Questa newsletter settimanale propone un brano tratto dalle numerosi meditazioni presenti nei quaderni di Don Comelli. Se volete ricevere la newsletter, o volete segnalare le email di altri vostri conoscenti/amici che potrebbero essere interessati a riceverla, scrivete a info@doncomelli.it


Newsletter 11/11

Domenica 20 marzo 2011

Non solo ieri ma anche oggi abbiamo molte persone che sono la viva trasparenza di Dio. Nella misura in cui ci lasceremo prendere da Dio, Dio si trasforma in ogni bene: Dio diviene per noi un buon fratello, un padre sollecito, una fattoria di mille ettari, un palazzo fantastico (Mt. 12,46-50; Lc. 8,19-21; Mc. 3,31-35). Dio, in una parola, diviene ricompensa, fortino, banchetto (Es. 19,5; Ger. 24,7; Ez. 37,27). “Sei tu il mio Signore, senza di Te non ho alcun bene” (Sal. 15). È ciò che esprime mirabilmente il salmista quando dice: “Hai messo più gioia nel mio cuore di quando abbondano vino e frumento” (Sal. 4). Vino e frumento simbolizzano tutte le ricompense, le emozioni e le gioie che inondano il cuore umano.

(La nostra vita come sfida – XX)

Newsletter 10/11

Domenica 13 marzo 2011

Qualcuno potrebbe rimanere un poco perplesso su quanto fin qui detto. No! Non è per me, non è questa la mia strada, troppo alta!

Non è assolutamente vero. Dio chiama tutti alla contemplazione. Arrivarci è solo questione di volontà, di generosità, di coraggio nel buttarci nella contemplazione. I profeti, i santi non furono uomini eccezionali per nascita o per sorte ma perché si diedero senza condizioni e si lasciarono trascinare sempre più dentro alla vita spirituale. Si lasciarono: ci fu loro continua decisione a lasciarsi forgiare dal grande scultore: Dio.

(La nostra vita come sfida – XIX)

Newsletter 9/11

Domenica 6 marzo 2011

Nella misura in cui, come contemplativi, avanziamo nel suo amore e nei suoi misteri, Lui cessa di essere un’idea e diviene trasparenza d’amore infinito… (esperienza di conversione… è formidabile…) e inizia a essere libertà, umiltà, gaudio, amore. E via via si trasforma in una forza irresistibile, rivoluzionaria che strappa tutte le vecchie cose dal loro posto; dove c’era violenza mette soavità, dove c’era egoismo pone carità, cambia per intero la faccia dell’uomo! Se continuiamo ad avanzare per le oscure vie del mistero divino, forze sconosciute sciolte dall’amore ci spingeranno sempre più verso l’avventura divina, verso una strada dove Lui diviene sempre più il tutto, l’unico, l’Assoluto. Allora saremo presi e trascinati come in un turbine, mentre ci si purifica e le scorie dell’egoismo vengono bruciate dal fuoco!!! Dio ci trasformerà in lampade che ardono e risplendono! Pensiamo a Elia, Giovanni Battista, Francesco d’Assisi, Charles de Focault ecc.

(La nostra vita come sfida – XVIII)

Newsletter 8/11

Domenica 27 febbraio 2011

Vincendo dunque l’inedia, l’atrofia, la sclerosi e avvicinandoci sempre più a Dio, tanto più avvenimenti, cose, persone, acquistano un nuovo significato (Sal 35) e tutto viene ad essere popolato di Dio: in una parola il Signore si fa vivo e presente in tutto.

L’invito e la decisione è “stare con Dio”, concrescere, imitare, identificarsi con Gesù Cristo. Quando si è “stati” con Dio Egli diventa sempre più Qualcuno, col quale e per il quale si superano le difficoltà, si vincono le ripugnanze, si assumono con serenità i sacrifici, nasce dovunque l’amore. Lui è amore ed è presente ovunque! Più si vive di Gesù Cristo più si guadagna a stare con Lui, e quanto più si sta con Lui, sempre più Lui diventa Qualcuno. Si apre il circolo della vita.

