I° Esercizi spirituali: la nostra vita come sfida.
 
Cammino:
- Abbiamo forse lasciato morire Dio?
- Il nostro dramma di fede.
- Ritorniamo all'Ascolto.
- Con l'Ascolto scopriamo la misericordia.
- E prendiamo le decisioni del "seguire Lui".
- La decisione del "servizio".
- La decisione della povertà.
- E della vita di comunione e di comunità.
 
Abbiamo forse lasciato morire Dio?: Considerazioni iniziali
 
Premessa prima
"Il cristiano di oggi e di domani sarà un mistico cioè uno che ha sperimentato qualche cosa oppure non sarà nulla" Karl Rahner
"Oggi il mondo ha più che mai bisogno di un ritorno alla contemplazione... il vero profeta della Chiesa futura sarà colui che verrà dal deserto... come Mosé, Elia, Paolo, il Battista e soprattutto Gesù, carichi di misticismo e di quello splendore particolare che hanno solo gli uomini abituati a parlare a tu per tu con Dio" A Hortelano
 
II premessa
Molti cristiani temono che il processo di secolarizzazione finirà per minare le basi della fede e che, di conseguenza, la vita di intimità con Dio verrà impedita da un progressivo indebolimento fino a estinguersi del tutto.
La impressione di molti è però diversa. La secolarizzazione si può equiparare alla notte oscura dei sensi. È la purificazione più radicale dell'immagine di Dio. Come conseguenza noi siamo orientati, in quest'era secolarizzata, a vivere la fede pura e nuda, senza equivoci e falsi sostegni.
L'immagine di Dio è stata spesso rivestita di vari paludamenti: i nostri timori e incertezze, ambizioni, impotenze, limiti e ignoranze ecc. allora Dio è la magica soluzione dell'impossibile, la spiegazione di tutto ciò che ignoriamo, il rifugio per gli sconfitti e gli incapaci. Su queste grucce si fondava la fede di molti, la religiosità forse di tanti di noi. La demitizzazione sta demolendo queste sovrastrutture e la fede, per chi continua, comincia a far intravedere un Dio che ti attende, un Dio che ti vuol parlare; incomincia a scoprire il vero volto del Dio biblico, un Dio che pretende, disturba, sfida; un Dio che non risponde ma ti interpella, non spiega ma provoca; non facilita anzi ostacola, che genera martiri e uomini decisi. E scopri che questo Dio della Bibbia è sì un Dio liberatore che ci strappa dall'insicurezza, dall'ignoranza, dall'ingiustizia però non evitandoci tutto il suddetto, ma costringendoci ad affrontarlo e superarlo.
Dio non è il seno materno che libera gli uomini da tutto alienandoli. Non è un burattinaio! Dio appena creò gli uomini nel paradiso terrestre tagliò rapidamente il cordone ombelicale, li lasciò soli nella lotta aperta per la libertà e indipendenza e disse loro: "crescete... dominate". Il vero Dio non è dunque uno che aliena ma colui che fa adulti, maturi e liberi gli uomini e i popoli.
Siamo nel processo di secolarizzazione, tante cose scompaiono... non abbiamo paura, è come la notte oscura dei sensi. D'ora innanzi la fede e la vita con Dio saranno un'avventura irta di difficoltà. L'avventura della fede - siamo popolo alleato - consisterà nel tagliare i ponti, ignorare le regole del senso comune e tutti i calcoli delle probabilità, come Abramo - trascurare i ragionamenti, le spiegazioni, le dimostrazioni, lasciare gli appigli della ragione e, legate le mani e piedi, abbandonarsi nel totalmente "Altro". Solo in Dio, nella sua Parola, nella fede nuda e oscura. Rischi, pericoli, controcorrente, emarginazione: ma coloro che ritornano da questa avventura, dopo aver contemplato il fascino di Dio, saranno persone cesellate dalla purezza, dalla forza e dal fuoco (Giovanni Battista). Purificati dalla presenza trasformante di Dio, manifesteranno vivida e luminosa l'immagine del Figlio. Saranno testimoni e trasparenza di Dio.
