
Newsletter 15/2017
Domenica 7 maggio
Quanto ha fatto per la carità lungo i 20 secoli la Chiesa! Innanzitutto attraverso la Liturgia: si è rivelato il mistero dell’amore di Dio. La predicazione, i sacramenti: quante lacrime asciugate nel confessionale… La Parola proclamata in infinite circostanze e la carità verso tutti, le iniziative, le attività.
I santi della carità! S. Vincenzo de’ Paoli: “Sforziamoci di diventare sensibili alle sofferenze e alle miserie dei poveri. Preghiamo Dio per questo che ci doni lo Spirito di misericordia e di amore”.
S. Ambrogio: “Il servizio ai poveri deve essere preferito a tutto. Non ci devono essere ritardi. Se lasciate l’orazione per servire un povero sappiate che fare questo è servire Dio”.
(Fede e carità – XVIII)
Newsletter 14/2017
Domenica 30 aprile
C’è un rapporto dinamico continuo tra carità e gesti concreti. Se hai la carità questa la si nota nei gesti. S. Paolo descrive la vita come carità, offerta di noi, e tutte le caratteristiche della carità. Vivere la carità come l’ha vissuta Cristo è il vero culto a Dio gradito..
(Fede e carità – XVII)
Newsletter 13/2017
Settimana Santa 2017
Quando annunciamo la risurrezione non dichiariamo altro che siamo pronti a lasciarci crocifiggere da tutti perché tutti vivano la risurrezione, la gioia, la Pasqua.
Tutto deve, con la nostra continua e giornaliera crocifissione, fare Pasqua! Tutto a tutti!
Newsletter 12/2017
Domenica 2 aprile
Il Nuovo Testamento illustra l’inesauribile ricchezza della Parola di Gesù mostrando come essa è diventata fonte di vita nuova nella storia concreta delle prime comunità cristiane. La comunione dei beni che si viveva era un modo concreto per esprimere la novità di vita. Questo gesto è collegato alla preghiera (At. 2,42-47; 4,33-37) all’ascolto della Parola, alla Eucaristia: dunque la comunione dei beni diventava espressione della fede del Signore risorto. E’ un gesto libero. Nessuno è costretto a farlo (At. 5,3-4). La carità spinge, chi l’accetta, a manifestare anche nel campo sociale la vita nuova dei credenti: la comunione dei beni è uno di questi gesti.
Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo. (At. 2,42-47)
Gli apostoli, con grande potenza, rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù; e grande grazia era sopra tutti loro. Infatti non c’era nessun bisognoso tra di loro; perché tutti quelli che possedevano poderi o case li vendevano, portavano l’importo delle cose vendute, e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi, veniva distribuito a ciascuno, secondo il bisogno.
Ora Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Barnaba (che tradotto vuol dire: Figlio di consolazione), Levita, cipriota di nascita, avendo un campo, lo vendette, e ne consegnò il ricavato deponendolo ai piedi degli apostoli. (At 4,33-37)
Ma Pietro gli disse: «Anania, perché mai satana si è così impossessato del tuo cuore che tu hai mentito allo Spirito Santo e ti sei trattenuto parte del prezzo del terreno? Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo a quest’azione? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio». (At. 5,3-4)
(Fede e carità – XVI)
Newsletter 11/2017
Domenica 26 marzo
Gesù ha sintetizzato il suo pensiono rispondendo alla domanda di un maestro della legge circa il comandamento più grande. L’episodio è raccontato da Mt. 22, 34-39; Mc 12,28-34; Lc 10,25-28.
Conosciamo tutti la risposta di Gesù: il comandamento più grande è amare Dio e amare il prossimo. Con queste espressioni Gesù richiama due passi dell’Antico Testamento: Deut. 6,4-5; Lev. 19,17-18.
Mentre ricorda la legge antica Gesù introduce due novità importanti.
La prima: l’unione dei due comandamenti. Come ami Dio così ama il prossimo.
La seconda: è la rivoluzionaria concezione del prossimo.