(La nostra vita come sfid

Newsletter 7/11

Domenica 20 febbraio 2011


Ho l’impressione che tra noi molti abbiano avuto una forte chiamata per una vita profonda con Dio e che questa chiamata trovi un poco di difficoltà proprio perché stia languendo per una storia che si ripete troppo sovente: abbiamo diminuito la preghiera… l’intimità… abbiamo abbandonato il silenzio… sottovalutato i sacramenti…, ci siamo dati troppo all’azione per Dio e abbiamo abbandonato Dio.

Ho conosciuto amici per i quali provo, anche ora, profonda tristezza: in altri tempi ebbero per il Signore un’attrazione fuori dal comune che, se ben coltivata, avrebbe potuto dare alla loro vita un grande volo. Tuttavia oggi le loro vite sono fredde, vuote e, perché non dirlo? Tristi!!! Per me la spiegazione è molto chiara: là, nel fondo più intimo, nel subcosciente, hanno soffocato o stanno soffocando quella chiamata forte che è nel loro cuore. Una vita che sarebbe potuta fiorire nel rigoglio, è rimasta solo una possibilità.

(La nostra vita come sfida – XVI)

Giovedì 24 febbraio, Mons. Vescovo celebrerà la S. Messa in suffragio di don Comelli, in S. Maria del Popolo alle ore 21.15

Newsletter 6/11

Domenica 13 febbraio 2011

Esiste anche la malattia dell’atrofia: consiste in una riduzione dei tessuti organici con conseguente cessazione della mobilità. La vita è esplosione, espansione, adattamento, movimento. L’essere vivente cessa di vivere dal momento in cui cessa di essere in movimento!
Nella vita interiore accade altrettanto. La grazia che ci è stata donata è essenzialmente vita e dà a noi la possibilità di reagire, di rinnovarci verso Dio, di conoscerlo… di amarlo! La grazia insomma stabilisce dentro di noi una corrente dinamica tra noi e Dio, una corrente di amore, di conoscenza, di amicizia. Questa grazia, presenza dello spirito, è fermento, potenza, esplosione. È il lievito della farina evangelica…! Questa grazia penetra in noi progressivamente, domina le tendenze egoistiche, frena il peccato, il male, spiritualizza, rende docili, pazienti, impegnati, fino ad appartenere completamente a Lui. Se tale grazia cessa di muoversi, cessa anche di vivere. Se non diventa continua marcia ascendente ben presto si spegnerà malata di atrofia. Se la nostra vita di intimità con Dio è poco vissuta, si troverà sicuramente difficoltà a pregare come se le nostre facoltà interiori si fossero indurite. Allora constatando tale difficoltà… si finisce con l’abbandonare l’orazione, perché è di peso, ad abbandonare il grande lavoro interiore. La grazia allora si inibisce, la sua vitalità prende la strada dell’inazione, dell’immobilità, della morte.

(La nostra vita come sfida – XV)

Newsletter 5/11

Domenica 6 febbraio 2011

Più grande è la dispersione interiore, più ci si allontana da Dio; più si è all’interno della molteplicità dispersiva (persone, avvenimenti, impegni, forti emozioni, divertimenti) e meno si sente la Sua presenza, la nostalgia di Lui, meno tempo si ha per Lui, non c’è più la volontà di contemplarlo per raddrizzarci; la fame di Dio diminuisce con l’aumentare delle difficoltà a “stare con Lui”! Eccoci entrati nella spirale.

Questa spirale procede su un vero declivio: mentre ci sciogliamo dal “totalmente Altro” veniamo presi dagli altri. Così: mentre il mondo e gli uomini ci reclamano e sembrano colmare il senso della vita, Dio diventa una parola sempre più vuota di significato fino a che diventerà qualche cosa di vecchio e inutile… che si tiene nella mano, nella bocca, si guarda, si rigira per concludere: “a che serve? Ora non serve più”. Il circolo si chiude; è lo stato acuto dell’inedia: eccoci sul rettilineo finale della morte, della morte di Dio nella nostra vita.

