Va Ascolto della Parola e impegno
 
Dopo ciò che abbiamo meditato, interessante e ancor più convincente sarebbe quello di meditare ancora su questo ascolto come ci viene presentato nelle lettere di Paolo, nella Apocalisse, e presso i padri della Chiesa. Hanno affermazioni formidabili! Quindi "l'Ascolto” dall'A.T. alla prassi della Chiesa oggi! Come superamento del dramma della fede! Le due (meditazioni, ndt) svolte possono bastare. Un'ultima, su questo tema: ma che ci indirizza sull'impegno, nella prassi cristiana.. Un tentativo di attualizzazione di tutto ciò che la Bibbia dice dell'Ascolto. Senza lasciare da parte tutte le intuizioni che ciascuno di noi ha già avuto ascoltando le meditazioni precedenti. Quindi in meditazione sulla prassi.
Non basta ascoltare la Parola. È la Parola stessa che esige di più: "Piuttosto beati coloro che ascoltano... e la mettono in pratica" Lc. 11,28. Quindi, anche dopo aver ascoltato la Parola, abbiamo ancora davanti a noi la scelta decisiva dell'impegno, scelta che fa la differenza tra coloro che seguiranno e coloro che si perderanno:
Lc. 6,46-49.
È quindi l'impegno, la prassi, il vivere la Parola che rende solida e sostanziale la nostra fede, che compie l'ascolto. La Parola di Dio è il cibo e luce; ma possiamo diventare un tutt'uno con la Parola e diventare noi stessi "Parola" solo quando ci togliamo da una religiosità superficiale e disincarnata: Isaia: 58,6-9.
I profeti non temono di ripetersi su questo tema così fondamentale per la vita di fede:
Isaia 58,9-11
Ma quando Israele non vive la Parola, il suo agire diventa ingiusto, e allora l'ascolto della Parola non è più consolante ma piuttosto diventa minaccia e giudizio:
Amos 4,1-2; 8,4-7.
Anzi quando manca l'impegno operoso per la Parola, ad un certo punto scompare totalmente la Parola. Allora l'uomo, anche quello che si "credeva" religioso, rimane nello sgomento, nel silenzio, al buio.
Amos 8,11-12.
Se Israele non diventa forza di liberazione, Dio non l'ascolta più, nemmeno quando eleva le sue preghiere più solenni:
Isaia 1,15-17.
Quanto dice Isaia è una costante in tutta la Rivelazione e, quindi, da ascoltare con molta serietà e molto interesse:
Giac. 1,27-2,5-6.
Qualche volta si sente dire che, sì, bisogna impegnarsi ma solo, eventualmente, in un secondo tempo. Prima bisogna crescere nell'ascolto e nella assimilazione interiore della Parola, bisogna crescere spiritualmente, dopo... l'impegno..! Ma per la Parola di Dio una tale divisione non esiste, non regge; impegnandoci a realizzarci nella Parola, nell'impegno secondo la Parola noi cresciamo: "Se sfamerai la persona digiuna, allora brillerà fra le tenebre la tua luce...". Anzi il N.T. mette l'impegno proprio all'inizio di tutto, all'inizio del cammino di fede dovuto sempre alla Parola: è la verifica dell'avvenuto ascolto: Lc. 9,7-11. Nell'ottica di Matteo non solo all'inizio del cammino di fede ma posto al termine, come giudizio finale Mt. 25,31. Saremo giudicati buoni non per l'ascolto esegetico della Parola, ma per l'ascolto operativo! Concreto, reale, che mette in crisi tutti i nostri intellettualismi. La condanna è per chi, dopo l'ascolto, non ha fatto niente!!! I maestri della legge discutevano le Scritture: "che devo fare per avere la vita eterna?"... "e chi è il mio prossimo?". Gesù sposta il ragionamento su aspetti reali; stimola ad andare oltre le ruminazioni bibliche per diventare protagonisti della vita, farsi prossimo a tutti! Questo amore di cui parla tante volte Giovanni non è un sentimento intimistico, ma è amore oblativo, impegno operoso che cambia i rapporti e le situazioni reali (1 Giov. 3,17-18 leggere!). Questo tema della operosità si ripete in una forma o nell'altra, tante volte nelle Scritture: Giac. 2,14-17.
Il cristiano, dunque noi, non dobbiamo solo fare raggio ma interrogarci sugli impegni speciali nell'illuminare (cultura, radio ecc.), nel servire - oppressi, affamati, miseri, ignoranti (volontariato, Mov. di Part. Pop., Consultorio, Azione sociale ecc.), nell'aiutare i poveri di Dio, e privi di Dio, nel servire i bimbi e gli anziani, i più fragili e esposti in questa società, e tutto il problema dei fratelli che muoiono di fame, di sete, di miseria! Ma come intervenire per arrivare a illuminare, sfamare, aiutare: non per consolare la nostra coscienza ma per realizzare il Regno di giustizia verso Dio che vuole il giusto verso i fratelli. Lasciamo da parte le realtà non serie e momentanee, le elemosine e il luogo ove momentaneamente io posso inserirmi per fare qualcosa. Fare qualcosa è fare dell'elemosina e oggi non ci si sta più.