Nessuna paura quindi di questo processo di secolarizzazione: è il tempo del deserto dal quale devono uscire i mistici, i santi, i contemplatori di Dio che testimoniano l'alleanza, la scoperta, il fascino e lo spavento..!
Nel mondo attuale questa esigenza di contemplazione sta esplodendo in varie forme:
- secondo l'affermazione di molti l'uso e consumo allarmante di narcotici dicono di un'oscura aspirazione verso qualche cosa di trascendente... stadi di contemplazione!
- Cox parla così degli hippy
- i gruppi del popolo di Gesù - Jesus
- in Occidente: Zen - yoga: si esercitano con costanza
- le nostre città si stanno riempiendo di guru… dell'India e del Pakistan
- l'induismo per la meditazione trascendentale conta oggi in Occidente circa 300.000 iscritti
- molti giovani: il buddhismo induismo ecc.
Tutto ciò sta a dimostrare che la tecnologia, la società dei consumi e il materialismo non riescono a inaridire le radici profonde dell'uomo da dove scaturisce questa eterna ed il inesauribile sete di Dio.
E che cosa sta accadendo nella stessa Chiesa cattolica? Non c'è Vescovo o persona responsabile che non invochi una maggiore vita di preghiera, di contemplazione. (Monsignor Martini a Milano: prima lettera pastorale "sulla contemplazione", con tutte le urgenze pastorali di Milano! È un grande biblista che fa questa scelta per Milano! È significativo...). Non è certo un segreto che la vita di fede e di orazione sia discesa a livelli piuttosto bassi in questi anni.
Tuttavia grandi movimenti stanno evidenziandosi: il movimento carismatico in tutto il mondo! I cursillos in Spagna e America Latina. L'oasi di Ben-Abbes… Taizè, Lourdes giovani, case di esercizi spirituali: ci si sente attirati dal fascino di Dio. Lo spirito si muove, incalza, sostiene, brucia le tappe: i giovani sentono, si rinnovano, si aprono... è una nuova fioritura... Tutto ciò ci fa presentire che viviamo alla vigilia di una grande era contemplativa.
Intravedendo il futuro e volendo rispondere a Dio in questa epoca secolarizzata, iniziamo e facciamo questo corso di esercizi spirituali.
 
Prima meditazione: abbiamo forse lasciato morire Dio?
Quando diciamo "orazione", intendiamo un personale contatto con il Dio biblico che ci ama, un procedere insieme di due soggetti, quello di Dio e il mio, un procedere intimo e profondo, un procedere (senso religioso dell'esistenza, quindi non solo atto o più atti) in e con Gesù Cristo che si offre a noi come compagno di vita, modello e verità di me!
 
I prima affermazione dopo la premessa suddetta: in questo tipo di orazione, o intimità con Dio, quanto più ci si addentra tanto più ci si sente attratti, affascinati.
Ogni energia vivente è espansiva. L'uomo a livello semplicemente umano, aspira a lontananze irraggiungibili; una meta raggiunta lo lascia come un arco teso, sempre insoddisfatto (Pascal…). Che cosa è la nostalgia? Una ricerca interminabile di una pienezza che mai sarà. Al centro della creazione, l'uomo appare come un essere strano, possiede grandi possibilità e funzioni; compiuta comunque questa funzione, sente che qualche cosa ancora gli manca. Pensiamo ad esempio alle esigenze effettive, sessuali, di potere, di ricchezza: soddisfatti gli stimoli l'uomo come tale rimane "affamato" e si lancia in cerca di nuove sensazioni.
