L'obbedienza come frutto della fede   
 
Se, per questa meditazione leggiamo e attuaiamo alla lettera quanto S.Paolo afferma al cap. 13,1 ai Romani, potremmo entrare in grande confusione. Come è possibile obbedire a certe leggi e decreti contrarie alle attese stesse di Dio? Come potremmo giudicare tanti martiri? Si darebbe allo stato una pericolosa base religiosa che potrebbe giungere a vincolare le coscienze! Tutto ciò va compreso alla luce di altre promesse e di quanto S.Paolo dice nell'insieme delle lettere. C'è, infatti, un'obbedienza che riguarda tutti, ma proprio tutti. Ed è l'obbedienza innanzitutto a Dio. Ed è su questa che vogliamo meditare e pregare alla scuola di tutta la Bibbia. L'obbedienza a Dio è come il filo dall'alto che regge la splendida tela del ragno appesa ad una siepe. Su questo filo a cui...resta, tutto rimane perfetto. Se viene meno, tutto si affloscia. Se c'è qualche rottura il ragno corre a ripararla! Avviene la stessa cosa a proposito dell'autorità...L'obbedienza a Dio è il filo dall'alto: tutto viene costruito a partire dal filo che viene dall'alto. In caso contrario, tutto si ripiega e tutto cade nel caos. Quanta santità è nata attorno all'obbedienza! La storia della Chiesa eprime questa realtà. Oggi la crisi dell'obbedienza non è in riferimento allo Spirito Santo,ma sta nella discussa sottomissione alla gerarchia. Ed è vero..!Allora che fare? Tutti abbiamo motivi validi per essere in crisi, essere critici con i nostri superiori...Come uscirne? Con il ripartire dall'obbedienza a Dio, alla sua Grazia, al suo Spirito. Ez. 36,27 dice “porrò il mio Spirito e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi”. E' lo Spirito dunque, cioè la Grazia, che solo può dare all'uomo insieme con il comando, anche la capacità di obbedire agli statuti e alle leggi. Affidiamoci allo Spirito per capire e vivere.
1° l'obbedienza di Cristo
E' relativamente semplice scoprire la natura e l'origine dell'obbedienza cristiana: basta vedere in base a quale concezione dell'obbedienza Gesù è definito, dalla Scrittura, “l'obbediente”. Scopriamo subito, in questo modo, che il vero fondamento dell'obbedienza cristiana non è un'idea di obbedienza, ma un atto di obbedienza; non è un principio, ma un evento: “si è fatto obbediente fino alla morte”. “reso perfetto divenne causa di salvezza per tutti coloro che gli obbediscono” Fil.2,8; Eb. 5,8-9. Il centro luminoso da cui prende luce tutto il discorso sull'obbedienza è Rom.5,19  “Per l'obbedienza di uno solo, tutti saranno costituiti giusti”.  L'obbedienza di Cristo è fonte immediata di giustificazione. Per il N.T. l'obbedienza di Cristo non è solo il sublime esempio ma è pure il fondamento di tutto. E' per l'obbedienza di Cristo che ha inizio il regno di Dio. L'obbedienza al Padre è radicale e assoluta. E' l'antitesi della disobbedienza di Adamo. “ Come per la disobbedienza...così per l'obbedienza” Rom. 5,19; 1 Cor. 15,22. A chi disobbedì Adamo? A Dio! All'origine di tutte le disobbedienze c'è una disobbedienza a Dio e all'origine di tutte le obbedienze c'è l'obbedienza a Dio. S. Francesco dice che il peccato di Adamo fu l'appropriarsi della propria volontà. Ha agito non obbedendo, ma secondo la sua volontà. Al contrario Gesù si espropria della sua volontà : “ non sia fatta la mia ma la tua volontà”. “Non sono venuto per fare la mia volontà ma la volontà di Colui che mi ha mandato” Gv. 6,38.
S.Ireneo interpreta l'obbedienza di Gesù alla luce dei carmi del servo, come un'assoluta sottomissione a Dio, nonostante le gravi difficoltà. Il male dunque è disobbedire a Dio, come l'obbedire a  Dio è il bene. Così il servo sofferente: Is. 50,5-6.
