
Newsletter 18/2015
Domenica 17 maggio
Ascolto = evento straordinario.
Ascoltare la voce del Signore resta sempre un evento straordinario che sfugge al controllo umano e determina delle situazioni critiche di giudizio. Non si può rimanere neutrali di fronte alla Parola: essa crea in noi la conversione o si crea la chiusura del cuore. In questo contesto si deve capire la richiesta del popolo che ci siano dei mediatori autorizzati, rappresentanti dalla figura profetica e sacerdotale di Mosè, che spieghino al popolo la Parola di Dio: “Accostati tu e ascolta tutto ciò che il Signore, nostro Dio, dirà. Tu ci riferirai tutto ciò che il Signore, nostro Dio, ti avrà detto: noi lo ascolteremo e lo faremo” (Deut. 5,27). È un avvertimento quanto mai opportuno anche oggi, che vi siano dei mediatori della Parola per una interpretazione spirituale dei desideri di Dio. Un ascolto indisciplinato e occasionale, compiuto senza un’adeguata guida spirituale e senza il rigore richiesto da ogni ricerca seria, rischia assai facilmente di risultare un’esperienza negativa; una esperienza di morte anziché di vita.
(Urgenza dell’ascolto della Parola – XII)
Newsletter 17/2015
Domenica 10 maggio
Un’ottima pista di meditazione in Deut. 5 è il capire che ascoltare vuol dire morire. “Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l’uomo sulla terra e da un’estremità all’altra dei cieli, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l’hai udita tu, e che rimanesse vivo?” (Deut. 4,32-33) “Ma ora, perché dovremmo morire? Questo grande fuoco infatti ci consumerà. Se continuiamo a udire ancora la voce del Signore, nostro Dio, moriremo. Chi, infatti, tra tutti i mortali ha udito come noi la voce del Dio vivente parlare dal fuoco ed è rimasto vivo?” Deut. 5,25-26.
Muori nella carne per far vivere lo Spirito, è una transustanziazione. L’ascolto è per cambiare, è per morire, è per rinascere a nuova vita. “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv. 12, 24). Ascoltare e non morire a noi stessi, ai nostri progetti, è perdere tempo, è prendere in giro il Signore. È chiuderci alla Grazia di Dio.
(Urgenza dell’ascolto della Parola – XI)
Newsletter 16/2015
Domenica 3 maggio
Una adorazione che non porti, nell’ascolto, ad impegnarci “su noi” e verso i fratelli, è preghiera falsa ed alienante. L’ascolto è un’esperienza aperta e senza limiti. “Se uno dice: «Io amo Dio» e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede” 1 Gv. 4,20.La religione biblica è una religione dell’ascolto e non esiste ascolto senza risposta: nasce così la nostra responsabilità morale! L’idolo lo si contempla o lo si prega ma non fa nascere la risposta morale perché non parla.
(Urgenza dell’ascolto della Parola – X)
Newsletter 15/2015
Domenica 26 aprile
La religione biblica è una religione dell’ascolto e non esiste ascolto senza risposta: nasce così la nostra responsabilità morale! L’idolo lo si contempla o lo si prega ma non fa nascere la risposta morale perché non parla. Non c’è ascolto nell’idolo. Il dio idolo che immaginiamo o preghiamo, è una alienazione della realtà (abbiamo soddisfatto un dovere con la Messa domenicale?!) ma il Dio biblico che parla ci inchioda nelle nostre responsabilità, soprattutto verso i fratelli.
(Urgenza dell’ascolto della Parola – IX)
Newsletter 14/2015
Domenica 19 aprile
L’ascolto, al contrario del vedere, cioè della visione, è sempre un’esperienza aperta che non può esaurirsi in se stessa ma richiede lo sforzo della risposta, richiede la realizzazione della parola udita. In tutta la Scrittura, quando Dio parla, raramente lo fa per dirci qualcosa di sé ma è per dire all’uomo che cosa lui deve fare.
