Questa newsletter settimanale propone un brano tratto dalle numerosi meditazioni presenti nei quaderni di Don Comelli. Se volete ricevere la newsletter, o volete segnalare le email di altri vostri conoscenti/amici che potrebbero essere interessati a riceverla, scrivete a info@doncomelli.it


Newsletter 4/2014

Domenica 2 febbraio
Perché dunque pregare? È la fede che porta a pregare; la preghiera è fede espressa. Comunque la preghiera non è facilmente definibile. Quando diciamo: “La preghiera è una pia elevazione dell’anima a Dio” diciamo tutto e diciamo niente. Cosa vuol dire, “elevazione dell’anima a Dio?” Preghiera vocale? Mentale? Preghiera di quiete ecc.?
Comunque la preghiera è il respiro della fede. È il corpo della fede; è la fede stessa che si fa così preghiera cioè elevazione a Dio. Il caso tipico della preghiera che sfugge alla logicità è la preghiera del cuore, è l’intimo profondo desiderio di Dio, di infinito che nessuno potrà mai spiegare.
(Il dono della preghiera – V)

Newsletter 3/2014

Domenica 26 gennaio
Si prende poi in esame anche la famosa questione del perché muovere Dio che sa già tutto. L’unica risposta convincente, in fondo, è questa: Gesù stesso ha pregato. Non aveva bisogno di pregare eppure il Vangelo ci dice che ha pregato e a lungo. Questo ci dice che la preghiera è mistero, ma ci indica anche una linea e poi lo Spirito Santo insegna a ciascuno. In fondo anche la preghiera di Gesù è argomento decisivo: dobbiamo unirci alla sua preghiera; se Lui ha pregato, vuole che preghiamo con Lui e quindi viviamo la nostra esperienza di preghiera.
(Il dono della preghiera – IV)

Newsletter 2/2014

Domenica 19 gennaio
Ma, perché pregare? A che serve la preghiera? Se Dio sa già tutto, perché raccontarglielo? Se Dio è così buono perché insistere con Lui? Non è tanto facile trovare risposte che convincano razionalmente. Alcuni, per i su accennati motivi,  riducono la preghiera solo ad una preghiera di lode. In realtà però la preghiera, se vuole essere preghiera cristiana, è anche preghiera di domanda, preghiera del peccatore che si rivolge a Dio. Nel cristianesimo, religione dell’alleanza, la preghiera di domanda ha un suo ruolo insostituibile. L’uomo manifesta la propria povertà di fronte a Dio e la esprime; benché la lode sia bellissima, non si può ridurre tutto a essa.
(Il dono della preghiera – III)

Newsletter 1/2014

Domenica 12 gennaio

Sono tante e tali le diversità dei singoli che è presuntuoso voler insegnare ad un altro la preghiera. Questo è il mistero della preghiera. Gesù stesso la rispetta quando dice “Ritirati in un luogo appartato”. È chiaro che Gesù non voleva condannare la preghiera pubblica; nell’orto del Getsemani anche lui chiama gli Apostoli a pregare con il Maestro; alla cena prega insieme a loro; quindi Gesù voleva insegnarci non un precetto ma il senso della preghiera, che è il segreto di ciascuno con Dio, in cui nessuno può entrare. S. Ignazio ad esempio pur avendo scritto molto sugli esercizi spirituali, non ci ha lasciato nulla sulla preghiera. È difficile comunicare la propria preghiera profonda, perché è la verità nostra davanti a Dio e che Dio solo conosce fin in fondo
(Il dono della preghiera – II)

Newsletter 41/2013

Domenica 22 dicembre 2013

Nella settimana del S. Natale, interrompiamo la meditazione in corso per proporre un brano degli appunti sulla Natività. Riprenderemo la pubblicazione settimanale della newsletter nel 2014.

Maria poteva desiderare che la sua maternità si compisse a Nazaret, nella sua casa, fra persone amiche. Invece entra nel mistero che la porta fuori, la mette in cammino nella fatica di un viaggio non facile in quelle condizioni. Pensiamo al disagio di quella notte di grande attesa, all’ansia per tante cose che non conosceva e in più, il non trovare alloggio, doversi riparare con Giuseppe in una capanna di pastori, isolata. È una reale, radicale spoliazione!!! È un bimbo che deve essere per tutti! Non nasce nella protezione familiare ma senza intimità, offerto a tutti. L’avvenimento riguarda di più i pastori… che non Maria e Giuseppe. È la gioia dei poveri di Jahvè che si rallegrano del miracolo della vita.

L’essere là di Maria consiste nell’essere veramente al servizio del disegno di Dio che vuole donare il suo Figlio in una situazione di estrema spoliazione, di povertà e di umiltà; in una situazione che suscita la premurosa carità dei semplici e dei poveri. Mentre il Figlio di Dio è il dono supremo del Padre, Maria è dono e portatrice del Dono per la gioia di tutto il popolo, sia il bambino che la Madre diventano oggetto della ospitalità e del soccorso dei poveri. Amore che risveglia Amore.

