Domenica 7 febbraio
In tutta l’esperienza dell’Esodo, nei fatti e nelle parole il Signore ha rivelato la sua misericordia, e il popolo, cosciente di questo Dio della misericordia, a Lui si è continuamente affidato nelle sue disgrazie e nei momenti di presa coscienza del proprio peccato. È padre, è sposo e, quando è esasperato dall’infedeltà del suo popolo-figlio e decide di farla finita, sono la tenerezza e il suo amore misericordioso a fargli superare la collera.
Osea 11,7-9 “Il mio popolo è duro a convertirsi: chiamato a guardare in alto, nessuno sa sollevare lo sguardo. Come potrei abbandonarti, Èfraim, come consegnarti ad altri, Israele? Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione. Non darò sfogo all’ardore della mia ira, non tornerò a distruggere Èfraim, perché sono Dio e non uomo; sono il Santo in mezzo a te e non verrò da te nella mia ira.
Ger. 31,20 “Non è un figlio carissimo per me Èfraim, il mio bambino prediletto? Ogni volta che lo minaccio, me ne ricordo sempre con affetto. Per questo il mio cuore si commuove per lui e sento per lui profonda tenerezza.”
Is. 54,7. “Per un breve istante ti ho abbandonata, ma ti raccoglierò con immenso amore.”
Per questo i salmisti allorché desiderano cantare le più sublimi lodi del Signore, intonano inni al Dio dell’amore, della tenerezza, della misericordia e della fedeltà.
(Dives in misericordia – XIV)