
Newsletter 28/2015
Newsletter 27/2015
Domenica 25 ottobre
La meditazione sulla misericordia di Dio è molto importante perché ci spinge ad entrare nella operatività sia della contemplazione attiva della misericordia divina, sia come caratteristica del nostro operare nel mondo oggi. Secondo me, soprattutto oggi, abbiamo bisogno di misericordia, abbiamo bisogno di educarci alla misericordia: noi, i fratelli tutti hanno bisogno più di perdono, di luce, di inviti, di opere che di castighi, denunce, rimproveri! Con la misericordia ci commuoviamo; con il rimprovero rimaniamo sconcertati perché forse neanche ne capiamo il motivo!
(Dives in misericordia – II)
Newsletter 26/2015
Mentre si avvicina l’inizio del Giubileo della Misericordia, proponiamo una nuova meditazione in cui Don Comelli commentava l’enciclica “Dives in misericordia”
Certo, l’ascolto serio della Rivelazione ci porta a scoprire noi stessi, chi siamo, perché così siamo fatti, per chi siamo fatti, la finalità dell’esistenza; la Rivelazione è la spiegazione dell’uomo. Ma è pure la scoperta di Dio! In tutto il corso biblico troviamo il più bello e interessante attributo di Dio: la misericordia.
(Dives in misericordia – I)
Newsletter 25/2015
Domenica 11 ottobre
La conclusione di quanto abbiamo detto può essere la seguente: è veramente capace di ascolto, di comprensione spirituale della Parola di Dio, solamente colui che ama il Signore e quindi vive della sua Parola, che incarna con quella integrità che rende il nostro amore sempre più conforme a quello che Lui ha dimostrato per noi.
(Urgenza dell’ascolto della Parola – XIX – fine)
Newsletter 24/2015
Domenica 4 ottobre
Amare Dio significa ascoltare la Parola. Ascoltare la Parola rettamente significa amare Dio!
Per cogliere tutta l’importanza di questo Shemà è bene riprendere le tre facoltà con cui dobbiamo amare Dio nell’interpretazione dei maestri rabbini del II sec. d.C.. Se si è già detto “con tutto il cuore”, che ragione c’è di aggiungere con tutta l’anima e la forza? I maestri rabbini dicono: “con tutta l’anima”, significa perfino se Egli ti strappa l’anima; cioè fino al martirio e alla morte. Con tutta la forza: “con tutti i tuoi beni”. C’è di che esaminarci: sono le esigenze dell’amore di Dio. Cioè devi amare Dio fino a dare i tuoi beni e la tua vita!
(Urgenza dell’ascolto della Parola – XVIII)
Newsletter 23/2015
Domenica 27 settembre
“Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze”. Questo Shemà ci dice, in sintesi, che senza una fede assoluta nella unicità di Dio e senza un amore radicale per Lui, il nostro cuore rimane chiuso all’ascolto della sua voce. Il centro segreto, la chiave nascosta di tutta la teologia biblica dell’ascolto sta qui: il vero ascolto deve essere precisamente un ascolto fatto con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze. Non può essere se non così. È infatti Dio che parla e non un uomo qualunque: “badate a come ascoltate”.
(Urgenza dell’ascolto della Parola – XVII)
Newsletter 22/2015
Domenica 20 settembre
All’inizio del cap. 6 del Deuteronomio si legge l’ ”Ascolta” per eccellenza, che è la confessio fidei di Israele in Jahvè e nello stesso tempo l’affermazione del comandamento più grande della legge, quello dell’amore di Dio: Deut. 6, 4-5 “Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze”.
Questa duplice proclamazione costituisce uno dei punti focali su cui è costruita la preghiera sinagogale, dopo la distruzione del tempio. Nella recitazione quotidiana dello Shemà, ogni israelita si pone una mano davanti agli occhi per significare che il mistero di fede annunciato da queste grandi parole è un mistero accessibile all’ascolto e non alla visione; per dire a se stesso che deve fidarsi ciecamente della Parola di Dio e in questa deve trovare la sua fiducia e la sua prassi.
(Urgenza dell’ascolto della Parola – XVI)
Newsletter 21/2015
Domenica 13 settembre
Dopo la pausa estiva riprende la pubblicazione settimanale della newsletter, proseguendo la meditazione sull’Ascolto della Parola.
La vera radice della obbedienza non si trova tanto nella conoscenza dei comandamenti ma nella fiducia, nell’amore verso colui chi ti parla e nel sapere che le sue parole sono per la nostra piena valorizzazione e libertà. Questo vuol dire ancora, per nostra meditazione, che l’ascolto fatto per fare, l’ascolto fine a se stesso, la conoscenza per la conoscenza, non trasformano l’esistenza e non portano alla fedeltà e all’obbedienza alla sua Parola. Ci lascia intellettuali, non trasformati. Se è vero che solo l’ascolto della Parola di Dio rende possibile una prassi che le sia conforme, è altrettanto vero che solo se siamo impegnati in questa prassi ci è reso sempre nuovamente possibile l’ascolto. Dunque nella Scrittura noi troviamo sia l’invito ad ascoltare per fare, sia quello a fare per ascoltare. Mentre il primo sottolinea che l’ascolto deve orientare e comandare il nostro agire, il secondo ci ricorda che la prassi ci fa intendere meglio l’ascolto. La prassi diviene così la misura della verità dell’ascolto.
(Urgenza dell’ascolto della Parola – XV)
Newsletter 20/2015
La pubblicazione della newsletter viene interrotta per la pausa estiva, riprenderà nel mese di settembre.
Domenica 7 giugno
In Es. 24,7 (“Tutto ciò che ha detto il Signore noi lo faremo e lo ascolteremo”) abbiamo una sorpresa: la prassi precede l’ascolto!
L’acuta intelligenza spirituale dell’esegesi giudaica di questo testo lo ha sempre considerato come un insegnamento capitale sulla vera obbedienza alla Torah. È da questo testo che è nato il racconto secondo cui Dio offrì la sua legge a tutti i popoli del mondo prima di Israele. Alla sua domanda se essi fossero disposti ad accoglierla, tutti risposero di volere prima conoscere ciò che vi era scritto per sapere se vi si potessero impegnare. Soltanto Israele non pose a Dio alcuna condizione preliminare di conoscenza, non volle misurare in anticipo le proprie forze, accettò tutto il rischio di quel dono a caro prezzo e rispose: “Noi lo faremo”, ancor prima di conoscere e ascoltare.
(Urgenza dell’ascolto della Parola – XIV)
Newsletter 19/2015
Domenica 24 maggio
Nel racconto di conclusione dell’alleanza sinaitica che si legge nel libro dell’Esodo, dopo che Mosè ebbe messo per iscritto e riletto pubblicamente il documento dell’alleanza, ossia i dieci comandamenti, tutto il popolo rispose con una sola voce: “Tutto ciò che ha detto il Signore noi lo faremo e lo ascolteremo” Es. 24,7.
È una solenne dichiarazione collettiva di fedeltà all’alleanza e si esprime con le stesse parole di Deut. 5,27 (“Accostati tu e ascolta tutto ciò che il Signore, nostro Dio, dirà. Tu ci riferirai tutto ciò che il Signore, nostro Dio, ti avrà detto: noi lo ascolteremo e lo faremo”), riferite dopo la proclamazione del decalogo. In ambedue i casi ascoltare e fare la Parola vengono associati per dichiarare che l’impegno del popolo non deve limitarsi all’ascolto ma richiede una prassi corrispondente.
(Urgenza dell’ascolto della Parola – XIII)