"E' carne che non sfama"; e deve sfamarsi di tutta la carne per capire che non lo può soddisfare? (Pascal)
A livello spirituale l'uomo è, secondo Sant'Agostino, una saetta scagliata verso un universo (Dio) cioè verso un centro di gravità che esercita su di lui un'attrazione irresistibile: tanto più si avvicina a quell'universo tanto più acquista velocità. Più si ama Dio, più lo si vuol amare. Più si comunica con Lui più si desidera comunicare. La tensione è proporzionata alla sua vicinanza..!
Senza che ce ne rendiamo conto, sotto le nostre insoddisfazioni esiste una corrente che si dirige verso Dio, l'unico capace di convogliare tutte le forze dell'uomo e di quietare le sue aspirazioni. Meditiamo seriamente. Così ci fa pregare il salmo 62. "O Dio, tu sei il mio Dio, all'aurora ti cerco, di te ha sete l'anima mia, a te anela la mia carne, come terra deserta, arida, senz'acqua".
II seconda affermazione: come per gli sport atletici così è per lo sport dello spirito: quanto più allenamento si fa tanto più risultati migliori si possono ottenere.
Se all'improvviso mi si chiedesse di fare 30 chilometri... ma se ogni giorno mi alleno dovrei superare tutte le difficoltà in pochi giorni. Ci sono delle facoltà atletiche atrofizzate per mancanza di esercizio. Così nell'anima noi abbiamo capacità spirituali addormentate per mancanza di allenamento. Dio ha posto in noi un germe, che è un dono-potenza capace di una mirabile fioritura: è l'aspirazione profonda e filiale verso di Lui. Se poniamo in movimento tale aspirazione essa si farà più intensa a mano a mano che "conoscerà" il suo oggetto e si avvicinerà al suo centro; acquisterà più peso quindi più velocità.
Ciò è provato dall'esperienza quotidiana. Chiunque abbia cercato l'intimo contatto con il Signore per un certo tempo, una volta ritornato alla vita normale si sente con forza trascinato a incontrare Dio; le preghiere e i sacramenti sono una festa perché li "sente" pieni di Dio. Più questo Dio diviene grande e importante tanto più ci si sente attratti fino al punto in cui il mondo, la vita, le scelte saranno completamente popolate dalla presenza del Signore (saremo uomini nel vero senso. "Homo religiosus"). Nella Bibbia troviamo conferma di quanto detto. L'autore dei salmi ha sete di Dio come una terra arida; come una cerva anela ai corsi d'acqua (sal. 41). Si alza nel cuore della notte per stare con l'amato (sal. 118). Gesù ruba le ore al sonno e al riposo per stare con il Padre! Charles de Focault: ore infinite.... E Bonhoeffer ? Sorvegliato dalle SS nella sua prigione, medita sulla sua prossima morte e scrive, dello stesso cercare ad un amico: "Il giorno che mi seppelliranno vorrei che mi cantassero: "una cosa domando al Signore, di abitare nella sua casa tutti i giorni della mia vita”). Si realizza la legge: a maggior vicinanza corrisponde maggior velocità, come nella legge fisica dell'attrazione delle masse (l'attrazione aumenta con l'aumentare del volume delle masse e della loro prossimità).
