
Newsletter 31/2012
Domenica 18 novembre 2012
Difficoltà intellettuali
Per migliaia di anni l’uomo ha divinizzato la natura: quanti riti magici! Poi è entrata la scienza che ha spiegato tutto… e così abbiamo raso al suolo tutto, senza distinguere… Dio è diventato una ipotesi inutile. Ma per quante cose si scoprano, nessuno riuscirà a dare la risposta esatta al problema fondamentale dell’uomo: il senso della vita. Soltanto quando l’uomo si imbatte nel suo proprio mistero, quando sperimenta fino alla vertigine la stranezza di stare qui, di essere al mondo come coscienza, come persona, solo allora affronta gli interrogativi centrali: chi sono io? Per quale ragione la mia esistenza? Da dove vengo e dove vado?
Tra le nostre conoscenze bibliche e la limpidezza dei metodi scientifici qualcuno non si ritrova più. Dovrebbe essere un processo purificatore dell’immagine di Dio, ma qualcuno rimane bloccato e cade nel secolarismo, dove Dio agonizza fino a morire.
Quanti ci lasciano e ci stimano illusi! Ho l’impressione che il popolo di Dio si sia un’altra volta impantanato nelle acque di Massa e Meriba: difficoltà, crisi; è duro il tuo linguaggio, non lo comprendo: verginità, castità, povertà, obbedienza, autorità: e come in ogni epoca si realizzano le parole evangeliche: “Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con Lui” (Giov. 6,66).
Dopo lo scompiglio verrà la maturazione e la sintesi tra la scienza e l’amicizia con Dio. Intanto il periodo di prova aiuterà a purificare l’immagine di Dio. La fede, come dice Martin Buber, è una adesione a Dio ma non una adesione ad una immagine che uno si è formato di Dio, ma una adesione al Dio vivente!
(Il dramma della fede – III)
Newsletter 30/2012
Domenica 11 novembre 2012
La prova del deserto
In diversi momenti i testi del Concilio Vaticano II ci invitano alla consapevolezza di vivere la fede come una peregrinazione (Lumen Gentium. n. 2,8,65) per lo più facendo espresso richiamo alla traversata di Israele nel deserto. Quella marcia fu una prova del fuoco… ne uscì fortificato il popolo di Dio. Ma quella peregrinazione fu colma di adorazione e di bestemmia, di ribellione e di sottomissione, fedeltà e diserzione, acclamazioni e proteste. Tutto ciò è il simbolo della nostra relazione con Dio mentre siamo in cammino; è simbolo delle nostre esitazioni e perplessità, che subiamo nella nostra ascensione verso Dio. La Bibbia ci dice che nessuno andò esente da tali mancamenti.
Al momento opportuno Dio chiama Mosé. Affronta il Faraone, riunisce il popolo disperso e si pone in marcia. È la marcia della purificazione, della fede autentica. Ma, fatti i primi passi, il dubbio sale alla gola in un grido (Es. 14,11-12). Si preferisce la sicurezza alla libertà.
Sale, caldo, sete: e la tentazione di abbandonare tutto, di ritornare indietro. Qui nasce il momento più terribile, la crisi più forte, la domanda più pesante: “Il Signore è in mezzo a noi sì o no?” (Es. 17,7). È il dubbio che raggiunge il culmine. E quel luogo venne chiamato Massa (prova) e Meriba (protesta). È la prova del deserto del popolo eletto.
Oggi la Chiesa, la comunità attraversa un nuovo deserto. Le minacce che incombono su noi sono le stesse: scoramento e avvilimento per eclissi di Dio – apparizione di nuovi dei che pretendono adorazione – e tentazione di non andare più controcorrente, di lasciar perdere tutto, di ritornare a casa, in Egitto, e così stare tranquilli.
(Il dramma della fede – II)
Newsletter 29/2012
Domenica 4 novembre 2012
Comincia oggi il testo di una nuova meditazione, dedicata alla fede.
E’ in crisi la nostra intimità con Dio? Non so il perché? Che cosa devo fare? Dove si nasconde la crisi? Secondo me il nostro frequente malessere si nasconde nella crisi della fede! Non è nei dubbi, in una crisi intellettuale, ma è una crisi esistenziale, di credenti-atei, crisi di colui che sa chi è Dio ma non sa più come parlargli e entrare in intimità con Lui.
Contemplando nella Bibbia il cammino del popolo verso Dio, cammino fatto con mille purificazioni, con evidenza constatiamo quanto è lungo il cammino che porta al mistero di Dio: la via della fede. E non solo per Israele ma per noi. Ogni giorno vediamo lo scoramento, l’incostanza, e le crisi che ci attendono ad ogni angolo. Senza dimenticare che la fede è essa stessa oscurità. Perciò parliamo di dramma. Nell’entrare in questa meditazione e in questo tunnel oscuro, dobbiamo ricordarci il coraggioso invito di Gesù: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta…”. Lc, 13,24.
