena che avviene con ritorni insistenti: Giov. 14,15-26; 15,26-27; 16,4b-15. Il compito dello Spirito è molteplice, in specie per rendere attuale in noi la Parola già ascoltata … che l'uomo senza lo Spirito non sarebbe in grado di comprendere. Un altro compito dello Spirito è quello della difesa della fede in noi, quindi di Avvocato.
La funzione sapienziale dello Spirito si può raccogliere in sei punti:
  • come la Sapienza lo Spirito è fonte di vita e di santità, Sap. 1
  • come la Sapienza lo Spirito è potenza che crea, Gen. 1,2
  • come la Sapienza lo Spirito crea e anima il popolo di Dio, Gen. 2,7; Nem. 11,16-25; Is. 63; Sap. 10
  • come la Sapienza lo Spirito e il peccato si escludono, Sap. 1,4-5
  • come la Sapienza lo Spirito prende dimora, 2 Sam. 14,20; 23,2; Dan. 4,2-6
  • come la Sapienza lo Spirito vivifica la legge nel cuore dei fedeli, Is. 59,21
A tutta questa formidabile e infinita azione di Dio, l'uomo deve rispondere. Prendiamo in considerazione Mc. 9,22: in effetti, a tale grandioso complesso di realtà e di temi, l'affermazione di Gesù costituisce un centro di attenzione, “ogni realtà è possibile a chi crede!”. In questo brano evangelico, il padre ha spiegato a Gesù la situazione clinica del figlio che dall'infanzia è provato da un male che lo tormenta con crisi che lo fanno cadere nel fuoco e nell'acqua, quindi implora al Signore un qualche aiuto. La fede del padre è un dato di fatto e sulla base di essa egli si accontenta anche di un sollievo; infatti di fronte alla gravità del male egli non osava desiderare troppo: “Se puoi …”. Gli Apostoli avevano tentato di guarire il ragazzo ma invano …; Gesù dice che solo con la penitenza e il digiuno … poi rassicura il padre con un'espressione molto forte: la fede è onnipotente ed occorre averla in modo plenario. Quell'uomo conosceva l'imperfezione della propria fede e chiede a Gesù di essere aiutato in questo.
Matteo invece, a conclusione dell'episodio, quando i discepoli chiedono il perché … introduce un detto paradossale di Gesù, Mt. 17,20!  In Mt. 21,21 poi, un'affermazione grande dopo aver fatto seccare un albero di fichi che non presentava più frutti. Stesso discorso in Lc. 16,5b-6; il Signore fa appello alla fede degli Apostoli. La fede è e deve essere un fatto dell'uomo, certamente dopo che l'hanno ricevuta da Dio.
Gli Apostoli l'hanno ricevuta ma diviene operativa con la discesa dello Spirito. La fede che diviene operativa è il realizzarsi del Regno!  È l'uomo credente che prende possesso di tutto e tutto ritorna a Dio!
La manifestazione e i frutti dimostrano che la fede è nota, è viva, cresce, tende al suo fine ultimo.
Per sua essenza la fede del Nuovo Testamento deve essere espressa attraverso un atto che poi diviene una condizione di vita.
Nell'episodio del cieco nato: Giov. 9,1-41 - v.35b - 32, diviene dichiarazione pubblica, atto definitivo, vita.
L'adorazione, la gioia, il vivere in Lui per la fede è la descrizione di Lc. 24,44-53.
La fede in questa luce diviene luogo di salvezza; la gloria che si da al Signore non aggiunge nulla al Signore ma ne viene a noi un vantaggio infinito, San Paolo lo ribadisce in Rom. 10,9-10. Le linee di forza della fede sono quelle dell'Antico Testamento solo che nel Nuovo si basano su Gesù Cristo e sul Vangelo.
  • La convinzione … la conoscenza … il decidersi.
  • La fiducia … la confidenza … l'obbedienza … l'abbandonarsi …
  • La fedeltà … l'esclusività … la pazienza … il timore … l'amore, la comunione, il culto.
La fede tentata è tutto un capitolo … una pista. Anche Gesù fu tentato nel deserto. La tentazione negli Apostoli fu quella di essere qualcuno, di diventare ….
Personaggi evangelici:
Zaccaria e il cantico del Benedictus
Maria Santissima e il Magnificat
Giovanni il Battezzatore, formidabile!  Non è nato nessuno più grande …
Il lebbroso e il centurione Mt. 8,1-13
La tempesta sedata Mt. 8,23-27
La figlia di Giairo e l'emorragica Mt. 9,18-26
Il figlio della vedova di Nerim
La Cananea Mt. 15,22
Il cieco di Gerico Lc. 18,35-43
La risurrezione di Lazzaro Giov. cap. 11