Poche cose come la descrizione di Nikos Kazantzakis, nel suo "povero di Assisi", ci fanno intendere la realtà di questa legge: "E mentre io riflettevo Francesco d'Assisi appariva all'ingresso della grotta. Risplendeva come un carbone ardente. La preghiera aveva divorato ancor più la sua carne. Ciò che di essa rimaneva brillava come fiamma. Una strana felicità illuminava il suo volto. Mi tese la mano. "Bene, fratello Leone, mi disse, sei disposto ad ascoltare ciò che sto per dirti?” I suoi occhi brillavano come se avesse la febbre in essi io potevo distinguere angeli e visioni che riempivano il suo sguardo. Ebbi paura. Forse aveva smarrito la ragione? Indovinando il mio timore Francesco mi si avvicinò: "Finora si sono usati molti nomi per definire Dio. Questa notte ne ho scoperti altri. Dio è abisso inesauribile, insaziabile, implacabile - colui che mai ha detto all'anima: "ora basta". E poi, con voce emozionata, aggiunse: "mai abbastanza". Non basta mai fratello Leone. Ecco ciò che Dio mi ha gridato durante questi tre giorni e queste tre notti là, all'interno della grotta: mai abbastanza. Temetti che facesse qualche sproposito. Replicai: e che cosa vuole Dio ora da te? Non abbracciasti il lebbroso che tanta ripugnanza ti causava? Non è abbastanza! Non abbandonasti tua madre, la donna più squisita del mondo? Non è abbastanza! Non ti rendesti ridicolo restituendo i vestiti a tuo padre restando nudo di fronte alla gente? Non è abbastanza! Ma... non sei l'uomo più povero del mondo? Non è abbastanza! Non dimenticare, fratel Leone: Dio è mai abbastanza". A voler essere sinceri e se consideriamo senza batter ciglio la nostra personale storia con Dio ci accorgiamo o di capire nulla... o di aver sperimentato, anche noi, che Dio è un precipizio che attrae e tanto più attira quanto più ci si avvicina. "Tu, Trinità eterna" - scrive Santa Caterina da Siena, sei un mare profondo che, quanto più ci entro tanto più ti trovo e quanto più ti trovo tanto più ancora ti cerco. Tu sei insaziabile, perché, saziandosi l'anima nell'abisso tuo, non si sazia perché sempre rimane nella fame di Te, Trinità eterna, desiderando di vederti col lume del tuo lume.
Tu sei fuoco che sempre ardi e mai consumi; tu sei fuoco che consumi nel calore tuo ogni amore proprio dell'anima! Veste, veste me di Te, verità eterna, sì che io corra questa vita mortale con vera obbedienza e con il lume della fede del quale lume tu di nuovo inebri l'anima mia". Siamo nella mistica, è vero, ma ricordate quanto scriveva Karl Rahner? a questo punto dobbiamo arrivare..!
Ma vediamo alcuni difetti: terza affermazione:  quanto più ci lasciamo prendere dall'inedia tanto più ci avviamo alla morte.
Esiste in fisiologia una malattia chiamata "inedia". È una infermità particolarmente pericolosa perché non ha sintomi spettacolari, la morte arriva silenziosamente, senza dolori. Sopravviene l'inedia acuta. Ci si avvia alla morte. Nella vita spirituale si ripete il medesimo ciclo. Si comincia ad abbandonare l'orazione (intimità con Dio...) per ragioni valide o apparentemente valide. Noi anziché dirigerci da Dio al molteplice, per testimoniare, servire ecc., con la contemplazione... e si porta Lui nel molteplice, ci si lascia prendere dal molteplice, sedurre, attrarre, rinchiudere e il nostro intimo diviene freddo, vuoto, insoddisfatto, in dispersione. In tal modo entra nell'anima come una lenta notte - fino a questo punto sono arrivato - e in grossa difficoltà a riprendere i contatti con Dio. Più grande è la dispersione interiore, più ci si allontana da Dio; più si è all'interno della molteplicità dispersiva (persone, avvenimenti, impegni, forti emozioni, divertimenti) e meno si sente la Sua presenza, la nostalgia di Lui, meno tempo si ha per Lui, non c'è più la volontà di contemplarlo per raddrizzarci; la fame di Dio diminuisce con l'aumentare delle difficoltà a "stare con Lui”! Eccoci entrati nella spirale. Questa spirale procede su un vero declivio: mentre ci sciogliamo dal "totalmente Altro" veniamo presi dagli altri. Così: mentre il mondo e gli uomini ci reclamano e sembrano colmare il senso della vita, Dio diventa una parola sempre più vuota di significato fino a che diventerà qualche cosa di vecchio e inutile... che si tiene nella mano, nella bocca, si guarda, si rigira per concludere: "a che serve? Ora non serve più". Il circolo si chiude; è lo stato acuto dell'inedia: eccoci sul rettilineo finale della morte, della morte di Dio nella nostra vita.
