Domenica 10 maggio

Un’ottima pista di meditazione in Deut. 5 è il capire che ascoltare vuol dire morire. “Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l’uomo sulla terra e da un’estremità all’altra dei cieli, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l’hai udita tu, e che rimanesse vivo?” (Deut. 4,32-33) “Ma ora, perché dovremmo morire? Questo grande fuoco infatti ci consumerà. Se continuiamo a udire ancora la voce del Signore, nostro Dio, moriremo. Chi, infatti, tra tutti i mortali ha udito come noi la voce del Dio vivente parlare dal fuoco ed è rimasto vivo?” Deut. 5,25-26.
Muori nella carne per far vivere lo Spirito, è una transustanziazione. L’ascolto è per cambiare, è per morire, è per rinascere a nuova vita. “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv. 12, 24). Ascoltare e non morire a noi stessi, ai nostri progetti, è perdere tempo, è prendere in giro il Signore. È chiuderci alla Grazia di Dio.

(Urgenza dell’ascolto della Parola – XI)