“Se non credete, non sopravviverete”  Is. 7,9
 
Sembra che questo breve detto del profeta Isaia descriva bene la situazione di Israele nell'Antico Testamento di fronte alla pressante iniziativa divina, ai suoi segni, alle sue mediazioni umane.
Nell'Antico Testamento la condizione per vivere e sopravvivere davanti al Signore, che muove ed indirizza la storia umana chiamando gli uomini a collaborare, è la fede. Una fede così totale, plenaria, assoluta nella persona del Signore e verso la Sua opera, che somiglia, senza nessuna vera differenza, alla fede che Gesù chiede per essere salvi e che S. Paolo ribadisce quasi con violenza come condizione unica di salvezza.
Oggi esiste un uso scolorito dell'affermazione “io credo”. Qualcuno, ad esempio, dice “io credo” per esprimere qualcosa di probabile, un forse (credo che sia venuto). Inoltre si ha fede in persone, partiti, organismi che non meritano fiducia; oppure si ha fede nel progresso! Oppure si ha fede nell'umanità (anche in quella che compie genocidi), fino all'affermazione assurda “io ho fede in me stesso”. Nel campo religioso la fede per molti diventa fideismo. Si fanno anche grandi cose ma con una fede astratta che non trasforma la vita, basata su nozioni infantili della prima comunione. Si fanno anche atti di fiducia ma su quali basi?
Polemizzando su tutto ciò S. Paolo afferma che gli Ebrei per credere chiedevano dei “segni” che confermassero la loro fede; mentre da parte loro i Greci andavano speculando sulla sapienza. S. Paolo propone alla fede un  “segno” ed è quello della croce, sia come segno d'amore ma anche come nostra risposta. È attraverso la croce di Cristo che Dio ha mostrato al mondo la sua sapienza e la croce diviene il segno della fede e della salvezza. È la croce di Cristo che interpella, inquieta l'uomo, lo fa ragionare: è qui che Dio fa dono della fede, perché la fede è dono e grazia divina. Tutta la Bibbia è una storia dell'uomo che incontra e si scontra con i “segni”, croce e gioia, di Dio e la risposta è la fede storica. Non fede pensata a tavolino, ma continua scelta tra l'accettazione e il rifiuto di una proposta: es. [……..] il Siro.
Nell'Antico Testamento per fede spicca, per importanza e frequenza, il verbo ebraico “Aman”.
Aman significa: essere o stare saldo, sicuro, avere consistenza, essere attendibile, fedele. In forma passiva significa: essere sicuro, essere fiducioso su una testimonianza e assentirvi, porre fiducia in qualcuno, dire di si, credere. Alcuni derivati del verbo Aman: Enum = fedeltà, lealtà, autenticità.
 Amen = vero, certo, è così!  È assenso e convalida a chi sta parlando, è clausola che sanziona un giuramento, è clausola solennissima che sancisce una preghiera.
Amas = essere fermo, ardito, fisso, saldo, stabile, costante.
Batah = sentirsi sicuro, fidarsi, confidare.
Hazaq = essere o stare saldo.
La fede, grazia, fatto di Dio, è un amen ai segni di Dio, alla sua parola, ai suoi progetti. Innanzitutto c'è l'iniziativa di Dio, poi c'è la sua fedeltà e la sua misericordia. Non c'è avvenimento, fatto, persona che possa o sia riuscito a far desistere Dio dal suo progetto di amore ….  Non è Adamo, Caino, la torre di Babele, il Faraone.
A questo punto la fede diviene, nella risposta, un fatto dell'uomo!  L'amen dell'uomo. Nell'Antico Testamento come nel Nuovo, avere fede e credere è porsi in una posizione positiva di concreta fermezza e stabilità verso Dio; è dire amen, cioè pronunciare il proprio “si” fedele a Lui o a chi Egli invia. Questo perché la fede è globale, è esigente, investe tutto l'uomo, vuole grande serietà … e suppone queste realtà:
  • il convincimento. La fede ha una forte base oggettiva, il conoscere i segni … il ritenere per vero … il deciderci se ritornare … o come togliere tutto ciò che è di ostacolo.
  • La fiducia … che è confidenza, familiarità.
  • Obbedienza … alla Parola … procedere con Dio … abbandono.
  • La fedeltà … esclusività … pazienza … timore … amore … comunione … lode … culto!
  • Fede nell'uomo: cioè avere fede negli inviti del Signore, cioè fede nei vari profeti, nei vari mediatori della Parola. Gli esempi sono numerosi:
    • Sodoma e Gamorra avrebbero dovuto prestare fede sia a Lot che ad Abramo.
    • Israele deve prestare fede a Mosè se vuole essere salvato.
    • Israele deve prestare fede ai Profeti.
    • Ninive deve prestare fede a Giona.
Alcune qualità della fede:
  • immediatezza, davanti alla vocazione divina non si può rispondere “Signore aspettami, debbo ripensarci …” ; la fede è una svolta immediata e radicale.
  • Docilità e prontezza, che sono l'umiltà, l'obbedienza e la volontà decisa di vivere la fede.
  • Autenticità, non è possibile servire due padroni specialmente quando uno di essi è il Dio geloso, che ama la totalità e la sincerità, la fedeltà e l'amicizia.
  • Coscienza, una totale presenza a se stessi, il che significa stare continuamente alla presenza del Signore, del prossimo e dei suoi interessi, del mondo e delle sue necessità.