Esiste anche la malattia dell'atrofia: consiste in una riduzione dei tessuti organici con conseguente cessazione della mobilità. Con essa la morte giunge ancor più silenziosamente. La vita è esplosione, espansione, adattamento, movimento in una parola. Questo movimento non è meccanico, ma è dinamismo interno. Se codesta tensione interna viene soffocata o allentata, automaticamente si cessa di vivere. L'essere vivente cessa di vivere dal momento in cui cessa di essere in movimento!
Nella vita interiore accade altrettanto. La grazia che c'è stata donata è essenzialmente vita e dà a noi la possibilità di reagire, di rinnovarci verso Dio, di conoscerlo... di amarlo..! La grazia insomma stabilisce dentro di noi una corrente dinamica tra noi e Dio, di amore, conoscenza, di amicizia ecc.. Questa grazia, presenza dello spirito, è fermento, potenza, esplosione. È il lievito della farina evangelica..! perché lieviti! Questa grazia, lievito in noi penetra ovunque progressivamente, domina le tendenze egoistiche, frena il peccato, il male, spiritualizza, rende docili, pazienti, impegnati, fino ad appartenere completamente a Lui - Dio. È il senso del dono che lui pone in ciascuno di noi. Diventare amore, adulti in Cristo. Se tale grazia cessa di muoversi, cessa di vivere: egoisti, cattivi, sprezzanti, inumani, si blocca la vera evoluzione dell'uomo e del mondo. Se non diventa continua marcia ascendente ben presto si spegnerà malata di atrofia. Esiste la sclerosi anche nella vita dello spirito. Se i tessuti delle facoltà interiori non sono sottoposti a esercizio, rapidamente sopravverrà indurimento e poi rigidezza! Se la nostra vita di intimità con Dio è poco vissuta, si troverà sicuramente difficoltà a pregare come se le nostre facoltà interiori si fossero indurite. Allora constatando tale difficoltà... si finisce con l'abbandonare l'orazione, perché è di peso, ad abbandonare il grande lavoro interiore. È il momento finale: la grazia, dono-potenza, si inibisce, la sua vitalità prende la strada dell'inazione, dell'immobilità, della morte. Ho l'impressione che tra noi molti abbiano avuto una forte chiamata per una vita profonda con Dio e che questa chiamata trovi un poco di difficoltà proprio perché stia languendo per una storia che si ripete troppo sovente: abbiamo diminuito la preghiera... intimità... abbiamo abbandonato il silenzio... sottovalutato i sacramenti... rimandati momenti di preghiera, ci siamo dati troppo all'azione per Dio e abbiamo abbandonato Dio. Ho conosciuto amici per i quali provo, anche ora, profonda tristezza: in altri tempi ebbero per il Signore un'attrazione fuori dal comune la quale, se ben coltivata, avrebbe potuto dare alla loro vita un grande volo. Tuttavia oggi sono fredde, vuote e, perché non dirlo? Tristi!!! Per me la spiegazione è molto chiara: là, nel fondo più intimo, nel subcosciente, hanno soffocato o stanno soffocando quella chiamata forte che è nel cuore. Una vita che sarebbe potuta fiorire nel rigoglio, è rimasta solo una possibilità. Tristezza, abbandono... stanchezza!
