
Newsletter 12/10
Domenica 28 marzo 2010
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Entrando nella Settimana Santa, interrompiamo la meditazione sulla conversione per proporre un brano di un’omelia della Domenica delle Palme presente nel testo “Un tempo eravate tenebra, ora siete luce” della collana “I quaderni di don Tarcisio Comelli”. Riprenderemo la pubblicazione settimanale della newsletter domenica 11 aprile.
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Nel Getsemani c’era anche il mio peccato che pesava nel cuore di Gesù; nel pretorio c’era anche l’abuso che io ho fatto della mia libertà che lo teneva legato; sulla croce c’era anche il mio ateismo che egli espiava.
Nel deserto il tentatore gli mostrò tutti i regni della terra, sulla croce gli mostra tutte le generazioni della storia, compresa la nostra e gli grida: guarda, guarda per chi soffri: guarda che cosa se ne faranno del tuo soffrire. Continueranno a peccare come sempre, non si daranno pensiero, è tutto inutile.
Sì! c’eravamo anche noi alla crocefissione di Gesù… quanta confusione interiore, vergogna, malessere dovrebbe prenderci! Non è solo, la passione, un avvenimento oggettivo da contemplare, ma “patì”, “morì” per noi, per i nostri peccati. E’ stato messo in croce per i nostri peccati. E’ morto per noi! Meditiamolo sul serio.
Auguri di una Santa Pasqua!
Newsletter 11/10
Domenica 21 marzo 2010
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Ricordiamo che è stato pubblicato il terzo volume della collana “I quadermi di Don Comelli”, dedicato alle omelie del tempo di Quaresima e di Pasqua. Chi desidera una copia, la può richiedere presso la chiesa di S. Maria del Popolo in occasione della S. Messa festiva delle ore 11, o via email all’indirizzo info@doncomelli.it
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[Le qualità che rendono vera, autentica e continuativa la conversione:]
2) Obbedienza. Rispondere subito al Signore che chiama alla conversione vuol dire obbedirgli, vuol dire ascoltarlo, essere docili per fare ciò che dice. E’ e sarà l’unica, grande condizione dell’incontro con il Signore. “Al Signore che parla importa l’obbedienza della fede”. Egli chiama attraverso la voce profetica: Abramo per Sodoma e Gomorra; Mosè per Israele; profeti e sacerdoti per Israele; Giona per Ninive. Accogliere questa voce è convertirsi al Signore iniziando ad obbedire alla sua volontà manifestata. La grande condizione è così formulata: “Se mi ascoltate”. Ora in ebraico il verbo “semà: ascoltare”, indica anche: “obbedire”. E così parla Mosè al suo popolo e incisivamente proclama in Deut. 10,12-22: la morale dell’ascolto, la morale dell’alleanza.
Chi ascolta e obbedisce, riceve ed è esaudito. E’ amato da Dio. Chi si converte con docilità trova un Signore fedele!
Un altro aspetto della conversione è dato dal fatto che il convertito accetta tutte le prove e tentazioni. Non che Dio si compiaccia delle prove ma si serve di tutti gli avvenimenti per purificare, per mettere alla prova la docilità dei suoi fedeli. Anche qui è illuminante un testo del libro del Deut. 8,1-3 (“Baderete di mettere in pratica tutti i comandi che oggi vi dò, perché viviate, diveniate numerosi ed entriate in possesso del paese che il Signore ha giurato di dare ai vostri padri. Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi comandi. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore.”).
Ci insegna, questo famoso testo, che Dio è paziente nell’attesa (40 anni) ma intanto mette alla prova il suo popolo per ottenere la sua piena conversione, che è la piena obbedienza alla Sua Parola. La tentazione, la prova è divina benevolenza… è necessaria per formare un carattere che altrimenti sarebbe debole e indeciso. Alla tentazione non può sfuggire nessuno. Neppure Gesù che risponderà proprio con quanto detto in Deut. 8,3.
