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February, 2012

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Newsletter 8/12

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Domenica 26 febbraio 2012

Deut. 6,4-5: “Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze“.
C’è un’ultima cosa da aggiungere secondo la traduzione rabbinica: i maestri rabbini del secolo II d.C. affermano che nulla nella Bibbia è scritto a caso. Perché, se amare con tutto il cuore è profondamente radicale, si aggiunge: “con tutta l’anima e con tutte le forze”? Dicono: “con tutta l’anima” significa: “perfino se Egli vi strappa l’anima”: cioè fino al martirio; “con tutte le forze” significa: “con tutti i tuoi beni”.
L’ascolto e l’amore è dunque fino alla donazione assoluta di ciò che siamo e di quanto abbiamo, fino al martirio! È veramente bello, è formidabile: diventa una immensa base per la nostra vita interiore, per l’intimità con Lui, il superamento di tutti i drammi di fede!
(Ascolta! – X)

Newsletter 7/12

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Domenica 19 febbraio 2012

Deut. 6,4-5: “Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze“.
È la confessione della fede di Israele in Jahvè come unico Dio e l’affermazione del comandamento più grande, quello dell’amore! “Ascolta, Israele…” è diventata la preghiera sinagogale per gli israeliti. E la recitano tenendo le mani sugli occhi per significare che il mistero di fede annunciato da queste grandi parole, è un mistero accessibile all’ascolto e non alla visione.
Ma ciò che prendiamo soprattutto da questo “Shemà” è l’unione che esiste tra l’ascolto e l’amore. L’amore è la condizione fondamentale perché sia possibile un vero ascolto della Parola; è l’amore fiducioso verso colui che parla al nostro cuore, è l’amore che rende comprensibile la parola! Ora possiamo definitivamente dichiarare che senza la fede assoluta nell’unicità di Dio e senza l’amore radicale per Lui, come emerge da questo “Shemà”, il nostro cuore resta chiuso al vero ascolto; “è il mondo che non può capire…”. Il vero ascolto è realizzato con un amore che si caratterizza con tutte le forze…. L’amore radicale a Dio e l’ascolto radicale della sua Parola sono due aspetti della stessa realtà, è lo stesso comandamento fondamentale.
(Ascolta! – IX)

Newsletter 6/12

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Domenica 12 febbraio 2012

L’ascolto fine a se stesso, la conoscenza per la conoscenza è una tentazione gnostica che non giova alla conversione e all’azione e finirà per creare caos e superbia intellettuale perché non legata all’obbedienza a Dio, alla fedeltà, alla sapienza profonda del cuore che ascolta e capisce!
Se è vero che solo l’ascolto della Parola di Dio rende possibile una prassi che le sia conforme, è altrettanto vero che solo se siamo impegnati in questa prassi, ci è reso sempre possibile e fecondo l’ascolto. Nella Bibbia noi troviamo sia l’invito ad ascoltare per fare sia l’invito a fare per ascoltare. Il primo ci orienta… il secondo diventa conferma e ricerca! La prassi è il metro di misura della verità del nostro ascolto.
Mt 7,24: “Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa ed essa cadde, e la sua rovina fu grande”
(Ascolta! – VIII)

Newsletter 5/12

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Domenica 5 febbraio 2012

In Deut. 5,27 “noi l’ascolteremo e lo faremo”; in Es. 24,7: “tutto ciò che ha detto il Signore noi lo faremo e lo ascolteremo”. Or dunque: “faremo” e “ascolteremo”: fare la Parola di Dio e ascoltare vengono associati, cioè con l’ascolto c’è la prassi corrispondente (lo capiamo?).
Ma in Es. 24,7 c’è una inversione di termini e la prassi precede l’ascolto. E’ interessante come meditazione. È da questo testo che nacque anticamente un racconto secondo cui Dio offrì la sua legge a tutti gli altri popoli prima che ad Israele. Alla sua domanda se essi fossero in grado di accoglierla, tutti risposero di voler prima conoscere ciò che vi era scritto per sapere se vi si potessero impegnare. Senonché, una volta saputolo, si sentirono come schiacciati dal peso di esigenze troppo radicali e rifiutarono il dono di Dio. Soltanto Israele non oppose a Dio alcuna condizione preliminare di conoscenza, non volle misurare in anticipo la propria forza, accettò il rischio di quel dono, a caro prezzo, e rispose: “noi lo faremo” ancora prima di conoscere, di ascoltare.
Come dobbiamo interpretarlo noi oggi? In questo modo: la vera radice dell’obbedienza, della grande disponibilità a Dio, non si trova tanto nella conoscenza dei comandamenti quanto nella fiducia e nell’amore verso colui che, attraverso i suoi comandi, vuole la libertà e la pienezza della nostra vita.
(Ascolta! – VII)