L'obbedienza ha coperto tutta la vita e, quindi, la morte di Gesù. In Gv. 4,34; 8,29 si afferma: “Il mio cibo è fare la volontà del Padre” “io faccio sempre le cose che gli sono gradite”. L'obbedienza di Gesù la notiamo nell'obbedienza alle parole scritte. Nelle tentazioni nel deserto: “sta scritto!” L'obbedienza perfetta a tutte le profezie...nelle cose esaltanti come nella persecuzione. Obbediente sempre e in tutto. Dalle cose che patì si può misurare la grandezza dell'obbedienza di Gesù. Fino alla croce! “Nelle tue mani abbandono il mio spirito”. Obbedire non come strumento ascetico,anche, ma come adesione a Dio. In questa luce obbedire è fede che porta a fare la sua volontà. Questa obbedienza di fede non sta soprattutto nel non fare la nostra volontà, ma nel fare la sua volontà. Non è dunque una rinuncia ma un'adesione, un abbracciare la divina volontà. “Io vengo o Dio per fare la tua volontà.” Eb. 10,9 “Il mio cibo è fare la volontà del Padre”. La salvezza, infatti, viene dal fare la volontà di Dio, non dal non fare la nostra volontà. Nella Scrittura leggiamo che Dio vuole l'obbedienza nella fede, non il sacrificio. E nel Padre nostro chiediamo di fare la Sua volontà. Il sacrificio è previo al sì, nel fare la Sua volontà. Fare la volontà di Dio è quanto Dio attende da noi. E' il conformarci alla sua volontà. S.Bernardo dice che non fu la morte di Gesù che piacque a Dio e ci salvò, ma la volontà con cui spontaneamente si offriva. Oltre tutto è una formidabile immagine di come doveva essere l'umanità prima del peccato. Con l'obbedienza, col fare la volontà di Dio ritorniamo nel tempo prima del peccato, torniamo alle origini dell'umanità. Obbedendo diventiamo simili a Dio perchè ci uniformiamo alla sua volontà, facciamo ciò che piace a Dio e che Dio farebbe!
2° L'obbedienza come grazia: il battesimo
Il battesimo è il momento in cui ogni singolo uomo entra in contatto con la corrente di grazia. Innesto nel corpo di Cristo. Come quando si inserisce una spina...ma infinitamente di più, tutto si accende e arriva elettricità. S.Paolo pone allora questo principio: se tu ti poni liberamente sotto la giurisdizione di qualcuno, sei tenuto poi a servirlo e ad obbedirgli. Rom. 6,16 Ora, stabilito il principio, S.Paolo ricorda il fatto: i cristiani si sono, in realtà, liberamente messi sotto la giurisdizione di Cristo nel giorno che, nel battesimo, lo hanno accettato come loro Signore. Rom. 6,17 Nel battesimo è avvenuto un cambiamento di padrone, un passaggio di campo, dal peccato alla giustizia, dalla disobbedienza all'obbedienza, da Adamo a Cristo. La liturgia lo esprime bene facendoci dichiarare: “ rinuncio, credo” E' un cambiare bandiera, un cambiare esercito. L'obbedienza diviene il risvolto pratico e necessario dell'accettazione della Signoria di Cristo. Non c'è signoria in atto, se non c'è obbedienza da parte dell'uomo. Noi obbediamo a un Signore che è diventato tale proprio per l'obbedienza. La nostra obbedienza non è sudditanza ma è un somigliargli. S.Pietro conferma tutto ciò in 1 Pt. 1,2! Eletti, scelti, santificati per obbedire. La vocazione cristiana è una vocazione all'obbedienza. I cristiani, da Pietro, vengono addirittura definiti: “figli dell'obbedienza” 1 Pt. 1,14 Perchè nati da Cristo obbediente e stabiliti nell'obbedienza radicale a Cristo. I cristiani non possono vivere spiritualmente se non nell'obbedienza. E' l'Eucarestia, la Messa ci alimenta di questo. Da tutto quanto abbiamo detto l'obbedienza appare una grazia, un dono. Poi scopriremo che è pure un dovere. Ma intanto affermiamo che è grazia. Il voto è per corrispondere a questa grazia battesimale. Prima che a leggi, regolamenti, uomini, è risposta al dono battesimale. La chiamata alla santità per tutti è chiamata obbedenziale.
3° L'obbedienza come dovere Rom. 13,1-7
Innanzitutto obbedienza a Dio, al Vangelo. Poi a tutto il resto. Con questa intuizione: non per lasciare tutto allo status quo ma perchè c'è una realtà superiore che ci interessa. Nei primi secoli, durante le invasioni barbariche è con la loro obbedienza a Dio che si calava anche agli uomini convertiranno il mondo. L'obbedienza diviene testimonianza che ha un altro ordine, di un altro mondo.
4° L'obbedienza a Dio nella vita cristiana.