Insomma, per chi sa leggere la Bibbia, la storia sacra è una lunga disciplina che il Signore dispone per noi perché facciamo comunione.
(Convertiti e credi al Vangelo – IX)
Newsletter 10/10
Domenica 14 marzo 2010
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Segnaliamo che è stato pubblicato il terzo volume della collana “I quadermi di Don Comelli”, dedicato alle omelie del tempo di Quaresima e di Pasqua. Chi desidera una copia, la può richiedere presso la chiesa di S. Maria del Popolo in occasione della S. Messa festiva delle ore 11, o via email all’indirizzo info@doncomelli.it
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La conversione biblica esige alcune qualità essenziali, senza una o più delle quali la conversione sarebbe ritardata, disobbediente, relativa e monca, inautentica e ambigua; essa non sarebbe uno stato di vita ma si frazionerebbe in singoli atti ed episodi fini a se stessi e, in fondo, senza significato ed efficacia. Es. pellegrinaggi a Lourdes, esercizi spirituali ecc. sono atti, episodi, e poi? Ognuno ritorna ad essere quello che era. E’ inutile tutto ciò? No! E’ un aiuto. Ma guai, nella conversione, a non badare a tutte le sue qualità che ne fanno qualcosa di vero, autentico e continuativo. Alcune possono essere così indicate:
1) Immediatezza. Cioè senza frapporre qualcosa o qualcuno. Senza tergiversare, crearsi dei dubbi, dei “si vedrà”. Quando il Signore interpella – così appare da tutta la Bibbia – esige una risposta senza dilazione. Ogni Messa, ogni omelia è una chiamata! E’ vero che il Signore chiama sempre, ripetutamente, insistentemente, pazientemente. Ma è anche vero che ad ogni rifiuto il nostro cuore si indurisce, si appiattisce sempre più… i nostri orecchi diventano sempre più duri, egoisti! Ogni chiamata alla conversione, ogni suono di campana è una severa chiamata di Dio infinito a cui vuole che i chiamati rispondano immediatamente. Il Signore che chiama sempre è anche il Signore che passa e che non torna. In realtà il tempo della chiamata divina è un tempo privilegiato – il kairos – tempo favorevole, di oggi. Non appartiene a me personalmente, non lo posso fermare, va avanti verso la salvezza. “Verso altre città devo andare…” “toglietevi la polvere dai calzari…”. In questo senso il Nuovo Testamento ci ricorda che l’invito divino va accolto subito. I tempi sono compiuti e il Signore è qui!
(Convertiti e credi al Vangelo – VIII)
Newsletter 9/10
Domenica 7 marzo 2010
La conversione è dunque il primo e fondamentale atto di ciascuno di noi, è la nostra stessa condizione vitale, è lo stato permanente in cui trovarci di fronte al Signore.
Dalla conversione inizia la fede e dalla fede comune inizia la stessa vita del popolo di Dio, della comunità e di quanti vogliono farne parte realmente…!
E’ inutile che continuiamo a giocarci dentro, a ingannarci, a pensare di essere comunità senza una volontà precisa, che si estrinseca in tutti i momenti della nostra esistenza, senza la volontà concreta, reale della conversione. La comunità o è una comunità di convertiti o di coloro che tendono alla conversione oppure non è niente. Persone che si ingannano e che ingannano.
La comunità non è una bella festa… ma è una comunità di convertiti, docili, obbedienti, uniti, mansueti, puri, onesti.
(Convertiti e credi al Vangelo – VII)
Newsletter 8/10
Domenica 28 febbraio 2010
Il verbo “suv” (conversione) è una chiamata per tutti a rispondere della propria vita di fronte al Signore. E’ una chiamata benefica e necessaria anche se severa, dura, inevitabile, impietosa! Una chiamata personale e comunitaria.
