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September, 2010

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Newsletter 30/10

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Domenica 26 settembre 2010

La vita nostra è missione. Non esiste cristiano che non sia pure in stato di missione!

Il cosiddetto “praticante“ è missionario. Se non è missionario è falsa e alienante la pratica religiosa, la sua Messa, il suo andare in Chiesa. Non può esistere cristiano che non sia missionario!!

Le Chiese giovani non hanno distinzione tra praticanti e cristiani non praticanti. Vivono e portano il messaggio evangelico! Dobbiamo imparare molto dalle Chiese giovani! Tutta la loro vita ecclesiale è missionaria.

(Fede e missionarietà – VIII)

Newsletter 29/10

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Nell’ambito delle iniziative del Meeting della Comunità di S. Maria del Popolo (http://www.santamariadelpopolo.net/eventi/2010/meeting2010/meeting_home.html) ricordiamo che venerdì 24 p.v. celebreremo la S. Messa alle ore 21 in S. Maria del Popolo, in occasione del VII anniversario della morte di Don Comelli.

Domenica 19 settembre 2010

Dobbiamo prendere coscienza che siamo una “minoranza”! Le scoppole che abbiamo ricevuto dovevano farci ricredere.. dopo il primo colpo siamo ridiventati trionfalisti. La prima scoppola nel 1974 a proposito del divorzio: il 43% sono gli allineati. Nel 1981 la seconda grave scoppola che doveva togliere tutte le illusioni, quella dell’aborto: il 32,6%. E’ la verifica del cristianesimo in Italia. Sappiamo chi è pronto ad obbedire alle leggi di Dio! A questa grossa scoppola si aggiungono le allarmanti statistiche: la messa domenicale 38% nel ’53 – 20% oggi! Matrimoni civili a Roma 3% nel ’68; 28% nel ’85. Funerali civili a Milano l’8% nel ’70 – il 30% oggi! Il numero degli aborti, delle separazioni a Vigevano! Già nel ’75 la Cei affermava che l’Italia era diventata terra di missione. Ma come risponde la Chiesa? A questa provocazione la Chiesa rispose con un volto stanco e sfiduciato! Non parliamo, a questo punto, di Vigevano perché ci sarebbe da star troppo male e criticare moltissimo. Iniziative scialbe, fatte senza entusiasmo, che non vanno oltre il tentativo della conservazione. Troviamo, oggi, nelle nostre chiese un forte incremento delle iniziative non fondamentali… gite, teatri, sport, folclore oppure.. odore di morte, di stantio, di vecchio..!
Insomma ci troviamo di fronte a pseudo-comunità: non si legge la stampa cattolica, non si partecipa mai ad una catechesi, non si realizza alcuna collaborazione ecclesiale; si ha vergogna a esporsi, a parlare, a scrivere perché forse non si ha niente da dire…!
E allora? Che fare dunque?
Allora è necessario buttarci nella evangelizzazione; è necessario iniziare la evangelizzazione capillare; studiare, incontrarci, confrontarci nelle esperienze. E’ necessario realizzare vasti e più attenti gesti missionari. Trovare gesti o renderli tali: segni di Dio nella storia. Vincere la nostra presenza superficiale, che non sa e non dà nulla! Infatti, quale segno noi siamo per il mondo, quale modello alternativo emerge dal nostro vivere, dal nostro stare insieme, e quale proponiamo alla gente? Dobbiamo finalmente, con coraggio, arrivare a risvegliare la nostra fede perché conti nella vita. Perché vi sia questo risveglio è necessario che abbiamo una continua coscienza dell’urgenza di essere comunità in missione.

(Fede e missionarietà – VII)

Newsletter 28/10

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Domenica 12 settembre 2010

La Chiesa, da noi, non è più “cristianità”. Si vuol dire con cristianità: una fede che nasce dall’ascolto e che genera comportamenti consequenziali, diviene arte, cultura, una evidenziazione di una vita di comunione che diviene comunità! Ora noi vediamo che i cristiani che vanno in Chiesa e che si dichiarano tali sono ritornati a una vita neopagana dove vale il vestito, il nome, la moda… e immoralità nel commercio, nel pagare le tasse, nel soggettivismo morale (nella messa, sulla sessualità, sull’aborto, nel divorzio) nel non preoccuparsi dell’educazione morale e religiosa dei figli permettendo tutto, nel disimpegno nelle responsabilità.. nell’infischiarsene di tutto.. basta star bene… La messa se si ha tempo e tralasciata… la domenica non più giorno del Signore! A questo punto occorre capire che è finita l’attesa in parrocchia, una pastorale di accoglienza nelle edifici della Chiesa, una pastorale di burocrazia sacramentaria ma si tratta di lasciare “l’unica pecora dell’ovile per andare verso le 99”. Si tratta di metterci in stato di missione -siamo in terra di missione- si tratta di invitare, andare incontro, dialogare, creare amicizia. E’ finita la pastorale residenziale, è necessaria una pastorale di annunzio, di testimonianza, di dialogo… trovare nuove forme espressive. Passaggio: da una pastorale di conservazione a una pastorale di evangelizzazione, di missione, di sofferente attenzione! Quanto lavoro per il giornale, radio, attività culturale, consultorio!

(Fede e missionarietà - VI)

Newsletter 27/10

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Dopo la pausa estiva, riprende la pubblicazione settimanale della newsletter proseguendo la meditazione sul tema “Fede e missionarietà”

Domenica 5 settembre 2010

Le conseguenze della mancanza di un popolo incarnato cristianamente sono di fronte a tutti noi: immoralità, amoralità, cultura materialista, ignoranza, corsa al benessere, allo star bene, al divertimento, all’egoismo. Eppure sappiamo che cosa dobbiamo fare, non ci sentiamo proprio a posto nel nostro materialismo camuffato che appare cristianesimo! Abbiamo anche gli strumenti per realizzare la nostra vocazione storica, ma rimaniamo gretti, chiusi nei nostri interessi; ho un esame… ho preso moglie… devo lavorare! Gesù dice a questi invitati alle nozze della vita: “non gusteranno mai più la mia cena, in eterno”.
Se guardiamo la situazione del nostro ambiente vigevanese, dobbiamo arrivare alla conclusione che la nostra presenza, la nostra azione è solo quella missionaria che coinvolge l’azione caritativa e culturale. Prendono senso, questi due ultimi, dall’azione missionaria, azione che è il motivo della nostra esistenza. Non dimentichiamolo! Non abbiamo altro scopo!
Dobbiamo assumere una mentalità e un costume missionario. Uno stile missionario in tutto! Ciò significa che la nostra azione non è di conservazione, non è di chiusura, non è aperta soprattutto verso quelli che credono, ma agli inerti, ai lontani, a quelli in crisi, a quelli che hanno abbandonato tutto..!

(Fede e missionarietà - V)