(Urgenza dell’ascolto della Parola – VIII)
Newsletter 13/2015
Domenica 12 aprile
L’ascolto richiede, quando non si vede la persona che parla, una grande fiducia in colui che parla. Se la vedessimo tutto si semplificherebbe, ma l’ascoltiamo solo. Questo significa che la nostra esperienza spirituale viene posta sotto il rischio della fede. Credere solo per l’ascolto, senza vedere “Beati quelli che pur non avendo visto crederanno” (Gv. 20, 29). Credere ciò e sperare nella realizzazione delle promesse del Signore, anche se oggi non siamo in grado di vederne la realizzazione. È un enorme fidarsi della Parola. Tutto ciò dovrebbe guarire il nostro desiderio di sicurezza… è la Parola il fondamento della fede.
(Urgenza dell’ascolto della Parola – VII)
Newsletter 12/2015
Newsletter 11/2015
Domenica 29 marzo
Ogni volta che ascoltiamo la Parola non sono ricordi storici ma è legge per oggi. Ogni volta che si proclama la Torah si ripete in qualche modo l’evento originario prodottosi sul Sinai: “Il Signore vi parlò dal fuoco; voi udivate il suono delle parole ma non vedevate alcuna figura: vi era soltanto una voce” Deut. 4,12.
Dunque la Rivelazione di Dio sta nell’ascolto. Da questo evento fondamentale ed esemplare per ogni ascolto della Parola, l’insegnamento più importante che ne traiamo è il seguente: di Dio noi abbiamo una esperienza di ascolto, non di visione. È proprio in ragione anche di questo la proibizione di costruire immagini, Deut. 4,15 e 5,8ss. Jahvè non si è rivelato ad Israele facendogli vedere il suo volto ma facendogli udire la sua voce! Nessuna delle cosiddette visioni teologiche dell’Antico Testamento ha mai la pretesa di descriverci il volto di Dio. Lo si vede solo di spalle (Es. 33,23) o solo dai piedi in giù (Es. 24,10) oppure se ne intravede solo il lembo del vestito (Is. 6,1); tutte espressioni figurate e forse anche sottilmente ironiche per affermare l’impossibilità della visione e quindi la rivelazione solo nell’ascolto.
(Urgenza dell’ascolto della Parola – VI)
Newsletter 10/2015
Domenica 22 marzo
All’inizio del capitolo 4 del Deuteronomio la formula “Shemà Israel” riceve un’importante connotazione: cioè le antiche parole della legge vengono attualizzate “nell’oggi”, nell’ora della vita del popolo. “Ora, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, affinché le mettiate in pratica”. Tutto questo è molto importante per noi, per la nostra meditazione, perché ogni Parola rivela valore oggi! Quindi è sempre nuova ogni giorno e ogni qual volta viene proclamata è sempre come se fosse la prima volta che viene udita: “Il Signore non ha stabilito questa alleanza con i nostri padri, ma con noi che siamo qui oggi tutti in vita” Deut. 5,3. È scioccante tutto ciò! È straordinario!
(Urgenza dell’ascolto della Parola – V)
Newsletter 9/2015
Domenica 15 marzo
Per convincerci dell’importanza capitale dell’ascolto iniziamo con l’approfondimento di qualche passo scritturistico, Deuteronomio capitoli 4-5-6 soprattutto. Il termine “Shemà Israel”, in questo libro ritorna per circa 80 volte. Sono questi capitoli del Deuteronomio che ci offrono delle indicazioni estremamente profonde e suggestive per una teologia biblica dell’ascolto. Nell’economia di tutto il libro questa insistenza vuol essere una preparazione ad ascoltare proficuamente tutta la legge che poi esporrà. “Ascolta Israele”: non si tratta di un ascolto personale o privato ma ecclesiale, liturgico a cui è chiamato tutto il popolo.
(Urgenza dell’ascolto della Parola – IV)