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June, 2010

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Newsletter 24/10

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Domenica 27 giugno 2010

Questo era il motivo della creazione: formare un popolo, una cosa sola, una sola famiglia. E’ il fine di tutta l’azione di Dio. Poi venne il peccato, la rottura. Ma il piano di salvezza di Dio per portare comunione continua fino alla venuta di Gesù Cristo: nella croce la riconciliazione.
Gesù ha iniziato la missione, ma questa deve essere continuata, perché tutti sappiano, vivano nella luce della Rivelazione. Qui nasce la Chiesa che ha come scopo la continuità della Missione della Trinità e, quindi, di Gesù: annunciare a tutto il mondo, fare discepoli tutti!
Noi siamo la Chiesa! Il popolo messo a parte, il popolo che si chiede, oggi, il perché della chiamata di Dio. Dobbiamo prendere coscienza che abbiamo una missione da compiere.

(Fede e missionarietà - II)

Newsletter 23/10

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Proponiamo una nuova meditazione dal titolo “Fede e missionarietà  – Riconciliare con l’annuncio”. E’ stata proposta nel 1985, ma mantiene ancora intatto il suo valore di invito pressante a essere missionari qui, oggi.

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Domenica 20 giugno 2010

La nostra esistenza è una chiamata. Se ci siamo è perché Dio ci ha chiamati: chiamati personalmente e comunitariamente. C’è tutta la storia dell’uomo… la storia di Israele. Non ci saremmo se non ci avesse chiamati. Noi siamo messi a parte, come Israele, curati particolarmente. Per noi ci sono stati la Rivelazione, i profeti, gli interventi storici, Gesù Cristo, la Madonna, la Chiesa. Tanta premura e attenzione deve far sorgere la domanda sul perché di tutto questo. Dio non chiama per chiamare, per divertirsi. Quando chiama Adamo – Abramo – Mosè – Davide – Isaia – Amos – Elia è per un progetto preciso. Occorre avere la coscienza di essere stati chiamati.
Coscienza dunque di essere un popolo Chiamato, un popolo messo a parte. Un popolo con cui Dio stesso scende a patti e giunge addirittura a creare l’Alleanza.. a incarnarsi per sentirsi in comunione, consanguineo..!

(Fede e missionarietà - I)

Newsletter 22/10

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Domenica 13 giugno 2010

Conclusione
Alla Parola, alla Sapienza, allo Spirito noi possiamo opporre un rifiuto cosicché quelle realtà divine non entrano in noi. Il N.T. descrive casi numerosi e spaventosi di tale rifiuto a convertirsi. Un rifiuto impressionante è quello del giovane ricco Mc. 10,17-31 che rappresenta per Gesù un’occasione per denunciare i pericoli permanenti delle ricchezze della terra.
L’inizio è di conversione totale. Allora il Maestro gli propone la perfetta conversione, il perfetto spogliamento dei beni. I beni… sono un diaframma impenetrabile che l’uomo pone tra sé e Dio, il prossimo e se stesso. La grazia perché operi ha necessità che questo diaframma venga smantellato. Le ricchezze sono il pericolo costante della vita cristiana spirituale. Gesù Cristo propone dunque il dono generoso della restituzione doverosa dei beni ai poveri; questo è anche avere fede nella condizione futura… è farsi computare il dono a giustizia, come Abramo! Poi, come Abramo, compiere il proprio esodo doloroso, seguire colui che ha portato la sua croce. Ma occorre che anche noi lo seguiamo portando la nostra croce. E’ un programma amaro, sgradevole, ripugnante alla natura umana, ma è l’unico programma, è la realtà che dobbiamo compiere. La reazione del giovane è un rifiuto incredibile, spaventoso.
Il giovane, pieno di buone disposizioni, è lacerato dentro, sente che “quella” è la via, ma non si sente di abbandonare i suoi molti beni. La sua vita è ancorata su un fondo pesante, le sabbie mobili lo trascineranno senza rimedio verso il basso. Perciò Gesù proclama che è difficile per chi possiede i beni entrare nel Regno. Forse molti di noi si trovano sul piano del giovane ricco del Vangelo. Gesù ha fatto la sua scelta radicale: “da ricco che era…”. Chi non arriva fino a questo punto non capitalizza (!), ha fallito la sua conversione e la sua fede nella sequela di Cristo Signore!

(Convertiti e credi al Vangelo - XIX)

Newsletter 21/10

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Domenica 6 giugno 2010

La conversione, sia personale che comunitaria, poiché non è solo un atto iniziale ma deve diventare una condizione perenne di ciascuno di noi, deve manifestarsi in modo oggettivo, concreto, storico; deve evidenziare dei “segni”:
a) La preghiera: precede, accompagna e segue ogni movimento di conversione. La grande preghiera è quella dell’assemblea liturgica! Popolo umile, di convertiti, accanto a Dio. Sanno che da Lui viene la salvezza. Preghiere, atteggiamento, canti, offerte! “Segno” formidabile!
b) Il digiuno. In certe circostanze è tutto il popolo che digiuna. Gesù digiuna! “Certe specie di tentazioni, si vincono solo con il digiuno”. Digiuno da tante cose per essere graditi a Dio.
c) L’elemosina come giustizia, bontà, pietà, misericordia. Se sei convertito aiuti! Ti metti a disposizione e metti al servizio quanto hai. S. Francesco: si spoglia di tutto. Segno dell’avvenuta conversione. Attenzione ai nostri depositi bancari…
d) I sacrifici della vita. Quelli dei servizi ai fratelli… dell’esperienza del diverso… del perdono… dell’esperienza del dolore… della morte…!

(Convertiti e credi al Vangelo - XVIII)


Ieri la Fondazione Don Comelli ha consegnato a due studenti del Liceo Cairoli il “Premio di Studio Don Comelli”. Il premio, istituito 4 anni fa, viene attribuito annualmente a studenti che abbiano dimostrato:

  • Motivazione allo studio, con positivo rendimento scolastico.
  • Attenzione alle problematiche sociali e religiose, partecipazione alla lezione di religione con particolare interesse.
  • Relazioni umane all’interno della scuola e impegno extrascolastico orientati verso la disponibilità, la solidarietà e lo spirito di servizio.

Quest’anno il premio è stato assegnato a Guido Omodeo Zorini e Giulia Peveri.