Domenica 13 dicembre 2009

“Io passai un anno e più” dice S. Teresa d’Avila “senza fare orazione, persuasa com’ero di mostrare con ciò maggiore umiltà. Fu la più funesta tentazione alla quale io soggiacqui; essa mi conduceva alla più totale rovina. Era come precipitarmi da me stessa all’inferno, senza che vi fosse bisogno del demonio a portarmi”.
“Senza le orazioni” dice San Giovanni della Croce “l’anima non può vincere la forza di Satana; né senza umiltà e senza mortificazione conoscere i suoi inganni, essendo l’orazione e la croce di Cristo l’arma di Dio… In tutte le nostre necessità, avversità e difficoltà non c’è rimedio migliore nè più sicuro della preghiera”.
“Credi forse che Cristo abbia pregato invano? E allora – dice Arnaldo da Foligno – perché trascurarla stabilito che senza orazione non si viene a capo di nulla? Gesù pregò non per sé ma per lasciarci il modello della vera orazione. Se Lui ci dà questa indicazione, come pretendere, da parte nostra, di farne a meno?”
“Come l’anima è la vita del corpo così la preghiera è la vita dell’anima. – dice San Vincenzo de’ Paoli – Cosicché senza preghiera non avremmo la vita dell’anima e neppure quella del corpo. Il corpo non è più epifania dell’anima… ma solo della materia.”
Monsignor Scalabrini: “Chi lascia la meditazione o manca di fede o manca di cervello”.
Molti scrittori di ascetica affermano dunque che non si potrebbe dare ad una persona un avviso più importante e salutare di quello di essere fedele alla meditazione nonostante tutte le difficoltà. Se per indifferenza o per pigrizia la trascurano… si espongono a gravi pericoli: presto o tardi le tentazioni avranno il sopravvento perché mancherà la squisita sensibilità di avvedersene, scoprirle, fuggirle.

(La preghiera mentale, III)