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February, 2013

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Newsletter 08/2013

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Domenica 24 febbraio 2013

In tempi moderni abbiamo un’altra esponente di questa fede di abbandono: Teresina del Bambin Gesù. Parole sovrumane: “L’aridità più assoluta e quasi l’abbandono furono il mio patrimonio. Gesù, come sempre, continuava a dormire nella mia navicella”. È di grande conforto per noi sapere che una persona tanto eletta ha vissuto con tanta pace e il sorriso l’abbandono della fede, nonostante l’assoluto silenzio di Dio. Questa testimonianza assume nuova grandezza alla luce di altre parole: “Può essere che Gesù non si svegli che al mio ingresso nell’eternità. Ma questo, invece di intristirmi, mi causa un grandissimo conforto”. Questa fragile donna è della stirpe di Abramo. Passa attraverso il dramma della fede. Le sue dichiarazioni, alcuni giorni prima di morire, ci lasciano muti e la elevano al di sopra di molti uomini che, nella Bibbia, chiedono un segno per avere la sicurezza di Dio. Teresina volontariamente ricusa questa grazia: “Non desidero vedere Dio su questa terra… Preferisco vivere di fede!”. E ci svela pure il segreto della sua fede: “Io mi considero un debole uccellino ricoperto solamente di una leggera peluria. Non sono un’aquila; di essa ho soltanto gli occhi e il cuore. Ma, malgrado la mia estrema debolezza, oso guardare fissamente il sole divino, il sole dell’amore, e il mio cuore sente in sé tutte le aspirazioni dell’aquila. L’uccellino desidera volare verso quel brillante sole che affascina i suoi occhi. Che cosa sarà di lui? Morirà di pena per non poterci arrivare? No! Non arriva nemmeno ad affliggersi. Con un abbandono audace vuole proseguire guardando fissamente il suo divino sole. Niente sarebbe capace di spaventarlo, né il vento né la pioggia. E se oscure nuvole vengono a nascondere l’Astro d’amore, non cambia direzione; sa che oltre le nuvole il suo Sole continua a brillare”.
(Il dramma della fede – XV)

Newsletter 07/2013

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Domenica 17 febbraio 2013

Tre categorie di persone nascono dal silenzio di Dio:
1) Gli sconfitti dal silenzio: hanno abbandonato, dopo tante esperienze belle, profonde con Dio, definitivamente la vita di unione con Dio e si regolano, per vivere, come se Dio non esistesse. Per lunghi anni hanno vissuto, combattuto per la fede! Poi, prove, amarezze, e il suo silenzio! Si sono sentiti perduti. Non giungono a dire che Dio non esiste, ma che Dio non lo sentono più, è inutile tutto. Sono scoraggiati. E li prende uno spirito aggressivo: simbolo e segno di frustrazione. È la violenza compensatrice. Sono amareggiati e criticano tutto della Chiesa: autorità, istituzione, dottrina sociale… Si rivoltano contro la Chiesa ma è un rivoltarsi contro Dio!
2) I disorientati dal silenzio. Anche questi provengono da mille esperienze di festa con Dio. Quante rinunce, lotte per Lui! Passano gli anni e il silenzio sopravviene. E allora la paura, l’incostanza e, infine, l’apatia. C’è ancora la frequenza ai sacramenti ma per abitudine, c’è qualche orazione comunitaria, ma la vita ormai si riempie di tante compensazioni per riempire il vuoto interiore. Un tipico sintomo è la nostalgia. È il primo amore con il Signore… non tutto è passato! Si vorrebbe ritornare ancora… Con l’andar del tempo ci si riesce con una nuova e più forte esperienza di Lui.
3) I confermati. È una lunga e dolorosa storia la vita di costoro. Quante crisi, aridità, cadute: sempre coraggio, abbandono, lotta, rinascita. Quante preghiere: “mostrami il Tuo volto…”. Anche per questi Dio era silenzio ma non abbandonarono la lotta, nel silenzio. In mezzo alla più completa oscurità rimasero fedeli, abbandonati a Dio. Giunsero le crisi. Il cielo rimaneva muto, chiuso, ma non si persero: la certezza di Dio e in Dio fu la loro bussola. Come Abramo e tanti altri uomini si abbandonarono a Dio! Nello stile dei poveri di Dio si abbandonarono senza appigli, in piena oscurità, fiduciosi senza condizioni, al loro Dio e Padre. Certezza nella fede!
(Il dramma della fede – XIV)

Newsletter 06/2013

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Domenica 10 febbraio 2013

Il brano di oggi è molto lungo, perchè non era possibile dividerlo. E’ una meditazione anche appropriata come introduzione alla Quaresima che inizieremo mercoledì prossimo.

