Una provocazione:
“Le attese di solidarietà attorno a noi”
Il
volontariato non nasce per fare qualcosa per la gente e nemmeno per
riempire il tempo libero di chi non sa come spenderlo. Esso si pone come
una risposta a precise domande e a concreti bisogni. Il volontariato è
una risposta alle sconfinate attese di solidarietà di oggi e si collega
alle radici religiose della solidarietà stessa. Le radici della
solidarietà stanno nella comunione come dono e come vocazione.
Doc.
Cei n. 14: ”Comunione è quel dono dello Spirito per il quale
l'uomo…stessa comunione con il Padre, il…e nei fratelli il metro
profondo del suo rapporto con Dio”.
Solidarietà
dunque come risposta al dono e come vocazione nel fare comunità. La
solidarietà come risposta alla vocazione rende visibile il dono e lo fa
percepire all'esterno. Paolo VI diceva che il mondo ha bisogno di
testimoni più che di maestri e accoglie i maestri solo quando sono anche
testimoni. Ora quanto Paolo VI ci indica è la via che rende trasparente
il messaggio cristiano attraverso una comunità servizio come
testimonianza di carità. Doc. Cei n. 68: “Il servizio d'amore
intimamente vissuto dispone l'animo all'aiuto e al sostegno reciproco.
Questo amore è la migliore testimonianza da offrire al mondo e diventa
elemento basilare per l'efficacia dell'evangelizzazione.”
La
solidarietà nasce da questa radice del servizio di amore ed è reale se
si sviluppa soprattutto verso gli ultimi, perché qui è più grande il
vuoto d'amore.
Nel
doc. “La Chiesa Italiana e le prospettive del paese” si legge: n.[4]
“che la solidarietà si costruisce mettendo alla base gli ultimi; bisogna
decidersi a ripartire dagli ultimi. La presenza degli ultimi consente
alla solidarietà di arricchirsi, di essere duratura, di essere fondata
sui valori. Con gli ultimi noi raggiungeremo uno stile di vita diverso…e
demoliremo tutti gli idoli..denaro, potere, spreco ecc. e riscopriremo i
valori della giustizia sociale ecc. Alla luce del fin qui detto, tre
proposte di riflessione vi presento:
- L'esigenza di prendere coscienza delle attese di solidarietà che provengono dalle situazioni di più grave povertà.
- L'esigenza di dare corretta lettura ed interpretazione di queste attese.
- l'esigenza di raccogliere, come credenti, la provocazione che viene da queste attese.
- individuazione della povertà.
La
non conoscenza della povertà è molte volte un alibi al disimpegno. Non è
raro sentirsi dire da qualche associazione parrocchiale che “poveri in
parrocchia non ce ne sono”. È più giusto dire che non si sa dove abitano
e chi sono, facendo una distinzione tra i poveri del terzo mondo e i
poveri di casa nostra in quanto è diverso il contesto delle due povertà.
Chi sono i poveri di casa nostra? Da una ricerca risulta che in Europa i
poveri sono 30 milioni Povero è colui il cui reddito è metà e inferiore
alla metà del reddito medio. Di questi poveri in Italia ce ne sarebbero
8 milioni e 1600000 miseri. Misero è colui che ha un reddito inferiore
al terzo del reddito medio nazionale ad es. rimunerazione inadeguata,
disoccupazione, bassissima base pensionistica ecc. I nostri poveri in
genere, non sono gli accattoni ma gli anziani che hanno la sola pensione
dell'inps; fra le famiglie numerose dove esiste la disoccupazione o la
mal occupazione e i bimbi hanno fame.
Poi
vi sono gli immigrati clandestini nel senso che sono illegali, che
vivono nella precarietà assoluta, nella paura, molte volte sfruttati;
senza medici, in case impossibili!! Stipatissimi! E poi bimbi
abbandonati..che evadono l'obbligo scolastico! Ragazzi avviati al furto,
alla droga, alla prostituzione per ignoranza, mancata assistenza.
Questa è povertà radicale!
E
poi le maternità in difficoltà. È da ipocriti accusare di peccato e poi
non aiutare, abbandonare tante ragazze in difficoltà. Non è difficile
dire a queste ragazze che fanno peccato e urlare… ma se non facciamo
niente, siamo degli ipocriti!
Una
forma di povertà moderna: giovani che non possono sposarsi per mancanza
di casa e giungono a convivere in una coabitazione! Ma per dei
cristiani che hanno in città la seconda o terza casa, come è possibile
dormire tranquilli o andare a Messa con serenità?
E
poi ancora: pensiamo ai dimessi dagli ospedale psichiatrici. Dove le
famiglie sono impreparate, la società li emargina con una serie di
disagi che non finiscono più. Quanti suicidi fra queste persone! Si
sentono emarginati e disadattati.
E
poi gli anziani che non vengono accettati, valorizzati; agli
handicappati psichici, fisici, ignorati dall'opinione pubblica, che non
riescono ad entrare nel mondo del lavoro, che non hanno libertà:
pensiamo agli ammalati negli ospedali. In altri tempi vi erano i
mendicanti di fame: oggi ci sono i mendicanti di speranza, carenti di
motivazioni di vivere, gente che si chiede quale sia lo scopo per cui
vive. Ma non possiamo dimenticare i poveri del terzo mondo che mettono
in crisi tutta la nostra vita di occidentali e soprattutto gli stati.
Povertà assoluta ..!
Quanti esempi di povertà, malattia ..superabile se vi fosse..esempi ne conosciamo tutti.