Tutti sono chiamati alla conversione (Geremia 18,11). I segni, i simboli della presenza di Dio nell’Antico Testamento erano i re, i profeti. La loro condotta, nel bene o nel male, proprio per la singolare responsabilità di cui erano investiti, influenzava il popolo. A loro andava con insistenza l’invito a convertirsi. L’episodio più noto è narrato in 2 Sam. 12, 1-23, quello relativo a Uria l’Ittita e Davide: “Ho peccato contro il Signore!”. Oggi, siamo noi il popolo profetico e regale in mezzo al mondo: una responsabilità grande. Noi che veniamo invitati a convertirci, noi che possiamo influenzare… perché tutti i popoli si convertano: il fine della Rivelazione!
Ricordiamo Giona a Ninive: si dice “e gli uomini di Ninive credettero a Dio” Giona 3,5. E’ una catechesi per noi! Quello che Dio attende, ciò che aspetta dal popolo che ha eletto, popolo che ama, che è nato dal Figlio suo, è la conversione, vita di comunione impegnata con Dio e con i fratelli. Una vita da convertiti!! Concretamente…
(Convertiti e credi al Vangelo – VI)
Newsletter 7/10
Domenica 21 febbraio 2010
Il contrario della conversione è diventare lebbrosi. Ed è terribile questa situazione per chi, come noi, sa che il permanere nella conversione è di vitale importanza.
Israele ha ricevuto tutto da Dio: e noi che cosa non abbiamo ricevuto? Liberazione, rivelazione, esercizi spirituali ecc., ma purtroppo l’infedeltà prende il sopravvento e allora Dio dice: “Su, riconosci la tua colpa, perché sei stata infedele al Signore tuo Dio; hai profuso l’amore agli stranieri sotto ogni albero verde e non hai ascoltato la mia voce” (Geremia 3,13!).
Il peccato è quello dell’infedeltà: hai usato dei miei beni per allontanarti; hai preferito altri a Dio! Ma Dio non condanna, sollecita, attende la libera volontà dell’uomo: “Ritornate, figli traviati – dice il Signore – perché io sono il vostro padrone. Io vi prenderò uno da ogni città e due da ciascuna famiglia e vi condurrò a Sion” (Geremia 3,14).
Infatti nonostante i nostri peccati, orribili misfatti contro il Signore, l’animo del Signore rimane aperto, disposto al perdono e all’amore: “Va’ e grida tali cose verso il settentrione dicendo: Ritorna, Israele ribelle, dice il Signore. Non ti mostrerò la faccia sdegnata, perché io sono pietoso, dice il Signore. Non conserverò l’ira per sempre.” (Geremia 3,12).
(Convertiti e credi al Vangelo – V)
Newsletter 6/10
Domenica 14 febbraio 2010
Una breve nota statistica informa che nel solo Antico Testamento il principale verbo ebraico che indica la conversione – suv, ricorre con una frequenza impressionante: 1059 volte. Praticamente in tutti i libri.
La radice suv con tutti i suoi derivati significa in primo luogo: dirigersi con il corpo verso qualcuno, tornare indietro, tornare verso qualcuno, cambiare strada. Quando il termine a cui ci si riferisce è il Signore, allora suv significa convertirsi al Signore, abbandonare la strada attuale che porta alla rovina e rimettersi sulla via di Dio, mutare radicalmente la condotta, assumere un atteggiamento di disponibilità massima con il Signore, pentirsi delle realtà vecchie operate nella malizia e nella sopraffazione, nell’arbitrio, nell’egoismo personale e collettivo, fare penitenza generosa e sincera; insomma tornare completamente a Dio e avere fede totale in Lui.
Questo voleva dire la Madonna a Lourdes quando insistentemente richiamò alla penitenza…!
(Convertiti e credi al Vangelo – IV)
Newsletter 5/10
Domenica 7 febbraio 2010
Il lebbroso va da Gesù e prega: “Se tu vuoi, puoi guarirmi”. All’inizio di questa quaresima il volere di Gesù passa attraverso le parole del Vangelo: “Convertiti e credi”. Parole rivelate che prendiamo in considerazione il mercoledì delle ceneri.
