Questa newsletter settimanale propone un brano tratto dalle numerosi meditazioni presenti nei quaderni di Don Comelli. Se volete ricevere la newsletter, o volete segnalare le email di altri vostri conoscenti/amici che potrebbero essere interessati a riceverla, scrivete a info@doncomelli.it


34-2023

Domenica 8 ottobre
Le creature vogliono fare le veci del nostro ultimo fine e noi stessi siamo i primi a voler essere “ultimo fine” a noi medesimi.

Le creature ci dicono: “accostati a me e ti renderò felice”. Noi prestiamo fede… e ci ritroviamo disgustati. E così di seguito, una seconda, una terza volta ci ripetono lo stesso invito… e noi ci lasciamo ingannare. Ma sarà così per tutta la vita? Da ogni parte veniamo sollecitati, lusingati, e ci promettono tante soddisfazioni… Sappiamo che sono menzogne, sono false promesse, eppure siamo sempre disposti a lasciarci sedurre. Ed è questo il motivo per cui non siamo mai contenti: aderendo alle creature esse ci allontanano da Dio gettandoci nella paura, nel turbamento, nella miseria; con Dio sarebbe la pace, la serenità, l’amore

(Dio solo ci può rendere felici – III)

33-2023

Domenica 1 ottobre
Quando fedelmente si contribuisce da parte nostra alla gloria che Dio vuol trarre da tutti gli esseri creati, Egli allora si comunicherà al nostro spirito per riempire il vuoto che sentiamo dentro di noi e per renderci felici. Se invece noi manchiamo di fedeltà, Egli ci lascerà in questo vuoto che, non riempito, costituirà la nostra somma miseria e tragedia
(Dio solo ci può rendere felici – II)

30-2023

Domenica 10 settembre
Inizia oggi la presentazione di una nuova meditazione, dal titolo: “Dio solo ci può rendere felici”

Dio solo ci può rendere felici. Dio solo è il fine di tutto!

Sentiamo nel cuore un vuoto che tutte le creature insieme non riuscirebbero a riempire. Esso non può essere colmato che dal Signore, nostro principio e nostro fine. Il possesso di Dio riempie questo vuoto, rendendoci felici, mentre la privazione di Dio lo abbandona, rendendoci infelici. Prima di riempire un simile vuoto Dio ci mette sulla via della fede, a questo patto: se noi lo consideriamo sempre come nostro fine ultimo, usando delle creature con moderazione e riferendo al suo servizio l’uso che ne facciamo.
(Dio solo ci può rendere felici – I)

29/2023

Domenica 30 luglio
Termina oggi la pubblicazione della meditazione sull’Eucarestia fonte primaria della carità. L’invio della newsletter riprenderà nel mese di settembre.
Tutto si completa in Gesù: Lc. 4,18-19!
“Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore.”
Il N.T. si è collocato in questa scia e ha prolungato l’insegnamento del’A.T.. La comunità cristiana ha compreso e ha sintetizzato nel banchetto eucaristico, soprattutto nel giorno del Signore, il momento forte di amore verso Dio e verso i fratelli bisognosi. Si tratta di metterci in questa linea e far diventare l’Eucarestia il momento più puro per la nostra prassi caritativa. Soprattutto verso chi si trova nel bisogno.
(L’Eucarestia: fonte primaria della Carità – XXVIII – fine)

28/2023

Domenica 23 luglio
c) Insegnamenti di Tobia al figlio.
Se si volesse trovare nell’A.T. un santo che ha vissuto in maniera perfetta la festa e la compassione per i poveri in stretta relazione è la figura di Tobia, per ciò che ha fatto o per quello che insegnava a suo figlio: “Dei tuoi beni fai elemosina. Non distogliere mai lo sguardo dal povero, così non si leverà mai da te lo sguardo di Dio”. E ancora: “Buona cosa è la preghiera con il digiuno e l’elemosina con la giustizia”.
(L’Eucarestia: fonte primaria della Carità – XXVII)

27/2023

Domenica 16 luglio
In Gesù, nel suo esempio, nel suo insegnamento, nella sua donazione completa, l’A.T. raggiunge il suo culmine e il suo compimento più perfetto e insuperabile. Ma per il tema che ci interessa non dobbiamo dimenticare la notevole elevatezza raggiunta dalla religione e dalla prassi ebraica testimoniata da tante figure e testi dell’A.T. che hanno influenzato anche la comunità cristiana e pongono in stretto legame culto e carità, senso della festa e soccorso ai poveri. Qualche testimonianza:
a) Pasqua per chi è nel bisogno.
È la più grande festa ebraica. All’inizio: offerta di un agnello a primavera … più avanti la celebrazione della grande liberazione … e il realizzarsi di un popolo. La festa, il grande memoriale serviva a rinsaldare l’alleanza con Dio e con tutto il popolo eletto. L’immolazione del capretto nel tempio e il banchetto in casa rafforzava l’intimità e si apriva ai vicini di casa … e si faceva ripetutamente menzione dell’invito ai poveri che si incontravano in quella circostanza o che si sapeva bisognosi.
(L’Eucarestia: fonte primaria della Carità – XXVI)

