Questa newsletter settimanale propone un brano tratto dalle numerosi meditazioni presenti nei quaderni di Don Comelli. Se volete ricevere la newsletter, o volete segnalare le email di altri vostri conoscenti/amici che potrebbero essere interessati a riceverla, scrivete a info@doncomelli.it


Newsletter 11/12

Domenica 18 marzo 2012

Il Signore forse gradisce gli olocausti e i sacrifici come obbedire alla voce del Signore? Ecco, obbedire è meglio del sacrificio, essere docili è più del grasso degli arieti.
Perché hai rigettato la parola del Signore, Egli ti ha rigettato come re” (1 Sam. 15, 22-23).
Obbedire alla voce del Signore è meglio di qualsiasi sacrificio e di qualsiasi iniziativa anche grande: Isaia 1,10-15; Amos 5,21-23.
Jahvè esige l’ascolto della sua voce, l’obbedienza alla sua Parola divina. Sacrifici, doni, attività ecc. non possono mai diventare alternativa all’ascolto docile e operativo della Sua Parola.
(Ascolta! – XIII)

Newsletter 10/12

Domenica 11 marzo 2012

1 Sam. 3,9-10: Eli disse a Samuele: “Vattene a dormire e, se ti si chiamerà ancora, dirai: Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”. Samuele andò a coricarsi al suo posto. Venne il Signore, stette di nuovo accanto a lui e lo chiamò ancora come le altre volte: “Samuele, Samuele!”. Samuele rispose subito: “Parla, perché il tuo servo ti ascolta”.

La descrizione della vocazione profetica del figlio di Anna appare uno dei brani più significativi ed eloquenti sul tema dell’ascolto.
Qui l’ascolto è presentato in forma viva e drammatica, perché questo scritto sacro da un lato mostra concretamente che il servo di Dio è caratterizzato da un atteggiamento di docilità piena alla Parola di Dio mentre dall’altro descrive le conseguenze nefaste e tragiche derivanti dal rifiuto di ascoltare la voce di Jahvè.
In antitesi con il comportamento di Samuele, i figli di Eli e specialmente Saul non si mostrano docili alla volontà di Dio, non ascoltano la sua parola e perciò sono puniti severamente con una fine ignominiosa, con una morte disonorata. Sono da leggere e meditare dal libro primo di Samuele i Cap. 1-2-3. Antitesi precise, radicali tra tutto ciò che è di Samuele e ciò che è dei figli di Eli. Mentre i figli di Eli non ascoltano la voce del padre, di Samuele è detto che per ben tre volte si precipitò con prontezza al letto del vegliardo non appena sentì la sua voce.

(Ascolta! – XII)

Newsletter 9/12

Domenica 4 marzo 2012

Se ora consideriamo la parabola del Seminatore e la spiegazione che Gesù ne dà (Mt 13 Mc 4 Lc 8), la troveremo coincidente con lo “Shemà” dell’Antico Testamento. Tre categorie di coloro che sono incapaci di ascolto:
a) coloro che non hanno il cuore che sappia capire la parola (Mt 13-18-19)
b) coloro che non sanno restare fedeli di fronte alle persecuzioni e sofferenze (20-21)
c) inganno delle ricchezze (22).
In sostanza non sanno amare Dio con tutto il cuore, fino al martirio e alla rinuncia dei beni! Coloro invece che portano frutto è perché amano.
Conclusione del primo punto: salviamo la nostra fede con l’ascolto; ma è veramente capace di ascolto, di comprensione spirituale della parola di Dio solamente colui che ama il Signore con un amore che tende a diventare conforme all’amore che Lui ha per noi.
(Ascolta! – XI)

Newsletter 8/12

Domenica 26 febbraio 2012

Deut. 6,4-5: “Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze“.
C’è un’ultima cosa da aggiungere secondo la traduzione rabbinica: i maestri rabbini del secolo II d.C. affermano che nulla nella Bibbia è scritto a caso. Perché, se amare con tutto il cuore è profondamente radicale, si aggiunge: “con tutta l’anima e con tutte le forze”? Dicono: “con tutta l’anima” significa: “perfino se Egli vi strappa l’anima”: cioè fino al martirio; “con tutte le forze” significa: “con tutti i tuoi beni”.
L’ascolto e l’amore è dunque fino alla donazione assoluta di ciò che siamo e di quanto abbiamo, fino al martirio! È veramente bello, è formidabile: diventa una immensa base per la nostra vita interiore, per l’intimità con Lui, il superamento di tutti i drammi di fede!
(Ascolta! – X)

Newsletter 7/12

Domenica 19 febbraio 2012

Deut. 6,4-5: “Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze“.
È la confessione della fede di Israele in Jahvè come unico Dio e l’affermazione del comandamento più grande, quello dell’amore! “Ascolta, Israele…” è diventata la preghiera sinagogale per gli israeliti. E la recitano tenendo le mani sugli occhi per significare che il mistero di fede annunciato da queste grandi parole, è un mistero accessibile all’ascolto e non alla visione.
Ma ciò che prendiamo soprattutto da questo “Shemà” è l’unione che esiste tra l’ascolto e l’amore. L’amore è la condizione fondamentale perché sia possibile un vero ascolto della Parola; è l’amore fiducioso verso colui che parla al nostro cuore, è l’amore che rende comprensibile la parola! Ora possiamo definitivamente dichiarare che senza la fede assoluta nell’unicità di Dio e senza l’amore radicale per Lui, come emerge da questo “Shemà”, il nostro cuore resta chiuso al vero ascolto; “è il mondo che non può capire…”. Il vero ascolto è realizzato con un amore che si caratterizza con tutte le forze…. L’amore radicale a Dio e l’ascolto radicale della sua Parola sono due aspetti della stessa realtà, è lo stesso comandamento fondamentale.
(Ascolta! – IX)