Auguri di un Santo Natale!

Newsletter 40/2013

Domenica 15 dicembre
Innanzitutto va sottolineato che la preghiera è un mistero. A quale preghiera ci chiama il Signore? Credo che si possa fare una storia della nostra preghiera. Quali i passi, quali le evoluzioni e le involuzioni della preghiera nella nostra vita?
La preghiera è un mistero, è un dialogo intimo tra noi e Dio, e ognuno la sviluppa come Dio dà la forza di fare. Per cui si impara a pregare ma non si insegna. Ciò che dobbiamo imparare è un cammino di preghiera ma nessuno teoricamente può insegnarlo ad un altro. Possiamo dare delle indicazioni esterne ma la preghiera è talmente personale… nessuno può entrare nel cuore di un altro. Sono talmente diverse le personalità, le psicologie di tutti noi che è presuntuoso dire: devi fare così o altro. Ci sono nel mondo, si diceva una volta, più forme di preghiera di quante non siano le foglie degli alberi.
(Il dono della preghiera – II)

Newsletter 39/2013

Domenica 8 dicembre
Comincia oggi il testo di una nuova meditazione, dedicata alla preghiera.

Leggiamo alcuni passi del Vangelo di Matteo:
6,5-8: “Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate.
14,23: “Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù.”
Ci raccogliamo e meditiamo su un aiuto formidabile e sempre possibile: la preghiera. Signore da’ a noi e la capacità di accogliere il dono della preghiera. Sono infinite le stagioni della mia preghiera: entusiasmo, stanchezza… da’ a noi la conoscenza della nostra preghiera. Fa che troviamo la strada della nostra preghiera. Dobbiamo, oltre che meditare, fare un esame di coscienza, una revisione di vita sulla nostra preghiera. Che cosa va e cosa non va nella nostra preghiera.
(Il dono della preghiera – I)

Newsletter 38/2013

Domenica 1 dicembre
La coscienza di essere Chiesa è pure coscienza di identificazione e di appartenenza ad una Chiesa locale. Per tutto ciò che abbiamo detto la seconda realtà che rende presente la Chiesa è il nesso con l’autorità!
È l’unione al Vescovo o al sacerdote che lo rappresenta ciò che assicura l’autenticità al mio essere, vivere, operare come Chiesa. Si potrebbe dire che la realtà cristiana è presente in un ambiente, che è presente Cristo e il suo Regno nella misura in cui essa è avallata dall’autorità, quando è missione ed è vissuta come missione.
Anche se noi avessimo le più belle idee e le più belle iniziative sociali, tutto ciò è equivoco ed equivocabile senza la nostra relazione con l’autorità. Non portiamo avanti un partito, ma una realtà oggettiva che ci eccede tutti quanti… non siamo nel campo dei “pareri”. La conversione arriva quando ci si sente richiamati da una verità oggettiva, che è al di là della persona: Cristo, la Chiesa. Senza continuo riferimento alla comunità e all’autorità la testimonianza può facilmente ridursi a modernità, estremismo, sensibilità: richiamo ad una idea e non ad una realtà fuori di noi; gloria dell’uomo non di Dio; un’altra forma di regno dell’uomo, non di Dio.
(La Chiesa strumento di salvezza: unità e autorità – XIII – fine)

Newsletter 38/2013

Domenica 24 novembre

Vivere come Chiesa: prendere la Chiesa, la comunità come criterio, norma dell’agire. Si ha coscienza di Chiesa quando l’essere Chiesa incide di fatto sul nostro comportamento, quando cioè la vita e l’azione sono ispirate al senso di appartenenza alla Chiesa e coerentemente rendono visibile tale interiore ispirazione.
Vuol dire appartenere alla Chiesa con il corpo e con il cuore. Non solo con il corpo….. E’ la mia famiglia e mi sta a cuore… dunque dialogo e aiuto fraterno. Vuol dire amare concretamente, ma di un amore che valorizzi l’altro e lo rispetti.
Vuol dire seguire un criterio di uguaglianza, non di impoverirci.. E’ una grazia specifica, che dobbiamo chiedere insistentemente: capire quanto sia importante vivere come Chiesa ed operare come Chiesa – piuttosto che seguire la nostra sensibilità o le urgenze che noi vediamo.


(La Chiesa strumento di salvezza: unità e autorità – XII)

Newsletter 37/2013

Domenica 17 novembre

I sacramenti vissuti consapevolmente esigono una concezione della vita come comunione: essi ci danno e svelano la nostra unità in Cristo e sprigionano l’aspirazione ad esprimere sensibilmente e a diffondere socialmente tale unità proprio come il bene più grande per l’ordine del mondo e il cammino alla felicità degli uomini:
“Noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane” (1 Cor 10,17). Nel singolo ambiente dunque si verificherà una vita nuova, una realtà nuova, visibile, ben verificabile come motivazione e valore.
(La Chiesa strumento di salvezza: unità e autorità – XI)