26/2023

Domenica 9 luglio
[Pasqua ebraica per chi è nel bisogno]
Il padre di famiglia pronunciava una formula, ancora oggi in uso, che diceva così: “Ecco il pane della miseria che i nostri padri mangiarono quando uscirono dall’Egitto. Chi ha fame, venga e mangi. Chiunque è nel bisogno venga, mangi e celebri la Pasqua con noi”. Il tempio di Gerusalemme in questa occasione diventava meta e centro di pellegrinaggi anche da lontano: quindi anche di poveri! Per questo nella notte le porte rimanevano aperte ed erano previste speciali distribuzioni di elemosine. Del resto questo veniva anche settimanalmente fatto: una cassa raccoglieva offerte, una speciale attenzione per i poveri vergognosi! Non si concepiva una festa senza uno speciale pensiero e soccorso per i poveri o i fratelli più bisognosi
(L’Eucarestia: fonte primaria della Carità – XXV)

25/2023

Domenica 2 luglio
In Gesù, nel suo esempio, nel suo insegnamento, nella sua donazione completa, l’A.T. raggiunge il suo culmine e il suo compimento più perfetto e insuperabile. Ma per il tema che ci interessa non dobbiamo dimenticare la notevole elevatezza raggiunta dalla religione e dalla prassi ebraica testimoniata da tante figure e testi dell’A.T. che hanno influenzato anche la comunità cristiana e pongono in stretto legame culto e carità, senso della festa e soccorso ai poveri. Qualche testimonianza:
a) Pasqua per chi è nel bisogno.
È la più grande festa ebraica. All’inizio: offerta di un agnello a primavera … più avanti la celebrazione della grande liberazione … e il realizzarsi di un popolo. La festa, il grande memoriale serviva a rinsaldare l’alleanza con Dio e con tutto il popolo eletto. L’immolazione del capretto nel tempio e il banchetto in casa rafforzava l’intimità e si apriva ai vicini di casa … e si faceva ripetutamente menzione dell’invito ai poveri che si incontravano in quella circostanza o che si sapeva bisognosi.
(L’Eucarestia: fonte primaria della Carità – XXIV)

24/2023

Domenica 25 giugno
Questo è il messaggio primitivo autentico. Fa male osservare come a poco a poco tutto sia stato ridotto a un rito, ma senza questo aspetto della carità anche il rito non ha purtroppo valore. S. Giovanni Crisostomo ancora osserva: “Mettete da parte qualche cosa e fate della vostra casa una chiesa, il recipiente che raccoglierà l’elemosina sarà la cassa. Fatevi spontaneamente custodi dei poveri. È la vostra carità che vi conferisce un tale sacerdozio”. Come a dire che con la carità nasce il sacerdozio dei fedeli. Come Cristo si è donato nell’Eucarestia e diviene sacerdozio, così noi ci doniamo ai fratelli: sacerdozio …!
S. Agostino afferma che tutto è inutile nella tua offerta all’altare se non porti te stesso o se non offri la tua vita reale.
Unico servizio = nascita della diaconia nella Chiesa. Il diacono, un unico servizio: all’altare e alle mense.
(L’Eucarestia: fonte primaria della Carità – XXIII)

23/2023

Domenica 18 giugno
3) Unità tra fede, rito e vita.
Il N.T. colloca nello stesso contesto dell’ultima cena l’istituzione dell’Eucarestia, la lavanda dei piedi, la proclamazione solenne del comandamento nuovo della carità, fino alla preghiera: “che tutti siamo una cosa sola”. È una unità superiore che si richiede tra fede – rito e vita, la predicazione di S. Paolo ai Corinzi per la colletta a favore di Gerusalemme, ricomponendo l’unità! La lezione non andò perduta. Infatti leggendo la descrizione che S. Giustino fa della celebrazione eucaristica, 150 d.C., possiamo conoscere con precisione lo svolgimento della messa e arrivati alla comunione per i presenti e attraverso i diaconi agli assenti, prosegue: “i ricchi e quelli che lo vogliono, ciascuno a sua scelta, offra quello che intende dare e, quanto si raccoglie, viene consegnato a chi presiede ed egli soccorre gli orfani, le vedove, i malati, i bisognosi, i carcerati, i pellegrini e, in una parola, si prende cura di chi è in necessità”. Al principio e alla fine del brano, S. Giustino avverte che questo avveniva regolarmente nel “giorno del sole”, com’egli chiama la domenica.
(L’Eucarestia: fonte primaria della Carità – XXII)