Malachia nel V sec. A.C., in un periodo in cui si era particolarmente preoccupati per i peccati, scrive: “Io sono il Signore, non cambio… ritornate a me e io tornerò a voi” (Mal 3,6-7). Il ritorno a Dio si presenta nei testi biblici – e in tutte le apparizioni (Salette, Lourdes, Fatima…) – come una condizione indispensabile, dunque uno stato permanente di vita.
La conversione del cuore attraversa tutta la Rivelazione dalla creazione all’Apocalisse, tutta la storia della Chiesa. Dalla storia di Israele, dalla storia della Chiesa, dalla nostra storia personale e comunitaria appare a sufficienza come tutti noi tardiamo a operare, pensare ed essere quando ci allontaniamo da Dio, ci copriamo volutamente di lebbra. Di qui la necessità assoluta e continua della conversione. Molti santi invitavano a pregare per la loro conversione. Conversione dunque!
(Convertiti e credi al Vangelo – III)
Newsletter 4/10
Domenica 31 gennaio 2010
Questa è lebbra: le nostre comunità cristiane sono diventate troppo borghesi, educate formalmente, dove c’è tutto e niente. Comunità che si attendono dalla festa del Palio al Carnevale, dalla vacanza estiva a qualche veglia o marcia silenziosa. Dove ci si trova tutti contenti perché è andata bene, eravamo numerosi. Comunità non convertite, senza grinta! Si accettano così…! Ma sono comunità che hanno assunto la mentalità di questo mondo (moda, parole, divertimenti), che si sono adattate a fare come gli altri, allo stesso galateo. Tutto questo ci ha reso “affidabili” alla gente per bene, che conta! Nel ’68 non eravamo così, ma dicevamo qualcosa! Oggi non diciamo niente! Si va bene così, va bene per tutti… ognuno può e ha soldi… non siamo più sale, luce! E chi ha mai detto che il cristianesimo è un galateo di buone maniere? C’è gente, fra voi, che mi dà ragione, che dice che bisogna agire. Attenzione! Bisogna convertirsi!!
(Convertiti e credi al Vangelo – II)
Newsletter 3/10
Domenica 24 gennaio 2010
Avvicinandoci al periodo quaresimale, proponiamo una meditazione presentata da Don Comelli in occasione di una giornata di spiritualità nella prima domenica di Quaresima, nel 1988, sul tema: “Convertiti e credi al Vangelo”.
“Signore, se tu vuoi, puoi guarirmi”. “Sì, lo voglio, sii guarito!!”.
Il lebbroso sapeva di essere tale e, con umiltà, va da Gesù. Il nostro grande pericolo è pensare di non essere lebbrosi – peccatori – egoisti – meschini. Che ci piaccia o meno, noi siamo lebbrosi. Il cammino quaresimale sia una terapia, una conversione, un rinnovamento.
Dove manchiamo?
– Verso Dio: infinite mancanze di generosità, dimenticanza di Lui. Vivere come se non esistesse; programmare tutta la nostra vita… e poi di corsa la Messa la domenica sera perché dovevo. E il radicalismo evangelico? La preghiera, la Messa durante la settimana? Un sacrificio particolare offerto al Signore?
– Verso noi stessi: egoismo e solo egoismo. Programmi, soluzioni, impostazione della giornata: al centro i miei interessi, infinitamente lontano da Dio!! Accondiscendenza in mille sciocchezze: vista, udito, gusto, ecc.
– Verso gli altri: menefreghismo, innanzitutto il mio io. Cosa faccio per la povertà? la miseria? le necessità dell’evangelizzazione? Il mio comodo e il mio conto in banca…
– Verso la comunità: le nostre difficoltà a vincere la pigrizia. Eppure è il “segno” dato da Gesù: è la potenza, è la civiltà, è l’Alleanza, è la mia salvezza! Invece la mia adesione è solo un fatto personale: vado se lì ho i miei amici…
(Convertiti e credi al Vangelo – I)