La carità nella storia della Chiesa.
 
La Chiesa trae i suoi tesori, oltre che dalla Scrittura, anche dalla Tradizione, dalla sua storia. Se è importante la Tradizione per l'ortodossia, cioè per la fede della Chiesa, essa non è meno importante per le vita e la testimonianza della carità. L'imperativo e il genio della carità non sono di oggi: sono di sempre. In ogni epoca i cristiani hanno saputo inventare le forme più opportune per sollevare le necessità dei fratelli e di tutti gli uomini. La Tradizione in questo caso, è un fiume maestoso che attraversa i secoli e i paesi, è un fiume che disseta e ristora.
La carità e le prime comunità.
Le prime comunità cristiane, di fronte alla nuova situazione creatasi dopo la morte e risurrezione di Gesù e all'aumento di numero, dovettero ben presto porsi il problema di come esercitare e organizzare la carità assistenziale secondo i principi e i valori di Gesù sia al loro interno, sia in relazione ad altre comunità. Soprattutto sono due fonti che ci fanno conoscere le prime esperienze: Luca negli Atti e Paolo nelle sue lettere.
a) negli Atti:
La prima comunità di Gerusalemme diede una risposta concreta alla soluzione del problema dei poveri in tre fasi successive: dapprima v. 2,42-47: condivisione spontanea; poi v. 4,32-37 un'organizzazione sotto la direzione degli Apostoli; infine v. 6,1-16 la istituzione di sette incaricati. Teniamo presente che Luca voleva presentare la primitiva comunità cristiana come modello per tutte le altre comunità che sarebbero nate.
1) La condivisione spontanea dei beni: 2,42-47. Lettura!
La perseveranza a quattro elementi costituivano le note caratteristiche della loro vita cristiana.
- Assiduità all'insegnamento degli Apostoli, per aderire coscientemente ed essere testimoni per tutta la vita. Adesione all'insegnamento di Gesù attraverso gli Apostoli.
- Adesione alla coinonia, cioè all'unione fraterna. Vivevano fraternamente. Era basata sulla fede, trovava la sua espressione nel culto e la sua concreta realizzazione nella condivisione dei beni materiali. Avevano tutto in comune. Cioè vendevano le loro sostanze per condividerle fra tutti e in proporzione del bisogno di ciascuno. Cioè condivisione dei beni per venire incontro a tutti i bisognosi.
- Assiduità alla frazione del pane, per dire: cena insieme! E includeva anche il rito eucaristico istituito da Gesù.
- Assiduità alla preghiera: sono preghiere recitate insieme.
Luca afferma che tutto questo si realizzava "in letizia" e in "semplicità di cuore" cioè senza falsità o doppiezze e che i credenti si comportavano lodando Dio e godendo la simpatia del popolo. Questo comportamento fraterno costituiva un implicito invito a tutti ad entrare a far parte della comunità cristiana, anche perché esercitavano la benevolenza verso tutto il popolo. Era dunque una comunità attiva e impegnata a soccorrere i bisognosi dell'intera comunità ebraica di Gerusalemme. 6,1-6.
d) la condivisione sotto la direzione degli Apostoli. 4,32-35. "La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede  aveva un cuor... e nessuno diceva sua proprietà... Con grande forza... rendevano testimonianza della risurrezione...". Nessuno era infatti bisognoso... vendevano e portavano l'importo... Viene illustrato con due esempi:
- il primo è di Barnaba, 4,36-37, vende e porta..!
- il secondo - biasimato - è di Anania e Saffira 5,1-11: leggere!
Dai due esempi sembra evidente che Luca, partendo da parecchi casi concreti di dedizione radicale veramente avvenuta nei primi tempi a Gerusalemme, vuole presentare la comunità come modello ideale da imitare da tutte le altre comunità nascenti.
Luca vuole sviluppare il tema della coinonia; anzitutto la comunità come modello di amicizia e di comunitarietà dei beni e lo sviluppava questo tema per dare pure una risposta al mondo greco. Si sognava, nel mondo greco antico, l'ideale del ritorno al mito dell'età dell'oro primitiva la cui felicità era costituita dal fatto che tra gli uomini tutto era comune. Quest'ideale era insegnato e vissuto da Pitagora e dai suoi discepoli, vita che affascinò Platone. Così era per gli Esseni... Ma era di tutti il dire, a quell'epoca: "Tra gli amici le cose sono comuni". Ma non si giungeva fino a vendere le proprie cose per gli altri. Luca prende dal mondo greco ma l'espressione "cuor solo e anima sola" per significare amicizia, concordia, comunitarietà dei beni, è biblica. Luca vuole insegnare, con queste espressioni, che l'amicizia e la comunitarietà dei beni propugnata dai migliori pensatori greci, era realizzata dai cristiani fin dalla loro origine. Essi, pur continuando a possedere giuridicamente i beni, non li conservavano egoisticamente solo per sè, ma li mettevano a disposizione degli altri: e tale comunanza esteriore era frutto e conseguenza della unanimità interiore. L'uguaglianza non era giuridica, né politica ma morale, quale fra amici; si attuava nell'accordo e si sviluppava con lo scambio dei doni. Questo, per gli Esseni, era la coinonia. Tra Esseni e comunità primitiva troviamo delle coincidenze impressionanti: vita comune, preghiera, mensa comune e anche l'istruzione comune. Anche nel delegare l'amministratore delle cose comuni! Così negli atti per amministrare le elemosine e per la distribuzione dei beni. Ma in tutto ciò Luca voleva sottolineare che la comunità cristiana intendeva così realizzare le attese di Israele messianico (è importante questa indicazione!) "Perché nessuno fra loro fosse bisognoso...".
