Per universitari 22-11-70.
Abbiamo meditato sulla dichiarazione: "Annunciamo la tua morte., proclamiamo la Tua risurrezione...". Il miglior modo per vivere questa dichiarazione che facciamo di fronte a tutti, per non essere dei superficiali... (tradizionalisti) o dei megalomani formalisti (dichiariamo e svuotiamo la dichiarazione con la nostra vita) è il capire il perché della sua morte e risurrezione. Con questo... se non erro, ci donava la potenza e salvezza di Dio. La nostra vita, dunque, deve (dopo la dichiarazione) portare alla potenza e salvezza di Gesù Cristo: continuare la sua stessa missione! In che modo? Non solo il Signore ci ha regalato la sua potenza e salvezza, ma ha voluto che la comunità dei discepoli, di coloro che lo seguivano e seguono, le potesse ancora rivelare e portare. Mettendoci allora in ascolto della Parola, scoprendo Cristo nel nostro lasciarci fare da Lui, cibandoci dell'Eucaristia scopriamo che la sua potenza e salvezza passa attraverso il Sacramento Comunità-Chiesa nella quale troviamo tutti gli altri sacramenti. Allora: far parte vitalmente della comunità-Chiesa, ricevere i sacramenti significa annunciare, proclamare la sua vittoria, la sua morte e risurrezione, il nostro essere salvi per Lui e portare, oggi, la sua potenza e salvezza.
Presentiamo allora questa lezione-meditazione per sottolineare l'importanza e necessità del nostro vivere la comunità, in comunione come risposta al sacrificio di Cristo e come annuncio solenne che Cristo Signore ci ha salvati, solo Lui può salvarci, Lui è il Salvatore.
Vivere la koinonia significa dichiarare con la vita, in una forma inequivocabile, che siamo stati salvati. Siamo salvati: con le conseguenze caratteristiche di coloro che si sentono salvi.
I che salva è la potenza di Dio 1 Cor. 2,43. La nostra comunità non nasce, non può nascere né deve nascere come frutto della nostra intelligenza o per alcune necessità o impegni urgenti. Nasce perché Lui ci ha chiamati, salvati e, allora, vogliamo rispondere insieme. Potremmo anche non fare alcuna attività insieme, come comunità, ma solo l'Ascolto della Parola, l'Eucaristia e l'invio. Ci stringiamo in comunione per Lui, perché è Lui che ci chiama per nome: ci interessa scoprirlo meglio, viverne gli indirizzi, essere come Lui vuole in tutti i nostri affanni e lavori. La comunione è un ritrovarci in Lui per poi ripartire per rivelare Lui.
- Bene l'avevano capito gli Apostoli: non predicheranno che Lui. Non attireranno per impegni urgenti, per cose da fare, ma solo riveleranno Lui attorno al quale si formeranno le prime comunità (fede... amore… solidarietà.... La povertà francescana verrà dopo prima c'era la solidarietà). I salvati.
- La potenza e salvezza di Dio è Gesù Cristo.
- Questa potenza e salvezza Gesù vuole continuarla nei secoli: istituisce una ecclesia (ekklesia) che riveli all'esterno la realtà salificante che tiene all'interno (per questo è "segno"!). Gesù infatti:
Gesù, nella sua vita terrena formò una comunità astraendola dalla grande massa che lo voleva vedere e ascoltare per i motivi più disparati. Egli riunì una cerchia di discepoli e li invitò ad un legame personale con Lui, anzi ad una comunità che divideva con Lui lo stesso destino e che oltrepassava di molto il rapporto esistente tra maestro e discepolo del mondo greco e rabbinico dell'A.T..
Sorse così la comunità dei discepoli, cioè di coloro che lo seguivano nel senso letterale (Mc. 10,21) o che credevano in Lui (Giov. 8,31; At. 6,1). Li mandò poi per il mondo con "potere e autorità” (Lc. 9,1) e su Pietro edificò, come su una pietra, la sua comunità (Mt. 16,18). A questa comunità promise lo Spirito di unità e di comunione che li doveva unire in comunità con lo Spirito (At. 2,17 s.) e in fraternità (2 Cor. 6,6) (Col. 1,8). Egli promise anche lo Spirito come Spirito di "verità", come consolatore e Testimone della propria presenza fino al suo ritorno (Giov. 15,15-17; 16,5-15). Per essi Egli imbandì un banchetto incomparabile che li doveva tenere uniti fino al suo ritorno (Lc. 22,16). A questa comunità Egli promise il Suo Regno. Questa comunità è "la nuova alleanza nel Suo sangue" (Lc. 22,20) è il nuovo popolo di Israele.