L'ascolto serio della Parola coinvolge la vita: seriamente assumo le mie responsabilità del giornale, radio, terzo mondo, volontariato ecc. A quest'età non può essere una scelta momentanea. Alla fine dell'esistenza: "avevo fame...". Ma la Parola è in grado di offrire formule specifiche per tutti i problemi - anche economico-sociali, culturali ecc., così complessi del mondo moderno? Il documento base della CEI per il convegno sulla "Evangelizzazione e promozione umana" ha insistito a questo proposito e con chiarezza sulla necessità di un superamento di ogni integralismo semplicistico da parte dei cattolici, sull'esigenza di fare i conti su scelte concrete, che sono spesso parziali e rimangono spesso opinabili. È vero che a livello di principio il cristiano deve intervenire in favore dei poveri; però: "Il discorso assai chiaro... ambienti culturali e sociali".
Evangelizz. E Porm. umana: docum. base n. 23.
Se i cristiani devono scendere nella storia reale e sporcarsi le mani con le scelte specifiche e opinabili questo significa che dovranno rischiare di sbagliare come gli altri mortali, dovranno imparare a tollerare altre scelte operative, non in contrasto con la Parola, altre letture della situazione diversa dalla loro. La sicurezza che deriva dall'ascolto della Parola di Dio non deve scivolare in atteggiamenti di intolleranza nell'ascoltare la parola degli uomini.
"Nasce qui la doverosa... divina e trascendenti." E ancora un invito alla tolleranza, a non strumentalizzare la Parola, a non far diventare la Parola un progetto umano: "La comunità cristiana... cultura offre".
C'è poi un invito che parte da Giovanni XXIII e esplode nel Vat. II: scoprire i segni dei tempi e farli camminare verso la redenzione. Mt. 16,1-4: Ascoltare i segni dei tempi! Se siamo chiusi, leggeri, superficiali nella Sua Parola, non comprendiamo nulla là dove Lui opera.
Dio è presente e opera nella storia contemporanea. Lavora in movimenti per la salvezza di tutto l'uomo, per i poveri, gli emarginati. Nella “Pacem in terris” molti segni: gli operai, donne, cultura, nuovo colonialismo: fino a che punto ha trovato la comunità cristiana in ascolto?
Poi altri segni dei tempi: liturgia, laici, solidarietà, partecipazione. Es. ancora: la droga, il terrorismo, la crisi energetica, quale risposta da noi? (sulla crisi energetica i cristiani non avrebbero motivo in più per testimoniare oggi la povertà? Ma come? È da studiare...). E i quartieri di città? Certo fare i conti sul serio con questi segni esige senz'altro un realismo critico notevole, richiede che entriamo sul serio nella storia, nei comitati, nei quartieri. Dobbiamo imparare tutti i dialetti: Ives Congar scrive: “segni dei tempi: chiaramente significa che dobbiamo riconoscere la storicità del mondo e della Chiesa stessa la quale, anche se separata dal mondo, è anche legata ad esso. Gli eventi del mondo devono avere un'eco nella Chiesa almeno che susciti delle questioni per essa. La Chiesa non avrà delle risposte adeguate e prefabbricate per ogni domanda e saprà che le risposte di un momento non possono essere semplicemente ripetute tante volte. Quando parliamo di segni dei tempi diciamo che i tempi stessi hanno qualcosa da insegnare a noi".
Dobbiamo quindi ascoltare la Parola, rispettare la Parola e, con la Parola, cercare di interpretare e orientare. Sono segni che ci chiamano; segni che vengono illuminati dalla Parola ma pure insegnano a noi come vivere la Parola oggi. Sono i segni che si incarnano nelle realtà quotidiane.
G. et Spes n. 4 : « è dovere... spesso drammatica".
Concludiamo questa meditazione e le altre due con l'indicazione del Vat. II sull'ascolto della Parola:
Bibbia e l'Eucarestia. Dei Verbum n. 21
Bibbia: regola suprema della fede. Dei Verbum n. 21
Bibbia: anima della teologia. Dei Verbum n. 24
Bibbia: anima della vita della Chiesa. Dei Verbum n. 21
Catechesi cristiana: dalla Bibbia. Dei Verbum n. 24.
Bibbia: il valore vitale dell'ascolto. Dei Verbum n. 21
Ministri della Parola: Dei Verbum n. 25
Pure i religiosi e i fedeli: Dei Verbum n. 25
Le attese del Concilio: Dei Verbum n. 26
E adesso, a questo punto, concludete voi. Che cosa ci vuole di più come dirittura, orientamento per la nostra vita?