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February, 2023

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Newsletter 8/2023

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Domenica 26 febbraio
S. Paolo contesta l’Eucarestia celebrata dai Corinzi. Ancora più esplicito e direttamente riferito al nesso Eucarestia – carità fraterna verso i poveri, è il famoso brano di S. Paolo, 1 Cor. 11, 17-34: racconti dell’ultima cena. È da collocarsi a una ventina di anni dal primo Giovedì Santo.

1 Cor. 11, 17-34
Mentre vi do queste istruzioni, non posso lodarvi, perché vi riunite insieme non per il meglio, ma per il peggio. Innanzi tutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi, e in parte lo credo. È necessario infatti che sorgano fazioni tra voi, perché in mezzo a voi si manifestino quelli che hanno superato la prova. Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. Ciascuno infatti, quando siete a tavola, comincia a prendere il proprio pasto e così uno ha fame, l’altro è ubriaco. Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla Chiesa di Dio e umiliare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo!
Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me. Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga. Perciò chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti. Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati; quando poi siamo giudicati dal Signore, siamo da lui ammoniti per non essere condannati insieme con il mondo.
Perciò, fratelli miei, quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri. E se qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi raduniate a vostra condanna. Quanto alle altre cose, le sistemerò alla mia venuta.

(L’Eucarestia: fonte primaria della Carità – VIII)

Newsletter 7/2023

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Domenica 19 febbraio
Giovanni Paolo II pone come frutto dell’Eucarestia la lavanda dei piedi, cioè sentimenti e azioni concrete di umiltà e di carità senza i quali non si può essere donazione e servizio reciproco. L’amore non resta qualcosa di sentimentale o astratto ma si fa realtà concreta. È quanto dice S. Giovanni, 1 Giov. 3,12: “non amiamo a parole né con la lingua, ma con fatti e nella verità”. Verità è la partecipazione al dono di Cristo!
(L’Eucarestia: fonte primaria della Carità – VII)

Newsletter 6/2023

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Domenica 12 febbraio
Quando nella mente e nei cuori dei fedeli si forma la coscienza che l’Eucarestia costruisce di volta in volta la comunità, è chiaro che l’esigenza della carità non si ferma al momento rituale. Nella lettera che Giovanni Paolo II scrisse per il Congresso Internazionale Eucaristico di Lourdes del 1981, dopo aver sottolineato l’effetto primario “dell’ut unum sint” continua: “o quali conseguenze anche per la stessa società, per il modo di avvicinare gli uomini fratelli, soprattutto i più poveri, di servirli, di condividere con loro il pane della terra e il pane dell’amore, di costruire con loro un mondo più giusto, più degno dei figli di Dio …”.
(L’Eucarestia: fonte primaria della Carità – VI)

Newsletter 5/2023

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Domenica 5 febbraio
La vita di Cristo dunque si è spesa tutta in una donazione di amore, specialmente per i più poveri in tutti i sensi e si è consumata nell’offerta del Calvario. Se Gesù ha voluto perpetuare per noi, attraverso l’istituzione sacramentale, il gesto che sintetizza e totalizza la sua esistenza tutta vissuta per gli altri, non è soltanto perché avessimo sotto gli occhi il suo esempio, ma perché potessimo attingere da quella fonte inesauribile la capacità di fare altrettanto: “fate questo in memoria di me” Lc. 22,19. È così che l’Eucarestia costruisce la Chiesa, cioè una comunione di amore. Unità del Corpo Mistico di Cristo che si evidenzia come evento!
(L’Eucarestia: fonte primaria della Carità – V)