La nuova comunità si considerò fondata da Gesù, quale suo compimento (Mt. 16,18; At. 20,28; Rom. 6,3;1 Cor. 3,11; 8,6; Ec. 1,22; 2,20; 5,23-27; Col. 1,18) Gesù risorto mandò i rappresentanti di questa comunità, così come Lui era stato mandato dal Padre (Giov. 20,21) per fare discepoli tutti i popoli (Mt. 28,19).
+ I nomi e le immagini che vengono usate negli scritti rivelati danno tutti l'idea di comunità, popolo, assemblea.
a) ecclesia: in greco classico era l'assemblea plenaria del popolo nelle città-stato greche, l'assemblea dei cittadini convocati dall'"araldo".
Nei Settanta 96 volte su 100 viene usata quest'espressione per significare l'assemblea del popolo israelita.
In quest'espressione, per gli israeliti, non si voleva solo significare un'assemblea convocata, ma anche del suo risultato: una comunità fondata biologicamente e teocraticamente. "Il grande - Io".
- Questo "grande - Io" 72 volte su 100 presso i 70 è la traduzione di ekklesia dall'ebraico qahal (= Pietra): significa “comunità”. Pietro su questa pietra edificherò…
- In San Paolo 63 volte: è comunità di salvezza. (Su questo termine non per amore di   ma per dimostrare, con più forza, che cosa dovremmo essere) che si ritrova realmente per l'incontro liturgico: ascolto della Parola o convito dell'amore (1 Cor. 11,18; 14,4 ecc.) ecc.
- presenta una relazione particolare tra l'εκκλεσια e l'εκκλεσιαι, le quali non sono altro che l'espressione della Grande Chiesa: un grande io dalle molte membra. Si dirà, infatti, la Chiesa che è.... non la Chiesa di...
b) c'è poi il termine λαοσ = popolo di Dio significa: Es. 6,7; Lv. 26,12. Sull'elemento razza ha il sopravvento il termine religioso: di Dio: At. 15,14; 18,10; Rom. 9,25 ecc.
c) c'è ancora il termine σμα: un corpo con le sue membra: tutto San Paolo sottolinea questa espressione. Un concorpo insomma; una comunità che è un corpo unico.
d) un'altra immagine della Chiesa è Sposa. Forma un unico corpo con Cristo: unità e indissolubilità-fedeltà! In Os. 2,16-22; Ger. 2,2; Is 50,1. Cor. Ef. ecc.
e) e poi tante altre immagini: un solo ovile sotto un solo pastore: Mt. 26,31; una vigna Mt. 20,1-6; Casa di Dio vivente 1 Tim. 3,15; tempio di Dio: 2 Cor. 6,16; tempio dello Spirito Santo 1 Pt. 2,4; vite e tralci: Giov. 15,1-17; tutte le espressioni in Giov. del "manere": intima partecipazione alla vita di Cristo.
Tutte queste espressioni ci entusiasmano se pensiamo che sono per noi, sono da applicare a noi... noi..!
- e la sua potenza e salvezza passa attraverso noi solo quando siamo il "grande io". Così ha voluto il Signore!
- Teniamo presente che queste immagini che appaiono come segno sono tali perché una realtà interna, misteriosa è presente: Corpo è il sangue-comunità: una unità di intenti e di volontà: famiglia: il sangue. Comunità Chiesa: lo stesso spirito divino...
- Non solo segno di persone salvate ma "segno" della presenza della salvezza. Qui c'è la salvezza.
 
Negli Atti si sottolinea come la Chiesa fosse una comunità. Si parla, infatti, più di una volta di un "aggiungersi" di nuovi venuti alla comunità cristiana. In che modo si aggiungono? Accogliendo la Parola nella fede e facendosi battezzare. 2,41; 5,14; 11,24. Cornelio, con la sua famiglia, accoglie la Parola di Pietro... 10,44-48. E si aggiunge.
Per "aggiungersi" basta la fede! Non più la circoncisione come dirà il Concilio di Gerusalemme. La comunità cristiana si costruisce esclusivamente sulla fede che si esprime poi nel segno della fede: facendosi battezzare!
