Che le due logiche siano irriducibili lo troviamo indicato con espressioni chiare pure in S. Paolo, es. Col. 3,5 , dove ammonisce di far morire gli atteggiamenti che sono propri di questo mondo fra cui elenca “quella voglia sfrenata di possedere che è una specie di idolatria”, cosa che attira la condanna di Dio.
Archive for
October, 2022
...
Che le due logiche siano irriducibili lo troviamo indicato con espressioni chiare pure in S. Paolo, es. Col. 3,5 , dove ammonisce di far morire gli atteggiamenti che sono propri di questo mondo fra cui elenca “quella voglia sfrenata di possedere che è una specie di idolatria”, cosa che attira la condanna di Dio.
a) L’atteggiamento da imitare.
L’accoglienza presso gli amici non è altro che la dimora eterna, cioè la salvezza. Tutto ciò gli viene assicurato perché l’amministratore distribuisce le ricchezze del padrone. Cioè il Padrone è Dio che affida agli uomini le sue ricchezze. Ciò che vuole il Signore è la condivisione dei beni presenti con i poveri. Allora anche i ricchi possono aver parte alla salvezza. In altre parole la condivisione della ricchezza nella carità è condizione per aver parte al Regno, per essere accolti nella dimora eterna. Fuori da questa prospettiva la ricchezza diventa ostacolo alla salvezza perché non permette più di servire Dio secondo il suo progetto ma impone un’altra logica che allontana dal servizio di Dio
Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: «Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare». L’amministratore disse tra sé: «Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua». Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: «Tu quanto devi al mio padrone?». Quello rispose: «Cento barili d’olio». Gli disse: «Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta». Poi disse a un altro: «Tu quanto devi?». Rispose: «Cento misure di grano». Gli disse: «Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta». Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
In Tobia 4,7-11 si invita a fare elemosina dei propri beni; un’elemosina proporzionata alle proprie ricchezze ricordando a chi ha molto, di dare molto; dare a tutti secondo le proprie possibilità. L’elemosina, si dice, libera dalla morte …! Così è dal Siracide: invita all’elemosina come atteggiamento concreto 4,1ss + 7,32-36 + 29,8-13. L’invito di Gesù a vendere i propri beni per darli in elemosina, corrisponde a quanto detto nell’A.T. ; è richiesto non il disprezzo delle ricchezze ma la vera e concreta carità amorosa verso i fratelli nel bisogno. Solo chi abbraccia questo nuovo modo di vedere e di agire può seguire il maestro e avere la vita eterna: Lc. 18,22 “Udito ciò, Gesù gli disse: «Una cosa ancora ti manca: vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; e vieni! Seguimi!».”
Tobia 4,7-11
A tutti quelli che praticano la giustizia fa’ elemosina con i tuoi beni e, nel fare elemosina, il tuo occhio non abbia rimpianti. Non distogliere lo sguardo da ogni povero e Dio non distoglierà da te il suo. 8In proporzione a quanto possiedi fa’ elemosina, secondo le tue disponibilità; se hai poco, non esitare a fare elemosina secondo quel poco. 9Così ti preparerai un bel tesoro per il giorno del bisogno, 10poiché l’elemosina libera dalla morte e impedisce di entrare nelle tenebre. 11Infatti per tutti quelli che la compiono, l’elemosina è un dono prezioso davanti all’Altissimo.
Sir 4, 1-5
Figlio, non rifiutare al povero il necessario per la vita, non essere insensibile allo sguardo dei bisognosi.
Non rattristare chi ha fame, non esasperare chi è in difficoltà.
Non turbare un cuore già esasperato, non negare un dono al bisognoso.
Non respingere la supplica del povero, non distogliere lo sguardo dall’indigente.
Da chi ti chiede non distogliere lo sguardo, non dare a lui l’occasione di maledirti,
Sir 7,32-36
Anche al povero tendi la tua mano, perché sia perfetta la tua benedizione.
La tua generosità si estenda a ogni vivente, ma anche al morto non negare la tua pietà.
Non evitare coloro che piangono e con gli afflitti móstrati afflitto.
Non esitare a visitare un malato, perché per questo sarai amato.
In tutte le tue opere ricòrdati della tua fine e non cadrai mai nel peccato.
Sir 29,8-13
Tuttavia sii paziente con il misero, e non fargli attendere troppo a lungo l’elemosina.
Per amore del comandamento soccorri chi ha bisogno, secondo la sua necessità non rimandarlo a mani vuote.
Perdi pure denaro per un fratello e un amico, non si arrugginisca inutilmente sotto una pietra.
Disponi dei beni secondo i comandamenti dell’Altissimo e ti saranno più utili dell’oro.
Riponi l’elemosina nei tuoi scrigni ed essa ti libererà da ogni male.
Meglio di uno scudo resistente e di una lancia pesante, essa combatterà per te di fronte al nemico.
“Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma“ Lc. 12,33.