Questa newsletter settimanale propone un brano tratto dalle numerosi meditazioni presenti nei quaderni di Don Comelli. Se volete ricevere la newsletter, o volete segnalare le email di altri vostri conoscenti/amici che potrebbero essere interessati a riceverla, scrivete a info@doncomelli.it


37-2023

Domenica 29 ottobre
Le creature non servono che ad aumentare il vuoto del nostro cuore. Tutto ciò non lo si potrà percepire bene se non nell’altra vita, quando l’anima separata dal corpo, ha un desiderio quasi infinito di vedersi tutta investita da Dio; un tale desiderio, frustrato dall’attesa, fa soffrire al nostro spirito una pena quasi infinita.
(Dio solo ci può rendere felici – II)

36-2023

Domenica 22 ottobre
Anche se si dovessero raggiungere alte cariche, non si potrebbe essere interamente contenti. Cerchiamo perciò Dio, unicamente Dio, perché solo Dio può appagare ogni nostro desiderio.
(Dio solo ci può rendere felici – II)

35-2023

Domenica 15 ottobre
Noi assomigliamo a quelle persone prese da nausea che, assaggiata una vivanda, la rifiutano per prenderne un’altra… che lasciano quasi subito: non trovano nulla secondo il loro gusto. Ci gettiamo su tutto… senza raggiungere mai la felicità. Dio solo è il supremo bene che ci può rendere felici e noi ci illudiamo dicendoci: “se fossi in quel luogo… se avessi quel ufficio… quella persona perché ha… è veramente felice”! Vanità!!
(Dio solo ci può rendere felici – IV)

34-2023

Domenica 8 ottobre
Le creature vogliono fare le veci del nostro ultimo fine e noi stessi siamo i primi a voler essere “ultimo fine” a noi medesimi.

Le creature ci dicono: “accostati a me e ti renderò felice”. Noi prestiamo fede… e ci ritroviamo disgustati. E così di seguito, una seconda, una terza volta ci ripetono lo stesso invito… e noi ci lasciamo ingannare. Ma sarà così per tutta la vita? Da ogni parte veniamo sollecitati, lusingati, e ci promettono tante soddisfazioni… Sappiamo che sono menzogne, sono false promesse, eppure siamo sempre disposti a lasciarci sedurre. Ed è questo il motivo per cui non siamo mai contenti: aderendo alle creature esse ci allontanano da Dio gettandoci nella paura, nel turbamento, nella miseria; con Dio sarebbe la pace, la serenità, l’amore

(Dio solo ci può rendere felici – III)

33-2023

Domenica 1 ottobre
Quando fedelmente si contribuisce da parte nostra alla gloria che Dio vuol trarre da tutti gli esseri creati, Egli allora si comunicherà al nostro spirito per riempire il vuoto che sentiamo dentro di noi e per renderci felici. Se invece noi manchiamo di fedeltà, Egli ci lascerà in questo vuoto che, non riempito, costituirà la nostra somma miseria e tragedia
(Dio solo ci può rendere felici – II)

30-2023

Domenica 10 settembre
Inizia oggi la presentazione di una nuova meditazione, dal titolo: “Dio solo ci può rendere felici”

Dio solo ci può rendere felici. Dio solo è il fine di tutto!

Sentiamo nel cuore un vuoto che tutte le creature insieme non riuscirebbero a riempire. Esso non può essere colmato che dal Signore, nostro principio e nostro fine. Il possesso di Dio riempie questo vuoto, rendendoci felici, mentre la privazione di Dio lo abbandona, rendendoci infelici. Prima di riempire un simile vuoto Dio ci mette sulla via della fede, a questo patto: se noi lo consideriamo sempre come nostro fine ultimo, usando delle creature con moderazione e riferendo al suo servizio l’uso che ne facciamo.
(Dio solo ci può rendere felici – I)

29/2023

Domenica 30 luglio
Termina oggi la pubblicazione della meditazione sull’Eucarestia fonte primaria della carità. L’invio della newsletter riprenderà nel mese di settembre.
Tutto si completa in Gesù: Lc. 4,18-19!
“Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore.”
Il N.T. si è collocato in questa scia e ha prolungato l’insegnamento del’A.T.. La comunità cristiana ha compreso e ha sintetizzato nel banchetto eucaristico, soprattutto nel giorno del Signore, il momento forte di amore verso Dio e verso i fratelli bisognosi. Si tratta di metterci in questa linea e far diventare l’Eucarestia il momento più puro per la nostra prassi caritativa. Soprattutto verso chi si trova nel bisogno.
(L’Eucarestia: fonte primaria della Carità – XXVIII – fine)

28/2023

Domenica 23 luglio
c) Insegnamenti di Tobia al figlio.
Se si volesse trovare nell’A.T. un santo che ha vissuto in maniera perfetta la festa e la compassione per i poveri in stretta relazione è la figura di Tobia, per ciò che ha fatto o per quello che insegnava a suo figlio: “Dei tuoi beni fai elemosina. Non distogliere mai lo sguardo dal povero, così non si leverà mai da te lo sguardo di Dio”. E ancora: “Buona cosa è la preghiera con il digiuno e l’elemosina con la giustizia”.
(L’Eucarestia: fonte primaria della Carità – XXVII)

27/2023

Domenica 16 luglio
In Gesù, nel suo esempio, nel suo insegnamento, nella sua donazione completa, l’A.T. raggiunge il suo culmine e il suo compimento più perfetto e insuperabile. Ma per il tema che ci interessa non dobbiamo dimenticare la notevole elevatezza raggiunta dalla religione e dalla prassi ebraica testimoniata da tante figure e testi dell’A.T. che hanno influenzato anche la comunità cristiana e pongono in stretto legame culto e carità, senso della festa e soccorso ai poveri. Qualche testimonianza:
a) Pasqua per chi è nel bisogno.
È la più grande festa ebraica. All’inizio: offerta di un agnello a primavera … più avanti la celebrazione della grande liberazione … e il realizzarsi di un popolo. La festa, il grande memoriale serviva a rinsaldare l’alleanza con Dio e con tutto il popolo eletto. L’immolazione del capretto nel tempio e il banchetto in casa rafforzava l’intimità e si apriva ai vicini di casa … e si faceva ripetutamente menzione dell’invito ai poveri che si incontravano in quella circostanza o che si sapeva bisognosi.
(L’Eucarestia: fonte primaria della Carità – XXVI)

26/2023

Domenica 9 luglio
[Pasqua ebraica per chi è nel bisogno]
Il padre di famiglia pronunciava una formula, ancora oggi in uso, che diceva così: “Ecco il pane della miseria che i nostri padri mangiarono quando uscirono dall’Egitto. Chi ha fame, venga e mangi. Chiunque è nel bisogno venga, mangi e celebri la Pasqua con noi”. Il tempio di Gerusalemme in questa occasione diventava meta e centro di pellegrinaggi anche da lontano: quindi anche di poveri! Per questo nella notte le porte rimanevano aperte ed erano previste speciali distribuzioni di elemosine. Del resto questo veniva anche settimanalmente fatto: una cassa raccoglieva offerte, una speciale attenzione per i poveri vergognosi! Non si concepiva una festa senza uno speciale pensiero e soccorso per i poveri o i fratelli più bisognosi
(L’Eucarestia: fonte primaria della Carità – XXV)