Domenica 20 gennaio 2013

Francesco d’Assisi fu un credente che godette per gran parte della sua vita della sicurezza luminosa della fede; tuttavia alcuni anni prima di morire cadde in una cupa depressione  che i suoi amici qualificarono come gravissima tentazione spirituale e che durò circa due anni. Così scrivono i biografi: “Sappiamo solamente che fu una continua agonia nella quale il Poverello, apparentemente abbandonato da Dio, camminava tra le tenebre, tormentato da tanti dubbi ed esitazioni che quasi stava per disperarsi. Fu una inquietudine grave ed invincibile e Francesco ebbe bisogno di un intervento di Dio per uscirne”.
Nei primi anni della conversione Dio gli aveva rivelato che doveva vivere secondo il Vangelo. Con la semplicità di un bambino tutto fece come il Vangelo dice… fino alla nudità. Non volle nulla anche per la congregazione, lavoro manuale, privi di riconoscimenti. Volle i frati poveri, liberi, allegri. Non biblioteche ma Vangelo ovunque! Questo stile di vita attirò migliaia di fratelli. Poi… alcuni si vergognarono di essere poveri, piccoli, minori e si iniziò un’altra corrente… capeggiata dal legato pontificio, e i sapienti! Quelli dicevano: abbiamo bisogno di saggi e di gente ben preparata. Francesco rispondeva: abbiamo bisogno di semplici edi umili. Quelli esigevano diplomi universitari. Francesco contestava: il diploma della povertà. Quelli reclamavano grandi case per studi. Francesco ripeteva: umili capanne per passare attraverso questo mondo.
Quelli: mani pronte alla battaglia agli eretici. Francesco: penitenti e convertiti: la Chiesa deve essere così! Dunque Francesco lottava per la vita evangelica. Ma il dramma stava qui: mentre aveva la sicurezza interiore della voce del Signore alla Porziuncola, dello stile di vita che doveva essere evangelico – povertà, umiltà ecc. il rappresentante del Papa e i sapienti dicevano che la volontà di Dio, la necessità della Chiesa e i segni dei tempi chiedevano un ordine strutturato, in lotta, all’insegna dell’efficacia. Ecco il dramma: a chi obbedire? Dove stava effettivamente la volontà di Dio? E in quel terribile momento la voce di Dio taceva – lunga agonia… che vuole Dio da me? Dicono che… ma il Signore mi ha ordinato… che cosa devo fare oggi? E il dubbio atroce: porto avanti una mia opera o l’opera di Dio? Lui è ignorante, la gerarchia sapeva le urgenze! Era logico che dovesse pensare che fosse lui a sbagliare, lui, l’insignificante Francesco! Ma allora la voce di Dio a San Damiano, alla Porziuncola, erano stati deliri, fantasie? Dio per me è stato una allucinazione? E il povero Francesco si rifugiava le notti a Rieti, a La Verna, sui monti: bussava alla porta di Dio e Lui taceva. Invocava piangendo e Lui taceva. Incominciò lui, allegro e semplice, a diventare triste. E poi, dopo notti e giorni terribili, allucinati, in cui incominciò a disperare della sua stessa salvezza, Dio gli parlò. Fu allora che compose l’inno più glorioso uscito dal cuore umano: “Il cantico di frate sole”. Come sparì la gravissima tentazione? Con un atto di assoluto abbandono!! “Signore, rispose Francesco alla Voce, si faccia di me secondo la tua Parola”. E la gioia e l’allegria inondò nuovamente la sua vita.
(Il dramma della fede – X)