Il prossimo non esiste già: prossimo si diventa. Prossimo non è colui che ha già con me dei rapporti di sangue, di razza, di affari ecc. ma colui verso il quale – forestiero, nemico ecc. – mi avvicino, faccio un passo! Dio è Padre di tutti. Se amo Dio devo amare tutti i fratelli al di là della razza, ecc.
(Fede e carità – XV)
Newsletter 10/2017
Domenica 19 marzo
Ad un certo punto la parabola evangelica dice che il Samaritano si senti “mosso a compassione nelle sue viscere”. Vuol dirci che un’esperienza intensa gli ha aperto gli occhi, un’esperienza di tenerezza che lo ha spinto a farsi prossimo,
Vivere in compagnia di Dio vuol dire avere questi momenti contemplativi, vuol dire provare la tenerezza di Dio, la carità verso il bisogno. Chiediamo allo Spirito che ci faccia comprendere le parole di Gesù a riguardo della carità.
(Fede e carità – XIV)
Newsletter 9/2017
Domenica 12 marzo
Noi dobbiamo misurarci sulla tenerezza di Dio.
Chiediamo allo Spirito Santo che ci comunichi la tenerezza di Dio, la capacità di vivere nella e della sua carità, di aiutarci a conoscere le vie misteriose attraverso le quali il miracolo della carità accade. Chiediamo di non seguire i passi frettolosi e egoisti del sacerdote e del levita, ma di camminare nella Sua tenerezza come il Samaritano.
(Fede e carità – XIII)
Newsletter 8/2017
Domenica 5 marzo
Le difficoltà nell’esercizio della carità: gli alibi.
Il sacerdote e il levita dovevano scendere a Gerico per impegni. Il compito urgente dei due diviene un alibi per non perdere tempo con il poveretto. Anche la nostra fretta e superficialità sono un alibi. La carità dovrebbe essere il suggello della comunità, è il momento supremo di verifica e di autenticità della comunità. Se la comunità cerca alibi e non concretizza è nel peccato. Quanti alibi procuriamo! Dobbiamo studiare, vengono dei parenti, devo andare a .. e non si partecipa o si delega. Tanti pensano che l’esercizio concreto della carità verso chi è nel bisogno è un fatto facoltativo che va delegato a chi ha tempo o doti o inclinazione a fare questo. E’ vero che un gruppo animatore è normalmente indispensabile per suscitare e coordinare i servizi della carità ed è vero anche che alcuni servizi hanno bisogno di persone specializzate, ma è anche vero che la carità è un affare di tutti e richiede il contributo personale di tutti.
(Fede e carità – XII)
Newsletter 7/2017
Domenica 26 febbraio
Le difficoltà nell’esercizio della carità: la paura.
Dietro la fretta si nasconde una realtà più grave: la paura di impegnare la propria persona. Se ci si ferma è necessario poi interessarsi, dare tempo, agire con pazienza, essere pronti a tutto. Allora si preferisce passare oltre. Quando qualcuno ti chiede qualcosa… quando ti mettono al corrente.. quanto si è invitati ad un incontro… la paura dell’impegno… si preferisce passare oltre.
(Fede e carità – XI)
Newsletter 6/2017
Domenica 12 febbraio
Le difficoltà nell’esercizio della carità: la fretta.
E’ il difetto che balza immediatamente all’occhio nella parabola del Samaritano. Quei due non hanno tempo di fermarsi, non vogliono neppure esaminare la situazione. Nella società attuale, amare con paziente concretezza il fratello povero, bisognoso, oppresso significa non limitarsi a fare qualche intervento personale ma anche cercare e risanare le condizioni economiche, sociali, politiche della povertà o della ingiustizia. Oggi bisogna andare al di là di ciò che allora il Samaritano aveva fatto. Purtroppo la fretta e la superficialità caratterizzano i nostri incontri con il prossimo e se facciamo qualcosa è per toglierci un grattacapo. Al contrario bisogna consacrare tempo, calma, prepararci adeguatamente e andare fino in fondo. E’ necessario studiare, confrontarsi, vedere le forme migliori di servizio, sostenere le forme di volontariato e le assistenze pubbliche. Ma tutto ciò può avvenire se supereremo la fretta, legata al “tranquillizzarci la coscienza” con qualcosa.
(Fede e carità – X)