(Il dramma della fede – I)
Newsletter 28/2012
Domenica 28 ottobre 2012
Credere dunque per amare! È un’avventura che vale la pena di intraprendere se vogliamo essere autentici con la nostra scelta cristiana; amare il fratello nel buio per amare in modo nuovo, per essere fedeli all’amore di Dio, che attraverso la nostra povertà vuole continuare ad amare in modo autentico tutti i nostri fratelli. Esaminiamoci e proponiamo!
(Dio è carità – XV – fine)
Newsletter 27/2012
Domenica 21 ottobre 2012
Chi ci ha seguiti fino a questo punto, si sente frastornato, sbalordito. Veniamo richiamati ad un’altezza… ad un amore che dà le vertigini! Siamo tentati a lasciare lì tutto. Eppure è amore, verità, liberamente!
Comunque davanti all’esperienza ardua di amare, dobbiamo sempre metterci in ginocchio e fare il vuoto per metterci alla scuola fedele dell’amore. Se vogliamo veramente amare dobbiamo credere all’amore di Dio! Se vogliamo veramente amare dobbiamo imparare a guardare Dio, il solo che veramente ama e a non riguardare mai alla rispondenza del fratello, alla mentalità comune, al proprio tornaconto. Dio ha amato così, noi dobbiamo amare come Lui. Dio ha amato morendo; anche noi dobbiamo..! Dio ha amato lasciandosi emarginare dagli uomini; anche noi..!
(Dio è carità – XIV)
Newsletter 26/2012
Domenica 14 ottobre 2012
Dobbiamo amare fino in fondo senza attenderci mai nulla. Appare bene dalla prima lettera di S. Giovanni: “Non noi abbiamo amato… ma Dio per primo… ha dato il suo figlio in espiazione…”. L’amore fedele non attende nulla e prende sempre l’iniziativa.
È chiaro che siamo in una sapienza che non è di questo mondo. È il metodo di Dio. Se ci blocchiamo, non entriamo in questo metodo – che è l’amore teologale – allora il nostro amore sarà sempre affettività che cerca se stessa, egoismo, spontaneismo, autosoddisfazione. Non si imparerà mai ad amare. Il destino di chi ama è di scomparire! È qui che si inserisce la maturità dell’amore..! Quale cammino e quale meditazione anche per i fidanzati o gli sposati!!!
(Dio è carità – XIII)
Newsletter 25/2012
Domenica 7 ottobre 2012
L’amore fedele e gratuito ama per primo.
Amare chi ti fa soffrire è agire come Dio agisce nei nostri confronti. E Dio ha amato chi lo ha fatto soffrire, fino alla morte. La verità dell’amore si rivela il coraggio di saper andare fino alla morte per essere fedeli all’amore, senza attendere nulla dagli uomini. Quando, a livello umano, ci chiediamo se vale la pena di amare dal momento che tutto va male, noi in quel momento non siamo “segni di Cristo Gesù” perché perdiamo il significato dell’amore di Cristo.
(Dio è carità – XII)
Newsletter 24/2012
Domenica 30 settembre 2012
L’uomo che vuole amare secondo i parametri e le misure di Dio deve imparare ad amare senza essere amato, deve imparare ad amare a fondo perduto. Non si ama di vero amore teologale quando si vuole essere riamati ad ogni costo. Per giungere a questo livello occorre essere coscienti che non siamo noi che amiamo, ma è Dio che ama in noi. Quando amiamo per essere riamati, dimentichiamo di essere sacramento dell’amore di Dio. Quando amiamo il fratello, non lo amiamo come persona a sé stante, ma come persona su cui Dio ha un progetto e lo amiamo non secondo i nostri gusti ma secondo i gusti di Dio. Amare senza che gli altri se ne accorgano… L’unico bene è l’autentico bene dell’altro.
(Dio è carità – XI)
Newsletter 23/2012
Domenica 23 settembre 2012
L’amore nella sua struttura più profonda è un donare non guardando al guadagno personale o alla soddisfazione che ne può scaturire. È indispensabile amare il bene dell’altro fedelmente così come previsto nel piano di Dio.
L’uomo che ama seriamente, se vuole vivere in un autentico contesto di fedeltà, non è molto preso in considerazione dagli uomini; egli infatti dona tutto senza mai ricevere… compensazioni. L’amore deve essere fedele e gratuito in questo modo.
(Dio è carità – X)
Lunedì 24 settembre p.v, nono anniversario della morte di don Comelli, in S. Maria del Popolo alle ore 21.15 celebreremo la S. Messa di suffragio.
Newsletter 22/2012
Domenica 16 settembre 2012
L’amore di Dio è gratuito.
Occorre amare anche se si è schiacciati… perché l’amore non è semplicemente un dare al fratello. L’amore riproduce la volontà di volere bene nonostante i comportamenti concreti del fratello. L’uomo che, nell’ambito della sua vita, non ama secondo questi parametri di Dio, corre il rischio di essere sballottato dalle mutevoli situazioni della vita. Quando si affronta l’avventura di amare i fratelli ci si deve rendere conto che si deve voler loro bene di amore gratuito e fedele anche se ci si sente emarginare dall’oggetto del nostro amore. Anzi più ci si sente emarginati e più noi, nella fedeltà, si ama. Così ha fatto Dio. Nonostante sia stata emarginato dagli uomini Egli ha amato.
(Dio è carità – IX)