Questa newsletter settimanale propone un brano tratto dalle numerosi meditazioni presenti nei quaderni di Don Comelli. Se volete ricevere la newsletter, o volete segnalare le email di altri vostri conoscenti/amici che potrebbero essere interessati a riceverla, scrivete a info@doncomelli.it


Newsletter 31/11

Domenica 16 ottobre 2011

Per la fede (tutto inizia da qui) si pongono due compiti alla comunità perché possa essere salvezza.
1) La continua traduzione del messaggio del Signore in un linguaggio odierno e comprensibile, in immagini oggi possibili, in metodi, in forme, in mezzi di catechesi così da essere, realmente e concretamente: “tutto a tutti per salvare, in ogni modo, alcuni”. 1 Cor. 9,22.
2) Il verificare continuamente se la comunità non viva forse uno stile che è in contraddizione con il Vangelo e con i tratti ricevuti dal Signore; se essa non faccia concessioni in contrasto con la sua essenza! (esame sull’amore, semplicità, solidarietà, ecc.).

(Comunità missionaria – IX)

Newsletter 30/11

Domenica 9 ottobre 2011

In Cristo, con Cristo e per Cristo re, sacerdote e profeta, per il battesimo tutto il popolo di Dio è regale, sacerdotale e profetico però con ministeri e carismi diversi. Questi ministeri e carismi sono al servizio della salvezza.

Ministeri e carismi che si realizzano con il nostro essere servi Mc. 10, 43-45, schiavi; come evidenzia, in modo scioccante, il Signore, con la lavanda dei piedi. “Se io, il Maestro, vi ho dato l’esempio, anche voi…”

(Comunità missionaria – VIII)

Newsletter 29/11

Domenica 3 ottobre 2011

Nella costituzione “Ad Gentes” è chiaro: come Cristo è mandato dal Padre, così noi. Inviati, mandati per rivelare Cristo: è questa la nostra originalità, in tutto rivelare Lui. La sua morte e risurrezione la riveliamo con la nostra vita.
La comunità è al di là di ogni partito e ideologia: deve rivelare Cristo salvezza, predicare che ciò che l’uomo cerca Cristo glielo ha donato. Lo completa.

(Comunità missionaria – VII)

Newsletter 28/11

Domenica 25 settembre 2011

La comunità è missionaria nel suo essere profondo. Il suo essere sta nell’azione missionaria. Se non è missionaria non è comunità cristiana, non possiede Cristo, non crede! I membri della comunità sono costituiti veramente soggetti attivi della testimonianza di Cristo, missionari del Vangelo. Il ripiegamento della comunità su se stessa non sarebbe solo un’infedeltà e una colpa ma anche una negazione distruttrice di se stessa. Una comunità cristiana è tale solo se dà la sua vita per la salvezza di tutti, come Cristo la diede per tutti.

(Comunità missionaria – VI)

Newsletter 27/11

Domenica 18 settembre 2011

Negli Atti si sottolinea come la Chiesa fosse una comunità. Si parla infatti più di una volta di un “aggiungersi” di nuovi venuti alla comunità cristiana. In che modo si aggiungono? Accogliendo la Parola nella fede e facendosi battezzare. Per “aggiungersi” basta la fede! Non più la circoncisione, come dirà il Concilio di Gerusalemme. La comunità cristiana si costruisce esclusivamente sulla fede che si esprime poi nel segno della fede: facendosi battezzare.
– Non ci sono condizionamenti culturali o razziali: basta l’adesione al Cristo, totale, personale.
– Per la fede realizziamo la comunità, non per altro: Gal. 3,26 “Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù”.
Per la fede si realizzava una comunità di beni: Atti 2,42-45. Nessuno era lasciata nell’indigenza: Atti 4,32-35. Una reale comunione che si viveva ad ogni livello. C’è da sottolineare che la comunione dei beni non ha nulla a che vedere con l’ideale della povertà propria della tradizione francescana. L’ideale cristiano qui non è la povertà, ma la solidarietà verso i fratelli. “Non si tratta di impoverirci, ma di rendere gli altri pari a noi…”.

(Comunità missionaria – V)

Newsletter 26/11

Domenica 11 settembre 2011

+ I nomi e le immagini che vengono usate negli scritti rivelati danno tutti l’idea di comunità, popolo, assemblea.

a) ecclesia: in greco classico era l’assemblea plenaria del popolo nelle città-stato greche”.
Nella traduzione dei Settanta 96 volte su 100 viene usata quest’espressione per significare l’assemblea del popolo israelita.
In quest’espressione, per gli israeliti, non si voleva solo significare la convocazione dell’assemblea, ma anche il suo risultato: una comunità fondata biologicamente e teocraticamente. “Il grande – Io”.
b) c’è poi il termine laos = popolo di Dio. Sull’elemento razza ha il sopravvento il termine religioso.
c) c’è ancora il termine soma: un corpo con le sue membra: tutto San Paolo sottolinea questa espressione. Una comunità che è un corpo unico.
d) un’altra immagine della Chiesa è Sposa. Forma un unico corpo con Cristo: unità e indissolubilità-fedeltà!
e) e poi tante altre immagini: un solo ovile sotto un solo pastore; una vigna; Casa di Dio vivente; tempio di Dio; tempio dello Spirito Santo; vite e tralci; tutte le espressioni in Giovanni del “manere”: intima partecipazione alla vita di Cristo.
Tutte queste espressioni ci entusiasmano se pensiamo che sono per noi, sono da applicare a noi… noi..!
La sua potenza e salvezza passa attraverso noi solo quando siamo il “grande io”. Così ha voluto il Signore!

