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December, 2016

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Newsletter 38/2016

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Domenica 18 dicembre
L’altro è Cristo. Dal servizio all’altro dipende la nostra realizzazione eterna. “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere…”.
Dobbiamo nuovamente rifondare la nostra esistenza nella carità, grande, infinita, attenta: dobbiamo dedicare tempo, iniziative, fantasia ai malati, tossicodipendenti, handicappati; dobbiamo aprirci a tutte le necessità, dare voce a chi non ha voce (radio, giornali). La carità è il primo valore da salvaguardare, è la cultura in atto che nasce dalla fede, ha il primo posto e non tollera incertezze o ritardi. La carità è il segno della fede!
(Fede e carità – IV)

Newsletter 37/2016

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Domenica 11 dicembre
Nel cammino della nostra comunità è veramente sbocciata la carità. Quante iniziative, proposte, lacrime asciugate, dolori leniti! E lo dico con convinzione. Ma quanto infinitamente di più avremmo potuto fare in tutto il tempo libero a nostra disposizione e se tanti altri avessero operato! Oftal. Immigrati. Centro sociale. Moribondi. Scuola per analfabeti. Volontariato 45. Telefono amico. Terzo mondo. Raccolta di carta. Natale per malati giovani ecc.
L’aspetto carità è sempre stato centrale. Fondamentale come mezzo educativo e come fine: amore non a parole ma con opere. Le nuove povertà ci interpellano. Le nuove povertà, tipiche del nostro tempo, esplodono con particolare intensità nel nostro tempo nella nostra struttura sociale: è l’insicurezza del lavoro o della casa, la solitudine e l’emarginazione, l’immigrazione da guidare, le forme di asocialità, le angosce esistenziali ecc. ci tengono continuamente sotto pressione, sforzando la nostra pigrizia e chiedono nuovi interventi. E’ necessario, per noi personalmente e per la comunità tutta, rimetterci e rimanerci, con gli occhi e orecchie ben aperte, sulla strada di Gerico.
(Fede e carità – III)

Newsletter 36/2016

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Domenica 4 dicembre
Nel cap. 10 del Vangelo di S. Luca, Gesù, dopo aver presentato la profonda unità tra l’amore di Dio e l’amore del prossimo, racconta la parabola del buon Samaritano, per indicare l’ampiezza illimitata e incondizionata con cui dobbiamo farci prossimo di ogni uomo.
Possiamo cogliere in questa parabola, quattro momenti:
Un primo: urgenza di uscire dalla città fortificata, Gerusalemme, per metterci in missione, sapendo dei pericoli, possibili imboscate ecc.
Un secondo: Il pauroso spettacolo della durezza dei cuori. Di fronte a un oceano di dolore .. c’è chi passa oltre!
Un terzo: La misericordia, la carità che deve caratterizzare colui che vuole imitare Cristo Gesù.
Un  quarto: Le caratteristiche dell’amore: premura, attenzione, non abbandonare.
(Fede e carità – II)