Questa newsletter settimanale propone un brano tratto dalle numerosi meditazioni presenti nei quaderni di Don Comelli. Se volete ricevere la newsletter, o volete segnalare le email di altri vostri conoscenti/amici che potrebbero essere interessati a riceverla, scrivete a info@doncomelli.it


25/2023

Domenica 2 luglio
In Gesù, nel suo esempio, nel suo insegnamento, nella sua donazione completa, l’A.T. raggiunge il suo culmine e il suo compimento più perfetto e insuperabile. Ma per il tema che ci interessa non dobbiamo dimenticare la notevole elevatezza raggiunta dalla religione e dalla prassi ebraica testimoniata da tante figure e testi dell’A.T. che hanno influenzato anche la comunità cristiana e pongono in stretto legame culto e carità, senso della festa e soccorso ai poveri. Qualche testimonianza:
a) Pasqua per chi è nel bisogno.
È la più grande festa ebraica. All’inizio: offerta di un agnello a primavera … più avanti la celebrazione della grande liberazione … e il realizzarsi di un popolo. La festa, il grande memoriale serviva a rinsaldare l’alleanza con Dio e con tutto il popolo eletto. L’immolazione del capretto nel tempio e il banchetto in casa rafforzava l’intimità e si apriva ai vicini di casa … e si faceva ripetutamente menzione dell’invito ai poveri che si incontravano in quella circostanza o che si sapeva bisognosi.
(L’Eucarestia: fonte primaria della Carità – XXIV)

24/2023

Domenica 25 giugno
Questo è il messaggio primitivo autentico. Fa male osservare come a poco a poco tutto sia stato ridotto a un rito, ma senza questo aspetto della carità anche il rito non ha purtroppo valore. S. Giovanni Crisostomo ancora osserva: “Mettete da parte qualche cosa e fate della vostra casa una chiesa, il recipiente che raccoglierà l’elemosina sarà la cassa. Fatevi spontaneamente custodi dei poveri. È la vostra carità che vi conferisce un tale sacerdozio”. Come a dire che con la carità nasce il sacerdozio dei fedeli. Come Cristo si è donato nell’Eucarestia e diviene sacerdozio, così noi ci doniamo ai fratelli: sacerdozio …!
S. Agostino afferma che tutto è inutile nella tua offerta all’altare se non porti te stesso o se non offri la tua vita reale.
Unico servizio = nascita della diaconia nella Chiesa. Il diacono, un unico servizio: all’altare e alle mense.
(L’Eucarestia: fonte primaria della Carità – XXIII)

23/2023

Domenica 18 giugno
3) Unità tra fede, rito e vita.
Il N.T. colloca nello stesso contesto dell’ultima cena l’istituzione dell’Eucarestia, la lavanda dei piedi, la proclamazione solenne del comandamento nuovo della carità, fino alla preghiera: “che tutti siamo una cosa sola”. È una unità superiore che si richiede tra fede – rito e vita, la predicazione di S. Paolo ai Corinzi per la colletta a favore di Gerusalemme, ricomponendo l’unità! La lezione non andò perduta. Infatti leggendo la descrizione che S. Giustino fa della celebrazione eucaristica, 150 d.C., possiamo conoscere con precisione lo svolgimento della messa e arrivati alla comunione per i presenti e attraverso i diaconi agli assenti, prosegue: “i ricchi e quelli che lo vogliono, ciascuno a sua scelta, offra quello che intende dare e, quanto si raccoglie, viene consegnato a chi presiede ed egli soccorre gli orfani, le vedove, i malati, i bisognosi, i carcerati, i pellegrini e, in una parola, si prende cura di chi è in necessità”. Al principio e alla fine del brano, S. Giustino avverte che questo avveniva regolarmente nel “giorno del sole”, com’egli chiama la domenica.
(L’Eucarestia: fonte primaria della Carità – XXII)

22/2023

Domenica 11 giugno
Purtroppo attorno alla presenza reale eucaristica abbiamo costruito cattedrali di teologia, di arte e di grande sfarzo, mentre per il bisognoso, sempre sacramento di Cristo e decisivo per la nostra salvezza, ci siamo accontentati di qualche pia esortazione o stiracchiata elemosina. La scissione Eucarestia – carità è una delle più grandi disavventure capitate alla Chiesa dal tempo dell’obbligo del precetto festivo!
(L’Eucarestia: fonte primaria della Carità – XXI)