Il
nostro primo problema base è quello di prendere coscienza della
povertà, scoprire la povertà, guardare dove si nasconde, quali volti ha,
da quali situazioni concrete emerge. E questo esame non può essere
fatto una volta e basta perché le situazioni si evolvono in
continuazione. Dobbiamo guardare verso il basso. Siamo in una situazione
curiosa: conosciamo il numero esatto dei vari prodotti, il numero degli
uccelli e di altri animali in una zona particolare ma non conosciamo il
numero degli analfabeti, bimbi abbandonati, disoccupati ecc. Giov.
Paolo II concludeva un suo discorso così “non abbiate occhi che per i
poveri”!
- Importanza di una lettura corretta.
Il
quadro della povertà non può essere una fotografia perché la povertà
non è uno status ma un processo di cui occorre interpretare il
dinamismo. Il quadro della povertà si costruisce continuamente perché è
vario e composito ma è fondamentale la conoscenza corretta per un
intervento appropriato.
Lo status dell'anziano appena va in pensione…
Lo status dell'handicappato che cresce..in famiglia..
Lo status del dimesso dall'ospedale psichiatrico..Poi ci sono fattori legati a interessi, tradizioni, mentalità..!
La lettura della povertà che si può fare è:
- quella fenomenologia: che si limita a guardare al problema e a dare una mano a risolvere ciò che appare.
- quella politica: di chi dà la colpa a tutti e fa grandi interventi polemici ma non si muove personalmente.
- quella scientifica: è una base di cui è necessario tener conto ma per noi cristiani è insufficiente.
-
quella sapienziale: provocata dalla fede e coinvolge tutta la persona. È
il Signore che ci interpella e che è nei poveri: “Avevo fame e mi..”
Ogni uomo che ha fame, ogni bimbo che muore mi interpella. E allora che
fare?
La
lettura sapienziale si esprime in termini di corresponsabilità. Come
Dio ha donato gratuitamente così noi dobbiamo..Il vero padrone di tutto è
Dio. C'è invece un modo di gestire il tempo, i soldi, lo studio, il
guadagno come se noi fossimo padroni in assoluto. Vivere della e nella
gratuità fa nascere il volontariato.
Ci
sono milioni di cristiani che vivono da padroni come durante la
contestazione qualcuno diceva:”il corpo è mio e lo gestisco…e da qui
l'aborto. Così si dice: il guadagno, la seconda casa, il conto in banca è
mio e ne faccio quello che voglio. È veramente un errore. Solo Dio è
padrone.
Di
fronte alla fame, alla miseria, ai disagi non possono esistere questi
discorsi. Se un ragazzo nel terzo mondo è avviato a perdere la vista, a
morire…è nostro problema e ciò che è tuo è di tutti, per la salvezza di
tutti. A questo punto si apre il grande capitolo del volontariato come
risposta da dare e diventare dono per gli altri. Non siamo liberi di non
dare! Non ci è lecito astenerci dal dono di noi e di ciò che abbiamo.
- Assunzione comunitaria di responsabilità.
La
responsabilizzazione è un dovere comunitario e non soltanto
individuale. La comunità è chiamata ad essere segno di novità nel mondo
attraverso la comunione e la solidarietà. L'unico segno di
riconoscimento che il Signore ci ha dato è la carità fraterna. Non è
segno di riconoscimento per gli uomini che non credono il celebrare
l'Eucaristia ma testimoniare che cosa è l'Eucaristia. L'esperienza
liturgica deve proiettarsi nell'impegno della carità e della giustizia e
i cristiani devono dare concreta testimonianza del loro essere
comunità.
Convertirsi alla comunità è convertirsi ad essere segno di novità nel mondo in maniera responsabile, personale.
Le attese di solidarietà dei poveri ci sospingono:
1)
ad essere vere comunità come emerge da Atti 2,42; 4, 32. La prima
comunità era nata dalla Parola e dall'Eucaristia. La conversione vera è
quella di essere un cuor solo, un'anima sola; non si tratta di un
cambiamento strutturale ma di arrivare a non considerare più proprio ciò
che si possiede. Nella prima comunità cristiana ciascuno era convinto
di essere dono agli altri e la comunità cristiana, in un mondo pagano,
diventava calamita per attirare nuovi credenti. Questo è il discorso del
volontariato. Noi dobbiamo interrogarci perché il mondo oggi trova
difficoltà ad entrare nelle comunità come allora! Nella società di oggi
siamo forse insignificanti? E cioè anche se non esistessimo più nessuno
se ne accorgerebbe? La logica della comunità è quella di ricostruire
ogni giorno la comunità, con tutti. La logica comunitaria vuole che si
metta al centro il problema e la realtà dei poveri. Nessuno deve
sentirsi emarginato, nessuno deve sentirsi tagliato fuori. È necessario
essere inventivi e dosare le proposte in rapporto alla maturità
raggiunta.
2) Presenza cristiana nel civile.
La
presenza cristiana è una presenza profetica e noi ci facciano carico
dell'essere comunità…e nel denunciare tutte le forza disgreganti.
Occorre essere presenti nel mondo. Occorre essere impegnati secondo la nostra professione, lealmente nel mondo.
La
nostra presenza quindi si fa voce critica per tutto ciò che è contro
l'uomo. La nostra presenza nei quartieri, consultori, centri di vita
scolastica, giornali, radio per far nascere la logica comunitaria e
combattere le forze disgreganti.
3) Presenze profetiche.
Occorre
inventare delle presenze profetiche. Ciò significa inventare delle
alternative portatrici di valori opposti a quelli consumistici e
disgregatori. Pace, amore, giustizia e servizio agli ultimi ecc. Occorre
attuare i segni comunitari di carità e di accoglienza!!! L'handicappato
è dono per tutti! Il volontariato è una strada maestra ma è anche una
rivoluzione culturale, importante. Qual è la nostra presenza oggi? In
che modo siamo segni e orientamento di speranza per tutti i poveri?