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September, 2022

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Newsletter 30/2022

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Domenica 25 settembre
Siamo in linea con la tradizione profetica che ha maturato quale criterio di appartenenza al popolo della Alleanza non solo il rifiuto dell’oppressione e dell’ingiustizia, ma anche la condivisione dei beni con i poveri nella pratica della carità. Ezechiele descrive l’atteggiamento del giusto e del malvagio che si converte come quello di chi “da il pane all’affamato, copre di vesti l’ignudo, non presta ad usura né ad interesse, non opprime il povero e l’indigente” Lc. 18,5-8. Anche Isaia elenca fra le azioni che rendono possibile la presenza di Dio in mezzo al suo popolo non solo quelle che riguardano la giustizia 58,3-6 ma si sofferma più a lungo sulla carità di chi si spoglia dei suoi beni per condividerli: 58,7-10; leggere!

Lc 18, 5-8
Dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi»». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

Is 58, 3-6
«Perché digiunare, se tu non lo vedi, mortificarci, se tu non lo sai?». Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari, angariate tutti i vostri operai. Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui. Non digiunate più come fate oggi, così da fare udire in alto il vostro chiasso. È forse come questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l’uomo si mortifica? Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore? Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo?

Is 58, 7-10
Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti? Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: «Eccomi!». Se toglierai di mezzo a te l’oppressione,
il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all’affamato, se sazierai l’afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio.

(Dio è carità – XXV)

Newsletter 29/2022

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Domenica 11 settembre
L’appello del Battista alla conversione nella testimonianza di Luca 3,8 risuona così: “Fate dunque frutti che testimoniano la vostra conversione e non cominciate a dire: abbiamo Abramo per padre”. Si presentano a lui tre categorie di persone, gente comune, pubblicani e soldati  a chiedere: “che dobbiamo fare?”. La risposta di Giovanni Battista è un invito a cambiare l’atteggiamento nei confronti del prossimo circa l’uso dei beni materiali, visti come fonte di egoismo, ingiustizia e violenza, esortando le tre categorie rispettivamente alla conversione, alla giustizia, alla non violenza Lc. 3,10-14. In questi atteggiamenti si realizza e si manifesta la vera conversione che fa di loro degli autentici figli di Abramo.
Lc. 3,10-14
Le folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
(Dio è carità – XXXIV)