21/2023

Domenica 4 giugno
2) Presenza reale.
Questa correlazione tra carità e culto raggiunge il suo culmine nel N.T. quando Gesù fa suo l’insegnamento profetico di Osea 6,6 = Dio gradisce più la bontà del sacrificio. Così per noi cristiani è assurdo voler trovare Cristo reale sotto le specie.. e non nei fratelli poveri. È rivolta a Lui ogni opera di carità o a Lui rifiutata! S. Giovanni Crisostomo: è inutile onorare con sforzo la Chiesa se si lascia fuori dalla porta a morire di fame e di freddo il povero! “Colui che ha detto: questo è il mio corpo …, è lo stesso che ha detto: avevo fame … e mi avete … o non mi avete …”.
(L’Eucarestia: fonte primaria della Carità – XX)

20/2023

Domenica 28 maggio
Tre osservazioni prendiamo in considerazione.
1) Frequenti scambi di linguaggio.
E’ stato osservato tante volte dagli esegeti come il linguaggio della carità e quello del culto siano accostati spessissimo tanto da essere usati indifferentemente l’uno o l’altro = carità, ostia, offerta, sacrificio.
I doni inviati a S. Paolo dai Filippesi sono “un profumo di soave odore, un sacrificio accetto e gradito a Dio”, Fil. 4,18. Così in Eb. 13,16: la condivisione dei beni diventa un sacrificio gradito a Dio. Nella Didascalia Apostolorum: se arriva un povero e non c’è più posto … il Vescovo vada a sedersi per terra ma lasci il posto al povero che rappresenta Cristo! Prassi disattesa purtroppo, con i banchi riservati … i  matronei per i nobili ecc…
(L’Eucarestia: fonte primaria della Carità – XIX)

19/2023

Domenica 21 maggio
Da quanto esposto finora, risulterà chiaro che anche il campo più specifico dell’amore e del servizio verso i poveri, non poteva essere sentito come qualcosa di marginale in rapporto a ciò che veniva celebrato specialmente nel contesto dell’assemblea domenicale, ma bastava essere compresi di ciò che si faceva per tirare tutte le conseguenze nella vita pratica. Se si studia attentamente la ricchezza e la profondità del N.T. (influenzato e orientato dal A.T.) sul senso strettissimo che corre tra la celebrazione liturgica e la sensibilità verso i bisogni dei poveri, si resta stupiti che in certe epoche della Chiesa (anche oggi) i due ambiti siano estranei, oppure si incontrano occasionalmente solo in certe circostanze.
(L’Eucarestia: fonte primaria della Carità – XVIII)

18/2023

Domenica 14 maggio
I Padri sottolineano l’unità che si crea con l’Eucarestia: “come questo pane … sui monti, così il vino … nell’Eucarestia veniamo a formare un solo corpo con Cristo e tra noi”. Così nel concilio Vaticano II P.O. n.31 nessuno manchi mai alla riunione domenicale. Agli assenti, se malati, veniva inviata l’Eucarestia perché nessuno doveva essere escluso dall’unità. Da qualunque parte si guardi l’Eucarestia, appare sempre e ovunque come il vero centro e principio attivo di comunione fraterna.
(L’Eucarestia: fonte primaria della Carità – XVII)

17/2023

Domenica 7 maggio
Riunirsi insieme per pregare insieme, professare la stessa fede, cantare insieme, mostrare negli stessi gesti la profonda comunione esistente fino al culminare con il gesto ardito del bacio della pace e di riconciliazione fraterna che prelude immediatamente alla comunione con Cristo centro e fonte di unità per tutti. L’amen che si dice alla comunione è la sottoscrizione al ricevere il corpo di Cristo e alla comunione con tutti i fratelli …!
(L’Eucarestia: fonte primaria della Carità – XVI)

16/2023

Domenica 30 aprile
La riunione domenicale era sentita non come un adempimento giuridico per “assistere alla messa e soddisfare il precetto”, ma come un essere Chiesa e voler essere e fare Chiesa con i fratelli: una piccola convocazione della grande convocazione che è la Chiesa tutta. Non si va al Cristo saltando la comunità ma facendo comunità con i fratelli.
(L’Eucarestia: fonte primaria della Carità – XV)