Domenica 5 febbraio 2012

In Deut. 5,27 “noi l’ascolteremo e lo faremo”; in Es. 24,7: “tutto ciò che ha detto il Signore noi lo faremo e lo ascolteremo”. Or dunque: “faremo” e “ascolteremo”: fare la Parola di Dio e ascoltare vengono associati, cioè con l’ascolto c’è la prassi corrispondente (lo capiamo?).
Ma in Es. 24,7 c’è una inversione di termini e la prassi precede l’ascolto. E’ interessante come meditazione. È da questo testo che nacque anticamente un racconto secondo cui Dio offrì la sua legge a tutti gli altri popoli prima che ad Israele. Alla sua domanda se essi fossero in grado di accoglierla, tutti risposero di voler prima conoscere ciò che vi era scritto per sapere se vi si potessero impegnare. Senonché, una volta saputolo, si sentirono come schiacciati dal peso di esigenze troppo radicali e rifiutarono il dono di Dio. Soltanto Israele non oppose a Dio alcuna condizione preliminare di conoscenza, non volle misurare in anticipo la propria forza, accettò il rischio di quel dono, a caro prezzo, e rispose: “noi lo faremo” ancora prima di conoscere, di ascoltare.
Come dobbiamo interpretarlo noi oggi? In questo modo: la vera radice dell’obbedienza, della grande disponibilità a Dio, non si trova tanto nella conoscenza dei comandamenti quanto nella fiducia e nell’amore verso colui che, attraverso i suoi comandi, vuole la libertà e la pienezza della nostra vita.
(Ascolta! – VII)