 
Vincendo dunque l'inedia, l'atrofia, la sclerosi e avvicinandoci sempre più a Dio, tanto più - avvenimenti, cose, storia, persone, acquistano nuovo significato (Sal 35) e tutto viene ad essere popolato di Dio: in una parola il Signore si fa vivo e presente in tutto. L'invito e la decisione è “stare con Dio”, concrescere, imitare, identificarsi con Gesù Cristo. Quando si è “stati” con Dio Egli diventa sempre più Qualcuno, col quale e per il quale si superano le difficoltà, si vincono le ripugnanze, si assumono con serenità i sacrifici, nasce dovunque l'amore. Lui è amore ed è presente ovunque! Più si vive di Gesù Cristo Dio più si guadagna a stare con Lui, e quanto più si sta con Lui, Lui diventa sempre più Qualcuno. Si apre il circolo della vita. E nella misura in cui, come contemplativi, avanziamo nel suo amore e nei suoi misteri - Lui cessa di essere un'idea e diviene trasparenza d'amore infinito… (esperienza di conversione… è formidabile…) e inizia a essere libertà, umiltà, gaudio, amore. E via via si trasforma in una forza irresistibile, rivoluzionaria che strappa tutte le vecchie cose dal loro posto; dove c'era violenza mette soavità, dove c'era egoismo pone carità, cambia per intero la faccia dell'uomo! Se continuiamo ad avanzare per le oscure vie del mistero divino, forze sconosciute sciolte dall'amore ci spingeranno sempre più verso l'avventura divina, verso una strada dove Lui diviene sempre più il tutto, l'unico, l'Assoluto. Allora saremmo presi e trascinati come in un turbine, mentre ci si purifica e le scorie dell'egoismo vengono bruciate dal fuoco!!! Dio ci trasformerà in lampade che ardono e risplendono..! Pensiamo a Elia, Giov.  Battista, Francesco d'Assisi, Charles de Focauld ecc.
Qualcuno potrebbe rimanere un poco perplesso sul fin qui detto. No! Non è per me, non è questa la mia strada, troppo alta! Non è assolutamente vero. Dio chiama tutti alla contemplazione. Arrivarci è solo questione di volontà, di generosità, di coraggio nel buttarci nella contemplazione. I profeti, i santi non furono uomini eccezionali per nascita o per sorte ma perché si dettero senza condizioni e si lasciarono trascinare sempre più dentro alla vita spirituale. Si lasciarono: loro continua decisione a lasciarsi forgiare dal grande scultore: Dio. Non solo ieri ma anche oggi abbiamo molte persone che sono la viva trasparenza di Dio. Ma il processo non è ancora compiuto. Nella misura in cui ci lasceremo prendere da Dio, Dio si trasforma in ogni bene: Dio diviene per noi quanto una sfera affettuosa, un buon fratello, un padre sollecito, una fattoria di mille ettari, un palazzo fantastico (Mt. 12,46-50; Lc. 8,19-21; Mc. 3,31-35). Dio, in una parola, diviene ricompensa, fortino, banchetto (Es. 19,5; Ger. 24,7; Ez. 37,27). “Sei tu il mio Signore, senza di Te non ho alcun bene” Sal. 15 “Beato il popolo che ti sa acclamare e cammina, o Signore, alla luce del tuo volto; esulta tutto il giorno nel tuo nome, nella tua giustizia trova la sua gloria Sal. 88. È ciò che esprime mirabilmente il salmista quando dice: “Hai messo più gioia nel mio cuore di quanto abbondano di vino e frumento” Sal. 4. Vino e frumento simbolizzano tutte le ricompense, le emozioni e le gioie che inondano il cuore umano. All'anima contemplativa che ha gustato e visto quanto buono è il Signore, Dio farà gustare un vino inebriante, infinitamente più gustoso di tutto. Bene lo sperimentò Francesco d'Assisi, l'uomo più povero del mondo. Trascorreva notti intere sotto le stelle e provava una sensazione di pienezza esclamando: “Mio Dio e mio tutto”. Sentiva qualche cosa che i gaudenti, le persone di successo e tutta la gente del mondo non sospetteranno mai. Il salmo 15 è la conferma: “Mi indicherà il sentiero della vita, gioia piena nella tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra”.