Newsletter 6/12

Domenica 12 febbraio 2012

L’ascolto fine a se stesso, la conoscenza per la conoscenza è una tentazione gnostica che non giova alla conversione e all’azione e finirà per creare caos e superbia intellettuale perché non legata all’obbedienza a Dio, alla fedeltà, alla sapienza profonda del cuore che ascolta e capisce!
Se è vero che solo l’ascolto della Parola di Dio rende possibile una prassi che le sia conforme, è altrettanto vero che solo se siamo impegnati in questa prassi, ci è reso sempre possibile e fecondo l’ascolto. Nella Bibbia noi troviamo sia l’invito ad ascoltare per fare sia l’invito a fare per ascoltare. Il primo ci orienta… il secondo diventa conferma e ricerca! La prassi è il metro di misura della verità del nostro ascolto.
Mt 7,24: “Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa ed essa cadde, e la sua rovina fu grande”
(Ascolta! – VIII)

Newsletter 5/12

Domenica 5 febbraio 2012

In Deut. 5,27 “noi l’ascolteremo e lo faremo”; in Es. 24,7: “tutto ciò che ha detto il Signore noi lo faremo e lo ascolteremo”. Or dunque: “faremo” e “ascolteremo”: fare la Parola di Dio e ascoltare vengono associati, cioè con l’ascolto c’è la prassi corrispondente (lo capiamo?).
Ma in Es. 24,7 c’è una inversione di termini e la prassi precede l’ascolto. E’ interessante come meditazione. È da questo testo che nacque anticamente un racconto secondo cui Dio offrì la sua legge a tutti gli altri popoli prima che ad Israele. Alla sua domanda se essi fossero in grado di accoglierla, tutti risposero di voler prima conoscere ciò che vi era scritto per sapere se vi si potessero impegnare. Senonché, una volta saputolo, si sentirono come schiacciati dal peso di esigenze troppo radicali e rifiutarono il dono di Dio. Soltanto Israele non oppose a Dio alcuna condizione preliminare di conoscenza, non volle misurare in anticipo la propria forza, accettò il rischio di quel dono, a caro prezzo, e rispose: “noi lo faremo” ancora prima di conoscere, di ascoltare.
Come dobbiamo interpretarlo noi oggi? In questo modo: la vera radice dell’obbedienza, della grande disponibilità a Dio, non si trova tanto nella conoscenza dei comandamenti quanto nella fiducia e nell’amore verso colui che, attraverso i suoi comandi, vuole la libertà e la pienezza della nostra vita.
(Ascolta! – VII)

Newsletter 4/12

Domenica 29 gennaio 2012

E’ necessario che vi siano persone che, chiamate da Dio, giungano a spiegare, spezzettare la Parola… per renderla più comprensibile; ci si gioca l’esistenza nel non riuscire a capirla o non prenderla seriamente. Deut. 5,27: è il popolo che dice a Mosé: “Avvicinati tu ad ascoltare quanto il Signore nostro Dio dirà: poi ci riferirai tutto ciò che ti avrà detto il Signore nostro Dio e noi lo ascolteremo e lo faremo”.
Infatti questo ascolto non è facile e, soprattutto, non può essere preso alla leggera; ha bisogno di una disciplina, di una ascesi di tempi lunghi e di guide provate, cioè di uomini autorizzati a parlare della Parola per il fatto di averla essi stessi ascoltata prima e a lungo.

(Ascolta! – VI)

Newsletter 3/12

Domenica 22 gennaio 2012

Amici… teniamo ben presente che ascoltare oggi la voce del Signore resta sempre un evento straordinario, spirituale e che non può se non sfuggire al nostro controllo – se l’ascolto è serio – perché è Dio che prende l’iniziativa e determina giudizi e scelte radicali.
“Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata (Isaia 55, 10-11)”
Non si può rimanere neutrali di fronte alla Parola.

(Ascolta! – V)

Newsletter 2/12

Domenica 15 gennaio 2012

Il divieto biblico delle immagini costituisce la radicale negazione di una religiosità come evasione “estetica” dalla realtà (Dio non vuole che ci facciamo degli idoli, alienanti…). La radice più profonda di quanto stiamo dicendo sta proprio nel fatto che ogni idolo strumentalizza l’uomo mentre è l’uomo l’unica immagine visibile di Dio. Servizio di Dio è servizio all’uomo che mi rappresenta Dio. Così ogni azione idolatrica che giunge a sottrarci dalle nostre responsabilità concrete verso gli altri, ci aliena anche dalla vera adorazione del Dio invisibile. Giov. 1 4,20 scrive: “chi non ama il proprio fratello che vede non può neppure amare Dio che non vede”.

(Ascolta! – IV)