  • Irreversibilità, è la conseguenza dell'autenticità e del fatto che non vanno posti impedimenti o condizioni al rapporto di fede con il Signore; diversamente è Babilonia.
  • Espressione, la fede autentica va espressa nei vari modi che la relazione con il Signore comporta: nel culto, parole, azioni ecc.; una fede inespressa non è fede!
  • Escatologia, l'attesa infallibile e fermissima che tutte le Parole Rivelate avranno compimento nel momento in cui a Dio piacerà realizzarle.
La vita di fede è facilmente soggetta a delle negatività che si possono raggruppare sotto due grandi categorie, che in fondo sono un'unica realtà, di rifiuto e di peccato positivo.
a) il rifiuto: la fede di Israele è soggetta a continue tentazioni. Dice il suo amen definitivo, quindi … e poi la sua storia è piena di rifiuti. Si dichiara … e poi la sua vita è piena di compromessi, non ascolta, non rimane fedele: Es. 17,1-7 = acqua della rupe. Non ha fede in Dio provvidente: Es. 32,1-6 = il Signore tarda … adorazione del vitello d'oro. Num. 14 = non ha avuto fede … è l'inizio dei quarant'anni di vagabondaggio. Num. 16-17 = non si crede alla mediazione di Mosè e Aronne. Così rifiuta di avere un solo re nel Signore … 1 Sam. 2-10. Rifiuto da parte dei re di Israele di non fare alleanze con altri re stranieri, con conseguenze rovinose per il popolo. I profeti bolleranno a fuoco tale rifiuto: Ger. 44,15-19 e Ez. 33,30-33.
Sul piano individuale il caso clamoroso è quello di Giona che pur predicando la conversione … non ha fede nel Signore misericordioso.
b) il peccato positivo: il peccato è il rifiuto del Signore che si rivela nella storia. Il peccato è mancanza di fede. Rifiuto, mancanza di fede e rovina sono aspetti dell'unica realtà. Da alcuni esempi si vede la costanza della narrazione biblica nel delineare questo dramma dell'uomo:
 - Adamo non ha fede nella totale bontà del Signore, si lascia coinvolgere dai sofismi del serpente Gen. 3,1-8
 - Mosè non si sa per quale incertezza ma comunque viene escluso dalla terra promessa.
 - Israele ogni qual volta rifiuta di credere cade in rovina, guerre, pestilenze, dolori.  
Il peccato è sempre la mancanza di fede; peccato e fede si condizionano reciprocamente, infatti il peccato danneggia la fede mentre ogni mancanza di fede è sempre un peccato.
La nostra meditazione si apriva con l'avvertimento di Isaia: “Se non credete non sopravviverete”. Avvertimento duro, cupo!  La situazione in cui parla il profeta è storicamente individuata: Israele si trova drammaticamente di fronte a una scelta; o accetta l'assicurazione divina, cioè abbandonarsi al Signore mentre preme e minaccia la catastrofe che fa capo al re di Damasco (segno: O'Emmanuele), o cercare alleanze di altri re. Ora si tratta di fare un gran atto di fede ma così agendo sarà la salvezza. Se si farà alleanze con altre forze sarà la catastrofe. Ma viene accettata la seconda soluzione con le conseguenze …!
La fede è necessaria per non morire, per sopravvivere, per vivere.
Il Signore ama chi ha fede e procede nella vita insieme a Lui. L'uomo che ha fede ama il suo Signore ed esercita, anche senza saperlo, un atto di amore verso se stesso, in quanto procura il proprio bene. Come esempio su cui meditare guardiamo ad Abramo. La sua fede sta all'inizio di tutta la Rivelazione, come il “si” di fede di Maria sta all'inizio del nuovo popolo!  Gen. 12 e tutti i capitoli riguardanti Abramo. In sintesi:
  • Abramo è convinto della Parola del Signore e del suo contenuto reale anche se ancora invisibile e senza una precisa scadenza nel tempo; dunque Abramo riconosce che si tratta proprio del Signore che già gli ha parlato e non lo ha abbandonato, perciò decide la propria vita secondo questa parola, con un sacrificio ringrazia e si decide sempre solo per il Signore.
  • Abramo ha una fiducia totale che ha per oggetto la persona del Signore, la sua promessa e la realizzazione di questa. Egli si fonda solo sul Signore, ha piena confidenza con il Lui e assume un atteggiamento di familiarità rispettosa nei Suoi riguardi.
  • Abramo obbedisce in tutto, ascolta la Parola e su questa esprime la sua fede totale, si sottomette alla Parola vi aderisce e si abbandona a Dio in tutto.
  • Abramo manifesta la sua fedeltà al Signore in modo esclusivo e pazientemente agisce.
  • Abramo ha un sacro e timoroso amore per il Signore, ricerca la Sua comunione attraverso il sacrificio e il culto, ringrazia il Signore quale suo scudo con la preghiera.
  • Abramo fonda totalmente la sua speranza nel Signore, anche se non vede il realizzarsi pieno della promessa!  Verrà pure il tempo della terza promessa, ma quanta attesa!
La fede è dunque la risposta dell'uomo all'amore del Signore. Così sarà nel Nuovo Testamento: alla carità di Dio l'uomo risponde con il suo dono, la fede!
Così per Mosè, così per i profeti!  Risposta concreta, reale a precise chiamate ed indicazioni di Dio.
Qui inizia il nostro confronto … contemplazione … meditazione … preghiera. Fede come risposta ad un piano generale di Dio, fede per gli interventi - Parole, fede per l'intervento nella nostra vocazione e storia.