Cioè come imitare l'obbedienza di Cristo. Oggi fare la volontà del Padre è obbedire al Figlio. Nella festa dela Trasfigurazione leggiamo: “Ascoltatelo”. La sua vita e la sua parola sono le forme concrete con cui facciamo la volontà del Padre. Obbedire a Cristo non è obbedire a un intermediario, ma è obbedire a Dio stesso. Con la nuova alleanza l'obbedienza a Dio passa attraverso l'obbedienza al Vangelo. Cioè passa sì attraverso l'adesione di ciò che la Chiesa afferma ma anche come obbedienza allo Spirito che rende più chiaro oppure attuale per noi il Vangelo. Nella vita di S. Antonio eremita...entra in una chiesa e sente: “Va, vendi tutto” lo prese come rivolto a lui e divenne monaco. Così è per Francesco D'Assisi: “ Non prendete nulla per il viaggio, nè due tuniche, ecc.” Lo sentì come rivolto a sè e sposò la povertà. Se tutto fosse ben definito e gerarchizzato, tutto sarebbe pietrificato. Ma lo spirito va oltre e attualizza la Parola e lungo tutti i secoli sono nate infinite nuove realtà .” E' lo Spirito che continuamente la rinnova e la riconduce alla perfetta unione al Suo Sposo” L.G.  4 Solo se si è convinti che lo Spirito è continuamente all'opera, anche qui e ora, allora si comprende bene l'obbedienza. E' Gesù che attraverso il suo Spirito fa ben capire, stimola, pungola perchè si faccia la volontà del Padre. Nel momento in cui si stimava la Chiesa solo una grande istituzione gerarchica, una società perfetta, bastava inserirsi nella tradizionale attività e obbedire! Ma nel momento in cui la riscopriamo oltre che istituzione anche mistero, allora c'è una obbedienza allo spirito che viene prima di tutto. Come per S.Paolo. E l'obbedienza a coloro che ci danno il mistero diviene un criterio per giudicare l'autentica obbedienza a Dio. Un'obbedienza a Dio avviene in genere così. Dio ti fa balenare in cuore una sua volontà su di te. E' una ispirazione che di solito nasce da una Parola di Dio ascoltata o letta in preghiera. Non sai come viene e come è stata generata in te, ma la trovi lì come un germoglio ancora fragile che potremmo ancora soffocare. Ti senti interpellato da quella parola; senti che essa ti chiede qualcosa di nuovo e tu dici di sì. E' un sì ancora vago e oscuro, perchè ancora non sai che cosa deisdera ma è chiara la domanda e la risposta. Più avanti la chiarezza interiore scompare, le motivazioni si offuscano. Una cosa rimane chiara: che un giorno sei stato interpellato e tu gli hai risposto di sì. Che fare dunque a questo punto? Non serve a nulla moltiplicare le rievocazioni e gli autodiscernimenti. Infatti, “quella casa” non è nata da te, dalla tua intelligenza e non puoi dunque riscoprirla solo attraverso l'intelligenza. E' nata dallo Spirito. Ora però lo Spirito non ti parla più. E ti rimanda ai canali che ha istituito cioè alla Chiesa. Allora tu devi depositare la tua chiamata nelle mani del direttore, superiore ...cioè di coloro che hanno un'autorità spirituale sopra di te e credere che se è da Dio, Dio farà in modo che questi sappiano riconoscere che cosa sta avvenendo in te. Ricordate l'esperienza dei Magi. Videro la stella: la chiamata. Si mettono in viaggio e sparisce... Dovettero portarsi a Gerusalemme e farsi consigliare ai sacerdoti...e poi videro la stella: “ con grande gioia”. Doveva essere un “segno” anche per i dottori della Legge! Ma non lo accettarono. Così in S.Paolo: inviato da Anania..! Quando ci si trova di fronte a una chiara proposta e non si capisce, o non si ha la forza: meglio rimettermi all'Autorità presente. Ma nel rivelargli tutto. Per sentirsi orientati secondo coscienza! Nei casi più intricati e dolorosi: che farebbe Gesù al mio posto? Obbedire a Dio è discretamente facile, ma di fronte a certi superiori..! Allora fate attenzione: per discernere la vera obbedienza dalla falsa dobbiamo guardare a Gesù. Parlando di Gesù S.Paolo dice che  “imparò l'obbedienza dalle cose che patì” Eb. 5,8. La misura e il criterio dell'obbedienza è la sofferenza. Quando dentro di te tutto grida: no! fino a questo punto Dio non può chiedermelo ! e capire che è proprio quello che Dio attende , sei di fronte alla croce: o ti distendi su di essa o fuggi! Isaia ci ricorda che le vie di Dio non sono le nostre vie e allora, obbedire a Dio in certe circostanze è un poco come morire. Troppo frequentemente i nostri pensieri non sono quelli di Dio e allora obbedire è come morire. Ecco qui allora il valore ascetico dell'obbedienza. Fare la volontà di Dio e non fare la nostra volontà. E la volontà di Dio è molto più esigente della volontà degli uomini. Con gli uomini puoi contrattare, oppure nell'impossibilità ricorri all' aiuto, allo sfogo con Dio. Ma quando devi ubbidire a Dio non c'è fuga che tenga. O ubbidisci oppure ti tagli fuori. Gesù nel Getsemani: “ ma sia fatta la tua volontà..”. Diversamente non sarebbe stata possibile la redenzione.