- Non ci sono condizionamenti culturali o razziali: basta l'adesione al Cristo, totale, personale.
- Per la fede realizziamo la comunità, non per altro: Gal. 3,26-28 "Tutti siete, per la fede, un essere solo in Cristo".
Per la fede si realizzava "il grande io". Nell'incontro eucaristico: siamo realmente una cosa sola! Il calice che noi viviamo non è... siamo una cosa sola! Per la fede si realizzava una comunità di beni: Atti 2,42-45. Per la fede erano un cuore solo ed un'anima sola. Nessuno era lasciata nell'indigenza: Atti 4,32-35. Una reale comunione che si viveva ad ogni livello. C'è da sottolineare che la comunione dei beni non ha nulla a che vedere con l'ideale della povertà propria della tradizione francescana. L'ideale cristiano qui non è la povertà, ma la solidarietà verso i fratelli. Le caratteristiche collette per le altre Chiese. (“Non si tratta di impoverirci, ma di rendere gli altri pari a noi...").
+ Anche il Vaticano II insisterà nell'immagine di Chiesa comunità come portatrice della potenza e salvezza di Dio, come volto storico "salvante" di Cristo.
Nella G et S n. 19-22-32-38-45 e soprattutto nella S. G. n. 2-3-4 si presenta la Chiesa come comunione di persone con la SS. Trinità; comunione misteriosa che si attua nel tempo come portatrice di salvezza!
+ Come portatrice di Salvezza: e infatti:
Non solo per la presenza.dello Spirito di Cristo: "sarò con voi..." "sarò in mezzo a voi..." ma fin dall'inizio si presenta come comunità missionaria a tutti i livelli. Dall'inizio delle libro degli Atti: 1,8: "sarete miei testimoni a Gerusalemme, fino all'estremità della terra". La sua missione: è la testimonianza da rendere a Cristo! Da quel momento si sprigiona una intensa azione evangelizzatrice: si invia, si parte, si predica.
Rom 1,1-6. Ef. 3,6!.
La comunità è missionaria nel suo essere profondo. Il suo essere sta nell'azione missionaria. Se non è missionaria non è comunità cristiana, non possiede Cristo, non crede! I membri della comunità sono costituiti veramente soggetti attivi della testimonianza di Cristo, missionari del Vangelo. Il ripiegamento della comunità su se stessa non sarebbe solo un'infedeltà e una colpa ma anche una negazione distruttrice di se stessa. Una comunità cristiana è tale solo se dà la sua vita per la salvezza di tutti, come Cristo la diede per tutti. Noi, infatti, continuatori di Cristo, questo dichiariamo durante la Santa Messa: o continuiamo ad essere superficiali o viviamo concretamente la missionarietà.
Nella cost. “Ad Gentes” è chiaro: come Cristo, mandato dal Padre ecc. così noi. Inviati, mandati per rivelare Cristo: è questa la nostra originalità: in tutto rivelare Lui. La sua morte e risurrezione: la riveliamo con la nostra vita. La comunità è al di là di ogni partito, e ideologia: deve rivelare Cristo salvezza: esigenza di Cristo, predicare che ciò che l'uomo cerca Cristo glielo ha donato. Lo completa.
In questa luce e per lo scopo della salvezza si comprendono i ministeri e carismi.
In Cristo e con Cristo e per Cristo re, sacerdote e profeta, per il battesimo tutto il popolo di Dio è regale, sacerdotale e profetico però con ministeri e carismi diversi. Con questi stessi la Chiesa si auto realizza - ministeri e carismi al servizio della salvezza, al servizio, quindi, della Chiesa-salvezza; salvezza per tutti.
Ministeri e carismi che si realizzano con il nostro essere servi Mc. 10, 43-45, schiavi; che evidenzia, in modo scioccante, il Signore, con la lavanda dei piedi. "Se io, il Maestro, vi ho dato l'esempio, anche voi..."
Allora quando noi pronunciamo, dichiariamo la morte e risurrezione del Signore, dobbiamo essere coscienti di vivere la comunione e la missione di Cristo, della Chiesa perché dichiariamo che oggi è questa la salvezza e dichiariamo, con la vita, di essere al servizio della salvezza.
II Per la fede (tutto inizia da qui) si pongono due compiti alla comunità perché possa essere salvezza (lo dichiariamo che vogliamo essere).
