Nell’ambito delle iniziative del Meeting della Comunità di S. Maria del Popolo (http://www.santamariadelpopolo.net/eventi/2010/meeting2010/meeting_home.html) ricordiamo che venerdì 24 p.v. celebreremo la S. Messa alle ore 21 in S. Maria del Popolo, in occasione del VII anniversario della morte di Don Comelli.

Domenica 19 settembre 2010

Dobbiamo prendere coscienza che siamo una “minoranza”! Le scoppole che abbiamo ricevuto dovevano farci ricredere.. dopo il primo colpo siamo ridiventati trionfalisti. La prima scoppola nel 1974 a proposito del divorzio: il 43% sono gli allineati. Nel 1981 la seconda grave scoppola che doveva togliere tutte le illusioni, quella dell’aborto: il 32,6%. E’ la verifica del cristianesimo in Italia. Sappiamo chi è pronto ad obbedire alle leggi di Dio! A questa grossa scoppola si aggiungono le allarmanti statistiche: la messa domenicale 38% nel ’53 – 20% oggi! Matrimoni civili a Roma 3% nel ’68; 28% nel ’85. Funerali civili a Milano l’8% nel ’70 – il 30% oggi! Il numero degli aborti, delle separazioni a Vigevano! Già nel ’75 la Cei affermava che l’Italia era diventata terra di missione. Ma come risponde la Chiesa? A questa provocazione la Chiesa rispose con un volto stanco e sfiduciato! Non parliamo, a questo punto, di Vigevano perché ci sarebbe da star troppo male e criticare moltissimo. Iniziative scialbe, fatte senza entusiasmo, che non vanno oltre il tentativo della conservazione. Troviamo, oggi, nelle nostre chiese un forte incremento delle iniziative non fondamentali… gite, teatri, sport, folclore oppure.. odore di morte, di stantio, di vecchio..!
Insomma ci troviamo di fronte a pseudo-comunità: non si legge la stampa cattolica, non si partecipa mai ad una catechesi, non si realizza alcuna collaborazione ecclesiale; si ha vergogna a esporsi, a parlare, a scrivere perché forse non si ha niente da dire…!
E allora? Che fare dunque?
Allora è necessario buttarci nella evangelizzazione; è necessario iniziare la evangelizzazione capillare; studiare, incontrarci, confrontarci nelle esperienze. E’ necessario realizzare vasti e più attenti gesti missionari. Trovare gesti o renderli tali: segni di Dio nella storia. Vincere la nostra presenza superficiale, che non sa e non dà nulla! Infatti, quale segno noi siamo per il mondo, quale modello alternativo emerge dal nostro vivere, dal nostro stare insieme, e quale proponiamo alla gente? Dobbiamo finalmente, con coraggio, arrivare a risvegliare la nostra fede perché conti nella vita. Perché vi sia questo risveglio è necessario che abbiamo una continua coscienza dell’urgenza di essere comunità in missione.

(Fede e missionarietà – VII)