Quanto meno si mantiene la vita di intimità, tanto più Dio si va dissolvendo in una confusa lontananza. Si tramuta in un'idea esangue e senza vita. Non si desidera stare, vivere con un'idea, non è nemmeno uno stimolo per lottare e superarsi. E così Dio pian piano cessa di essere per noi… e diviene entità assente, astratta! Una volta entrati in questa spirale Dio, lentamente, cessa di essere ricompensa, gioia e… conta sempre meno. È prossima la crisi. La soluzione non è più Lui ma i mezzi psicologici e la crisi si consuma. Mentre si crea questo sgretolamento, veniamo attaccati radicalmente dall'egoismo; rinascono gli appetiti dell'uomo vecchio… che reclamano soddisfazione (pensavo di aver superato… e invece eccomi qui…). E perché tutto questo? Quando viene a mancare il centro di gravità e si creano vuoti emergono con prepotenza le esigenze di compensazione (questi potrebbero essere: affettività, divertimento, hobby, un gelato, tutta la gamma della sessualità, attendere dall'altro…). L'edificio umano allo sbaraglio vive di compensazioni…si è offuscato il senso della vita e il progetto di esistenza!!! E Dio è tutto il senso della vita. A mancata spiritualità corrisponde la spirale della morte: Dio muore e la nostra vita si ottenebra o si vive nella superficialità. E se per lungo tempo si rimane lontani da Dio, Dio muore come una pianta rinsecchita che si è trascurato di bagnare!
Abbandonata la fonte della vita rapidamente si arriva all'ateismo vitale, pratico. E sono persone che ci credono, difendono Dio, si dichiarano credenti, vanno in comunità, a Messa, ma di fatto regolano la vita come se Dio non esistesse. Quando c'è Dio in noi, viviamo in un continuo esodo, ci strappa giornalmente all'egoismo, ci impegna ogni giorno a fondo, siamo allegri. Ma quando ci allontaniamo è la morte. E il segno dell'agonia di Dio in noi è che Dio non ci reca, non desta più in noi allegria nel cuore. Siamo tristi! Non cantiamo più! Capita a volte che il vuoto di Dio passi in qualcuno come un cadavere. E allora si affanna a discutere, a dialogare, a questionare su Dio e tutto il resto. Potrebbe essere un buon segno: è Dio che non ci lascia in pace. Con un'allegra superficialità questi individui divagano fino all'infinito, in discussioni religiose a non finire: Dio va demitizzato; tante nostre creazioni sono tempo perso, Dio va cercata esclusivamente nell'uomo; e la vita con Dio allora si problematizza, si intellettualizza. È cattivo segno. La vita con Dio è vita; quando cessa di essere vita diviene allora complicata elucubrazione. Ecco una domanda… “Come si deve pregare oggi in una città secolarizzata?” fa ridere! La vita è semplice, non facile, e si vive oggi come ieri così come siamo e viviamo! A questo punto saltano fuori anche nuove tesi teologiche: Dio non si deve trovare sulla montagna ma in mezzo alla città! Non esiste la tua salvezza, ma la salvezza dallo sfruttamento dell'uomo ecc. Allora come pregare e agire? Non perdere tempo, è necessario rimboccarsi le maniche, agire! Quando si produce la crisi di Dio si comincia a contabilizzare tutto con i criteri dell'utilità. Ma la Bibbia ci ricorda che Dio è oltre i criteri dell'utile e dell'inutile. Le Scritture affermano una sola cosa: Dio è. Dio si elesse un popolo il cui destino finale era quello di proclamare al mondo intero che Dio è. E il popolo servì solo quando adorava e testimoniava Lui! Se dimentichiamo questo destino “inutile” del popolo di Dio, sempre cammineremo divagando.