(Comunità missionaria – IV)

Newsletter 25/11

Domenica 3 luglio 2011

La potenza e salvezza di Dio è Gesù Cristo. Questa potenza e salvezza Gesù vuole continuarla nei secoli: istituisce una ecclesia che riveli all’esterno la realtà salvifica che tiene all’interno.
Gesù, nella sua vita terrena formò una comunità astraendola dalla grande massa che lo voleva vedere e ascoltare per i motivi più disparati. Egli riunì una cerchia di discepoli e li invitò ad un legame personale con Lui, anzi ad una comunità che divideva con Lui lo stesso destino e che oltrepassava di molto il rapporto esistente tra maestro e discepolo del mondo greco e rabbinico dell’Antico Testamento.
Sorse così la comunità dei discepoli, cioè di coloro che lo seguivano nel senso letterale e che credevano in Lui. Li mandò poi per il mondo con “potere e autorità” e su Pietro edificò, come su una pietra, la sua comunità. A questa comunità promise lo Spirito di unità e di comunione che li doveva unire in comunità e in fraternità. Egli promise anche lo Spirito come Spirito di “verità”, come consolatore e Testimone della propria presenza fino al suo ritorno. Per essi Egli imbandì un banchetto incomparabile che li doveva tenere uniti fino al suo ritorno. Questa comunità è “la nuova alleanza nel Suo sangue”, è il nuovo popolo di Israele.
Gesù risorto mandò i rappresentanti di questa comunità, così come Lui era stato mandato dal Padre, per fare discepoli tutti i popoli.
(Comunità missionaria – III)

La pubblicazione della newsletter riprenderà all’inizio di settembre

Newsletter 24/11

Domenica 26 giugno 2011

Presentiamo questa lezione-meditazione per sottolineare l’importanza e necessità del nostro vivere la comunità, in comunione come risposta al sacrificio di Cristo e come annuncio solenne che Cristo Signore ci ha salvati, che solo Lui può salvarci, che Lui è il Salvatore.
Vivere la “koinonia” significa dichiarare con la vita, in una forma inequivocabile, che siamo stati salvati: con le conseguenze caratteristiche di coloro che si sentono salvi.
La nostra comunità non nasce, non può nascere né deve nascere come frutto della nostra intelligenza o per alcune necessità o impegni urgenti. Nasce perché Lui ci ha chiamati, salvati e, allora, vogliamo rispondere insieme. Potremmo anche non fare alcuna attività insieme, come comunità, ma solo l’Ascolto della Parola, l’Eucaristia e l’invio.

Ci stringiamo in comunione per Lui, perché è Lui che ci chiama per nome: ci interessa scoprirlo meglio, viverne gli indirizzi, essere come Lui vuole in tutti i nostri affanni e lavori. La comunione è un ritrovarci in Lui per poi ripartire per rivelare Lui.
Bene l’avevano capito gli Apostoli: non predicheranno che Lui. Non attireranno per impegni urgenti, per cose da fare, ma solo riveleranno Lui attorno al quale si formeranno le prime comunità.
(Comunità missionaria – II)

Newsletter 23/11

Iniziamo oggi una nuova meditazione dal titolo “Comunità missionaria”, presentata al gruppo universitari nel 1970.

Domenica 19 giugno 2011

Meditiamo sulla dichiarazione: “Annunciamo la tua morte., proclamiamo la Tua risurrezione…”. Il miglior modo per vivere questa dichiarazione che facciamo di fronte a tutti, per non essere dei superficiali, dei tradizionalisti o dei megalomani formalisti (dichiariamo ma poi svuotiamo la dichiarazione con la nostra vita) è il capire il perché della sua morte e risurrezione: ci ha donato la potenza e salvezza di Dio. La nostra vita, dunque, deve (dopo la dichiarazione) portare alla potenza e salvezza di Gesù Cristo: continuare la sua stessa missione! In che modo? Non solo il Signore ci ha regalato la sua potenza e salvezza, ma ha voluto che la comunità dei discepoli, di coloro che lo seguivano e seguono, le potesse ancora rivelare e portare. Mettendoci allora in ascolto della Parola, scoprendo Cristo nel nostro lasciarci fare da Lui, cibandoci dell’Eucaristia scopriamo che la sua potenza e salvezza passano attraverso il Sacramento Comunità-Chiesa nella quale troviamo tutti gli altri sacramenti. Allora: far parte vitalmente della Comunità-Chiesa, ricevere i sacramenti significa annunciare, proclamare la sua vittoria, la sua morte e risurrezione, il nostro essere salvi per Lui e portare, oggi, la sua potenza e salvezza.
(Comunità missionaria – I)

Newsletter 22/11

Domenica 12 giugno 2011

Non posso evitare di pormi spesso il seguente interrogativo: quale sarà la fine di coloro che vivono come se Dio non esistesse? Nel momento decisivo di dare un significato alla vita, quando ci si accorge di non avere più speranza, di avere solo qualche settimana di vita: chi chiamare? A chi offrire la propria vita? A chi sottomettersi? A chi aggrapparsi? Non ci sono appigli!
Abbiamo dunque lasciato pure noi morire Dio? In noi? Nei nostri ambienti?
Riscopriamo il valore della sua presenza, della sua intimità? Che cosa ci proponiamo? Con quali mezzi? Meditiamo!
(La nostra vita come sfida – XXXI – Fine)