(La nostra vita come sfida – XIV)

Newsletter 4/11

Domenica 30 gennaio 2011

Vediamo ora alcuni difetti. Esiste in fisiologia una malattia chiamata “inedia”. È una infermità particolarmente pericolosa perché non ha sintomi spettacolari, la morte arriva silenziosamente, senza dolori. Sopravviene l’inedia acuta e ci si avvia alla morte.

Nella vita spirituale si ripete il medesimo andamento. Si comincia ad abbandonare l’orazione (intimità con Dio…) per ragioni valide o apparentemente valide. Noi anziché dirigerci da Dio al molteplice, per testimoniare, servire ecc., con la contemplazione… portando Lui nel molteplice, ci lasciamo invece prendere dal molteplice, sedurre, attrarre, rinchiudere e il nostro intimo diviene freddo, vuoto, insoddisfatto, in dispersione. In tal modo entra nell’anima come una lenta notte – e ci troviamo in grossa difficoltà a riprendere i contatti con Dio.

(La nostra vita come sfida – XIII)

Newsletter 3/11

Domenica 23 gennaio 2011

Dio è un precipizio che attrae e tanto più attira quanto più ci si avvicina.

“Tu, Trinità eterna – scrive Santa Caterina da Siena – sei un mare profondo che, quanto più ci entro tanto più ti trovo e quanto più ti trovo tanto più ancora ti cerco. Tu sei insaziabile, perché, saziandosi l’anima nell’abisso tuo, non si sazia perché sempre rimane nella fame di Te, Trinità eterna, desiderando di vederti col lume nel tuo lume.
Tu sei fuoco che sempre ardi e mai consumi; tu sei fuoco che consumi nel tuo calore ogni amore proprio dell’anima! Vesti, vesti me di Te, verità eterna, così che io corra questa vita mortale con vera obbedienza e con il lume della fede, del quale lume tu di nuovo inebri l’anima mia”.

Siamo nella mistica, è vero, ma ricordate quanto scriveva Karl Rahner? “Il cristiano di oggi e di domani sarà un mistico cioè uno che ha sperimentato qualche cosa oppure non sarà nulla”. A questo punto dobbiamo arrivare..!

(La nostra vita come sfida – XII)

Newsletter 2/11

Domenica 16 gennaio 2011

Poche cose come la descrizione di Nikos Kazantzakis, nel suo “povero di Assisi”, ci fanno intendere la realtà di questa legge: “E mentre io riflettevo Francesco d’Assisi appariva all’ingresso della grotta. Risplendeva come un carbone ardente. La preghiera aveva divorato ancor più la sua carne. Ciò che di essa rimaneva brillava come fiamma. Una strana felicità illuminava il suo volto. Mi tese la mano. “Bene, fratello Leone, mi disse, sei disposto ad ascoltare ciò che sto per dirti?” I suoi occhi brillavano come se avesse la febbre, in essi io potevo distinguere angeli e visioni che riempivano il suo sguardo. Ebbi paura. Forse aveva smarrito la ragione? Indovinando il mio timore Francesco mi si avvicinò: “Finora si sono usati molti nomi per definire Dio. Questa notte ne ho scoperti altri. Dio è abisso inesauribile, insaziabile, implacabile – colui che mai ha detto all’anima: “ora basta”. E poi, con voce emozionata, aggiunse: “Mai abbastanza. Non basta mai fratello Leone. Ecco ciò che Dio mi ha gridato durante questi tre giorni e queste tre notti là, all’interno della grotta: mai abbastanza”. Temetti che facesse qualche sproposito. Replicai: “e che cosa vuole Dio ora da te? Non abbracciasti il lebbroso che tanta ripugnanza ti causava?” “Non è abbastanza!” “Non abbandonasti tua madre, la donna più squisita del mondo?” “Non è abbastanza!” “Non ti rendesti ridicolo restituendo i vestiti a tuo padre restando nudo di fronte alla gente?” “Non è abbastanza!” “Ma… non sei l’uomo più povero del mondo?” “Non è abbastanza! Non dimenticare, fratel Leone: Dio è mai abbastanza”.

(La nostra vita come sfida – XI)