Eucaristia: fonte di ogni diaconia.
Il Concilio Vaticano II ha messo in rilievo, tra gli altri, l'aspetto forse più biblico dell'Eucaristia ricollegandola, secondo la Parola di Cristo stesso, ad una delle nozioni centrali della Bibbia: l'alleanza.Già nel primo documento del Concilio, la costituzione nella liturgia, parla di “rinnovazione nell'Eucaristia dell'alleanza di Dio con gli uomini” S.C.10. E subito dopo l'argomento è ripreso e sviluppato nella costituzione dogmatica sulla Chiesa. Vi si osserva come Dio nel suo disegno salvifico , “sceglie Israele” e “stabilì con lui un'alleanza, per farne il suo popolo, con lo scopo di prefigurare e preparare l'alleanza nuova e perfetta, che il Cristo ha istituito nel suo sangue. S.G. 9,1- 1 Cor.11,25. Alla fine del Concilio, poi, il decreto nel ministero e la vita sacerdotale, a proposito della celebrazione della mensa, accenna chiaramente all'oblazione con la quale Cristo ha confermato nel suo sangue la Nuova Alleanza. P.O.4,2. nella IV preghiera eucaristica (IV messa) si prega così “la celebrazione di questo grande mistero che Gesù Cristo, nostra Signore, ci ha lasciato in segno di eterna alleanza”; nella messa crismale di oggi - giovedì santo, si dice: “con l'unzione dello Spirito Santo viene costituito il suo Figlio pontefice della nuova ed eterna alleanza”. Eb.9,15. Si tratta qui di un aspetto del mistero eucaristico che è certamente uno dei più esplicitamente presenti nel Nuovo Testamento quello che il Cristo, nel momento della istituzione dell'Eucaristia ha sottolineato, con termini quanto mai chiari, quando ha pronunciato sul calice le parole della consacrazione. I tre sinottici e Paolo ricordano chiaramente la parola alleanza nell'italiano dell'Eucaristia. Mc 14,24 “sangue dell'alleanza versato…” Mt 26,28 “il mio sangue dell'alleanza versato…”Lc 22,20”Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue…” 1 Cor”Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue…”. Questo termine, nonostante l'importanza degli evangelisti, è diventato poco familiare…si fa fatica a trovarlo nei vari catechismi…eppure è fondamentale per capire l'Eucaristia. Ai tempi di Gesù era chiarissimo. Nessun capitolo poteva sbagliare nel senso di ciò che stava istituendo il maestro, il senso che egli ammetteva alle parole che pronunciava.
I° Di proposito Gesù riprese alla lettera, le stesse parole pronunciate da Mosè al momento dell'alleanza del Sinai, nell'avvenimento che aveva più profondamente segnato la storia di Israele, l'avvenimento al quale era ordinata la stessa liberazione dell'Egitto, quello che, in realtà, aveva fatto di Israele un popolo libero, il popolo di Dio, un regno di sacerdoti e una nazione santa. Se vogliamo, a nostra volta, comprendere esattamente il senso che Gesù attribuiva al mistero eucaristico, poiché egli aveva l'intenzione di fare ciò che aveva fatto Mosè, è indispensabile che ci rifacciamo al significato del gesto compiuto una volta da Mosè. E' alla luce dell'Antico Testamento che noi comprendiamo il Nuovo Testamento. Rifacciamoci al cap.24 dell'Esodo dove è narrato come Mosè, in nome di Jahvè, ratifica l'alleanza di Dio con il suo popolo, per mezzo di un sacrificio di alleanza, nel quale il rito essenziale, riservato a Mosè, è quello che si compie con il sangue: precisamente il rito che l'istituzione dell'Eucaristia, con quelle parole, richiama. E' un rito del simbolismo naturale ed espressivo: il sangue che viene sparso sull'altare, che rappresenta Dio, e sul popolo, significa che da ora in avanti uno stesso sangue e una stessa vita circolano nelle due parti che contraggono l'alleanza, formando dei due come un solo essere vivente.
Ma il racconto biblico mette in evidenza un altro elemento: il sacrificio dell'alleanza esige parallelamente un impegno formale ed esplicito del popolo nei riguardi di Dio, l'impegno di osservare la legge dell'alleanza. Per un Israelita non esiste un'alleanza senza legge , né sacrificio di alleanza senza l'impegno di osservare questa legge. Ciò è espresso con chiarezza del racconto dell'Esodo.
Lettura… commento.
Non importa quale sia l'estensione di questo libro dell'alleanza e per conseguenza di “queste parole” che il popolo si impegna ad osservare. Si tratta verosimilmente del decalogo, le sole parole scritte nelle tavole dell'alleanza; l'essenziale è la menzione di una legge, all'osservanza della quale colui che contrae l'alleanza, si impegna. “Sulla base di tutte queste parole il popolo si impegna e fanno così parte del sacrificio dell'alleanza. Alleanza e legge sono talmente unite nel pensiero dell'Israelita che l'avvenimento del Sinai, dove Jahvè ha sancito l'alleanza con il suo popolo è chiamato “il dono della legge”. E il denteronomio si presenta come “le parole dell'alleanza con Jahvè”. Gli stessi termini di alleanza e di leggi o statuti sono frequentemente usati come sinonimi; una legge comunque che non si presenta solo come una serie di proibizioni o di precetti, ma anche è soprattutto, specialmente nel denteronomio, come una rivelazione, o un dono di Dio.
