Il metodo!
 
Nessuno nasce istruito. In genere c'è un maestro che aiuta a vivere e sviluppare i talenti. Così, ad es. per la inclinazione alla musica... è difficile diventare valido compositore senza guida. Lo stesso deve dirsi per la preghiera mentale. L'esigenza che l'uomo porta nel cuore non basta a renderlo senz'altro capace di colloquio con Dio; gli necessita un maestro. Innanzitutto il maestro per tutti è lo Spirito Santo. È Lui e soltanto Lui con le sue interiori illuminazioni, ispirazioni, mozioni che pone l'anima nelle condizioni di intendere la parola di Dio e la dispone a compierne la volontà. Tanta è però l'oscurità della nostra mente e la debolezza della nostra volontà che, oltre il maestro divino, si crea la necessità di un aiuto esterno che riesca a svolgere, completare quanto interiormente emerge e pulsa e indirizzarlo verso una vera ascesi cristiana. Da questo bisogno al pregare e dai suggerimenti degli asceti sperimentati ebbero origine tutto quel complesso di norme che chiamiamo: il metodo di meditazione.
"Per metodo, così padre Braun, rifacendosi a maestri di ascetica, intendiamo un insieme di indicazioni, più o meno collegate fra di loro, aventi lo scopo di guidare e condurre l'anima al limitare della contemplazione, prendendo in senso largo quest'ultimo termine. Indicazioni piuttosto generali che venivano offerte a molte anime, ma soprattutto ai principianti, per insegnare loro come regolarsi per entrare in orazione, perseverare, trarne profitto, come guidare le facoltà, suggerendo degli atti da compiere. In breve: orientando l'anima verso il fine, che è l'unione con Dio."
È vero che all'inizio non si seguivano metodi... ma Gesù sì! Si ritirava nel silenzio, alzava gli occhi... Poi gli asceti a poco a poco conobbero e sperimentarono indicazioni a ben pregare sempre più complesse e definite: e scrissero molto con considerazioni, precetti, studi sulla contemplazione! Via via che passarono i secoli si giunse a stabilire dei metodi veri perché, anche i meno provveduti, potessero battere senza pericoli e con sicurezza le austere vie della preghiera mentale, fino alle soglie della contemplazione. Molti i metodi lungo i secoli. Ciò che importa è conoscerne qualcuno tra i più comuni e sperimentati e tentare di perseverarvi, con buona volontà.
Noi ne riportiamo due: di sant'Ignazio - e il metodo di San Sulpizio che fu ideato dal cardinale Berulle.
Esposizione dei metodi. Pag. 790e 792 del Royo.
 
II°
Nulla di più utile e, ordinariamente, di più necessario di un metodo per imparare a pregare. Ma anche nulla di meno seducente. I numerosi atti da compiere, il momento esatto per far entrare in gioco la memoria, intelligenza, volontà, cuore; l'atteggiamento interno ed esterno da assumere, sia al principio della preghiera che alla fine; il richiamo alle varie virtù da esercitare (tutte le intricate situazioni teologiche ecc.) danno l'impressione di ostacolare piuttosto che di facilitare il colloquio con Dio. Nella realtà le cose stanno ben diversamente. È necessario lasciar passare la prima sgradevole impressione e mettersi a meditare seguendo docilmente il metodo, entrare in preghiera, fare quel che personalmente siamo capaci di fare, ascoltare Dio, cercare di parlargli con le parole che il cuore detta; non turbarci se il colloquio non esce, non fila... abituarsi ai "vuoti" dell'anima, sopportare l'aridità, combattere le distrazioni, senza perdere di vista il metodo, cercando di risolvere le difficoltà cercando di interpretare lo spirito piuttosto che la lettera e si scoprirà che il metodo è più facile e di aiuto che non all'inizio... Accade qualcosa di simile a ciò che succede quando, finalmente, scopriamo il segreto di un complicato meccanismo: tutto diventa chiaro..! Tutto ciò che era, appena prima, complicato, svanisce... tutto si chiarisce... interessante. E così nel metodo: sintetizzando e applicando scopriremo che tutto è secondo il naturale spirito umano che vuole rettamente approfondire e scoprire..!
E già ciò che pensavamo sul contegno esterno e interno, sul tempo e la durata, ecc.
Del resto gli atti consigliati dal metodo non è che debbano essere tutti fatti: basterà farli fino a che ci possano servire, alimentare il colloquio e la conversazione con Dio. Nulla di più controproducente di un metodo mentale preso alla lettera. Si corre il pericolo di restare irretiti, di prendere per fine ciò che è semplice mezzo... Dobbiamo sapere che l'oggetto principale da intendersi non è l'esercizio mentale in se stesso, il torturarsi la mente nello svolgere il soggetto della meditazione... quante angosce nel non riuscire ad approfondire un soggetto... ma la preghiera. La meditazione è un sussidio. I metodi sono formule: se ci servono e fino a quando servono..! Affinché i metodi possono giovarci hanno bisogno di essere integrati, vivificare dallo Spirito, alimentati... sarà lo Spirito a dirigerci verso Dio. Però attenzione: il metodo con tutta la sua pesantezza strumentale, con il pericolo di essere visto come un fine... resterà sempre il mezzo ordinario per interpretare il vocabolario di Dio... istruirci sul modello, sul suo stile... entrare nei suoi segreti.
Farne poco conto è cadere, spesso, nella pigrizia... anche il rifiuto di atteggiamenti esteriori (tarto mi vede Lui, Lui sa...) è presto cadere nella pigrizia e superficialità (mettersi invece alla Sua presenza…). Il meno che ci possa accadere è di battere per molto tempo, forse per lunghi anni, vie sbagliate (entrare in chiesa e sedersi...) impantanarsi nelle acque meste del vago, dell'impreciso; formarci un'idea di Dio o del suo mistero secondo il nostro sentimento anziché secondo la realtà; siamo attenti alla terra..! L'uso di un metodo ci aiuterà ad uscire dall'essere solo autodidatta, ma raggiungere una severa disciplina intellettuale; è uno sforzo ma troppo importante per non correre invano. Il pensare con disciplina è il più duro lavoro dell'uomo: Ecclesiaste 1,13. Ma è appunto nella disciplinata fatica della meditazione che l'uomo, aiutato dalla grazia, raggiunge la verità. J. Guitton scriveva: "Bisogna sempre rinunciare alle regole se si vuole raggiungere il fondo della propria arte. Ma bisogna prima possederle, le regole, per poterle scavalcare".
Quel che vale per l'arte in genere, vale per l'arte delle arti, quella di ascoltare, parlare e vivere della parola di Dio.
Il metodo può diventare la garanzia del successo.