L’esperienza della fede, la vita con Dio è questa: un esodo, un perenne “correre dietro”, invocando. Qui incomincia l’eterna odissea dei cercatori di Dio: la storia monotona e pesante, capace di fiaccare qualsiasi resistenza. A ogni istante, ogni tentativo di orazione, quando pare che il volto di Dio sia a portata di mano, già è fuggito: il Signore si avvolge in un manto di silenzio e si nasconde. Un volto perpetuamente inaccessibile: appare e dispare, si avvicina e si allontana, si concretizza poi svanisce. “Perché l’anima che ha incontrato Dio, conserva sempre il sentimento di non averlo incontrato? Perché un senso di assenza durante anche la più intima presenza? Perché l’invisibile oscurità di quel Qualcuno che è tutta luce? Perché appena lo intravediamo ancora si occulta?” (H. de Lubac).
Pecco? Dio tace! Non pecco anche a costo di grande sacrificio? Dio tace ancora; né una parola di riprovazione, né di approvazione.
Passi la notte intera nella veglia davanti al S. Sacramento. Solamente tu parli durante la notte, mentre l’interlocutore tace. Quando all’alba te ne andrai segnato dalla stanchezza e dal sonno, non ascolterai una parola amabile di gratitudine o di cortesia. L’Altro ha taciuto tutta la notte e ancora tace al momento del commiato. E in giardino: i fiori parlano, gli uccelli parlano, parlano le stelle. Solamente Dio tace. Tutto nell’universo è un’immensa e profonda evocazione del Mistero, ma il Mistero svanisce nel silenzio, tace!
La vita e l’universo attorno a noi si popolano di enigmi e di domande. Ci risuona nelle orecchie il grido di dolore e di disperazione. Vediamo le cose più orribili: morte, sequestri, violenza, disoccupazione, ingiustizie, guerre… Che cosa fa Dio? Non è forse Padre? Non può tutto? Perché tace? È un silenzio ostinato e insopportabile che mina a poco a poco anche le resistenze più solide. Si fa sempre più strada la confusione. E le voci si fanno più insistenti: dov’è il tuo Dio? E non sono voci solo di atei, ma di persone disperate che ancora vogliono credere. Anche noi, forse, ci lasciamo prendere dal silenzio sconcertante di Dio e allora nasce l’insicurezza e la domanda se tutto è vero oppure è stato tutto un inganno. Anche noi restiamo sconcertati dal Suo silenzio. È il salmo 29,8 che ci ricorda il nostro stato: “Ma quando hai nascosto il tuo volto, io sono stato turbato“. Geremia sperimenta, con crudezza terribile, il silenzio di Dio. Così si rivolge al Signore: “Non mi sono seduto per divertirmi nelle compagnie di gente scherzosa, ma spinto dalla tua mano sedevo solitario, poiché mi avevi riempito di sdegno. Perché il mio dolore è senza fine e la mia piaga incurabile non vuole guarire? Tu sei diventato per me un torrente infido, dalle acque incostanti” (Ger 15,17-18)!
E non è la storia di Gesù durante la sua agonia? Il Padre tace.
Gesù doveva aver perso quasi tutto il suo sangue. L’emorragia porta la disidratazione con una sensazione asfissiante e disperata. Come conseguenza Gesù fu afflitto da quell’arsura che non solo prende alla gola ma tutto il corpo: la stessa sete dei soldati dissanguati sul campo di battaglia. Nessun liquido potrebbe colmare tale sete se non una trasfusione di sangue. Febbre altissima… confusione mentale… fallimento della sua opera. Salmo 69: “Salvami, o Dio: l’acqua mi giunge alla gola. Affondo in un abisso di fango, non ho nessun sostegno; sono caduto in acque profonde e la corrente mi travolge. Sono sfinito dal gridare, la mia gola è riarsa; i miei occhi si consumano nell’attesa del mio Dio“.
Nonostante che tutta la Passione venga vissuta in una mirabile serenità, ad un certo punto si entra in uno stato di confusione e di sconvolgimento. Crisi? Scoramento? Incubo? Momentanea notte dello spirito? Aridità in grado estremo? Certo è che ad un certo punto nel suo animo si fece buio, eclissi tale da giungere fino al grido: “Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato?“. Il silenzio di Dio era calato sulla sua anima con il peso insopportabile di un mondo in sfacelo. Tuttavia tutto ciò fu solo sensazione! La fede non è un sentire, ma “sapere”. Gesù fu magnifico anche in quel momento. Aprì gli occhi, si scosse tutto, supera il sentimento ed esprime il suo sapere, la sua certezza! Avrebbe potuto dire: Padre non ti sento… non sei vicino… sei nel vuoto, nel nulla assoluto… Ma, nonostante tutto, tu sei qui… “nelle tue mani consegno il mio Spirito”. Fu un finale di gloria: il Padre l’attendeva a braccia aperte!
Sono molte le persone, compromesse con Dio, che giungono a espressioni molto amare per l’esperienza del silenzio di Dio. Molti dicono: se avessi la sicurezza della sua esistenza, allora farei tutto, con gioia, trasporto… se giungesse un giorno a rivelarsi, a parlarmi. Se avessi una sua improvvisa visita, una sua sola parola: tutto mi diventerebbe più facile, semplice… tutte le battaglie vincerei, sopporterei. Se lo vedessi, lo sentissi…
Una sorta di insicurezza sembra appartenere alla natura stessa della fede. Abbiamo sempre l’impressione di correre un rischio. È qui, precisamente, che traspare la grandezza della fede! È qui la nostra fede: la certezza di Lui!
(Il dramma della fede – XIII)

Newsletter 05/2013

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Domenica 3 febbraio 2013

Le forze più profonde dello spirito sono messe in azione dai meccanismi della fede. Il credente, sollevato in alto da queste incontenibili forze, tende ad avvicinarsi al suo Universo per possederlo e riposarvi. Ma a un determinato momento dell’orazione, quando l’anima, già presso la soglia di Dio, ha l’impressione che l’obiettivo sia a portata di mano, Dio svanisce come un sogno, diventa assenza e silenzio. È ancora questo scontro con il nostro limite, la nostra debolezza e incapacità! Questa realtà che ci sconcerta è intrinseca all’atto di fede. La vita di fede è, nello stesso tempo, un’avventura… e una disavventura. Sappiamo che alla parola: “Dio”, corrisponde un “contenuto”. Ma chi di noi può raggiungere l’infinito “contenuto” di Dio? Rimarrà sempre per noi un mistero. L’eternità consisterà nella definitiva eliminazione di quel velo. Nel frattempo saremo degli eterni pellegrini (e brontoloni): sempre lo cercheremo… e mai lo incontreremo.
(Il dramma della fede – XII)