L'obbedienza richiede sempre una vera e propria conversione! In Deut. 30,2-10, bellissima pagina sull'obbedienza-conversione. Dove si deve ubbidire con tutto il cuore... “Come per l'amore a Dio!” E questa obbedienza a Dio non la si può capire se non con la fede. Nessun uomo potrebbe chiedere ad Abramo..., a Mosè di attraversare...le beatitudini! Solo nella fede nasce e si sviluppa questa obbedienza. Così è nella fede che diviene possibile un'obbedienza alla vita comunitaria. Quando ti invitano a fare qualcosa che non vorresti...quando manomettono il tuo lavoro, apriti cielo! Invece l'obbedienza nella fede a Dio mi invita al perdono, alla comprensione, alla pazienza. E' Gesù che dice: “dà a chiunque ti chiede e a chi  prende del tuo non richiederlo”.
In ogni momento della nostra giornata ci accorgiamo che dobbiamo obbedire a Dio; e Dio quando trova un'anima così disponibile, Egli stesso ne prende il timone. E questi diventa simile a Gesù, diventa la compiacenza del Padre. A chi noi stiamo obbedendo? Comporta anche qui discernimento. Ciò che sto facendo, comperando, scegliendo, una serata, una compagnia, uno studio, una vacanza, piace a Dio? Prego per questo? Dio mi benedice per ciò che sto scegliendo? Devo pregare e, quindi, capire e, infine, agire. In questo modo ci spogliamo della nostra volontà, abbiamo sottoposto la questione a Dio, abbiamo rinunciato a decidere da soli e abbiamo dato la possibilità a Dio di intervenire nella nostra esistenza. Non intraprendere nulla senza aver prima chiesto a Dio la luce e il discernimento. Così entriamo a poco a poco nella volontà di Dio. Se questo vale per le piccole questioni, quanto più varrà per le grandi...vocazione, scelte di lavoro, sposarsi o no....oppure sposarsi con quella persona! E tutto diviene così obbedienza a un qualche cosa che Dio ha stabilito per ciascuno di noi. Se è vocazione, la risposta è obbedienza. Il matrimonio cristiano, la vocazione, diviene una risposta obbedenziale al battesimo, con tutto ciò che ne consegue. Il matrimonio diventa un'obbedienza a Dio, un'obbedienza liberante...un'obbedienza al suo progetto che dall'eternità aveva stabilito. Questo spirito di obbedienza aiuta a superare le situazioni difficili che si incontrano in ogni vocazione e a viverle bene come parte, anch'esse della volontà salvifica di Dio. C'è un'obbedienza a Dio, che spesso è la più dura, che consiste semplicemente nell'obbedire alle situazioni. Quando si è visto che nonostante tutte le nostre preghiere e i nostri sforzi le cose non cambiano..anzi diventano più pesanti, allora è necessario non recalcitrare contro il popolo, ma cominciare a vedere in esse delle silenziose ma risolute volontà di Dio su di noi. L'esperienza dimostra che solo dopo aver detto un sì totale al Signore, tali situazioni di sofferenza perdono il loro potere angosciante. E' nell'obbedienza a Dio è necessario essere pronti a distaccarci , a sospendere tutto: lavoro, programmi, progetti, relazioni ecc. Rinuncia totale per obbedienza. Come per Abramo....come per Mosè! E' l'obbedienza di un genitore che non può più...oppure viene privato di un figlio. Così Dio ha stabilito. Obbedienza che santifica! Salmo 81. Obbedire alla Parola! I disobbedienti sono coloro che non ascoltano, oppure distrattamente, superficialmente. I disobbedienti si perdono!
Conclusione: Samuele: Parla Signore, il tuo servo è in ascolto.