Quando Dio viene meno ci sposteremo inizialmente verso altre attività (politiche, sociali, culturali ecc.) e le giustificheremo con delle teologie: ma è tutto un tentativo per coprire il vuoto che è in noi. E giungeremo ad affermare che lì finalmente mi sono realizzato (anche molti sacerdoti..!). Tutti pretesti! La storia insegna! Incapaci ad amare, continueremo ad essere incapace fino a lasciare tutto. Non si nega che l'intimità con Dio falsamente intesa possa portare ad evasioni! Ma non appare così dalla Bibbia: i grandi contemplativi furono quelli che liberano il popolo, incarnati, impegnati! Vera intimità e evasione sono termini che si escludono. Se Dio viene meno si seguita a parlare di Dio ma non con Dio. Le parole saranno belle, interessanti, ma non sono fuoco, messaggio, vita. Si diventa professionisti di Dio non profeti di Dio. E chi cerca la verità si incontrerà con tante parole ma non con la vita. Gli sarà più comodo e meno impegnativo conformare gli altri a se stesso e non a Qualcuno… sono discussioni, prediche, non conversioni! Non umile ascolto..!
Quando Dio viene preso sul serio a poco a poco si vincono le incoerenze, le frivolezze, le testardaggini: la nostra vita deve diventare umile, deve cambiare! Dio mi invita a non confondere il carisma con capriccio, ma essere pienamente disponibile, come Lui, a essere paziente… a perdonare a tutti e a impegnarmi a fondo! Dio è una cosa seria e io divento allora un arco teso. Non prenderlo sul serio e vivere incoerentemente… e dimostrare di non crederci, e vivere da frivoli, è farlo morire! Senza Dio la vita è come un fiore che si sfoglia. Tutto perde significato e si avvera quella terribile situazione descritta da Nietsche in “Così parlò di Zarathustra”:
“Non avete udito parlare di quell'uomo pazzo che in pieno giorno accese una lucerna, corse al mercato gridando continuamente: “Cerco Dio, cerco Dio”? Poiché li si ritrovavano molti di coloro che non credevano in Dio, fu ricevuto con grandi risate. Uno disse: “è quello che si è perso”? Un altro rispose: “si è smarrito come un bambino”. Altri ironizzavano: “Sta nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? È emigrato?” Così tutti ridevano burlandosi di lui. L'uomo pazzo li affrontò trapassandoli con lo sguardo, gridando: “Dove se n'è andato Dio? Io ve lo dico. Lo abbiamo ucciso noi e io. Tutti noi siamo suoi assassini. Sta bene; ma pensiamo: che cosa abbiamo fatto? Come abbiamo fatto a tagliare i legami che uniscono questa terra al sole? E noi, allora, dove andiamo? Non stiamo forse precipitando continuamente all'indietro, in avanti, da un lato, in tutte le direzioni? Ci sono ancora cielo e terra?… Non sentiamo il soffio del vuoto? Non sentiamo un freddo terribile? Non va facendosi notte continuamente e sempre più notte? Non è vero che siamo costretti ad accendere lucerne in pieno giorno?” L'uomo pazzo andò in un altro posto e guardò un'altra volta i suoi ascoltatori. Anche loro tacevano e lo guardavano straniti”. Abbiamo anche noi, in noi e nelle città, lasciato morire Dio e sono nati i mostri: l'assurdo, la nausea, l'angoscia, la solitudine, il niente… e droga e suicidi e terrorismo! Dice Simone de Beauvoir: “Nel sopprimere Dio siamo rimasti senza l'unico interlocutore che realmente contava”. E Sartre: “La vita diventa una passione inutile, un lampo assurdo fra due oscure eternità”.
Non posso evitare di farmi spesso il seguente interrogativo: quale sarà la fine di coloro che vivono come se Dio non esistesse? Nel momento decisivo di dare un significato alla vita, quando ci si accorge di non avere più speranza, di avere solo qualche settimana di vita: chi chiamare? A chi offrire la propria vita? A chi sottomettersi? A chi aggrapparsi? Non ci sono appigli per questi!
Abbiamo dunque lasciato pure noi morire Dio? In noi? Nei nostri ambienti?
Riscopriamo il valore della sua presenza, della sua intimità, nell'essere religiosi? Che cosa ci proponiamo? Con quali mezzi? Meditiamo!