Nel testo ebraico si tratta di una prescrizione di Mosé a Israele: "vedi che non ci sia alcun bisognoso in mezzo a te perché il Signore Tuo Dio ti benedirà... soltanto se ascolti questa voce" che nel contesto è l'osservanza dell'anno sabbatico che includeva lo stesso condono dei debiti da parte dei creditori in soccorso di poveri e bisognosi. Nella traduzione dei Settanta così traduce: "Non ci sia alcun bisognoso in mezzo a te". La Chiesa di Gerusalemme, nella sua coscienza di essere Israele messianico, applicò a sé tale invito e si preoccupò di togliere dai suoi membri ogni bisognoso.
Luca vuole sottolineare che la conseguente fraterna divisione dei beni era diretta applicazione dell'insegnamento di Gesù. Aggiunge infatti che il ricavato della vendita dei beni veniva distribuita a ciascuno secondo il bisogno. Scopo quindi della vendita non era dunque la spoliazione ma il soccorrere chi si trovava in necessità. L'ideale non era la povertà, ma la condivisione fraterna dei beni. È il rivivere dell'insegnamento di Gesù: una comunità di fratelli. Dove non vi fossero sofferenze per le varie necessità.
B) Il servizio alle mense.
I sette collaboratori degli Apostoli, At. 6,1-6.
Con l'elezione dei Sette per il "servizio alle mense" la comunità di Gerusalemme diede origine, dopo la fase spontaneistica a quella centralizzata (San Pietro) alla terza fase nella sua organizzazione per l'assistenza ai poveri. Nasce per venire incontro alle lamentele delle vedove e dei poveri che parlavano greco... Forse venivano privilegiati quelli di lingua aramaica. Comunque sembra che i poveri fossero parecchio numerosi anche perché gli anziani della diaspora preferivano ritornare a Gerusalemme a morire... La distribuzione di un piatto di minestra... e al venerdì di un cesto, per i residenti, con 14 pasti e vestiti. Era dunque una forte organizzazione. (Le sinagoghe locali pensavano dunque anche a questo). L'aumento del numero dei convertiti e di conseguenza, una maggiore entrata e le lagnanze... fecero decidere gli Apostoli per una vera organizzazione della distribuzione delle ricchezze. Ma questa pagina ha un'importanza grande perchè mette in risalto che la prima comunità di Gerusalemme si era aperta ai bisogni altrui senza guardare all'appartenenza di gruppo (Gesù e la parabola del Samaritano). Il motivo della scelta: alleggerire gli apostoli... quindi scelta di persone con buona reputazione, pienezza di Spirito e di saggezza. Sono scelti fra i greci… e uno è un proselita cioè viene dal paganesimo (indizio di apertura...). Scelti per la diaconia innanzitutto... ma aperti a tutte le possibilità di servizio e a tutte le richieste della comunità in ordine alla sua crescita. Comunque soprattutto al servizio della carità: servizio alle vedove: sta per tutti i poveri e per tutte le necessità dei poveri; servizio alle mense significa non tanto servizio a tavola ma alla cura di tutta l'organizzazione delle mense e del vitto, vestiario ecc.. Sono molti gli autori che vedono in queste espressioni tutta l'attività caritativa, di sostentamento di natura di cibo ed economica cioè di vera assistenza economica. Luca per ricordare che tale condivisione doveva svolgersi non solo all'interno di una data comunità ma anche tra diverse, ricorda un fatto esemplare. Ne è protagonista la comunità di Antiochia che, di fronte alla carestia che ha colpito i fratelli di Giudea, stabiliscono di mandare un soccorso caritativo, secondo le possibilità di ciascuno, 11,39. È un esempio di soccorso e il senso della colletta...
C) La colletta per i poveri di Gerusalemme organizzata da San Paolo.
Nella lettera ai Galati 2,10 Paolo ci informa che nell'incontro con le "colonne" della Chiesa gli viene riconosciuto il carisma della predicazione ai pagani, senza pretendere nulla dai convertiti "soltanto ci pregarono di ricordarci dei poveri". "Ciò di cui mi sono proprio ricordato di fare".
Nella 1 Cor. 16,1-4 scritta da Efeso verso il 55 appare l'iniziativa della colletta e interviene per dare delle indicazioni. "Ciascuno, nel primo giorno della settimana, metta da parte privatamente ciò che gli fosse riuscito di risparmiare in modo da mandare a Gerusalemme...! Di questa colletta Paolo ritorna a parlare nei capitoli 8 e 9 ai Corinzi. Esortazioni, inviti a essere generosi! Destinatari dunque: i poveri di Gerusalemme. I mittenti: le comunità cristiano-pagane..!. Le motivazioni: la solidarietà. Le quote: proporzionate alla disponibilità e generosità. La colletta comunque non sostituiva mai la solidarietà all'interno della stessa comunità.
D) lungo la storia: I°
- Dalla comunione dei beni all'elemosina privata nei primi secoli
- Organizzazione della carità nelle comunità dei primi secoli
- L'amore per i poveri nella predicazione del secolo IV
- La carità nell'impero cristiano.
II° nascono le strutture assistenziali. Dal medioevo a oggi!
- Fra vecchie e nuove povertà.
- Storia che è da riscrivere a partire dalle opere di carità nelle nostre città e paesi.
- L'opera missionaria nel mondo.