1) la continua traduzione del messaggio del Signore in un linguaggio odierno e comprensibile, in immagini oggi possibili, in metodi, in forme, in mezzi di catechesi sì dà essere, realmente e concretamente: "tutto a tutti per salvare, in ogni modo, alcuni". 1 Cor. 9,22.
(Facciamo sì la catechesi dominicale... ma è ancora poco... ed è portata avanti solo da pochi..!)
2) Il verificare continuamente se la comunità non viva forse uno stile che è in contraddizione con il Vangelo e con i tratti ricevuti dal Signore; se essa non faccia concessioni in contrasto con la sua essenza! (esame sull'amore, semplicità, solidarietà, ecc.).
Per la fede si autorealizza la comunità nell'amore e nella speranza. Per la fede prega, ama, spera. Ma questi sono doni di Dio. Allora sono i doni di Dio che formano la comunione. La comunione non è, quindi, un risultato di un nostro sforzo ma della grazia che si incarna là dove esiste buona volontà!
Lasciarci fare da questi doni..! C'è più Chiesa, più comunità là dove ci lasciamo fare da Dio, dove rispondiamo con più assiduità a Lui. Non, quindi, voglio raggiungere. Ma, mi lascio fare rispondendo, mi lascio assimilare, mi lascio attrarre; divento una cosa sola con Cristo.
Solo nella fede esiste la comunità del Signore! Deriva da Lui ed è a Lui orientata. Nasce dal suo costato, vive della sua Parola e del suo sacramento, accetta la legge della debolezza e della follia della croce, e il cammino della croce. Solo nella fede accettiamo di rimanere servi-schiavi... di donarci totalmente sentendoci al servizio di tutti...
Per la fede la nostra è una comunità di persone che liberamente aderiscono e vivono rapporti personali (scoprono, sperimentano, vivono...) e non una istituzione. Diventa solo tale e addirittura spersonalizzante quando vien meno la fede! La comunità vive un evento, un avvenimento che ci ha toccati personalmente, che ha sconvolto la nostra esistenza, che ha reso nuova l'esistenza e cammina di questa novità. È un camminare dentro una realtà che mi ha toccato e sconvolto. È sbalorditivo! In questa luce realizziamo ciò che sta a cuore a Dio e non un nostro indirizzo. L'opera da realizzare non è iniziativa e gloria nostra, ma sua. Dobbiamo lasciarci fare da Lui. E che ci fa è la sua Parola che duramente ci mette in crisi. Il cristianesimo non è, allora, un moralismo: ho fatto questo e non fatto quest'altro; qualcosa da fare e altro da non fare; ma è un lasciarci fare dalla Parola. Nella misura in cui ci lasceremo fare dalla Parola il comportamento nostro diverrà giudizio, testimonianza al mondo; sarà, infatti, la Parola incarnata a compiere il giudizio o la testimonianza e non una nostra iniziativa. La salvezza!!!
- È in questa luce che superiamo il dualismo: (l'invio!) Cioè una crescita nell'essere e una nel fare; perché sono cristiano devo agire così ecc.; ma un essere che agisce! Un essere che, appunto perché tale non può se non agire! Una vera ed autentica persona; una unità interiore operante all'esterno!
- Allora dichiarare pubblicamente: annunciamo... proclamiamo ecc. non facciamo altro che dire: noi oggi siamo Cristo che continua la sua missione e la sua passione nel mondo!
- Quale falsità però se non fosse vero!!!
Quando, quindi, pronunciamo queste espressioni non facciamo altro che dichiarare il nostro voler essere comunione con Cristo e i fratelli come Cristo vuole e portatori, oggi, della salvezza, donando alla comunità, totalmente, la nostra esistenza. Come Lui ha fatto!
Con la sua morte e risurrezione portava la salvezza e vuole portarla ancora attraverso la comunione. Annunciamo la sua morte e risurrezione con il nostro essere "comunione". Oggi ancora dobbiamo lasciarci fare, per continuare la potenza, salvezza, della Parola ed Eucaristia. Se la Parola ci trasforma. È l'Eucaristia che fa camminare. Nell'Eucaristia attualizziamo la sua morte e risurrezione, nell'Eucaristia, comunità per noi, continuiamo nella vita, come comunione, la sua morte e risurrezione. Lasciarci assimilare dall'Eucaristia!
Elementi che costituiscono la comunità.
- Lo Spirito.
- La Parola
- L'Eucaristia
- L'invio missionario.