II° Ora, a prima vista, il Nuovo Testamento pur presentando l'Eucaristia come sacrificio della nuova alleanza, non sembra far menzione di una nuova legge particolare che gli apostoli si sarebbero impegnati ad osservare. Di fatto, il racconto dell'istituzione dell'eucaristia presso i sinottici, non ne fa allusione alcuna. Non è così però in S. Giovanni. Egli, anzi, ha stimato questo elemento tanto importante ed essenziale che, se non ha creduto importante o opportuno raccontare di nuovo l'istituzione dell'Eucaristia (ormai si praticava ovunque) ha tenuto molto a ricordare esplicitamente la legge che Cristo aveva allora promulgato o anzi ha voluto dare a questa promulgazione una solennità tutta particolare. Anzi c'è di più. Non certo per caso S. Giovanni, nel racconto dell'ultima cena, il comandamento l'ha inserito esattamente nel posto che occupa l'istituzione eucaristica nei Vangeli di Matteo e Marco cioè tra l'annuncio del tradimento di Giuda e il ringraziamento di Pietro. Secondo Giovanni Giuda è appena uscito. In Marco e Matteo qui ha luogo l'istituzione dell'Eucaristia. A questo punto Giovanni non racconta l'istituzione dell'Eucaristia, ma racconta quanto Gesù disse a proposito degli avvenimenti che stavano arrivando, cioè annuncia la sua passione, la sua offerta per cui si condanna in anticipo (eucaristia) che è la glorificazione sua e del Padre. Giovanni 13,31-32 .
E' in questo momento che Gesù promulga il suo comandamento, questo segno unico col quale si dovranno riconoscere i suoi discepoli, come la legge del Sinai era il segno distintivo degli Israeliti.
Giovanni 13,33-35.
E' qui la promulgazione della nuova legge senza la quale per un israelita non è possibile alcuna alleanza. I Sinottici ci insegnano che l'Eucaristia è un sacrificio di alleanza; S. Giovanni ci indica qual è la legge di questa nuova alleanza ad osservare la quale i cristiani si impegnano, per conseguenza, ogni volta che partecipano al sacrificio eucaristico.
(Due formidabili piste di meditazione: si stabilisce un'alleanza ad ogni messa… e ci si impegna a vivere nell'amore…l'eucaristia diviene così la fonte della diaconia…). S. Giovanni anzi ha avuto cura di riportare un altro episodio che ha preceduto di poco l'istituzione dell'Eucaristia, per spiegarci così in cosa consiste questo dovere di amarci gli uni gli altri come il Cristo ci ha amato. Il Cristo infatti l'aveva spiegato in termini molto chiari ai suoi apostoli per prevenire un'illusione troppo comune quale fu quella di S. Pietro:”Amare come Cristo ci ha amato” non è forse donare la nostra vita per Lui come egli l'ha donata per noi? S. Pietro, di fatto, pensava di esservi perfettamente disposto: ma non era così. Giovanni 13,37-38.
Gesù aveva spiegato che amare come egli ci ha amato è anzitutto imitarlo in quegli umili servizi di ogni giorno di cui egli aveva dato l'esempio lavando i piedi ai suoi discepoli , preparando così l'istituzione della Eucaristia e la proclamazione del suo comandamento . Giovanni13,13-15.
Un amore dunque che consiste in primo luogo nel “servire”il nostro prossimo. Il Cristo lo fa rilevare nelle parole riportate da S. Luca; esse si riferiscono chiaramente alla stessa scena e definiscono il concetto cristiano di autorità. Luca 22,26-27.
S. Paolo non parlerà diversamente (Galati 5,13-14). Amore che sarà dunque fondato necessariamente sulla umiltà; perché per servire è necessario porsi al di sotto e non al di sopra di colui che si serve, come lo stesso S. Paolo ricorda ai cristiani di Filippi ponendo sempre dinanzi a loro l'esempio di Cristo. (Fil.2,3-7)
Il Concilio Vaticano II  S:G. n. 9,2 “Questo popolo ha per legge il comandamento nuovo di amare come Cristo stesso ci ha amato”. La Cost. G. et Sp. ricorda che il Cristo ci rivela che Dio è carità e insieme ci insegna che la legge fondamentale della umana perfezione e, perciò, anche della trasformazione del mondo, è il nuovo comandamento della carità; “la strada della carità è aperta a tutti e gli sforzi per realizzare la fraternità universale non sono vani”. Ora, continua il testo, il Cristo ci ammonisce a non camminare nella strada della carità solamente nelle grandi cose, bensì e soprattutto nelle circostanze ordinarie della vita. G. S. 38,1.